4) Kagome
II
Inuyasha
era irrequieto. Per quanto il letto di Kagome fosse incredibilmente
morbido e
comodo, non amava starsene con le mani in mano e quella sera in
particolare, la
piega degli eventi l’aveva messo a dura prova.
Non
era mai contento quando Kagome tornava al suo tempo, non era a suo agio
sapendola lontana da lui, era come se mancasse qualcosa al suo spirito
che
perdeva forza e convinzione. Ma la ragazza era stata categorica: anche
se erano
a buon punto con la ricerca di Naraku, Kagome doveva affrontare dei
mostri
spaventosi nel suo tempo, gli esami, e non poteva tirarsi indietro. Era
partita
da sola, come spesso accadeva, e come spesso accadeva, il ragazzo
l’aveva
seguita a distanza di poche ore.
L’aveva
trovata addormentata sui libri, in camera sua e l’aveva
coperta, vegliando sul
suo sonno. Osservandola così inerme e tranquilla, il ragazzo
sentì la forza dei
suoi sentimenti farsi più chiari e, anche se inconsciamente,
qualcosa cambiò
dentro di lui. Soffriva terribilmente per la morte di Kikyo, e quel
dolore
avrebbe fatto parte della sua anima per molto tempo, perché
era legato
all’impotenza provata davanti alla perdita del suo primo
amore. Tuttavia una
parte piccola del suo cuore si sentiva sollevata. Non voleva ammetterlo
e forse
non l’avrebbe mai fatto, ma la scomparsa di Kikyo gli aveva
permesso di
affrontare apertamente dentro di sé i suoi sentimenti per
Kagome. Sentimenti
già chiari e forti, innegabili a qualsiasi occhio esterno.
Sentimenti a cui
però non osava dare troppa voce, finché
c’era Kikyo. Avrebbe voluto proteggere
entrambe, come suo padre aveva protetto sua madre, perché
è così che si fa
quando ami qualcuno: lo proteggi a costo della vita. Purtroppo non era
riuscito
nel suo intento con Kikyo, ma si era ripromesso che non avrebbe
più fallito,
che con Kagome sarebbe andata diversamente. Quella sera, quando la
ragazza si
era svegliata, lui aveva dato voce ai suoi sentimenti, le aveva detto
che
l’avrebbe protetta a costo della propria vita, era pronto a
dimostrarle tutto
il suo amore, aveva trovato persino il coraggio di baciarla…
ma la famiglia
Higurashi era sopraggiunta in quel preciso istante, rovinando tutta
l’atmosfera
e il suo coraggio era evaporato, lasciandolo più esasperato
che mai.
Ma
ormai il suo cuore aveva raggiunto una sicurezza che prima non osava
raggiungere:
sapeva cosa provava per Kagome ed era sicuro di essere ricambiato,
perciò
voleva fare un passo importante verso di lei, nonostante la ragazza
fosse presa
dallo studio.
«Kagome.»
«…»
«Ehi,
Ka…»
«Non
ora Inuyasha, lo sai che sto studiando.»
«Volevo
solo dirti che, se vuoi fare una pausa, io avrei bisogno di aiuto con
questi.»
Kagome
si voltò incuriosita dall’insolita richiesta:
Inuyasha era seduto a gambe
incrociate sul suo letto, e in una mano aveva una ciocca dei suoi
capelli
argentati.
«Credo
che sia arrivato il momento di togliere ques…»
«Fermo
lì, arrivo!» la ragazza fuggì dalla
stanza e in pochi secondi fu di ritorno con
le braccia piene di cose, tra cui la spazzola che il ragazzo ormai
conosceva
bene.
Saltò
sul letto e si pose dietro al mezzo demone per controllare lo stato di
quei
capelli. Inuyasha si sentiva felice ed emozionato, ma aveva anche paura
della
luce che aveva visto negli occhi della ragazza «Vacci piano
però, ho tantissimi
nodi!»
«Non
ti preoccupare, sei in mano sicure!» il tono burbero non
scalfì la sicurezza di
Kagome.
