2)
Kikyo
Kikyo
sedeva sulla sponda del torrente, godendosi una pausa tra le
attività
giornaliere imposte dal suo ruolo di sacerdotessa. Lo scorrere
dell’acqua aveva
un effetto rilassante sul suo animo e si ritrovò a
sospirare, lasciando andare
le spalle contratte. Erano pochi i momenti in cui si concedeva quel
lusso:
quando era in servizio tutto il suo corpo era contratto, intento ad
assolvere
il suo compito con ogni cellula di cui disponeva e spesso dimenticava
di dare
sollievo alle sue membra.
Dinnanzi
a lei il cielo era sfolgorante: le sfumature calde e vibranti del
tramonto
riempivano la sua vista, il sole calante stava lasciando dietro di
sé una scia
dorata, lo stesso colore degli occhi di Inuyasha.
Sorrise
al pensiero di quel nome, che per lei aveva un valore immenso. Aveva
capito da
tempo di provare qualcosa per lui e quel sentimento non faceva che
rinforzarsi
giorno dopo giorno, dandole un nuovo motivo per vivere. Era stanca di
essere
vista da tutti solo come una sacerdotessa: grazie al suo grande potere
spirituale, era immersa nel suo ruolo da quasi tutta la sua vita, senza
sosta;
non ricordava come fosse vivere una giornata da semplice essere umano,
perché a
lei non era consentito mostrarsi debole e vulnerabile. Come lei, anche
Inuyasha
fingeva: fingeva di essere cattivo, di essere invincibile, ma in
realtà aveva
un codice morale che non si addiceva a un demone malvagio, si
atteggiava a tale
solo per difendersi, perché in quanto hanyou, un mezzo
demone, non poteva
dimostrare di essere debole ed esposto.
Proprio
come lei fingeva di essere forte, di non essere umana, ma dentro si
sentiva
sola e fragile.
Erano
così simili loro due!
Forse
si erano incontrati proprio per salvarsi a vicenda. Forse, un giorno,
avrebbe
potuto smettere di essere una sacerdotessa, smettere di rinnegare se
stessa.
L’unica cosa che voleva era essere una donna.
Una
donna libera di amare.
E
forse, un giorno, avrebbe potuto vivere la sua vita insieme a Inuyasha,
se lui
l’avesse voluto.
Come
se l’avesse evocato, sentì i passi del ragazzo
sempre più vicini e attese,
senza voltarsi, di scorgere con la coda dell’occhio la figura
che veniva ad
accucciarsi a poca distanza da lei.
«Visto
che bel tramonto, Inuyasha?»
«Hmm.»
Kikyo
si voltò verso di lui: come si aspettava, si era seduto
nella sua tipica
posizione con le ginocchia piegate in alto e le braccia dritte,
poggiate
sull’erba. Era buffo ma anche molto tenero: le ricordava
costantemente che nelle
sue vene scorreva il sangue di un inuyoukai, un demone cane, anche se,
a
differenza di molti suoi simili, aveva un cuore gentile,
eredità probabile
della sua madre umana.
Inuyasha
non era tipo di molte parole ed era facile vederlo assorto nei suoi
pensieri. Un’altra
cosa che li accomunava: quando viaggiavano insieme potevano trascorrere
delle
ore in silenzio, ognuno immerso nel proprio mondo. Tra di loro non
servivano
molte parole perché si capivano, l’avevano fatto
dal primo momento.
Approfittò
di quel momento di pace per osservare il suo compagno. La vista
di Inuyasha la lasciava sempre senza fiato: aveva incontrato altri
inuyoukai e
sapeva che tendevano a essere tutti molto belli, ma la loro era
un’algida
bellezza, fredda e distaccata. Inuyasha invece aveva un fuoco che
ardeva nei
suoi occhi dorati, c’era un calore nei suoi tratti che era
vitale, confortante
e appassionato; la sua era una bellezza unica, che lo rendeva diverso
da tutti
i suoi simili. E in quel momento, la luce dorata del tramonto,
così simile a
quella dei suoi occhi, si riflesse anche sui suoi capelli, facendoli
risplendere in uno scintillio d’oro e argento. Il mezzo
demone sembrava emanare
luce propria. Kikyo rimase ammaliata da quella vista.
«I
tuoi capelli sono davvero belli!»
«G…grazie.»
il
ragazzo arrossì.
Inuyasha
non era abituato ai complimenti: l’unica persona che gli
aveva rivolto parole
gentili era stata sua madre, tanti troppi anni prima, e quando Kikyo si
rivolgeva a lui con quelle frasi dirette, non sapeva mai cosa
rispondere.
Kikyo
gli aveva sconvolto la vita. Si erano incontrati come nemici: lui un
mezzo demone
e lei una sacerdotessa che i demoni li uccideva, eppure nessuno dei due
aveva
mai attaccato seriamente l’altro. Come se entrambi avessero
capito che dietro
le apparenti differenze tra loro, si celavano due anime molto simili,
due anime
sole che si facevano compagnia, si confortavano e si comprendevano. E
forse si
amavano. Lui era certo dei sentimenti che provava per lei: non poteva
più
immaginare di vivere la sua esistenza solitaria, non poteva
più concepire un
mondo in cui Kikyo non fosse accanto a lui. E un giorno, forse,
gliel’avrebbe
detto apertamente.
«Sai,
spazzolare i miei capelli è l’unica cura che
concedo a me stessa. Mi piace
tenerli sempre in ordine. Prima
di
iniziare la mia giornata sistemo anche quelli di Kaede,
perché voglio che anche
lei impari a essere sempre ordinata.»
