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Autore: Marc25    22/01/2024    1 recensioni
Ispirato da una storia vera, purtroppo ciò che succederà nella stazione in tale storia è successo nella realtà.
Trama: Luca e Francesco sono due ragazzi innamorati. Un uomo, un tale Carlo è un omofobo e insulta i ragazzi, uno di loro però deve partire, così Carlo se la prende con l'altro. Caso vuole che lo stesso ragazzo che era stato insultato quella mattina lo rincontra la sera. Un incontro che cambierà in qualche modo la vita di tutti e 3 i protagonisti. E nulla sarà più come prima
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Cap 5 – Sguardo glaciale
Il bacio
Quella sera Luca precedette Carlo di qualche minuto. Il barista lo riconobbe e gli disse: << Ha cambiato pettinata? >>
<< Si, e anche colore, come avrà notato. Le devo chiedere un gran favore. >>
<< Ok, se posso. >>
<< Quando viene quel signore, Carlo, può fare finta di non avermi mai visto? O comunque non fare cenno al fatto di avermi già visto in nessun modo? >>
<< Certo che posso, anche se non ne vedo il motivo. Sicuro che voglia passare del tempo con quel tipo? >>
<< Sicuro? No. Lo definirei necessario. >>
<< Mi scusi se non la capisco. >>
 
Entrò Carlo e notò con sorpresa che il ragazzo biondo che lo aveva aiutato quel giorno era già al bar. Si avvicinò amichevole.
<< Ciao…Francesco, vero? >>
<< Si, Carlo. >>
<< Si ricorda il mio nome, vedo. >>
<< Io ricordo tutto. >>
Lo sguardo del ragazzo sembrava freddo e diretto a lui, ma Carlo sapeva che non era possibile.
<< Stanno dicendo le formazioni. >> disse l’uomo chiedendo una birra e dicendo: << Lei che drink vuole? >>
<< Mi davi del tu. Comunque una birra. >>
<< Bene, allora due birre. >>
Luca memore di tutte le convinzioni dell’uomo: << Sempre a mettere Giroud, ma tanto gli piace quello scarpone? >>
<< Non ci posso credere, allora non sono l’unico che lo pensa! >>
<< Scherzi? Chiunque abbia un paio d’occhi dovrebbe saperlo. >>
<< Già mi piaci ragazzino. Faccio un brindisi in tuo onore. >>
<< Alla salute! >>
 
Studiare il Milan nei minimi dettagli aveva comportato un certo attaccamento a quei colori da parte di Luca, che già simpatizzava per i rossoneri. Perciò quando quella sera il Milan segnò fu normale abbracciarsi con chi gli stava affianco per festeggiare, e per qualche secondo quell’abbraccio gli aveva dato un certo calore ma che subito dopo era tornato ad essere semplicemente l’abbraccio dell’assassino del suo fidanzato.
 
<< Guarda, ha segnato Giroud. >> disse Luca aspettando la reazione del suo interlocutore.
<< Beh, mi pare il minimo, con un altro gioco e un altro attaccante andremmo meglio. >>
<< Già, non mi meraviglierei se fosse un frocio di merda. >> provocò Luca.
<< Beh, sarebbe davvero il colmo, cambierei squadra piuttosto. E tu? >>
<< Oh, sì, anch’io. >> menti Luca.
 
Passarono altri due mesi, Luca era certo di una cosa, Carlo lo considerava un amico che tifava per la stessa squadra e che la pensava nello stesso modo. Nonostante questo, passare del tempo con lui lo aveva convinto di una cosa, era una persona che non avrebbe fatto niente per gli altri, neanche aiutare un amico, senza avere un tornaconto personale perlomeno.
 
