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Autore: Orso Scrive    08/01/2024    4 recensioni
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Una parodia in chiave horror dei numerosi canali di "ghost hunting" che spopolano su YouTube (almeno, la mia pagina principale ne è piena). Nota: i personaggi di questa storia sono apparsi in precedenza in altre mie storie, ma non è necessario averle lette.
Genere: Mistero, Parodia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I.

Lunedì sera, in un appartamento

 

 

La stanza appariva piuttosto caotica. Non che fosse una novità, anzi.

L’armadio, pieno all’inverosimile, non si era rilevato sufficientemente capiente da accogliere tutto. Così, magliette, pantaloni e biancheria erano ammucchiati un po’ qua e un po’ là, alla rinfusa. Un mucchio informe era stato gettato sul materasso, in via provvisoria. Altri erano finiti sul pavimento o sotto il letto, e nessuno si era ancora preso la briga di recuperarli. Qua e là, facevano capolini pupazzi vecchi e nuovi – per lo più, si trattava di orsetti – libri di vario genere, cavi elettronici da collegare a dispositivi finiti chissà dove, giochi da tavola abbandonati e un intero assortimento di oggetti dalla natura indeterminata.

Daniele, sbocconcellando la brioche alla marmellata che, di fatto, stava costituendo tutta la sua cena, entrò nella stanza. Come sempre, restò un momento a guardarsi attorno, chiedendosi come fosse possibile che si creasse tutto quel disordine. E dire che loro ci provavano anche, a riordinare. Magari ogni due o tre mesi, ma anche quello era provarci, in fondo. Ma la cosa, a quanto pareva, andava ben al di là delle loro possibilità.

Valeria era seduta alla scrivania. Con una mano occupata da una lattina di birra, i capelli lunghi e tinti di verde che le finivano di continuo davanti agli occhi, stava pigiando sopra i tasti del computer, scrivendo qualcosa. Il suo intento, aveva detto, era quello di mettere per iscritto la sua esperienza, in modo da far conoscere a quanta più gente possibile quello che le era capitato dal momento in cui aveva letto quel libro maledetto intitolato In morte di Edith Mayer. Tuttavia, rivivere quei momenti si stava rivelando più complesso del previsto. Molto più complesso del tentativo di tenere in ordine la stanza, giusto per essere precisi.

Sorrise, quando lo vide entrare, e lasciò perdere il computer.

«Non dirmi che quella è la tua cena», disse, accennando alla brioche confezionata che il ragazzo stava sbocconcellando.

Lui fece un gesto di rimando.

«Non dirmi che, quella, è la tua», replicò.

Lei fece un vago cenno, che non voleva dire né sì né no, e bevve un lungo sorso di birra.

Dopo essersi conosciuti e aver vissuto insieme quella strana avventura che aveva finalmente permesso alla ragazza di liberai del fantasma che l’aveva perseguitata per tanti anni, avevano capito di voler continuare a stare insieme. C’era qualcosa che li legava, che li teneva uniti l’uno all’altra. Non avrebbero saputo dire nemmeno loro che cosa fosse, quel legame. Sapevano che era così e basta.

Ma la vita non era facile.

Non lo era per niente.

A fronte di tanti proclami e di starnazzamenti da parte di politici più o meno pasciuti, che si portavano a casa stipendi da quindicimila euro al mese, di posti di lavoro non ce n’erano. C’erano gli annunci, questo sì. Ma, alla maggior parte di questi annunci, quando si faceva domanda, non rispondeva mai nessuno. E, spesso e volentieri, erano tanto assurdi da essere palesemente una burla fatta e finita. Come quel supermercato che cercava un addetto per disporre i vasetti di conserve sottolio sugli scaffali, purché avesse maturato almeno – almeno – tre anni di esperienza in quel settore.

«Questi vogliono la laurea in scatolettologia, con master in tonno pinna gialla e dottorato in peperoncini dolci ripieni», aveva commentato Daniele, quasi incredulo, quando quell’annuncio gli si era parati davanti agli occhi.

Così, costretti ad accontentarsi di lavori saltuari che, il più delle volte, terminavano prima ancora di cominciare, Valeria e Daniele si erano dovuti accontentare di prendere in affitto una stanzetta in un appartamento condiviso con altre persone. E, lo avevano scoperto molto presto, quelle altre persone erano dei disperati sempre pronti ad approfittare di ogni occasione per appropriarsi di qualunque cosa fosse rimasta incustodita. Per questo motivo, erano costretti a tenere tutte le loro cose ammucchiate in un’unica stanza, sperando che bastasse questo a preservarle.

