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Autore: AndyWin24    24/01/2024    1 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 10
Il cuore di un guerriero
 
   «Ahhh!» urlò Artù, colpendo con la spada un palo rinforzato.
   Era dall’alba che si trovava nel campo di addestramento, lo stesso in cui era solito allenare i cavalieri. Quel giorno, però, era da solo. Tutti gli altri erano di pattuglia a sorvegliare la città in caso di attacco del Leviatano oppure a riposare, dopo aver finito il proprio turno.
   «Ahhhh! Ahhhh!» gridò ancora, sferrando due colpi a ripetizione. Doveva sfogarsi. Ne aveva un gran bisogno. Perché aveva accettato di stare alle condizioni di quei forestieri? Lui era il re, e non avrebbe dovuto agire in quel modo così sconsiderato. Del resto, non conosceva affatto quelle persone. Poteva già sentire distintamente i rimproveri che gli avrebbe affibbiato suo padre se fosse stato lì a guardarlo.
   “Non ti ho cresciuto per essere così debole! Sei tu che devi imporre la tua volontà agli altri! Non il contrario! Come ti è saltato in mente di sottostare al volere di qualcuno che non fosse il tuo?!”
   “O il tuo, padre.” aggiunse Artù, con una smorfia di disappunto. Uther avrebbe reagito più o meno in quel modo, forse anche in tono più brusco, conoscendolo. In ogni caso, non riusciva a togliersi quelle parole dalla testa. Gli rimbombavano fastidiose come il suono di una campana.
   In aggiunta, di tanto in tanto si sommavano al coro anche le lamentele di Agravaine, che avrebbe sicuramente disapprovato quel comportamento.
   “Artù, non è saggio dare ascolto al primo malcapitato che ti passa davanti. Dammi retta, lasciali andare per la loro strada e agisci come un vero leader. Sii forte e decidi tu come affrontare la situazione.”
   Anche lo zio sarebbe stato deluso dalla sua scelta. Eppure, si sentiva nel giusto. Il mostro era una minaccia reale per il regno e credeva che allearsi con quegli sconosciuti fosse la cosa migliore da fare. Anche Merlino la pensava come lui e, benché non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, teneva molto in conto il parere del ragazzo. Merlino sembrava riuscire spesso a prevedere i comportamenti delle persone. Ci aveva visto giusto quella volta che lui aveva deciso di giustiziare re Caerleon1. Aveva capito subito che era una pessima scelta. Ma lui non gli aveva dato retta e per poco non aveva sfiorato una guerra con Annis ed il suo popolo.
   Aveva anche dubitato della fedeltà di Gaius, quando era stato accusato di essere in combutta con lo stregone che aveva ucciso Uther2. In quel caso, sia Merlino che il suo istinto gli dicevano che si stava sbagliando e che il vecchio medico era sicuramente innocente. Ma lui non aveva voluto sentire ragioni. Aveva deciso in base alle prove. E aveva commesso l’ennesimo errore. Ancora non riusciva a perdonarselo.
   “Ma non accadrà di nuovo!” pensò, attaccando il palo con forza. “Stavolta, intendo scegliere seguendo quello che credo sia giusto!”
   «Volevate vedermi?»
   A quel punto, Artù si voltò di scatto e vide Kit che gli stava andando incontro.
   «Sì. Vieni pure.»
   «Riguarda mio fratello?» chiese la giovane, preoccupata. «L’avete trovato?»
   «No, ma abbiamo saputo che poco fuori Camelot è stato visto un ragazzo che corrisponde alla sua descrizione. Ho già mandato qualcuno a controllare. Se era lui, lo troveranno. Non temere.»
   «Bene. Vi ringrazio.»
   «Comunque, non ti ho fatta venire qui per questo.»
   «Ah, no? E per cosa, allora?»
   Artù le indicò il lato del campo dove erano tenute le attrezzature per gli allenamenti.
   «Prendi una spada.»
   «Perché?»
   «Perché sono curioso di vedere come te la cavi a maneggiarla. Se dobbiamo combattere insieme, voglio accertarmi delle tue abilità.»
   Kit annuì, facendo come gli aveva detto. Così, scelse una spada a caso tra le tante, la afferrò e si mise in posizione di guardia.
   «Va bene. Sono pronta. Ma vi avverto, sono piuttosto brava. Mi alleno a combattere fin da quando ero piccola. Non rimaneteci male se fate una brutta figura.»
   «Non preoccuparti.» affermò Artù sorridendo. «Correrò il rischio.»
   Così dicendo, si lanciò in avanti, facendo partire un fendente contro di lei.
   Klang!
   La ragazza parò il colpo e rispose prontamente.
   Klang!
   Di nuovo, Artù fece lo stesso, parando e contrattaccando. Lo scambio andò avanti in quel modo per qualche secondo, finché il re non la disarmò.
   «Accidenti!» imprecò la ragazza.
   «Mmm… niente male. Effettivamente sei “piuttosto brava”, ma mi aspettavo qualcosa di più da chi ha messo alle strette Leon.» commentò Artù, sgranchendosi le braccia. «Lui è tra i miei migliori cavalieri. Sono in pochi a riuscire a tenergli testa.»
   «Allora, non mi tratterrò, stavolta.» ribatté Kit, riprendendo l’arma da terra.
   A quel punto, i due incrociarono di nuovo le spade. La giovane principessa attaccò senza sosta, infilando ben dieci stoccate di seguito, che però Artù parò facilmente. Poi, al suo primo contrattacco, le fece cadere per la seconda volta la spada dalle mani.
   «No!» esclamò Kit, frustrata.
   «Non lamentarti. È colpa tua se ti è sfuggita.» le disse Artù. «Allenti troppo la presa dopo aver sferrato un attacco.»
   La ragazza lo guardò innervosita.
   «Riproviamo.»
   «Certo.» replicò Artù, rimettendosi in posizione. «Quando vuoi.»
   In quel momento, Kit scattò verso di lui, preparandosi a lanciare un fendente verticale. Artù però la anticipò sul tempo e la disarmò ancora.
   «Non è possibile!»
   «Lo è, invece. È troppo facile prevedere le tue mosse. Hai fissato il punto che volevi colpire prima ancora di muoverti. Se vuoi andare a segno, o devi essere più veloce del tuo avversario oppure devi imparare a nascondere le tue intenzioni.»
   Kit annuì di sfuggita. Aveva ascoltato le sue parole, ma non riusciva a reprimere la rabbia che sentiva. Non le piaceva per niente perdere. Però, doveva ammettere che non aveva mai affrontato nessuno di così forte. Nemmeno Jade, che era più brava di lei, sarebbe riuscita a tenergli testa. Probabilmente, l’unico in grado di fronteggiare il giovane re era suo padre, Madmartigan.
   «Di nuovo.» disse, andandogli contro.
 