Quella sera…
Entrò nel bar come tutte le altre sere, ma non era una sera come le altre.
Non aveva molto tempo, quando si sedette sul suo solito sgabello accanto a Carlo.  Aveva il respiro affannato e la sudorazione era aumentata, il barman probabilmente se ne accorse ma fortunatamente non commentò, Carlo no. Era bene che fosse così, non aveva molto tempo.
Anche quella sera Carlo gli parlava, lui annuiva o dava risposte vaghe, la verità era che non lo ascoltava.
Un pensiero si annidò nella sua mente: “ Potrei lasciare tutto come sta, lasciare perdere, non andare fino in fondo. Potrei lasciare questo razzista nella sua patetica esistenza, quello che vedrà dopo allora sarebbe solo un brutto scherzo. Dopo di che non mi farò più vedere in questo bar. Ma devo decidere ora. Altrimenti chi ci rimetterà sarò solo io. “
Mentre aspettava la partita Carlo lesse una notizia di un telegiornale flash: << Due ragazzi omosessuali aggrediti in una stazione. >>
Luca rimase quasi congelato alla lettura di quella notizia che tanto gli ricordava la sua, quella del giorno in cui aveva perso Francesco.
Ma Carlo senza sapere in realtà con chi stesse parlando commentò quella sua “ prodezza “: << Mi ricordo la scorsa estate, vidi due froci che si tenevano per mano, uno purtroppo partì. Ma l’altro lo insultai pesantemente, come va fatto con loro. Ma la parte forte viene di sera, pensa che lo rincontrai nei pressi di casa mia, lo inseguii con una mazza da baseball che mi porto sempre dietro, dovevi vedere come si cacava addosso, ahaha. Poi ho messo in mezzo pure un gruppo di bulletti e insieme lo abbiamo inseguito finché per sfuggirci non ha visto la strada e bum, è stato investito, fu…soddisfacente. >>
Soddisfacente, quella parola rimbombò nella testa Luca per qualche secondo, tanto bastò per fargli prendere la decisione che sarebbe andato fino in fondo. Mentre Carlo era girato verso la TV, lui lo chiamò: << Carlo. >>
L’uomo girò la testa verso di lui, Luca prese con forza la nuca dell’uomo con una mano e lo baciò, un bacio intenso che durò qualche secondo, finché Carlo non riuscì a liberarsi.
<< Tu! SEI UN FROCIO DEVIATO DI MERDA!?! >>
Carlo tirò una testata forte a Luca che cadde dallo sgabello. A quel punto il ragazzo cominciò a ridere a crepapelle e Carlo gli tirò un calcio in pancia che smorzò la sua risata, che subito riprese.
Carlo voleva continuare a picchiare Luca, ma il barman lo bloccò e chiese a tutti gli avventori di andare a casa per quella sera e che le consumazioni erano offerte da lui.
Carlo incredulo si lamentò: << Se adesso difendi anche i finocchi non mi vedrai più in questo bar. >>
<< Non ti vedrà nessun bar. >> disse Luca tra una risata e l’altra.
Carlo la prese come una provocazione e spinse il barman per attaccare il ragazzo. Ma il giovane barman era più forte di lui e lo respinse dicendogli: << Se ne vada. >>
Carlo se ne andò con occhi pieni di odio ma gli occhi azzurri che lo fissavano ora che la risata era passata, erano di gran lunga più carichi dei suoi.
 
Il barman aiutò Luca a rialzarsi.
<< Come stai? >>
Luca con il dorso della mano si “ pulì “ il labbro, come per cancellare il disgusto di quel bacio e poi aggiunse: << Non potrei stare meglio. >>
<< Beh, sanguini dal naso e la tua fronte si sta gonfiando. E poi scusa se te lo dico ma è da prima che sei bianco come un cencio e sembri avere il respiro affannoso. Comunque ho un kit di sopravvivenza da qualche parte. >>
<< Ti ringrazio ma prima devo andare un attimo in bagno. >>
<< Vai pure. >>
 
Una volta in bagno Luca vide tutto annebbiato, a stento riusciva a camminare, il tempo stava per scadere.
 
Carlo era arrabbiatissimo, tutto si aspettava ma non di fare amicizia con un frocio. Se lo avesse rincontrato giurava a sé stesso che lo avrebbe picchiato a sangue. Quel barista lo aveva fermato ma non sarebbe successo di nuovo.
Guidava verso casa, non era lontana. Stava iniziando a sudare, probabilmente perché era sconvolto si disse.
Appena aperto il portone del palazzo vide un foglio sporgente dalla sua cassetta delle lettere, aprì il foglietto che era piegato in due e era scritto con caratteri dal computer: “ Ti è piaciuto l’ultimo bacio? “
Era ovvio di chi fosse il messaggio, Carlo infuriato strappò il foglio. Salì le scale e davanti alla porta vide una mazza da baseball con un fiocco sopra, come se fosse un regalo.
Lo toccò e capì, un flash, alla stazione c’erano due ragazzi, quello che era morto quella sera e l’altro era quel Francesco, come credeva che si chiamasse, solo che era bruno. Aveva pensato a tutto ma gliela avrebbe fatta pagare cara.
Prese le chiavi per aprire la porta ma continuava a sudare e sentiva il proprio respiro affannoso, non riusciva neanche ad aprire la porta.
Quando alla fine riuscì ad aprire la porta ma continuava a sudare e sentiva il suo respiro affannoso, non riusciva neanche ad aprire la porta.
Quando alla fine riuscì ad aprire la porta ma si diresse subito in cucina per bere un bicchiere d’acqua, il respiro affannoso non migliorò.
Ricevette un messaggio da un numero sconosciuto, era un video, il video di lui che inseguiva quel tizio alla stazione, si ricordò effettivamente che quel tipo lo aveva ripreso col cellulare. Una volta finito di visionarlo era come se quel video non fosse mai stato mandato, sparito.
 
Sudava freddo e sempre di più, non sapeva cosa gli stesse succedendo, iniziò ad avere in mente sempre quegli occhi che lo guardavano con odio. Decise di uscire, pensava che la situazione sarebbe migliorata o che avrebbe chiamato un medico.
 
Una volta in bagno Luca prese dalla tasca una boccetta e ne bevve il contenuto con foga. Dopo di che si tolse il sangue che gli era uscito dal naso a causa della testata di quel miserabile. Per fortuna il naso non era rotto. Si sciacquo la faccia più volte come a rendersi contò che ciò che aveva progettato e pensato era andato a compimento.
Si vide allo specchio ripensando a tutto.
 
Se era vero che la cronologia del suo computer era piena di ricerche che riguardavano la sua tesi, questa da quando conosceva Carlo erano state superate dalle ricerche sul Milan. Ma ancora di più erano state superate dal come fare un veleno, esattamente quello di cui gli aveva parlato Federico, il suo amico e tutor dell’università. Le ricerche erano state minuziose, tutto era stato studiato nei minimi particolari, era riuscito a trovare tutte le dosi per creare quella che poi era risultata essere una pomata. Era incredibile come anche sostanze di tutti i giorni come lo zucchero servissero per fare quel veleno. Per produrre l’antidoto erano serviti anche piccoli prelievi del suo sangue che aveva fatto da solo.
Una volta pronta la pomata e l’antidoto aspettò tutto il giorno a cui aveva pensato, nel frattempo aveva comprato un telefono a basso prezzo ma capace di mandare video in giorni e orari precisi e poi auto cancellarsi una volta che il ricevente li avesse visualizzati.
Aveva avuto dei dubbi e dei tentennamenti durante tutta l’elaborazione del piano. Ma il destino aveva voluto che lui incontrasse casualmente l’uomo che era stato praticamente l’assassino di Francesco, e non solo non provava alcun pentimento ma addirittura se ne vantava.
Quella sera aveva messo la pomata sulle labbra e anche su parte della lingua, era disgustosa ma si era ripromesso di dare a Carlo un ultimo bacio dolcemente mortale.
 
Si riprese da tutti quei pensieri e si ricompose per quanto possibile per tornare dal barista che giù lo aspettava con tutto un kit di sopravvivenza oltre a del ghiaccio. Luca sorrise.
 
 
Carlo, una volta uscito ebbe l’illusione di stare meglio ma poi, dopo poco tempo iniziò a barcollare, a vedere tutto offuscato, ad avere la sensazione che la gola si volesse chiudere e non riusciva a dire una parola. Alcune persone portarono l’attenzione a quell’uomo che si sentiva male ma nessuno riuscì a fermarlo in un suo attraversare la strada proprio mentre passava una macchina senza stare sulle strisce.
L’automobile anche se andava piano lo prese in pieno. Fece qualche ultimo respiro e poi morì, la strada era la stessa dove era morto Francesco.
 
