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Autore: rocchi68    01/01/2024    0 recensioni
Scott Deacon, uomo di discreto successo, durante una serata in casa racconta, sotto pressione della figlia, di come ha ritrovato una persona speciale dopo tanti anni di distanza e di silenzio, ricordando e scontrandosi spesso con un passato e un presente complicato.
Non ricorderà mai il periodo del reality, troppo negativo, ma solo ciò che l'ha portato a essere felice.
O almeno questo è quello che traspare dal suo solito sorriso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il ritrovarsi l’indomani con un solo messaggio, parecchio schiacciante e dalle profonde riflessioni, lo fece tremare.
 
“Dobbiamo parlare…possiamo vederci questo pomeriggio?”
Su cosa dovevano confrontarsi?
Non gli sembrava d’aver combinato disastri durante il matrimonio, né d’averla messa in imbarazzo con alcuni segreti o discorsi bizzarri.
Era sempre stato attento.
O così pensava.
Forse le aveva pestato un piede durante qualche ballo e non si era scusato?
Forse non le aveva servito da bere.
Forse aveva scambiato più di una battuta con una delle amiche della sposa.
Eppure non gli sembrava niente di così terrificante da dover giustificare una chiacchierata.
Fortuna che l’aveva scritto verso le 10 di mattina e non di sera inoltrata, portandolo a non dormirci su e a rimuginarci senza cavare un ragno dal buco.
Era tanto chiederle se qualcosa l’avesse disturbata, ma sinceramente…forse era un codardo, non voleva avere una risposta precisa.
Poteva ribattere.
Scrivere che era abile di arrivarci da solo, che non era arrabbiata o qualsiasi altra diavoleria uscisse da una qualunque donna desiderosa di rovinare la giornata a un uomo.
 
“Verso le 15?”
 
“No…alle 14.” Digitò subito lei, dandogli ancora meno tempo.
 
“Dove?”
 
“Possiamo vederci al parco dell’altra volta?”
 
“Se è questo quello che desideri.”
 
“A dopo.” Ribatté, troncando la chat e senza dargli la minima possibilità di proseguire per provare ad ammorbidirla.
 
Ed ecco che aveva compreso che c’era stato un errore alla base.
Lei era infuriata.
Non l’aveva detto chiaramente, ma a sommare i vari messaggi…quel tono perentorio, neanche una battuta o una faccina per abbattere quel muro…lui ci era arrivato.
Dawn era come Courtney.
Quando aveva iniziato a capirla, ad apprezzarla non solo come persona, ma anche come ragazza, ecco che lei riapriva una vecchia ferita.
Non aveva dimenticato quella sofferenza.
Il sentirsi inutili e denigrati.
Incapaci di dare il proprio cuore alla persona amata perché non sufficienti.
Già.
Le sue emozioni e sentimenti facevano davvero pena.
Era sempre il solito bambino spaventato che si nascondeva e che affrontava gli sconosciuti con la perfidia, non rendendosi conto che si stava affossando.
E quando provava a rimediare era sempre troppo tardi.
Preso il cellulare lo lanciò sul letto e si mise a fissare il panorama che si stendeva dalla sua stanza.
Perché quella giornata così luminosa era troppo distante dal grigiore del suo cuore?
Sarebbe passato molto tempo prima che il suo cuore ritornasse come un tempo, sempre ammesso che ciò fosse possibile e non si fossilizzasse.
No.
Non avrebbe amato più nessuno.
Fine della storia.
Meno illusioni per evitare delusioni.
Inspirando profondamente, chiuse gli occhi e alcune lacrime rigarono il suo volto.
Doveva convivere con quella tenaglia che gli stritolava il cuore e non combatterla.
Aveva provato con Courtney a sciogliere quel dolore, aveva trovato in Dawn qualcuno con cui era piacevole parlare e che aveva alleviato la sua fatica.
Staccatosi dalla finestra, aprì l’armadio e, nonostante, fossero le 11, si vestì e uscì di casa, salutando solo la madre che era ancora intontita dalla festa protrattasi molto oltre la mezzanotte.
Non sapeva dove andare e così iniziò a passeggiare per la città, guardando le vetrine, fermandosi in libreria per leggere alcuni passaggi di diverse nuove pubblicazioni e poi nel suo solito pub preferito dove mangiò con calma la pizzetta che aveva ordinato.
Per buttarla giù ci mise una vita.
Era come se pure la sua bocca e il suo stomaco si rifiutassero di collaborare.
 
“Fanculo.” Mugugnò tra sé e sé, pagando e pensando di andare al parco con quella che doveva essere una buona mezzoretta di anticipo.
 