   L’allenamento continuò per diverse ore. Per tutta la mattinata, in quel campo non si sentirono che grida e clangori metallici. L’esito di ogni singolo scontro, tuttavia, non cambiò. Kit non riuscì neanche una volta ad avere la meglio su Artù.
   «Rialzati.» la esortò lui, in tono un po’ severo.
   «Solo… un attimo.» rispose Kit, mentre si trovava per terra e allo stremo delle forze. Aveva il viso sporco di fango, così come le braccia e il resto del corpo, tante erano le volte che era caduta.
   «In battaglia non ce l’hai un attimo. Forza, in piedi!»
   «Non ci riesco…»
   «Allora, morirai.» le disse Artù, fissandola negli occhi. «E accadrà lo stesso ai tuoi amici, se non diventerai più forte.»
   «Cosa c’entrano i miei amici?»
   «C’entrano, eccome. Quando combatti, devi essere in grado di proteggere chi è al tuo fianco. Non sai quanti alleati e persone a cui tenevo ho perso a causa di questa mia mancanza.»
   «Anch’io ho perso qualcuno.»
   «Quindi sai che dico il vero.» ribatté Artù secco. «Tu sei decisamente abile con la spada, ma ti manca una cosa fondamentale per essere un vero guerriero.»
   «Che cosa?»
   «La determinazione. Senza, sei solo una spadaccina qualunque. Ricordati: in uno scontro all’ultimo sangue non vince il primo che colpisce, ma l’ultimo che si rialza. Perciò, rimettiti in piedi e fammi vedere quello di cui sei realmente capace.»
   Kit lo fissò attonita per un istante. Poi, puntando la spada a terra, si rialzò.
   «Bene. Attaccami, adesso.» la incitò il re. «Ma, nel farlo, pensa ai tuoi amici e a quello che potrebbe accadere loro se non vinci.»
   La ragazza annuì e partì subito alla carica, fiondandosi contro di lui. Artù schivò sia il primo che il secondo affondo, ma notò che qualcosa era cambiato. I colpi erano un po’ più scoordinati, probabilmente a causa della stanchezza, ma erano anche più netti e veloci. In un frangente dovette anche indietreggiare per evitare di venire sbalzato.
   «Cosa fate?» gli gridò contro Kit. «Non reagite?»
   In quel preciso momento, Artù colpì con un fendente orizzontale e fece cadere l’arma della ragazza.
   «Aspettavo solo l’attimo giusto.» le disse, con sicurezza. Stava anche per intimarle di raccogliere la spada, ma Kit lo fece già di propria iniziativa. Sembrava aver capito la lezione che doveva apprendere. Ma, per Artù, non era abbastanza.
   «La ragazza che ha tentato di liberarti quando eri imprigionata si chiama Jade, non è vero?»
   Kit sussultò a quella domanda così improvvisa.
   «Sì. Perché?»
   «Ho visto che tiene molto a te. È una cosa bella, ma sul campo di battaglia, lei sarà la prima a soccombere se tu commetterai un errore, perché sarà lei la prima a mettersi tra te e i tuoi nemici. Se non saprai reagire al momento giusto, Jade morirà.»
   «Io non lo permetterò!» esclamò Kit, spalancando gli occhi, furibonda.
   «Va bene. Allora, fammi vedere come la vorresti difendere.»
   A quel punto, Kit scattò in avanti di corsa e calò un fendente verticale, che Artù riuscì a parare, anche se solo all’ultimo. Poi, lui rispose con un affondo centrale, che venne schivato prontamente dalla ragazza. Dopo una serie di scambi molto accesi, Artù parò l’ennesimo attacco di Kit, soltanto che stavolta il colpo fu talmente più forte di quello che lui aveva previsto che gli scivolò via la spada dalle mani.
   «Ho… anfanf… vinto…» disse Kit ansimante, puntandogli l’arma sul petto.
   Artù sorrise, soddisfatto.
   «Molto bene. Era questa la reazione che volevo vedere.» disse, quasi con orgoglio. «Quando combatti devi sempre ricordarti il motivo per cui lo stai facendo. Altrimenti, non servirà a niente impegnarti, anche se è solo un allenamento. Comunque, sei stata brava. Hai il potenziale per essere un’ottima guerriera.»
   «G-grazie.»
   «Ora, vai a riposarti. Te lo sei guadagnato.»
   Kit, però, invece di andarsene, non si mosse dal suo posto.
   «In realtà, se per voi non è un problema, preferirei allenarmi ancora.» disse, stringendo l’elsa con ancora più decisione.
   «Come vuoi.» replicò Artù, sorridendo compiaciuto mentre riprendeva da terra la spada. «Allora, preparati. Ricominciamo.»
 