Era
così felice! Non riusciva a credere che Inuyasha avesse
finalmente deciso di
fidarsi di lei. Poco tempo prima aveva liquidato la questione capelli
dicendo
che per lui era un argomento difficile da affrontare, perciò
aver preso quella
decisione era un passo importantissimo per lui e per il loro rapporto.
Quella
sera sembrava davvero diverso: poche ore prima aveva promesso di
proteggerla
con la vita, e finalmente, finalmente, stava per
baciarla… Se solo Sota
non fosse entrato!
Vedrai,
Inuyasha, mi prenderò cura di te come tu fai con me.
La
situazione era davvero critica: anni e anni senza un pettine erano
degenerati
in un intrico impossibile da sbrogliare senza qualche aiuto,
così la ragazza
decise di ricorrere al suo arsenale. Prese un barattolo e ne distese il
contenuto sui capelli del mezzo demone.
«Ehi,
cos’è questa roba? Ti ho chiesto una spazzola, non
strani unguenti!»
«Stai
tranquillo, è un impacco districante, serve a sciogliere i
nodi.» Kagome non si
limitò: riempì i capelli argentei con la crema,
partendo dalle radici fino alle
punte; le richiese un po’ di tempo perché il
ragazzo aveva tanti capelli ed
erano incredibilmente lunghi, ma era decisa a fare un lavoro
impeccabile,
perché non poteva in alcun modo deludere la sua fiducia in
lei.
Inuyasha
accolse quelle cure con disagio: non era abituato a sentire altre mani
tra i
suoi capelli e il suo istinto fu quello di spostarsi. Ma
cercò di trattenersi e
in breve iniziò a ricordare con malinconia sua madre che si
prendeva cura dei
suoi capelli e gli raccontava storie sulla vita gloriosa di suo padre.
Solo
quando cercò di accettare quei ricordi senza sentire dolore,
si rese conto che
le mani di Kagome tra i suoi capelli gli procuravano un incredibile
piacere.
Brividi partivano dalla nuca e gli attraversavano la schiena,
soprattutto
quando sentiva le mani della ragazza intente a massaggiargli la testa,
e in
quel momento il piacere si mischiava al rilassamento, a una sensazione
di pace
che gli aveva fatto dimenticare tutti i pensieri negativi.
Intento
a godersi quelle nuove sensazioni, non si rese conto del tempo che
scorreva,
finché Kagome terminò le sue cure e decise di
raccogliere i capelli argentei in
uno chignon.
«E
questo ora cos’è?»
Senza
rispondergli, Kagome uscì dalla stanza a tornò
subito dopo con un telo, che
avvolse intorno alla sua testa.
«Lasciamo
che la crema faccia effetto, non ti muovere e rilassati.» la
ragazza osservò il
suo operato, soddisfatta, e tornò saltellando ai suoi studi.
Lo
sguardo di Kagome su di lui l’aveva imbarazzato, e tutto il
relax provato pochi
minuti prima sembrava evaporato da quella nuova sensazione di disagio:
cosa
doveva fare ora, con quel telo arrotolato sulla testa? Inoltre la
ragazza gli
aveva detto di restare fermo: si ritrovava punto e a capo!
«Ehi,
Kagome, quanto ancora devo aspettare… Kagome!»
«Un
momento, finisco questi calcoli e sono da te.»
Era
esasperato, non aveva fatto altro che stare seduto su quel letto da
quando
aveva attraversato il pozzo, poche ore prima. Iniziò a
muovere le gambe
ritmicamente; quella sera ogni passo verso Kagome gli si ritorceva
contro!
Quando
la ragazza terminò i suoi esercizi, si voltò
verso di lui e lo trovò a braccia
conserte, intento a sbuffare: però Inuyasha era rimasto sul
letto, non si era
mosso, proprio come gli aveva detto lei. Sorrise soddisfatta e lo prese
per
mano, conducendolo in bagno.
«Che
altro c’è, ora?»
«Fidati
di me.»
Seduto
su uno sgabello, con un altro telo a proteggergli le spalle, il ragazzo
sentì
Kagome armeggiare con il turbante finché la sua testa fu di
nuovo libera da
costrizioni e i
suoi capelli ritrovavano
la loro lunghezza.