«Uhm.»
quelle parole echeggiavano le stesse dette da Izayoi tanti
anni fa, una vita fa. Non riuscì a dire altro. Nonostante i
suoi
sentimenti per lei, c’erano degli argomenti che non era
pronto ad affrontare
con la ragazza, come quello dei suoi capelli, perché gli
riportavano alla mente
ricordi troppo dolorosi che lui teneva chiusi in un angolo nascosto del
suo
cuore.
«Tu
possiedi una spazzola?» tempo prima, Inuyasha le aveva detto
di avere solo due
oggetti appartenuti alla madre: la veste dell’Hinezumi e il
rossetto che aveva
donato a lei. Quel rossetto che conservava come un tesoro prezioso.
«No.»
Inuyasha chiuse le braccia intorno alle ginocchia, e non
proseguì. Tuttavia
quella risposta aveva incuriosito la sacerdotessa.
«Come
fai a pettinare i tuoi capelli?»
«Non
lo faccio.» la voce del mezzo demone era ovattata: il viso
era nascosto in
parte dalle ginocchia.
«Non
ti piace?»
«Non
ne ho bisogno, va bene così.»
Kikyo
era stupita dal fatto che quei capelli potessero essere così
belli nonostante
non venissero curati. Forse era dovuto al fatto che non fossero del
tutto
umani. Cercò tuttavia di non mostrare troppo il suo stupore,
perché aveva
notato l’atteggiamento insicuro e sulla difensiva del mezzo
demone, e lei
invece voleva che il ragazzo le aprisse il suo cuore, che si fidasse di
lei.
«Se
vuoi, posso pensarci io. Kaede non si lamenta quando le spazzolo i
capelli,
sono brava.» cercò di parlare con un tono
conciliante, voleva infondere fiducia
nelle sue parole, ma l’espressione imbronciata di Inuyasha
non cambiò.
Quello
era un argomento su cui l’hanyou non voleva indugiare ancora.
Kikyo comprese
che non avrebbe dovuto insistere, perché sapeva che se
avessero fatto lo stesso
con lei, si sarebbe alterata e non voleva risultare sgradita a quel
ragazzo,
che iniziava a essere la sua ragione di vita. «Se non ti fa
piacere va bene lo
stesso, sono i tuoi capelli, del resto.» gli sorrise,
comprensiva.
La
voce di Kikyo era dolce, così diversa da quella autoritaria
e fredda della
sacerdotessa. Quando usava quel tono, Inuyasha sapeva che stava
parlando la parte
più vera di lei, quella che nascondeva a tutti tranne che a
lui. Alzò il viso e
si voltò verso la ragazza, il cui viso sorridente fu come un
abbraccio caldo
per lui.
«Kikyo,
io…»
«Non
ti preoccupare, quando avrai voglia sarò pronta con la mia
spazzola.» la
ragazza sorrise e il cuore di Inuyasha si sentì in pace. Le
era grato perché
non aveva insistito e aveva compreso. Era sempre più
convinto che loro due
fossero fatti per stare insieme.
Se
sarà necessario, darò la vita per te, Kikyo; ti
proteggerò sempre.
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«Inuyasha,
sei sicuro?»
«Di
cosa?»
«Che
una come me è veramente ciò che vuoi?»
«Keh,
non fare domande che non hanno bisogno di risposta.»
Aveva
trovato il coraggio di rivelare a Kikyo i suoi sentimenti e le aveva
dato la
risposta che la ragazza voleva: ormai era certo, sarebbe diventato
umano e
avrebbe vissuto accanto a lei come suo compagno di vita. Era sicuro di
fare
quella scelta perché il pensiero di vivere il resto dei suoi
anni accanto alla
donna che amava, gli bastava a non desiderare altro. La ricerca del
potere non
aveva più senso perché il suo cuore era pieno.
«Domani
a mezzogiorno, davanti all’albero divino del bosco ovest.
Aspettami lì, verrò
con la Sfera dei Quattro Spiriti.»
«Sì…
va bene.»
Era
notte e stavano tornando al villaggio: per la prima volta nella sua
vita, Inuyasha
guardava al futuro con gioia e speranza. L’emozione che stava
provando era tale
che prese la mano di Kikyo, ancora incredulo che l’indomani
sarebbe cambiato
tutto per loro e avrebbero iniziato una nuova vita insieme.
Quella
gioia sembrava spazzare via tutto il dolore vissuto fino a quel giorno,
persino
quello più profondo.
Si
fermò, per guardare negli occhi la donna che
amava. «Kikyo… Quando
sarò un umano, vorresti spazzolarmi i capelli?»
Gli
occhi di Kikyo scintillarono di gioia, e il sorriso sul suo volto si
ampliò.
Prese l’altra mano di Inuyasha e la strinse nella sua
«Molto volentieri.»
Rimasero a guardarsi negli occhi per un po’, felici come non era mai accaduto nelle loro vite, impazienti che arrivasse l’indomani.
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Eccomi con la seconda One Shot. Questa mi ha fatto un po' penare perché nell'ultima revisione prima di pubblicarla, mi sono resa conto di aver sbagliato tutta la cronologia della loro storia! -_-'
E quindi ho riscritto il brano cercando di mantermi in canon, ma non sono del tutto soddisfatta del risultato.
Spero che per voi, invece, sia stata una lettura piacevole. Che siate o meno fan di Kikyo, io sono convinta che i sentimenti che provavano lei e Inuyasha fossero profondi e sinceri, altrimenti la reincarnazione in Kagome non avrebbe avuto senso.
Grazie per essere arrivati/e fin qui, se vi va lasciate pure i vostri pensieri su questa piccola OS, li leggerò con piacere. ^^
E Buon Natale!