***
 
   Era pomeriggio inoltrato e Jade si trovava seduta sugli scalini subito fuori l’entrata del castello. Erano ore che osservava le persone andare e venire. Per molti aspetti quel via vai le ricordava Tir Asleen e questo la faceva sentire meglio, quasi come se fosse ancora a casa.
   «Disturbo?!» chiese d’un tratto Boorman, sedendosi di fianco a lei in modo talmente brusco da rischiare di farla cadere. Jade, comunque, non ci badò troppo.
   «No.» rispose, con lo sguardo assente.
   «Allora, cosa si dice di bello in giro?» domandò l’uomo, stendendosi per terra lungo un gradino.
   «Non saprei… Perché me lo chiedi?»
   «Oh, niente, è che ti vedevo così attenta a fissare i passanti che pensavo stessi ascoltando qualcosa.»
   «Guarda che non sto spiando nessuno! Ero solo sovrappensiero. Prova anche tu a starci ogni tanto!»
   Boorman scosse la testa con vigore.
   «Meglio di no! Io sono più un tipo che segue l’istinto. Sai, come quando c’è qualcuno in pericolo e ti fiondi a salvarlo senza pensarci due volte.»
   «Oppure, come se vedi il portone chiuso di un antico tempio e lo apri liberando un mostro spaventoso!» aggiunse Jade piccata.
   «Uffa!» sbuffò Boorman. «Credo proprio che mi rinfaccerete questa cosa a vita! Sono un cacciatore di tesori! Cosa vi aspettavate da me?!»
   Jade fece una smorfia infastidita, senza rispondere. Qualsiasi cosa avesse detto, non sarebbe servita a niente. Boorman era sempre Boorman.
   «Allora?» continuò l’uomo, pressante. «Mi vuoi dire che cosa ti preoccupa?»
   «Che ne sai che sono preoccupata?!» sbottò Jade, sulla difensiva.
   «Conosco quello sguardo: è lo stesso che ha Scorpia quando le passa qualche brutto pensiero per la testa. In questo, vi somigliate molto.»
   «Davvero?» chiese Jade, in parte curiosa di scoprire le abitudini della sorella3.
   «Certo che sì!» asserì Boorman con una mano sul cuore. «O non mi chiamo Thraxus Relaxus Boorman!»
   «Tu non ti chiami “Relaxus”…»
   «Fa lo stesso!» ribatté l’uomo, sbrigativo. «Comunque, non mi hai risposto: cosa c’è che ti preoccupa?»
   Jade sospirò intensamente.
   «Quando… sono arrivata al castello, la mia intenzione era quella di salvare Kit. Però… non ci sono riuscita. Capisci?! Ho fallito la mia missione! E, come se non bastasse, sono stata catturata anch’io con lei!»
   «E allora?! Si è risolto tutto. Fin dal principio Kit non correva alcun pericolo.»
   «Non ha importanza questo!» replicò Jade, alzando la voce. «Il punto è che non sono stata in grado di proteggerla! È quello il mio compito! Se non fossi stata accecata da quello che provo per lei, avrei agito diversamente.»
   Boorman aggrottò le sopracciglia, confuso.
   «Scusa, ma non ti seguo. Che vuoi dire?»
   «Nell’addestramento che ho intrapreso per diventare cavaliere, mi è stato insegnato che il cuore di un guerriero non deve essere offuscato dai sentimenti. La ragione deve prevalere sempre e su tutto. Solo così si può combattere al meglio delle proprie possibilità.»
   «Che mucchio di sciocchezze!» esclamò Boorman di colpo.
