5)
Mamma
Higurashi
Stare
senza Kagome era una tortura.
Normalmente
la ragazza era solita trascorrere tre giorni nella sua epoca,
perché era il
massimo che Inuyasha poteva sopportare. Quei tre giorni senza di lei
erano
infiniti, si sentiva ansioso, era agitato e impaziente. Credeva che
fosse
dovuto solo alla pausa forzata dalla ricerca di Naraku, o perlomeno era
ciò che
raccontava a tutti, ma dentro di sé sapeva benissimo che il
motivo era più
personale. Senza Kagome, gli mancava l’energia necessaria a
combattere, e la
gioia di vivere.
Perciò
era orgoglioso di se stesso per essere riuscito a sopportare ben dieci
giorni
senza di lei. Non avrebbe voluto farlo, ma Kagome era stata
intransigente:
aveva gli esami di ammissione alle scuole superiori, ed era una
questione di
vita o di morte, a quanto pare più urgente dello scontro con
Naraku. Il mezzo
demone sapeva di non avere scelta.
In
quei dieci giorni si era impegnato nel mantenere districati i suoi
capelli: ci passava
le mani appena sveglio e prima di dormire, proprio come gli era stato
detto di
fare, e se sentiva resistenza, cercava subito di sciogliere il nodo
appena
formato. Voleva dimostrare a Kagome di essere in grado di badare a se
stesso e,
soprattutto, era sollevato all’idea di non sentire qualche
furiosa ramanzina o,
peggio ancora, una crudele messa “a cuccia”. Gli
venivano i brividi al solo
pensiero.
Il
sole era sorto da poche ore sul decimo giorno quando si era lanciato
nel pozzo
per andare a prendere la ragazza, ma la sua impazienza
l’aveva tradito: era
arrivato in anticipo di ore, Kagome doveva sostenere gli esami proprio
quella
mattina.
E
che mattina!
Era
stata una continua corsa prima per raggiungere lei, e poi per
recuperare il suo
zaino perso nel treno.
E
dopo, quando tutto sembrava andare per il meglio, le speranze di Kagome
erano
crollate all’improvviso, perché nel prezioso zaino
non c’era l’ancora più
prezioso tesserino!
Non
aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo davvero,
ma il viso
disperato di Kagome gli diceva che i problemi erano aumentati.
Stava
per chiederle come poteva aiutarla, quando era comparsa la signora
Higurashi
che aveva salvato il futuro scolastico della figlia, portandole l’ancora
più
prezioso tesserino.
Kagome
aveva ritrovato il sorriso ed era corsa all’interno
dell’edificio, di nuovo
piena di energie e lui, senza nemmeno accorgersene, aveva tirato un
sospiro di
sollievo.
Gli
restava solo di attendere la fine degli esami e sarebbe potuto tornare
nel
Sengoku insieme a lei.
«Tu
vai sempre in giro vestito in quel modo?» i suoi pensieri
furono interrotti
dalla signora Higurashi. La domanda della donna lo colse di sorpresa,
trovando
la risposta piuttosto scontata.
«Ma
certo.» Ormai la signora lo conosceva bene da sapere che
quella era l’unica
veste di cui disponeva e di cui non si sarebbe mai privato.
«Almeno
copri le orecchie.» senza nemmeno chiederglielo, prese la
propria sciarpa e la
pose sulla testa del ragazzo.
«È
proprio necessario?»
«Certo
che lo è, lo sai bene anche tu che in quest’epoca
i demoni non circolano
liberamente per le strade. Potresti spaventare qualcuno.»
Inuyasha
incrociò le braccia «Uhm, e va bene.»
Al
viso imbronciato del ragazzo, si contrappose il sorriso gentile della
donna
«Hai intenzione di restare qui?»
«Sì,
aspetterò Kagome sul tetto, e controllerò che non
accada niente di grave.» si
erse in tutta la sua altezza, orgoglioso del suo ruolo di protettore.
«Che
ne dici di farmi un po’ compagnia?»
«Come?»
«Kagome
è al sicuro, e dev’essere noioso per te aspettare
per ore da solo. Ti va di
farmi compagnia mentre faccio qualche commissione?»
Inuyasha
non sapeva cosa rispondere alla donna, era una situazione insolita e il
pensiero di lasciare Kagome lo rendeva inquieto.
«Ti
ruberò poco tempo e poi potrai tornare qui. Ho bisogno di
qualcuno che mi aiuti
con la spesa.»
