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Autore: Antonia_P    17/01/2024    2 recensioni
«Lui non c’è più» bisbigliò. Aggrottai la fronte, mi scostai una ciocca di capelli ribelle e mi piegai sulle ginocchia doloranti. Allungai una mano per toccarle la spalla, ma rimasi paralizzata alla vista del suo viso: era identico al mio.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Your face is like a melody. It won't leave my head. Your soul is haunting me and telling me that everything is fine but I wish I was dead. Il tuo viso è come una melodia. Che non lascia la mia testa. La tua anima mi perseguita dicendomi che va tutto bene, ma vorrei essere morta - Dark Paradise, Lana Del Rey.

*
*


La mia migliore amica spense il fuoco sotto il bollitore, recuperò due tazze di ceramica e versò la camomilla. Dopo di che si avvicinò al tavolo rettangolare circondato da diverse sedie e attese che io facessi altrettanto. Presi un respiro profondo, attraversai la cucina immacolata, scostai una sedia e mi sedetti vicino a lei. Afferrai la tazza di colore rosa e iniziai a bere il liquido giallastro che mi scaldò le corde vocali.
 
«Non male» mormorai.
 
Emy sorrise soddisfatta al suono del mio complimento, dondolò su se stessa e bevve la bibita. Schioccai la lingua divertita da quell’atteggiamento così infantile e assaporai la camomilla bollente. In quel momento non provavo agitazione, non provavo ansia ma una leggera pace simile ad un raggio di sole.
 
«Domani inizio la scuola» borbottò Emy.
«Ti tocca se vuoi restare qui» le ricordai.
 
Io ero in città per lavoro, per poter completare alcune transazioni con la Kaiba Corporation. Oltretutto avevo terminato gli studi prima grazie alla mia intelligenza, ma soprattutto grazie agli insegnanti privati.
 
Per Emy era diverso.
 
Ufficialmente avrebbe dovuto frequentare la scuola, visto che aveva solo quattordici anni come me. Ma aveva fatto richiesta di frequentare un anno scolastico all’estero tramite borsa di studio e… era riuscita ad ottenerla.
 
«Mi accompagni?».
«Ovvio» feci spallucce.
 
«Mi sento più tranquilla».
«Te la caverai» sorrisi.
 
«Andiamo a dormire?» sbadigliò.
«Decisamente».
 
Io ed Emy terminammo la nostra bibita calda, ci alzammo in piedi e ci spostammo verso il piano superiore. Il corridoio era lungo, bianco e poco illuminato non essendoci alcuna finestra al suo interno però era decorato con quadri e fotografie scolorite
 
«Quella è la tua stanza» dissi indicando la seconda stanza sulla sinistra seguita da un primo bagno dalla porta ancora chiusa «Spero che ti piaccia. L’ho fatta pulire e dovresti trovare la tua valigia».
 
La mia migliore amica abbassò la maniglia della porta, entrò nella sua camera personale ed esultò contentissima. Gli occhi azzurri si muovevano da una parete all’altra mentre le mani non smettevano di toccare i mobili puliti.
 
«Grazie mille» disse Emy.
«Prego» dissi.
 
Baciai la mia migliore amica sulla guancia, diedi la buonanotte e mi diressi verso la mia stanza. Questa si trovava sulla destra e come quella della mia coinquilina si trovava vicino ad un bagno. Entrai al suo interno e notai due cose: la luce del tramonto e una fotografia scolorita sul pavimento.
 
«Bei tempi» sussurrai.
 
Chiusi tutto nel cassetto di un mobile vicino a letto, attraversai la stanza e spalancai la finestra che affacciava sul giardino. Ispirai profondamente la luce del sole che stava tramontando sulla città che non sembrava aver voglia di dormire.
 
Non male.
 
Sospirai rigenerata dal calore del sole ed entrai nel piccolo bagno collegato grazie ad una porta interna. Aprii il primo armadietto che trovai e arrossii alla vista di un pigiama a mezze maniche nuovo di zecca.
 
«Dorotha» borbottai.
 
Dorotha era sposata con la mia guardia del corpo da due anni a questa parte, o almeno così ricordavo. Era molto gentile, disponibile e soprattutto attenta ai dettagli e soprattutto per questo l’avevo assunta.
 
Lavorando soprattutto in ufficio per me era impossibile dedicarmi alla pulizia della casa oppure la cucina. Già è qui… Mi diedi un pizzicotto sulla guancia per cancellare l’imbarazzo provocato da tutte quelle attenzioni.
 
Aprii l’acqua calda all’interno della vasca, riempii fino a bordi e poi chiusi tutto per sicurezza. Mi spogliai completamente, mi infilai nel liquido bollente e lasciai che catturasse tutto lo stress della giornata.
 
