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Autore: GLaDYS_Vakarian    25/01/2024    0 recensioni
Un Sangue di Drago vaga per la Zona Contaminata... la sua presenza potrà fare la differenza?
Selina ha viaggiato in lungo e in largo nei territori di quelli che una volta erano gli Stati Uniti d’America, giungendo infine nel Commonwealth del Massachusetts, troneggiato dalle rovine della vecchia città di Boston, i cui palazzi e i grattacieli diroccati sembrano ancora bucare il cielo. Ma quando poi il suo cammino si intreccia con quello di John Hancock, dovrà fare i conti con i suoi sentimenti e la sua stessa natura.
"Rotta la tenebra, la leggenda è forte. Perché il Sangue di Drago non teme la morte!"
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, John Hancock, Nick Valentine, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Selina Vakarian, una Dama Sangue di Drago, un angelo sulla terra. Prima della Grande Guerra Nucleare faceva parte del corpo di difesa dell’umanità, il gruppo bellico di Sangue di Drago che i militari avevano battezzato “Vigilanti”. Selina è una ragazza emotiva, carismatica, gentile e sensibile, timida ma coraggiosa, con un passato tormentato ma con una gran voglia di scoprire nuovi luoghi e vivere nuove avventure.
Quando è arrivato il 23 ottobre 2077, il culmine del conflitto che ha segnato la fine della civiltà come la conosceva, il corpo militare dei Vigilanti ha smesso di esistere e lei, rimasta sola, si è presa sotto la propria ala protettiva il benessere dei sopravvissuti e dei bisognosi, aiutandoli a riorganizzarsi e a ricostruirsi una vita in un mondo strano e selvaggio. Ma la guerra… la guerra non cambia mai.
Selina è probabilmente l’ultimo membro dei Vigilanti rimasto in quel mondo di cenere. Ha viaggiato ovunque nei territori di quelli che una volta erano gli Stati Uniti d’America, giungendo infine nel Commonwealth del Massachusetts, troneggiato dalle rovine della vecchia città di Boston, i cui palazzi e i grattacieli diroccati sembrano ancora bucare il cielo.
Con l’esilio della comunità Ghoul dall’insediamento principale di Diamond City ad opera del Sindaco McDonough, Selina è riuscita a rintracciare molte delle famiglie di Ghoul rimaste senza riparo e derise dalla popolazione locale, portandole lontano e al sicuro dai pericoli della Zona Contaminata e aiutandole a fondare nuovi insediamenti per poter continuare a condurre una vita dignitosa e tranquilla. Coloro che sono stati aiutati la vedono come un angelo custode mandato dal cielo: rispettata, temuta, e amata. Tutti, nella Zona Contaminata, la conoscono come “Il Sangue di Drago del Commonwealth”.
Tra questi insediamenti che Selina ha fondato vi è Lo Slog, nome datogli dai mercanti delle carovane, una fattoria interamente gestita da Ghoul e nella quale ha stretto una carissima amicizia con una giovane donna di nome Holly. Tuttavia, una volta che un insediamento riesce a tenersi in piedi autonomamente, Selina parte per andare alla ricerca di nuovi bisognosi da aiutare, nuovi insediamenti da costruire o da migliorare, nuovi sopravvissuti e reietti da proteggere, nuovi luoghi da scoprire. Ma, ovviamente, non manca mai anche di tornare a far visita ai suoi vecchi amici.
 

 
Adorava i Ghoul. Non sapeva perché, ma le piacevano, e le piaceva aiutarli addirittura quasi più delle persone normali. Forse li adorava perché lei non era esattamente umana e quindi poteva capire benissimo come si sentivano, quando si è giudicati e disprezzati. Li amava proprio perché erano diversi, perché in qualche modo sapevano distinguersi in quel “barbaro mattatoio un tempo noto come umanità”, ed erano quella minoranza della popolazione rimasta che la facevano sentire accettata per com’era. “I Ghoul erano orrendi, si trasformavano in Ferali e uccidevano la gente, spaventavano i bambini”, insieme a tutte le altre solite e simpatiche cose che dicevano le persone normali su di loro (o “pelleliscia”, come le definivano i Ghoul). Sel sapeva che non erano niente di tutto questo, e ancora non riusciva a capacitarsi del perché venissero etichettati in quel modo, quale paura in realtà si potesse celare dietro: per lei i Ghoul continuavano a essere persone al pari di tutte. Quelle stesse persone che erano un tempo.
  Wiseman, allo Slog, le aveva detto che era vero quel che sentiva dire in giro dalla gente, di un incidente a Diamond City con dei feriti dopo che un Ghoul si era trasformato in Ferale, forse per colpa delle radiazioni o delle pessime condizioni di vita, e perciò il Sindaco aveva deciso di cacciarli tutti dall’insediamento così da poter tranquillizzare i cittadini. Ma quanti umani erano diventati improvvisamente violenti e avevano ucciso qualcuno? Era successo molte più volte di quanto lei stessa ricordasse.
  Sel voleva che le piccole colonie e le fattorie che aveva fondato o aiutato diventassero qualcosa di più di semplici rifugi per i Ghoul che non erano i benvenuti altrove; voleva che quegli insediamenti fossero un esempio di ciò che quelle persone potevano ancora riuscire a fare, quando si concentravano su qualcosa e lavoravano insieme. Voleva che la gente visitasse quei posti con il sorriso sul volto, per fare dei buoni affari e acquistare ottimi prodotti. In questo modo, avrebbe potuto convincerle a cambiare idea e a dare ai Ghoul una seconda possibilità… e, a quel punto, forse si sarebbero rese conto che non erano mostri. Per quanto riguardava lei, faceva semplicemente il suo lavoro. Nonostante fossero ricordati come le sentinelle dell’umanità, neanche la sua specie era generalmente ben vista in quella realtà post-apocalittica, forse perché le persone temevano la loro natura e il loro potere. Eppure, perfino i Sangue di Drago non erano riusciti a proteggere il mondo dalla guerra nucleare.
  Sel, ogni volta che guardava il panorama radioattivo in cui era immersa, od ogni volta che le capitava di scorgere una bella casa di campagna o un cottage in riva al lago, di rimirare quello che un tempo doveva essere stato un piacevole giardino dove poter fare delle lunghe passeggiate sotto il sole d’estate, o un parco dei divertimenti in cui trascorrere le vacanze insieme agli amici o alla famiglia, o trovare soltanto un triciclo arrugginito abbandonato in mezzo alla strada o in cima ad un mucchio di rifiuti in un covo di predoni, forse rimasto lì da allora o forse spostato da qualcuno, non faceva altro che chiedersi se in realtà i Vigilanti avessero fallito nel proprio dovere, in ciò per cui avevano prestato giuramento. O se semplicemente nessuno, proprio nessuno, poteva mai essere stato preparato ad un conflitto di quella portata.
  Ormai non aveva più importanza. Era inutile vivere con i sensi di colpa in un mondo che era finito, anche perché non c’era più nessuno che potesse propriamente additarla per non essere stati all’altezza delle aspettative, per non averli difesi come dovevano, per non aver fatto in modo di evitare quella catastrofe; forse perché con loro la popolazione si era sentita al sicuro da qualunque pericolo. Loro, il suo gruppo, alla fine erano stati solo dei militari, non dei politici. Non avevano voluto loro il conflitto, e non lo avevano chiesto. Perfino la sua stessa specie non c’era scampata: se proprio avrebbero voluto additare qualcuno, dovevano farlo contro chi aveva architettato tutto quell’orrore. Chissà cosa avevano imbastito, chissà a quale folle era venuto in mente di scatenare una guerra nucleare... e Sel ci aveva sempre capito poco di politica.
  I Sangue di Drago erano resistenti alle radiazioni, ma con quantità simili, ai tempi della caduta delle bombe, erano quasi tutti morti o erano diventati Ferali, esattamente come tutte le altre persone che erano rimaste senza rifugio. E pure i Divini lo sapevano, che ritrovarsi di fronte ad un Sangue di Drago in condizioni Ferali non era da augurare nemmeno al proprio peggior nemico; forse era più facile sopravvivere sparando ad un Deathclaw con una pistola ad acqua.
Per fortuna Sangue di Drago ce n’erano sempre stati pochi, e Sel sembrava essere l’unico sano di mente in circolazione da parecchio tempo. Tutti sapevano del Sangue di Drago giunto nel Commonwealth, e in molti, soprattutto i predoni, si tenevano alla larga dai luoghi che sapevano essere i territori solcati da lei. Manteneva le strade sicure per i mercanti che giungevano con le loro carovane e le loro merci nelle fattorie. Tramite essi si manteneva in contatto con gli insediamenti più grandi o con quelli principali, dove spesso non poteva mettere piede allo scoperto sotto la luce del sole perché altrimenti l’avrebbero cacciata. Non aveva più avuto una dimora fissa in cui stare da dopo il suo risveglio nel Vault, ma i suoi ritmi e le sue abitudini in continuo movimento che aveva condotto da allora, all’incirca dieci anni prima, alla fine stavano cominciando a cambiare.
  Quanti anni erano trascorsi dalla fine della guerra? Duecento, più o meno...? Duecentodieci, per l’esattezza. Cercava sempre di tenere il conto del tempo che passava, ma ormai, visto che si era ritrovata priva di qualunque apparecchio funzionante in cui poter controllare i giorni che le scorrevano davanti, il passo da reggere cominciava a diventare pesante. Si sentiva più isolata lei di un uomo disperso su una zattera in mezzo all’oceano. Tutti gli orologi pubblici che trovava in giro naturalmente erano fermi, per cui se per caso perdeva la cognizione del tempo doveva fare affidamento sui robot della RobCo. Industries in cui ogni tanto si imbatteva, oppure ai mercanti, per poi appuntarselo da qualche parte. Il suo Pip-Boy, quello che aveva utilizzato per uscire dal Vault, aveva smesso di funzionare da tempo e, non sapendolo riparare né avendo mai trovato nessuno che potesse essere in grado di farlo, lo aveva abbandonato per non portarsi appresso un peso inutile. A pensarci bene forse aveva sbagliato a buttarlo, ma tutto sommato era un apparecchio vecchio di almeno duecento anni se non di più. Era già stato un miracolo averlo trovato funzionante quando lo aveva sfilato dal braccio ridotto a un mucchio d’ossa di quel tizio della Vault-Tec all’ingresso del Vault.
  L’unica cosa di cui era certa e che più l’aiutava con la conta degli anni, era lo scorrere delle stagioni, che benché fosse divenuto impercettibile in quel clima desertico con il cielo quasi perennemente grigio, lei sapeva comunque riconoscerlo, a differenza degli umani: forse non sapeva in che mese si trovasse di preciso, se quello che stava vivendo fosse un giorno importante, qualche ricorrenza particolare, se il suo compleanno o il giorno della sua promozione nel corpo militare, ma almeno riusciva a percepire quando all’incirca era trascorso un anno. Il Commonwealth era una distesa di colline e di polvere, puntellato da un cimitero di alberi del medesimo colore della terra che non si capiva se erano solo addormentati o erano morti, e tormentato da frequenti tempeste radioattive, non assolutamente diverso dal resto degli Stati che aveva visitato, da Washington DC alla California. E pensare che un tempo il Massachusetts era una regione mite e tra le più rigogliose, con i suoi inverni freddi e nevosi e le sue estati calde e temporalesche, mentre adesso versava in una stagione perenne. Era una di quelle terre che Sel aveva sempre amato e vederla ridotta a quella maniera, così immobile, così secca, le faceva troppo male. Guardava un letto arido cosparso da montagne di rifiuti e immondizia, e la storia che raccontava di un fiume che ci scorreva la rattristava, pensando che quel fiume fosse morto. Perfino il cielo era come lei, triste e cupo: anche lui, sempre in movimento, non era più in grado di portarle conforto.
A volte, pensandoci troppo, le venivano i brividi e non desiderava altro che fuggire, poiché le sembrava di vedere i fantasmi della guerra.
~
Erano trascorsi già tre mesi da quando aveva conosciuto Nora. Quella ragazza l’aveva raccolta dal deserto silenzioso della Zona Contaminata quando si era ritrovata gravemente ferita e l’aveva guarita, offrendole cibo e un riparo. Era la prima volta da quando era uscita da quel Vault in California che Sel si vedeva un tetto stabile sopra la testa. Il padre di Nora era morto un paio d’anni prima e da allora lei si guadagnava da vivere lavorando da sola la terra e negoziando con le carovane. Aveva accolto Sel a braccia aperte perfino quando aveva appreso che era un Sangue di Drago e le aveva detto che per lei era diventata come una sorella; tanto che quando Sel si era vista ormai pronta a ripartire, la donna aveva insistito affinché restasse per un altro po’.
  Nora aveva da poco compiuto trent’anni e viveva in un cottage a due piani in riva al lago, appartato di alcune miglia anche dall’insediamento più vicino. Sel pensò che ai suoi tempi doveva essere stato un bellissimo posto: Nora e suo padre l’avevano trovato abbandonato e insieme l’avevano risistemato come meglio potevano, per renderlo abitabile e un rifugio abbastanza sicuro. Era il luogo perfetto per farsi una nuotata, se non fosse stato per l’acqua radioattiva a livelli quasi insostenibili e i nidi di Mirelurk. Sel non se l’era sentita di lasciarla sola in quella casa così isolata alla quale Nora era molto legata, per cui aveva deciso di fermarsi per qualche altra settimana. E aveva finito con l’iniziare a considerarla come una famiglia, così le settimane erano diventate mesi.
  Dovevano andare a prendere l’acqua potabile da una sorgente distante circa tre miglia e trattarla di nuovo prima di essere abbastanza pura. Sel preferiva andarci da sola, di solito in volo per fare prima – e almeno la sua presenza avrebbe anche fatto intimidire i possibili ostili nelle vicinanze. Periodicamente tracciava dei veri e propri volteggi intorno agli insediamenti con i quali era in contatto, nella forma ibrida o nella piena forma draconica, ruggendo per indicare che quelli erano i territori suoi. Gli echi di quegli agghiaccianti rombi potevano essere udibili fino a diverse miglia di distanza, e di solito i predoni non attaccavano le fattorie se sapevano che nei dintorni c’era una di quelle creature di pattuglia, anche una soltanto, e tanto meno decidevano di provare a saccheggiarlo.
  Sfidare l’ira di un Sangue di Drago non era mai un’idea saggia, soprattutto se il Sangue di Drago in questione era Ferale.
  Ogni tanto al cottage giungeva un carovaniere. Copriva principalmente la tratta degli insediamenti circoscritti nella zona periferica di Boston, da Bunker Hill fino a Covenant e più di rado verso nord, a Sanctuary Hills e a Sunshine Tidings Coop., dandogli così la possibilità di scambiare le loro risorse con del cibo un po’ più esotico, indumenti nuovi, munizioni e armi. Era un uomo anziano e simpatico, piuttosto mingherlino di nome Earl che si preoccupava costantemente per loro, appellandole come le “sue ragazze” e facendo sempre innervosire Nora, ma a Sel tutto sommato non dispiaceva. Sapeva che era un brav’uomo e che voleva solo badare a loro e tenerle al sicuro. Earl aveva perso le sue uniche due figlie in una sparatoria contro una banda di predoni ed era rimasto solo al mondo, per cui Sel non si meravigliò se nei loro confronti mostrava un certo atteggiamento paterno, vedendole così giovani. Peccato però che fosse un po’ troppo dipendente dall’alcol, e quando era completamente brillo aveva la pessima abitudine di farfugliare qualunque cosa gli passasse per la testa a chicchessia; una notte Earl aveva esagerato col bere più del necessario e aveva raccontato di un cottage isolato in riva a un lago sorvegliato da un Sangue di Drago, ad un tizio che faceva parte di una banda di predoni. Ma non predoni qualunque, quelli stavano facendo affari per catturare e vendere le persone come schiave. E, a quanto pareva, c’era anche un mercato apposito.
  Successe mentre Sel stava tornando dalla sorgente. Era un raro pomeriggio soleggiato, uno di quelli con il cielo completamente sereno, illuminato da una luce bronzea, per cui quella volta aveva deciso di andarci a piedi con l’intenzione di farsi una camminata. Erano settimane che non scorgeva l’ombra di un Gunner o di un qualsiasi altro tipo di intruso nei pressi della fattoria: i dintorni rimanevano immobili e silenziosi, senza neanche insospettirsi del fatto che in realtà la stavano spiando. E il silenzio, nella Zona Contaminata, poteva essere sia un amico sia un nemico.
  Trasportava i grossi secchi riempiti fino all’orlo agganciati ad un lungo palo di legno che teneva poggiato sulle spalle in modo da bilanciare il peso, pensando nel frattempo che metà di uno avrebbe dovuto usarlo nell’impianto di raffreddamento del vecchio generatore in cantina. La prima volta che Nora e suo padre avevano visto il cottage era in rovina, ma era stato riorganizzato e ricostruito, tanto che era diventato visibile anche da lontano.
  Lì per lì Sel non si accorse minimamente di nulla, e Nora la stava aspettando in veranda. Se non fosse stata completamente assorta nei propri pensieri, dando per scontato che tutto fosse tranquillo e che si stesse facendo solo un sacco di paranoie, i suoi sensi da predatrice l’avrebbero sicuramente avvertita per tempo. Ad essere sincera, era da qualche giorno che sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, ma non ci aveva dato troppo peso. Un errore fatale.
Lasciò cadere i secchi a terra che si rovesciarono del loro contenuto, e portò le mani all’arco lungo che per sicurezza teneva riposto sulla schiena. Non aveva quasi più utilizzato le armi da fuoco da quando aveva smesso il suo servizio nell’esercito all’epoca della guerra, nonostante dimostrasse doti formidabili da cecchino oltre nell’uso dei fucili d’assalto e a pompa. Prediligeva le tradizionali armi da mischia, più silenziose e meno pesanti, ciò però non significava che le armi da fuoco non le piacessero, anzi. Ma preferiva comunque viaggiare leggera: le munizioni e i pezzi di ricambio ingombravano ed erano un peso. Per non parlare della manutenzione, il che era un ulteriore costo e tempo da perdere visto che non si portava appresso neanche troppi tappi, né si prendeva il disturbo di riciclare i rottami che trovava a giro, e neanche prendeva in considerazione la quantità di componenti di ricambio che poteva depredare dai predoni e dai Supermutanti che abbatteva. Inoltre avrebbe avuto bisogno di un banco da lavoro su cui poter lavorare.
No, aveva bisogno prima di tutto di un luogo fisso in cui stare per permettersi delle armi a dovere, non si era mai fidata ad ammucchiare e a nascondere le sue cose da qualche parte per poi tornare a prenderle quando le sarebbero servite, rischiando che venissero saccheggiate. Quel che trovava e che ogni tanto guadagnava le doveva bastare.
  Nora invece non era mai stata esattamente una tiratrice scelta, ma era abbastanza brava da tenere banditi, Mirelurk e altri parassiti lontano dalla casa. Vide la donna reagire alla sua espressione e impugnare prontamente il proprio fucile da caccia.
  Sel si avvicinò a lei: « Torna dentro, forse è soltanto un animale o un vagabondo in cerca di cibo »
   « Allora perché preoccuparsi di alzare la guardia? », borbottò Nora. « A meno che non sia ancora nei dintorni, potrebbe rovistare il posto mentre dormiamo… »
   « Meglio che vada a dare un’occhiata. Forse è di nuovo il caso di far capire a chiunque si aggiri nei paraggi che questo territorio non si tocca assolutamente »
   « Non ci andrai da sola. Questa calma non è normale… », Nora aveva immediatamente abbassato il tono della voce prima che le parole potessero esploderle fuori dalla bocca.
   « Sta’ tranquilla. Vedremo chi è tanto stupido da voler provare a passare sul cadavere di un Sangue di Drago », le sorrise. « Se è soltanto un vagabondo cercherò di capire cosa vuole e lo caccerò via. Se invece sono predoni, be’… allora li prenderò a pedate nel culo. Tu non uscire se non ti chiamo. »
  Nessuna delle due avrebbe mai immaginato che fossero saccheggiatori. Erano così lontane dall’area di Boston e dagli altri insediamenti… Si mostravano di rado tra la gente, perfino a Diamond City: Nora perché faceva più affidamento sulle carovane itineranti, non volendo lasciare incustodita la casa con il rischio che venisse occupata da qualcun altro, mentre Sel doveva sempre mantenere un basso profilo se non voleva essere sbattuta fuori a calci. Perfino nella forma umana era visibile che non era una persona normale: carnagione liscia e quasi bianca da sembrare alabastro, fisico tonico e armonioso, talmente perfetto da essere quasi surreale, era un’apparizione meravigliosa decisamente fuori luogo in un mondo post-apocalittico così sporco e decadente. