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Autore: OrnyWinchester    25/12/2023    3 recensioni
Pochi giorni prima di Natale, Dean viene rapito da alcuni esseri magici davanti agli occhi increduli di Sam. Nel frattempo, a Camelot, subiscono la stessa sorte re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Toccherà a Sam e Merlino andarli a salvare, in un’avventura al limite dell’incredibile in una terra sconosciuta.
La storia è ispirata alle serie tv "Merlin" e "Supernatural" e si colloca tra gli episodi 4.7 e 4.8 di Merlin e dopo la stagione 15 di Supernatural.
Il titolo è un riferimento all’episodio 3.8 di Supernatural “A Very Supernatural Christmas”.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Tutto quella notte
 
«Buongiorno, Dean!» disse Sam, entrando nella cucina del bunker degli Uomini di Lettere di Lebanon con un cappello natalizio da Babbo Natale.
Suo fratello era seduto a tavola, tenendosi la testa con le mani, e aveva gli occhi gonfi e lucidi per la mancanza di sonno e per la sbronza della sera precedente.
«Uooh! Parla piano, Sam!» lo esortò, portandosi le dita sulle tempie.
«Serataccia?» chiese il ragazzo, allegro e incurante della sua condizione di difficoltà.
«Mmh.» mugugnò Dean in risposta.
Sam, nel frattempo, si diresse verso il frigorifero per prendere il latte, poi sistemò due tazze sul tavolo e agguantò una scatola di cereali dalla dispensa.
«Magari oggi è meglio una colazione più classica e leggera.» disse, prima che Dean potesse obiettare qualcosa riguardo alla sua scelta, visto che le sue preferenze ricadevano sempre su bacon grigliato e qualche altra pietanza piena di grassi.
«Non voglio mangiare niente, Sam!» esclamò Dean in risposta, sollevando la tazza che aveva tra le mani per mostrargliela. «Del caffè nero e bollente è più che sufficiente.»
«Dean, ma quanto hai bevuto?» domandò Sam, preoccupato. «Più del solito, intendo.»
Il più giovane dei Winchester rimase perplesso nel vedere suo fratello in quello stato pietoso, perché Dean beveva praticamente… da sempre e ormai aveva sviluppato una certa tolleranza all’alcol. Le poche volte che lo aveva visto in condizioni simili era stato per via di qualche incantesimo o di qualcosa che concerneva il loro “lavoro”.
«Non me lo ricordo!» ammise Dean, parlando a bassa voce. «Avevo appuntamento con questa ragazza…»
«Chissà perché i tuoi racconti più strani iniziano sempre così!» lo interruppe Sam.
Dean lo guardò torvo, poi riprese il filo del discorso.
«Avevo appuntamento con questa ragazza, che alla fine mi ha dato “buca” e, siccome in quel locale la compagnia era scarsa e poco appetibile, sono andato al bancone e mi sono messo a bere qualche birra.»
«Una classica serata alla “Dean Winchester” dopo che ha rimediato una fregatura!» commentò ancora Sam.
«Poi, è arrivato questo tizio!»
Sam aggrottò le sopracciglia e sorrise divertito.
«Un tizio? Davvero, Dean?» scherzò. «Voglio dire, non c’è niente che non vada, ma non credevo che tu…»
«Piantala, Sam! E lasciami parlare!» lo interruppe a sua volta il fratello. «Dicevo. E’ arrivato questo tizio e si è seduto anche lui al bancone. Ha iniziato a raccontare le sue disavventure, a parlare dei suoi guai e alla fine, siccome ero l’unico idiota in tutto il bar che era stato ad ascoltarlo, mi ha offerto un paio di birre.»
Sam sorrise nel comprendere il circolo vizioso in cui era finito il ragazzo.
«Tu hai ricambiato la cortesia, avete fatto un altro paio di giri di bevute e, più che affogare i dispiaceri nell’alcol, siete letteralmente annegati nella birra, non è così?»
«Già!» si limitò a replicare Dean, sibillino.
Sam tornò nuovamente davanti al frigorifero e ne estrasse un limone, lo tagliò in due e con una mano spremette il contenuto di ciascuna metà nella tazza con il caffè che era in mano a Dean.
«Così dovrebbe andare meglio con i postumi della sbornia!» affermò, sicuro, togliendosi il cappellino natalizio e sistemandoglielo in testa. «E tra un paio d’ore ti voglio in forma. Dobbiamo addobbare questo posto come si deve. Tra qualche giorno è Natale!»
 