   «Non sono “sciocchezze”! Anche Ballantine me lo ripeteva in continuazione!»
   «Ballantine, dici?! Lo stesso Ballantine che ti ha preso e cresciuto come una figlia anche se eri la progenie del suo peggior nemico4? O era un terribile bugiardo o non ci credeva nemmeno lui a quello che ti diceva.»
   «Può darsi, ma…»
   «Niente “ma”! Ci ho messo un po’, ma anch’io sono arrivato a capirlo con l’armatura Kymeriana.»
   «Aspetta! Che c’entra l’armatura Kymeriana?»
   Boorman si mise a sedere ed assunse un’espressione molto seria in volto.
   «L’ho cercata per anni. Ho fatto molte cose di cui non vado fiero per averla. E poi? Una volta avuta finalmente tra le mie mani, non sono riuscito ad usarla. Non potevo. E sai perché?»
   «Perché?»
   «Perché, alla Città Immemore, io volevo il suo potere solo per essere l’eroe della situazione. Kit, invece, è riuscita ad attivarla perché voleva salvare suo fratello, perché voleva proteggere Elora e noi tutti5. I suoi sentimenti le hanno permesso di fare quello di cui io non sono stato capace. Ecco perché sono importanti. Ti fanno riuscire dove per altri non c’è che il fallimento.»
   Jade lo ascoltò quasi assorta dalle sue parole.
   «Non credevo che l’avrei mai detto, ma forse… hai ragione.»
   «Certo che ce l’ho!» ribatté lui, alzandosi in piedi e stiracchiandosi le braccia. «Non c’è di che, comunque.»
   «Ma io non ti ho mica ringraziato!»
   «Beh, avresti dovuto! Ho fatto uno splendido discorso. Il punto è se ora ti senti un po’ meglio.»
   Jade si alzò a sua volta.
   «Un po’, sì. Grazie, Boorman.»
   «Figurati! Quando vuoi!» replicò l’uomo, voltandosi e notando di colpo che la ragazza si stava allontanando. «Ehi! Dove stai andando?»
   «A cercare Kit. È da un po’ che è via e voglio accertarmi che sia tutto a posto.» rispose lei, accelerando il passo.
   «D’accordo. Io credo che mi andrò a fare un altro pisolino prima di cena.»
   Così dicendo, Boorman si avviò verso il portone d’entrata del castello. In quel momento, però, incrociò lo sguardo con un cavaliere che stava uscendo. Era lo stesso con cui si era azzuffato alla taverna la notte precedente.
   «Aspetta, Jade!» disse, allora, girando i tacchi velocemente. «Vengo anch’io a cercare Kit!»

 

Note
 
1 – Riferimento all’episodio 5 della 4a stagione di “Merlin”, “Figlio di suo padre”.
 
2 – Riferimento all’episodio 7 della 4a stagione di “Merlin”, “Il compagno segreto”.
 
3 – Jade ha scoperto solo poco tempo prima di avere una sorella, Scorpia per l’appunto. Lei è la leader dei “Predatori di ossa”, una tribù che vive a Boscotetro.
 
4 – Jade ha da poco scoperto di essere la figlia del generale Kael, ex-leader dell’esercito della malvagia strega Bavmorda. Egli muore nelle vicende di “Willow – Il film” per mano di Madmartigan, il padre di Kit e Airk.
 
5 – Riferimento all’episodio 8 della 1a stagione di “Willow – La serie”, “Figli del Wyrm”. Kit riesce ad attivare l’armatura Kymeriana dopo i precedenti fallimenti di Boorman e Allagash.
   
 
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