Quella
crema fece il suo effetto: quando la spazzola passò tra quei
fili d’argento
molti nodi si sciolsero e incontrò poca resistenza. Il tocco
di Kagome era
delicato: la ragazza era molto attenta a districare ogni nodo con
gentilezza,
senza provocare dolore al mezzo demone; doveva essere impeccabile!
Dopo
quella lunga e attenta spazzolata (e una matassa inimmaginabile di
capelli
morti sul pavimento) fu il turno del risciacquo, una passata di
shampoo, e poi
una spazzolata finale. Inuyasha borbottò tra un passaggio e
l’altro, ma si
stava godendo tutto il momento: non si era reso conto di quanto
desiderasse
quelle cure amorevoli e quelle attenzioni che gli erano state tolte
troppo
presto nella sua vita. E che fosse Kagome a farle rendeva tutto
perfetto.
La
ragazza a sua volta riusciva a stento a contenere il batticuore: era
felice,
era soddisfatta di sé, era speranzosa per il suo futuro con
Inuyasha. Quella
sera il loro legame si era rinforzato, qualcosa tra loro aveva
raggiunto una
nuova certezza e i dubbi nel cuore di Kagome avevano iniziato a
scomparire.
Una
volta che i capelli furono asciutti, osservò il suo lavoro,
fiera di sé: la
massa intricata era sparita, i capelli erano lucenti, morbidi e
districati,
lievemente meno voluminosi, come quelli di Sesshomaru, ma ai suoi occhi
erano
più belli di quelli perfetti del demone. Era davvero
orgogliosa di sé, e ancora
più del ragazzo che amava, perché ora poteva
sfoggiare una chioma da vero
demone, che non aveva rivali!
Inuyasha
sedeva con le braccia incrociate al petto, il viso in fiamme e gli
occhi
lontani, incapace di sostenere lo sguardo fisso e concentrato di
Kagome. Fece
per alzarsi, ma la ragazza lo fermò.
«Aspetta,
ci vuole il tocco finale.»
L’hanyou
la guardò perplesso, convinto che fosse tutto finito
«Che altro c’è?»
Temeva
la risposta, sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto con
tutta quella
immobilità.
«Non
posso permettere che tutto il mio lavoro venga sprecato: se vai a
dormire così,
torneranno i nodi.»
«E
allora cosa vuoi fare, impedirmi di dormire?» Inuyasha
sentì le gambe che
scalpitavano, pronte alla fuga.
«Non
ce ne sarà bisogno.» Kagome sorrise con una luce
inquietante negli occhi. Le
gambe di Inuyasha erano pronte allo scatto.
La
ragazza però fu più veloce: con gesto fulmineo
passò alle spalle del mezzo
demone e armeggiò con i suoi capelli «Ecco fatto,
ora potrai dormire e io sarò
tranquilla.»
Il
ragazzo poté finalmente alzarsi e con cautela si
guardò nello specchio: i suoi
capelli non cadevano più intorno al suo viso
«C-cosa hai fatto?»
«Una
semplice treccia» Kagome spinse il ragazzo in modo che
potesse guardarsi di
lato «Vedi, i tuoi capelli ora sono ordinati e raccolti e
anche se ci dormirai
su non si annoderanno»
«Non
vorrai mica che abbia questa cosa sempre?» sin da piccolo
aveva lasciato i suoi
capelli liberi e non era disposto a cambiare acconciatura; per di
più era la
stessa di Bankotsu, il capo dei Sette che, per quanto fosse stato un
guerriero
formidabile, aveva vissuto come un bandito tutta la sua vita, e lui non
aveva
intenzione di essere associato a quel tipo.
«Ma
no, mi piace vedere i tuoi capelli liberi e al vento, la treccia
è solo per
stasera.» gli sorrise attraverso lo specchio, conciliante.
Tra
un borbottio e l’altro, Inuyasha continuò a
guardarsi, non convinto di
quell’aspetto insolito, ma accettò di tenere
quell’acconciatura durante la
notte.
Quando
si svegliò, Kagome ebbe un solo pensiero: controllare i
capelli di Inuyasha.
Senza
darsi nemmeno il tempo di cambiarsi, uscì dalla sua stanza
in pigiama e sentì
le voci della sua famiglia provenire dal basso: dovevano essere
già tutti
intenti a fare colazione. Kagome li raggiunse.
Come
previsto, la famiglia Higurashi, era riunita intorno al
tavolo della
cucina, per consumare il primo pasto quotidiano, ma al centro
dell’attenzione anziché
il cibo, c’era l’insolita acconciatura del mezzo
demone.
«Fratellone
cane, sei strano con quella treccia.»
«Lo
so» disse, Inuyasha, intento a masticare un boccone di riso.
Tutti quegli
sguardi lo mettevano a disagio, e stava cercando di concentrarsi sul
cibo per
non pensarci. Kagome quando ti deciderai a svegliarti?!
La
signora Higurashi lo guardò, sorridendo «Ti sta
molto bene, mette in risalto i
tuoi occhi.»
Il
ragazzo si fece rosso in viso, non abituato ai complimenti
«G-grazie.»
«Mi
ricordi un’illustrazione antica tramandata dalla nostra
famiglia, che risale ai
tempi in cui si cacciavano i demoni; chissà dove
l’ho messa?» il nonno dei
ragazzi si perse presto nei suoi pensieri e Inuyasha
continuò a concentrarsi
sul cibo, evitando di sottolineare che anche lui aveva sangue demoniaco
nelle
vene.
Fu
in quel momento che Kagome fece il suo ingresso e vide quello strano
quadretto
familiare. Ma diede poca importanza alla scena, perché i
suoi occhi cercavano
solo una matassa argentea. Senza dare nemmeno il tempo a Inuyasha di
rivolgerle
la parola, si chinò dietro di lui e osservò lo
stato della treccia: la alzò, la
tastò e l’annusò.
«Kagome,
io starei cercando di mangiare!»
«Sono
proprio soddisfatta, la treccia ha tenuto!» con un sorriso
enorme la ragazza si
sedette accanto al mezzo demone e prese parte alla colazione.
«Appena
avremo finito qui, ci occuperemo dei tuoi capelli.»
«Basta
con quegli intrugli, la mia pazienza è finita ieri
sera!»
«Sei
proprio un ingrato!» Kagome prese una ciotola di riso
«Non ho intenzione di
ricominciare, voglio solo sciogliere la treccia e riordinare i
capelli.»
«Che
vuoi dire con riordinare?» il tono del
ragazzo si fece sospettoso.
Kagome
si avvicinò con fare intimidatorio «Voglio dire
che i tuoi capelli avranno un
altro incontro ravvicinato con la mia spazzola, stupido!»
Inuyasha
distolse lo sguardo, imbarazzato e confuso da tutto quel discorso che
non
capiva. «Keh!»
«Sorellona
voglio vedere anche io i capelli del fratellone cane!»
«Sono
curiosa anch’io, voglio proprio vedere che effetto hanno
avuto i tuoi prodotti
sui capelli di Inuyasha. A vederli così, sembrano
già molto più belli.»
«E
va bene.» masticando l’ultimo boccone, Kagome si
alzò, decisa. «Io vado a
prendere la spazzola, Inuyasha aspettami nel cortile.»
«Eh?
Perché lì?»
«Fa’
come ti dico.» la ragazza sembrava pronta a usare il comando
e il mezzo demone,
non volendo finire con la faccia sul pavimento, non obiettò
ulteriormente.
«Sota,
porta uno sgabello per far sedere Inuyasha.»
«Signorsì!»
Kagome
corse a prendere la sua spazzola e quando scese al pian terreno, si
diresse
direttamente nel cortile, dove tutti l’aspettavano. Inuyasha
sedeva a braccia
conserte, la solita espressione contrariata era colorata dal rossore
che non
l’aveva più abbandonato dalla sera precedente.
«Vedrai
che ci vorrà pochissimo.»
Kagome
sciolse la treccia e con un balzo del cuore vide i capelli argentei
riprendere
volume, inoltre, per l’effetto dell’acconciatura,
in quel momento le ciocche
erano tutte ondulate. La ragazza si portò di fronte a
Inuyasha per guardarlo e
rimase estasiata: era bellissimo!