In quel determinato momento, erano entrambi senza lavoro. Daniele, proprio quel mattino, si era sentito rispondere che il supermercato a cui si era rivolto sulla base di un annuncio perenne di “cercasi personale” era già al completo. Grazie, le faremo sapere più avanti se avremo ancora bisogno. E il contratto mensile di Valeria in una ditta di pulizie si era concluso una settimana prima, e le era stato detto che, per adesso, non si poteva rinnovarlo.

Ma non c’era traccia di disperazione, nei loro sguardi. Erano felici, perché erano insieme. Insieme erano giunti fino a quel punto e insieme sarebbero andati avanti.

«Tanto, a ogni vita ne fa seguito un’altra, ormai lo sappiamo», aveva commentato un giorno Valeria, quando la disperazione si era fatta sentire con più foga del solito. «Se non ci va bene in questa, ci andrà meglio nella prossima.»

Daniele, quella volta, non aveva saputo far altro che annuire.

Dopo aver chiuso la porta a chiave – precauzione che si rendeva necessaria anche quando erano entrambi in camera perché, se si fossero addormentati lasciando aperto, chiunque sarebbe potuto entrare a compiere una perquisizione alla ricerca di chissà quale immaginario tesoro – Daniele scavalcò i mucchi di roba sparsa in giro e si avvicinò a Valeria.

Spostati i libri di magia, esoterismo e paranormale che lei aveva ammucchiato sulla sedia al suo fianco – tutti provenienti da un mercatino dell’usato che si teneva ogni prima domenica del mese e che permetteva di spendere davvero pochissimo portando a casa titoli ormai introvabili – si mise a sedere al suo fianco.

«Come va il libro?» domandò, rubandole un sorso di birra.

Lei si abbandonò contro lo schienale della sedia e fissò lo schermo del PC. Sfarfallava un poco. Nell’angolo in basso a sinistra, alcuni puntini si muovevano come formiche uscite dal formicaio. Prima o dopo sarebbe stato necessario sostituirlo, ma per adesso non c’erano risorse economiche tali per poterselo permettere. Per precauzione, Valeria teneva ogni file sopra una chiavetta USB.

«Va’», disse, scrutando le parole che aveva appena scritto. «Ancora non me la sono sentita, di descrivere i sogni che facevo… però, mi sto concentrando su quella donna che ci salvò dalla villa, mentre crollava tutto.»

Daniele sorrise a quel ricordo.

«Mi piacerebbe rincontrarla, prima o dopo», confessò.

Valeria, che stava cominciando a trafficare con le sigaretta per accendersene una, gli diede di gomito.

«Ti sei preso una cotta per Aurora, confessalo», disse, ammiccante.

Il ragazzo fece un sorriso.

«Altro che cotta. Mi sono innamorato. E come si fa a non innamorarsi di Aurora, in fondo?»

Valeria, che aveva infilato la sigaretta in bocca, non replicò. Salvò i progressi del suo file di scrittura – ancora troppo corto, per i suoi gusti – e rimosse la chiavetta. La toglieva sempre, per timore che, se si fosse bruciato all’improvviso, il computer si sarebbe portato nella tomba anche tutti i dispositivi collegati in quel momento. Le piaceva immaginarselo mentre, esalando gli ultimi bip elettronici, esclamava: “Andrò all’inferno, ma non ci andrò da solo!”

Poi, con un clic del mouse, chiamò sulla schermata la pagina principale di YouTube.

«Oh, bene!» disse. «Gli H.UL hanno caricato un nuovo video!»

Daniele si sporse in avanti.

Un’altra delle cose che avevano scoperto subito dopo essersi incontrati la prima volta, era stata la comune passione per i video degli Hunters of Unusual. Non a caso, dopotutto, si erano conosciuti in rete, su un forum di appassionati del paranormale. Erano entrambi più che certi della genuinità dei video dei loro eroi. Anzi, se soltanto non fossero stati tutti e due troppo timidi per mettersi in mostra, avrebbero volentieri seguito i loro passi, facendo video mentre andavano alla ricerca di fantasmi e altre cose insolite.

Il ragazzo avvicinò un po’ di più la sedia a quella di Valeria. Sfiorò le sue dita con la mano, e lei ricambiò la leggera carezza. Così vicini, si sentivano sicuri, protetti. Non c’era difficoltà che potesse mettersi sulla loro strada. Erano certi che, insieme, avrebbero vinto contro il mondo intero.

Ma, adesso, era arrivato il momento di dimenticarsi per qualche minuto del mondo intero.

«Dai, fai partire», disse Daniele.

Valeria annuì e spostò il cursore su PLAY.

Il video cominciò.

 
   
 
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