Quando terminai, uscii e afferrai il primo asciugamano in spugna che intravidi appeso alla parete. Lo avvolsi attorno al mio corpo che ben presto coprii con un semplice pigiama che lasciava le braccia scoperte.
 
Mi passai una mano nei lunghi capelli castani e piuttosto stanca mi diressi verso la porta di legno. Attraversai la stanza ormai in semi ombra e mi gettai a peso morto sul letto che profumava di pulito. Mugugnai tra me e me.
 
Quando la testa sprofondò nei cuscini dalla fodera bianca, sospirai per un motivo ben preciso: ero distrutta. Mi piegai su me stessa, assumendo una posizione quasi fetale, e chiusi gli occhi lasciandomi trasportare dall’oscurità delle mie stesse palpebre.
 
La mia mente, però, più sprofondava nel momento dei sogni, più pensava a ben altro. Tipo: che cos’era il tintinnio che avevo sentito? Nel momento mi feci quella domanda, mi resi conto di una cosa piuttosto sconvolgente: non ero più sveglia.
 
Oh no! 
 
Mi guardai più volte attorno quando mi resi conto di star sognando qualcosa di ben diverso dal solito. Attorno a me non c’era il deserto ma, le mura di un palazzo dall’aspetto maestoso e un giardino ricco di piante alimentate da fontane piene d’acqua dolce.
 
«Però…» mormorai.
 
Feci qualche passo avanti, sorpresa da tanta bellezza, ma mi bloccai alla vista di un’ombra non troppo alta poco distante da me. Immediatamente, mi nascosi dietro un albero e attesi che la persona in questione uscisse allo scoperto.
 
Sussultai qualcuno dal lungo corridoio emerse un ragazzo di circa diciassette anni dagli occhi violacei. Indossava abiti per niente moderni, parevano provenire da chissà quale epoca, e le muscolose spalle erano coperte da un mantello blu.
 
«Ti stavo aspettando!» esclamò.
 
Un brivido mi percorse tutta la spina dorsale quando mi ritrovai ad essere sotto scacco di quelle iridi così penetranti. Mi indicai con un dito, ma ben presto aggrottai la fronte nel vederlo sorpassarmi senza problemi.
 
«Lo so» ammise una voce.
 
Quando quelle parole giunsero fino alle mie orecchie, mi irrigidii per un motivo ben preciso: la persona che aveva parlato mi era familiare. Mi voltai di scatto e cercai con lo sguardo la proprietaria di quella voce. Imprecai alla vista di una ragazza identica a me.
 
«Pensavo non venissi più» disse il ragazzo.
«Sono stata tentata dal farlo».
 
Mi mordicchiai il labbro inferiore quando il giovane dalla pelle ambrata si avvicino al mio doppione. Allungò una mano ambrata, ricoperta da un bracciale dorato, e la posò sulla delicata guancia destra di lei.
 
«E cosa ti ha fatto cambiare idea?».
«Tu» ammise lei.
 
Nel preciso istante in cui la fanciulla dall’aspetto per niente diverso dal mio pronunciò quella sillaba, gemetti. Uno strano dolore mi partì dal cuore e si spanse fino a raggiungere alcuni angoli del mio cervello.
 
Che cosa…
 
Mi piegai sulle ginocchia e mugugnai quando fui costretta ad appoggiarmi al suolo sabbioso. Provai ad afferrare alcuni granelli dorati, ma non ci riuscii poiché questi scomparvero nel nulla. Eh? Battei numerose volte le palpebre quando una strana luce mi abbracciò facendomi sentire meglio. Mi mossi e non mi stupii quando capii il motivo di tanto benessere: il sogno era finito ed io ero tornata alla realtà.
 
«Mio Dio…» borbottai. 
 
Girai la testa verso il piccolo comodino semi vuoto e controllai la sveglia dalle lancette fosforescenti. Mi stupii quando lessi l’orario: erano le sette e mezza del mattino ed io ero ancora sotto le coperte. Dovrei alzarmi…quel pensiero così semplice ma altrettanto importante mi riecheggiò con violenza nella testa. Mi passai una mano nei capelli e cercai in tutti i modi di farmi forza, anche se non ne avevo la ben che minima voglia.
 
«Forza e coraggio, As!».


*
*


Buonasera a tutte e tutti coloro che leggeranno questo mio terzo capitolo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Detto ciò ringrazio infinitamente chi ha letto questa nuova version e chi la commenterà facendomi sentire la sua presenza. Se tutto va bene, salvo imprevisti o impegni improvvisi, ci sarà un aggiornamento a breve!
   
 
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