Più si ripeteva che non doveva pensarci, più si ritrovava incatenato su quel tasto.
Era come per l’esame di Maturità: tutti dicevano che era una passeggiata, ma finché non si era fuori, liberi anche dell’orale ecco che la notte la si passava a rigirare quelle uniche pagine che non ti sarebbero mai entrate in testa.
Tutte le tappe fondamentali di una vita colpivano chi era più pensieroso degli altri.
Non riusciva a dormirci su.
La tensione scolastica, quella della patente, quella di un evento in particolare…perfino il matrimonio di quella sciagura di sua sorella Alberta: non prendeva sonno nemmeno su qualcosa che non lo riguardava da vicino.
Sedutosi su una panchina coperta da un filo d’ombra di un vecchio pioppo, chiuse gli occhi, aprendoli di tanto in tanto solo quando sentiva alcuni passi avvicinarsi.
Prima una signora con il suo bassotto, poi alcuni ragazzini delle superiori che probabilmente avevano fatto manca, poi per cinque minuti buoni il silenzio.
Quindi una coppia di colleghi di ritorno dalla pausa pranzo e poi un altro signore con la pipa che forse doveva avere discendenze nobili per non rendersi conto che ormai era passata di moda.
Estratto il cellulare, si accorse che mancava ben poco e nel guardarsi intorno, notò una figura avvicinarsi sempre di più, a passo svelto e senza la benché minima esitazione.
 
“È tanto che aspetti?” Domandò lei diretta, senza chiedergli come stesse e altri convenevoli da buoni amici e sedendosi vicino.
 
“10 minuti al massimo.” Mentì, facendola sospirare.
 
“Arrivi sempre in anticipo.”
 
“La tua richiesta mi ha fatto un po’ preoccupare.” Ammise, mentre lei riprendeva il cellulare per rileggere cosa avesse scritto.
 
“Noi dobbiamo parlare.” Ripeté seria.
 
“Una ragazza che scrive una cosa simile ti riempie di dubbi.”
 
“Ma non è successo nulla di particolare.”
 
“Come ti aspettavi che lo sapessi?” Domandò, facendola sospirare.
 
“Mi conosci: se qualcosa mi dà fastidio, la dico subito.”
 
“Quindi al matrimonio ti sei divertita ed era tutto perfetto?”
 
“Diciamo che mi sono ricreduta su quello che ti avevo detto in macchina e poi c’era un clima così disteso e rilassato.”
 
“Meglio così.” Si calmò, credendo che il messaggio ricevuto in mattinata avesse creato solo una sua visione distorta e molto pessimistica.
 
“Credevo mi chiedessi il perché mi sono ricreduta sulla mia tristezza.”
 
“L’avrei fatto, ma non mi hai dato troppo tempo.”
 
“Ho visto persone sposate.”
 
“Tutto qui?”
 
“Scusami se sono crudele, ma su alcune coppie non avrei mai scommesso nemmeno un dollaro bucato e se ce l’hanno fatta loro…beh credo di avere ancora speranza.”
 
“Un pensiero molto superficiale e perfido.” Commentò Scott, vedendola rabbuiarsi.
 
“Scusami, io non sono così…ma in questo periodo è tutto così instabile.”
 
“Stai male?” Domandò preoccupato.
 
“Fisicamente no, ma emotivamente mi sento molto giù.”
 
“C’è niente che posso fare per aiutarti?”
 
“Non lo so…sì…ma forse no.” Soffiò, chiudendo gli occhi.
 
“Sono qui.”
 
“Senti Scott…ti devo parlare e questa cosa mi preoccupa.”
 
“L’avevo intuito.” Ridacchiò nervoso.
 
“Non sono qui per scherzare.”
 
“Ma Dawn…”
 
“Niente ma…io voglio…no, ho bisogno di una risposta.”
 
“Su che cosa?”
 
“Tu che cosa provi per me?” Chiese diretta, vedendolo sussultare.
 
“Io…”
 
“Senti me, se non vuoi parlare.”
 
“Ti ascolto.”
 
“All’inizio mi aveva dato fastidio quella cosa, il reality…non mi era ancora passata al pub, ma a ripetere che era un gioco e che eravamo cresciuti…sono finita con il convincermi che fosse così.”
 
“Infatti lo è: se potessi tornare indietro, ti proporrei un’alleanza e una sfida in finale, sempre che Chris non si fosse messo a…”
 
“Finiscila!” Ringhiò infastidita.
 
“Ma io…”
 
“Non m’importa di Chris, dei milioni, di quelle stupide sfide mortali…non ho fatto questa strada solo per ricordare quel reality.”
 
“Io…”
 
“Cerca di capirmi…non so nemmeno che cosa mi passi per la testa, Scott.”
 
“Se fossi un po’ più chiara.” Le consigliò, pensando che fosse alquanto stupido rischiare in quel modo.
 
“Questa cosa mi doveva infastidire, era un casino…uffa così è sempre peggio.”
 
“Dawn…parlami con calma, non devi avere fretta.” Soffiò tranquillo, appoggiando la mano destra sul suo ginocchio sinistro, giusto per placare la sua confusione.
 
“Senti…fingere con Beverly e con la tua famiglia…mi è piaciuto.” Butto lì con fermezza.
 
“Ma…”
 
“So che è una stupidata, ma se ti dicessi che quella bugia vorrei diventasse realtà?” S’informò rossa in viso, fissandolo intensamente.
 
“Io…io…”
 
“Io mi diverto quando sto con te…vorrei che il nostro rapporto evolvesse.”
 
“Dawn…”
 
“Prima, però, voglio che tu sappia che non è stata Zoey a dirmi di quelle voci…mi sono inventata tutto.”
 
“Tu cosa?”
 
“Dopo che tua madre ha detto quelle cose sul tuo conto, non ero così sicura che tu fossi…cresciuto.”
 
“Io…”
 
“Sono stata cattiva, brutale ed egoista…una vera stronza lo so.” Mugugnò, abbassando la testa.
 
“Colpa di mia madre?”
 
“No…la colpa è solo mia che non mi sono subito fidata delle mie intuizioni e ho permesso a quella vocina di crearmi confusione.” Ammise a cuor leggero, rivolgendogli un sorriso.
 
“Dawn…”
 
“Lasciami finire per favore.”
 
“Io…”
 
“Dopo che ti ho visto piangere il mio cuore si è spezzato e credevo…di averti perso. Non volevo che finisse così…ero andata troppo oltre.”
 
“È stato un brutto colpo.” Confermò serio.
 
“E non voglio più sentirti dire che non vuoi nulla da me.”
 
“Ma…”
 
“Voglio vedere se tra noi può iniziare una relazione o se dobbiamo solamente rimanere amici.” Spiegò, lasciandolo spiazzato per quel coraggio e intenzioni che si scontravano pesantemente con i pensieri deprimenti di qualche ora prima.
 
“Credevo di aver sbagliato qualcosa.”
 
“Scott…”
 
“Vedo quel messaggio, lo rileggo un milione di volte…penso a quale cazzata ho combinato questa volta e il mio cuore va in frantumi.”
 
“Perché?”
 
“Perché…avevo deluso…anche te…te…la persona che più…che mi è stata vicina…io scemo, non avevo capito…e ti avevo trattato male.” Singhiozzò, tirando su con il naso, mentre la ragazza lo stringeva per provare a calmarlo.
 
“Non hai sbagliato nulla.”
 
“Non ero abbastanza…forse il ballo…il pranzo…non sono bello…io…io…”
 
“Non dirlo Scott.”
 
“Vorrei.”
 
“Che cosa?”
 
“Proviamo a vedere…se funziona?” Domandò preoccupato.
 
“Uscire insieme, mano nella mano, baciarsi senza imbarazzo…”
 
“Il cinema, il ristorante, i regali…il nostro tempo insieme.” Confermò lui, passandole una mano tra i capelli e avvicinandosi lentamente.
 
“Mi piacerebbe così tanto.”
 
“Chi l’avrebbe mai detto che una menzogna potesse diventare qualcosa di così speciale.” Soffiò, appoggiando delicatamente le sue labbra su quelle di Dawn.
 
“Ora non dobbiamo più nasconderci, Scott.”
 
“Mai più…tesoro mio.” Borbottò, stringendola a sé e lasciando che quel pomeriggio scivolasse lentamente sul loro amore.








Angolo autore


Quando dicevo che volevo finire la serie nel 2023 siete consapevoli che era una piccola bugia?

Ryuk: O forse aspettavi di essere nel mood adatto

Anacleto: Che?

Ryuk: Il boss aveva trovato l'amore

E l'ho perso di nuovo
Pazienza...sarò io che sbaglio qualcosa

Ryuk: Odio doverlo consolare

Siamo entrati negli ultimi 4-5 capitoli
Preparatevi che gli ultimi 3 saranno tristi, ma ormai li ho buttati giù e così vanno

Ryuk: Li ho letti di nascosto e per la prima volta approvo questa scelta

Spero che ci sia qualche presenza in questo fandom anche nel 2024 e magari una piccola recensione
Ryuk: Facciamo un piccolo sforzo per iniziare quest'anno al meglio


 
   
 
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