Purtroppo
quelle onde erano destinate a sparire un po’ sotto i colpi di
spazzola, ma era
felice di essere riuscita a godere di un tale spettacolo. Mentre
passava la
spazzola non incontrò nodi, i capelli erano rimasti setosi e
morbidi e non
resistette all’impulso di passare anche una mano tra quelle
ciocche.
Quando
terminò quegli ultimi gesti, si sentì
un’artista fiera della sua creazione
«Puoi alzarti, abbiamo finito.»
«Finalmente,
non ne potevo più!» il ragazzo si alzò
all’istante e quel movimento repentino
fece brillare i capelli alla luce del sole: tutta la famiglia Higurashi
rimase
senza parole nel vedere la bellezza di quei capelli.
«Ora
sì che somigli a quel demone!» esclamò
il nonno di Kagome
«Fratellone,
i tuoi capelli sono bellissimi!» Sota girava intorno al
ragazzo, entusiasta.
La
signora Higurashi si avvicinò per toccare
l’oggetto dello stupore generale
«Sono davvero morbidi, brava Kagome!»
«Insomma
la smettete tutti!» Inuyasha era al limite: non era pronto ad
affrontare tutti
quei complimenti e non sapeva cosa dire o fare. Era una situazione
completamente nuova per lui, una delle tante dovute alla presenza di
Kagome
nella sua vita. E una parte di lui si sentiva confortato e felice per
questo.
«Come
sono contenta.» la voce della ragazza era appena percettibile
persino per lui;
si girò verso di lei e vide il suo volto emozionato: gli
occhi le brillavano e
un sorriso sereno e soddisfatto le illuminava il viso.
Sono
stato io a renderla così felice? Il cuore di
Inuyasha prese a
battere velocemente, colto da un’emozione improvvisa. Era
abituato a sentirsi
in colpa verso di lei, e al pensiero di averle causato
quell’espressione
gioiosa, si sentì gratificato, fu felice di se stesso.
«Be’…
io ora andrei… Torno dai ragazzi, così potrai
studiare.»
«Oh
cielo, gli esami!» il viso di Kagome perse tutto il colore
per fare spazio a
un’espressione di terrore. «Ti accompagno al
pozzo!»
«Ciao
fratellone cane, ci vediamo fra dieci giorni!» Sota e gli
altri rientrarono,
mentre i due ragazzi si diressero al pozzo mangia ossa.
Giunsero
al piccolo tempio in silenzio, ognuno immerso nelle proprie emozioni,
sentendo
che qualcosa era cambiato in meglio tra loro. Prima di separarsi da
lei,
Inuyasha si voltò verso Kagome e la strinse in un abbraccio.
«Grazie.»
La
ragazza rispose a quel gesto improvviso stringendosi a lui, felice di
quel
contatto intimo, del calore del suo corpo, del battito del suo cuore e
del
profumo dei suoi capelli.
Quando
si sciolsero dall’abbraccio, Kagome non mancò di
fargli le sue raccomandazioni
«Passa le mani tra i capelli durante la giornata, o almeno
prima di dormire e
poi al tuo risveglio, così eviterai che tornino subito i
nodi.»
«Sì,
sì… va bene. E tu cerca di fare in fretta: io
tornerò a prenderti tra dieci
giorni esatti, non uno di più!»
Il
ragazzo le rivolse un’espressione imbronciata: detestava
separarsi da lei, ma
sapeva che sarebbe stato meglio così in quei giorni. E al
solo pensiero di
restare ancora immobile su quel letto si sentì impazzire! Si
voltò e fece un
salto nel pozzo.
Kagome
sospirò quando, dopo il bagliore, non vide più la
figura di Inuyasha, ma tornò
subito alla realtà della sua vita da studentessa. Era in
ritardo con lo studio
e doveva concentrarsi per studiare sodo, quel giorno.
Tuttavia,
si concesse un sorriso soddisfatto mentre sentì le guance
arrossarsi di
piacere, ripensando a ciò che era accaduto nelle ultime ore.