Mentre il barman gli metteva il ghiaccio sulla parte gonfia della testa, Luca provò sollievo dopo un breve fastidio.
<< Non so se ringraziarti o meno. >>
<< Che intendi? >> chiese Luca
<< Forse ho perso un cliente pagante, però era una persona spiacevole quindi se non dovesse venire più non credo sia una grossa perdita. >>
<< Non lo è. E non verrà più. >>
<< Perché ne sei così sicuro? >>
<< Una sensazione. >> disse il ragazzo con uno sguardo che faceva accapponare la pelle ma che non era diretto a lui. In quel frangente il ragazzo guardava il vuoto.
 
Quello sguardo glaciale che aveva contraddistinto Luca da quando lo aveva visto quella sera sparì improvvisamente e si trasformò in uno sguardo di gratitudine e con una velata tristezza negli occhi. Il barista non poteva sapere che quello sguardo che faceva paura non sarebbe mai più tornato negli occhi di Luca.
 
Il barman gli mise un cerotto sulla testa.
Luca lo ringraziò: << Grazie. >>
Mentre se ne stava andando il barman gli disse: << Ah, comunque io mi chiamo Alessandro. >>
<< È stato un piacere, io sono Luca. >>
<< Pensavo avessi detto che ti chiamavi Francesco. >>
<< Lo ho detto. >>
Alessandro capì che molte cose di quel ragazzo dolce e inquietante allo stesso tempo non le avrebbe capite.
<< Ci rivedremo? >> gli chiese
<< Forse. >> rispose Luca.
 
La madre lo vide rientrare prima delle ultime serate ma era comunque preoccupata: << Me lo dici dove vai ogni sabato e domenica sera? >>
Fu la prima cosa che disse appena entrò poi vedendolo aggiunse: << Che ti sei fatto? >>
<< Niente ma, sono scivolato e un ragazzo mi ha aiutato. >>
<< Luca, che succede? >>
Luca prese le mani della madre tra le sue e la guardò negli occhi dicendole: << Ti prometto che nel prossimo week end non uscirò e vedrai che non dovrai più preoccuparti per me. >>
<< A me importa che prima o poi tu vada avanti Luca, solo quello. >>
Luca abbracciò la madre con forza, aveva le lacrime agli occhi ma le ritirò quando si staccò da quell’abbraccio.
 
Il giorno dopo Luca si svegliò abbastanza presto, aveva un forte mal di testa. Si chiedeva se la polizia di Pavia avesse dei poliziotti abbastanza intelligenti da capire quanto bastava per arrivare a lui e al suo computer. Il cellulare che aveva preso solo per mandare il video a Carlo era ridotto in mille pezzi in diversi cassonetti. Pensava fosse difficile che arrivassero a lui ma lo aveva messo in conto.
 
<< Ben svegliato, domani torni a Milano ma stai preparando la tesi? >>
<< Si, stai tranquilla, diciamo che ho un po’ rallentato ma da oggi mi rimetterò a posto. >>
<< Sarà meglio. Ti fa ancora male? >> disse la madre toccandogli la testa.
<< Molto meno. >> disse Luca mentendo.
 
Mentre facevano la colazione iniziò il telegiornale locale. La prima notizia fu la morte di Carlo Gastani, si parlava del problema di quella strada e del fatto che non ci fossero delle strisce pedonali, visto il secondo incidente nel giro di pochi mesi. Luca non riuscì a non ridere, rise incontrollabilmente, la madre lo guardò inquieta. Luca se ne andò nella sua stanza ancora ridendo.
 
Rideva ancora quando si stese sul letto. Il fatto che fosse stato investito nella stessa strada dove era stato travolto Francesco sembrava essere la perfetta chiusura del cerchio. Nessuno avrebbe indagato su niente.
Luca in quel momento, in quel frangente pensava che Francesco sarebbe stato fiero di lui…si, sarebbe stato fiero..sarebbe stato fiero…?
FINE
   
 
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