***
 
Il sole si levava flebile all'orizzonte, tingendo il cielo di Camelot di sfumature di rosa e arancione. La sua luce danzava sulla superficie delle mura di pietra candida del castello, creando un'atmosfera meravigliosa e suggestiva. Avvolto da un sottile manto di neve appena caduta, sembrava un'opera d'arte incantata, ridestata dalla magia dell'inverno.
«Sire, è ora di svegliarsi!» esclamò pacatamente Merlino, entrando nella stanza da letto di Artù. «Se non vi alzate immediatamente, arriverete in ritardo per la riunione del consiglio. E sappiamo bene quanto possono diventare irascibili i consiglieri più anziani quando si tratta di aspettare!»
«Sta’ zitto, Merlino!» si lamentò Artù, rigirandosi tra le lenzuola del letto e portandosi un cuscino in faccia per bloccare i raggi del sole, dopo che il suo servitore aveva scostato le tende dalle finestre.
«Sire, non fatevelo ripetere ancora.» continuò Merlino. «Vi conviene alzarvi e fare subito colazione.»
Artù sbuffò e cercò di aprire gli occhi, restando quasi accecato dalla luce del mattino.
«Avete fatto molto tardi ieri sera alla taverna, non è vero?»
«Non più del solito.» rispose il re, cercando di mettersi a sedere sul letto.
«Allora, avete bevuto più del solito!» constatò il servo, notando lo stato in cui era il sovrano.
«Mi hai scambiato per Galvano?»
«No!» rispose secco Merlino. «Lui regge bene l’alcol, sire.»
Artù lo guardò di sottecchi per quella battuta di pessimo gusto, poi provò a fare mente locale sugli accadimenti della sera precedente, quando si era recato alla taverna locale insieme ad alcuni cavalieri per trascorrere una piacevole serata di svago.
«La birra che ci hanno servito doveva essere avariata.» osservò, contrariato. «Oppure l’idromele.»
«Non può semplicemente essere che ne avete bevuto troppo?» suggerì Merlino, con un grosso sorriso stampato sul viso.
«No, Merlino.» rispose Artù, visibilmente irritato da quel commento. «Avevo appena bevuto un bicchiere di idromele, quando un viandante, un forestiero credo, ci ha offerto da bere dopo aver saputo che eravamo il re e i cavalieri di Camelot. Voleva… ringraziarci dell’ospitalità e della sicurezza del regno.»
Artù si soffermò a pensare alle parole che aveva appena pronunciato e qualcosa sembrò non convincerlo.
«E, allora, quanto avete bevuto, poi?» domandò il servo.
«Non ricordo con esattezza. Un paio di boccali, suppongo.»
«E come possono avervi ridotto così, sire?»
«Non ne ho idea.»
Merlino comprese che qualcosa non andava nel discorso del re, ma, per quello che ne sapeva lui, Artù poteva aver bevuto molto più di quello che ricordava e aver dimenticato ogni cosa. Eppure, nonostante questa fosse la spiegazione più ovvia, sentiva che c’era dell’altro.
«La prossima volta mi toccherà venire con voi e assicurarmi che torniate al castello in condizioni più accettabili.» disse subito, cercando di sviare l’attenzione del sovrano sull’argomento.
 
***
 
«Sam, dobbiamo proprio agghindare il bunker come se fosse Las Vegas?» domandò Dean, seccato dalla nuova visione del Natale di suo fratello.
Da quando Jack aveva rimesso ogni cosa a posto, dopo le diatribe con Chuck, per Sam era diventato molto importante addobbare il bunker di Lebanon in modo tale da renderlo accogliente e allegro, proprio come doveva essere una vera casa a Natale. Un albero enorme, carico di luci scintillanti, palline, fiocchi e nastri colorati, faceva ogni anno la sua comparsa nella sala principale. E non mancavano decorazioni di ogni sorta, dai classici ornamenti rossi e dorati alle ghirlande di luci e candele, riproduzioni di Babbo Natale, renne di stoffa e luccichii vari. Tutte le stanze recavano qualche oggetto in tema con il periodo di festa. Perfino le camere da letto avevano agrifogli e nastri rossi e verdi attorno alle cornici delle porte.
«Non vedo perché non dovremmo!» rispose Sam, in piedi su una scala di legno, intento a sistemare il puntale in cima all’albero.
«Perché è una gran seccatura, ecco perché!» ribatté Dean, poco entusiasta della nuova mania di suo fratello. «Ci sono tanti altri modi in cui preferirei spendere il mio tempo libero!»
«Tipo bere fino a non ricordare più nulla?!» ironizzò in risposta Sam, dopo quello che era accaduto la notte precedente.
«Non sei divertente, Sam!» esclamò il maggiore dei Winchester, poi mormorò tra sé e sé: «Non vedo l’ora che questo periodo finisca e con esso la frenesia irritante della gente!»
Non importava quanto ci provasse, semplicemente non riusciva a sopportare l'idea di dover appendere tutte quelle lucine e quelle decorazioni. Comprendeva Sam perché anche lui in passato, quando sapeva di avere i giorni contati a causa di un patto stretto con un demone degli incroci, aveva sentito la necessità di trascorrere un Natale normale con albero, decorazioni, regali e tutto il resto. Ma ora le cose erano cambiate e, a casa Winchester, Natale non era mai stato sinonimo di normalità, non si era mai respirato lo spirito natalizio.
Poi, all’improvviso, sotto gli occhi increduli di Sam, accadde un evento impensabile.
Una luce dorata e brillante comparve accanto a Dean e, come un flusso di energia scintillante, lo avvolse, facendolo brillare a sua volta. La lucentezza si intensificò e, come per magia, iniziò a sollevare il ragazzo da terra. Sembrava che stesse volando, anche se non aveva ali. Sam si portò una mano davanti agli occhi per vedere meglio. I capelli scompigliati di Dean si agitavano nell’aria come se fossero stati presi da un vento invisibile e la sua pelle splendeva di una luce intensa. Lo scintillio aumentò ancora fino a diventare accecante. Fu allora che, in un attimo, Dean scomparve nel nulla.
Davanti ad un esterrefatto Sam restò solo il flusso di energia magica, che ondeggiò nell’aria come un serpente luminoso. Poi, anche quello svanì, lasciandosi dietro solo una leggera scia di polvere dorata.
 
***
 
«Merlino, calmati e smettila di sfogliare quel libro con così tanta veemenza! Finirai per strapparlo!» suggerì Gaius, mentre il mago, incurante delle sue parole, continuava ad armeggiare con il grande tomo in pelle che il medico di corte gli aveva regalato al suo arrivo a Camelot.
«Non posso, Gaius!» rispose questo preoccupato. «Artù era troppo strano stamattina e sono sicuro che sta accadendo qualcosa!»
«Cosa te lo fa dire?! Il fatto che di tanto in tanto anche il sovrano di questo regno si ritrovi a bere un bicchiere di troppo?! Secondo me, ti stai agitando inutilmente.» convenne il medico.
«No, Gaius. Credetemi! C’era veramente qualcosa di strano nel racconto di Artù e credo che se ne sia accorto anche lui! Quale forestiero offre da bere al re e ai suoi cavalieri per “ringraziarli dell’ospitalità”?! E’ una sciocchezza colossale! E, mi dispiace dirlo, ma solo Artù poteva crederci!» disse Merlino in apprensione.
«Credi che qualcuno possa averlo avvelenato, non è così?» chiese Gaius, fissandolo con inquietudine.
«Avvelenato, maledetto, stregato o qualunque altra cosa si possa fare con un boccale di alcol alla taverna!» proferì il mago, nervoso.
«Però, a parte una spossatezza più marcata del solito, non mi hai riferito che Artù mostrasse dei segnali riconducibili alla magia.»
«No, ma potrebbero sopraggiungere in seguito, come quell’occhio della fenice, stregato da Morgana in persona.» osservò Merlino, richiudendo di scatto il libro. «Ma ora non ho tempo! Devo andare al cortile d’allenamento e aiutare a portare le armi!»
«Non preoccuparti! Continuerò io a cercare nei testi e, se dovesse venire fuori qualcosa, verrò ad avvisarti quanto prima!» provò a tranquillizzarlo il medico di corte.
«Vi ringrazio, Gaius! Vi sono riconoscente!» replicò il giovane mago, sforzandosi di sorridergli.
Poi, uscì dall’alloggio e si avviò verso il cortile a passo sostenuto. Si fermò nell’armeria per recuperare le balestre che doveva recare con sé e riprese il tragitto verso il luogo dell’addestramento. Giunto in prossimità, vide che il re e i cavalieri si stavano già esercitando, scambiandosi alcuni fendenti. Non riuscì a fare un altro passo che una luce abbagliante apparve dal nulla. Una lingua di magia scintillante circondò tutti coloro che in quel momento si trovavano nel bel mezzo del cortile innevato. Il bagliore aumentò e chiunque ne fosse stato avvolto si staccò dal suolo fino a fluttuare in aria, riflettendo su di sé quella lucentezza. La brillantezza che li aveva rapiti divenne sempre più insostenibile alla vista di Merlino e, in un istante, tutti scomparvero all’improvviso. L’energia magica che li aveva pervasi continuò ad ondeggiare in cielo come una scia di fumo giallastra, poi si dissolse, lasciando cadere a terra tanti granelli di polvere dorata.


 

Angolo autrice

Un saluto a tutti e un sentito grazie a chi leggerà questa storia, a chi la recensirà e a chi farà entrambe le cose.
 
Segnalo che gli eventi seguiranno quelli di “Distopia di una giornata nostalgica” e ne conterranno qualche piccolo riferimento, ma la storia può essere letta in maniera del tutto indipendente.
 
Dedico questa storia a AndyWin24 e Swan Song, due autori di grande talento, che ho avuto il piacere di leggere e con i quali ho potuto confrontarmi in modo sempre piacevole, sincero e cortese. Le vostre osservazioni e i vostri commenti sono stati molto preziosi, così come le storie che avete scelto di condividere.
 
Il prossimo aggiornamento arriva venerdì. Grazie ancora a tutti!
Tanti auguri di buon Natale!

 
   
 
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