Quell’ultima
frase sembrò fare breccia: l’idea di poter aiutare
la donna lo convinse a
separarsi per un po’ dalla ragazza che amava. Inoltre, la
signora gli
trasmetteva sempre molta tranquillità e armonia, gli piaceva
stare in sua
compagnia.
«Va
bene, se è solo per un po’, andiamo.»
La
signora portò il ragazzo in alcuni negozi in cui
c’erano oggetti disparati di
cui il mezzo demone ignorava l’uso, ma lei ogni volta ne
usciva con delle buste
piene, che passavano nelle mani del ragazzo. A volte la donna gli
chiedeva se
volesse qualcosa, ma se vedeva il cibo ninja che gli piaceva tanto, lo
prendeva
senza nemmeno chiederlo. Inuyasha era confortato da quelle attenzioni:
era
abituato al fatto che Kagome si prendesse cura di lui, ma che lo
facesse anche
la madre era sorprendente. In tanti anni di vita solitaria aveva
dimenticato il
piacere di avere qualcuno che pensasse a lui e ai suoi desideri, ma da
quando
aveva conosciuto Kagome, le persone intorno a lui si erano moltiplicate
e la
signora Higurashi si aggiungeva alla lista. Era tutto così
diverso ora, che non
gli sembrava vero! Quando fu soddisfatta della sua spesa, la donna
chiese a
Inuyasha di accompagnarla alla stazione, ma lungo il tragitto vide un
parchetto
e si fermò.
«Ti
dispiace se ci fermiamo qui?» il ragazzo scrollò
le spalle e insieme
proseguirono verso una panchina.
Una
volta seduti, Inuyasha incrociò le braccia, chiedendosi cosa
stesse facendo
Kagome. La signora Higurashi osservò il ragazzo accanto a
lei e sorrise,
pensando a come quella creatura non umana fosse diventata parte della
sua
famiglia in modo così naturale, in breve tempo. Gli era
piaciuto sin dal primo
momento, nonostante fosse entrato in casa sua senza annunciarsi e senza
nessuna
buona maniera. Ma lei aveva un sesto senso per le persone, riusciva a
capirne
l’animo a prima vista, le bastavano poche occhiate per
fidarsi oppure no. E
quando Inuyasha era apparso, oltre a essere stata colpita dal suo
aspetto
insolito, aveva visto qualcosa nei suoi occhi che gli avevano dato
immediata
fiducia. Sapeva che Kagome era in mani sicure, perché dietro
l’apparenza dura e
scostante, c’era un ragazzo che teneva a sua figlia quanto
lei.
«Noto
che il trattamento ai tuoi capelli sta funzionando ancora.»
esclamò, osservando
le ciocche argentate lisce e districate.
«Oh,
sì.» il viso di Inuyasha si fece delicatamente
più roseo «Kagome mi ha detto di
passare le dita tra i capelli ogni giorno per non farli tornare come
prima.»
«Mi
sembra un ottimo consiglio.» la donna sorrise, conciliante
«Avresti bisogno di
una spazzola.»
Il
ragazzo sembrò imbronciarsi «Non ne ho mai avuto
bisogno.»
«Infatti
ricorderai in che stato erano i tuoi capelli.»
esclamò lei, sorridendo.
Inuyasha
arrossì, colpevole.
«Quando
Kagome era piccola, mi piaceva tanto spazzolarle i capelli, era un
momento
tutto per noi, in cui mi prendevo cura della mia bambina.» il
sorriso allegro
della signora divenne malinconico «Scommetto che anche la tua
mamma ti
spazzolava i capelli, vero?»
Inuyasha
s’incupì, come in ogni occasione in cui si
nominava Izayoi, ma quella volta gli
sembrò meno difficile affrontare l’argomento.
Forse
perché accanto a lui c’era un’altra
madre.
«Sì.
Voleva pettinarli sia la mattina che la sera. Diceva che era importante
che
curassi il mio aspetto, ma per me era una tortura.»
La
donna accanto a lui tornò a sorridere serena
«Posso immaginarlo: anche Kagome a
volte non voleva che le pettinassi i capelli. Ai bambini non piace, ma
è vero
che bisogna curare il proprio aspetto sin da piccoli, ed è
compito di un
genitore farlo capire ai figli.»
Inuyasha
chinò il capo, con espressione seria.
«Ti
manca tanto la tua mamma?»
Il
ragazzo fu sorpreso da quella domanda così diretta e
riuscì a rispondere con
fatica «È… è passato tanto
tempo, ormai.»
Comprendendo
la tristezza del ragazzo, la signora Higurashi gli poggiò
una mano sulla spalla
«Il suo amore sarà sempre con te, Inuyasha. Le
madri amano sempre, anche se
vengono separate dai figli. Sota e Kagome sono parte di me, e lo
saranno anche
se saremo lontani fisicamente, perché i nostri cuori sono
stati collegati una
volta e quel legame dura in eterno. Sono sicura che anche tua madre
provasse lo
stesso amore per te.»
Inuyasha
annuì debolmente, il nodo in gola non gli permetteva di
articolare parola.
«Non
dimenticare l’amore che hai ricevuto e fanne tesoro come un
dono di cui avere
cura, così vivrà sempre dentro di te.»
Il
ragazzo rimase in silenzio. La donna vide i suoi occhi agitarsi e
capì di non
dover andare oltre.
«Bene,
direi che ho riposato abbastanza. Accompagnami alla stazione,
così potrai
tornare da Kagome.» la donna gli riservò un altro
dei suoi sorrisi
incoraggianti e lui tornò ad annuire.
«Siamo
a casa!» la voce di Kagome risuonò allegra e
soddisfatta e sua madre seppe che
era andato tutto bene. Vide la figlia passare velocemente per salire in
camera,
e quando scorse la figura di Inuyasha, lo chiamò
«Vieni un attimo qui.»
L’hanyou
varcò la soglia della cucina, incuriosito, e
l’odore di cibo che impregnava
l’ambiente gli fece brontolare lo stomaco.
«Hai
fame? Sto preparando un po’ di cose da farvi portare
via.» prese qualcosa dalla
tasca del grembiule e la porse al ragazzo «Questo invece,
è per te.» si
trattava di un foglio ripiegato in più parti: Inuyasha le
rivolse uno sguardo
perplesso.
La
donna sorrise «Sono ingredienti e istruzioni per fare un
impacco per i tuoi
capelli con prodotti che puoi trovare nella tua epoca. So che Kagome
porta i
suoi, ma se dovessero finire avrai una riserva.»
«Ma
perché la dà a me?» il ragazzo
incrociò le braccia al petto.
«Perché
è giusto che impari a prenderti cura di te.»
esclamò la donna, con un tono che
non voleva obiezioni, un tono da madre. Poi proseguì
più dolcemente «Anche tua
madre lo vorrebbe.»
Inuyasha
arrossì e allungò una mano per prendere il
foglio, rispondendo con un filo di
voce «Grazie.»
La
donna gli rivolse un sorriso affettuoso e il ragazzo si
sentì nuovamente confortato
da quel gesto gentile e premuroso.
Se
sua madre fosse stata ancora viva, forse gli avrebbe detto le medesime
parole.
Forse
era vero che le madri provavano tutte lo stesso amore per i propri
figli e per
un attimo, guardando la signora Higurashi, provò a
immaginare che fosse sua
madre, intenta a prendersi cura di lui.
Quando
giunse il momento di attraversare il
pozzo, Inuyasha prese sulle spalle l’ingombrante zaino e si
diresse verso la
porta di casa Higurashi, mentre Kagome salutava la sua famiglia.
«Inuyasha.»
prima di varcare quella soglia, il
ragazzo fu fermato da un richiamo: si voltò e scorse la
signora «Prenditi cura
di Kagome… e di te.»
«Certo.»
rispose il ragazzo, in tono sicuro.
La donna lo salutò, rivolgendogli il suo immancabile sorriso rassicurante. Sorriso a cui lui rispose, timidamente, per poi uscire dall’abitazione.
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Quetsa OS mi ha dato un po' di filo da torcere, ma alla fine sono contenta del risultato. Mi piaceva l'idea di mostrare un momento più intimo tra la mamma di Kagome e Inuyasha, perché la donna sin da subito ha trattato il nostro hanyou come uno di famiglia, e volevo dare a Inu un momento madre-figlio, che non potrà più avere con la sua vera madre.
Spero che l'idea sia piaciuta anche a voi. ^^
Grazie come sempre per i commenti, questa raccolta sta volgendo al termine (purtroppo T_T) e i vostri pareri hanno reso la sua pubblicazione un vero piacere.
Arigatou ❤️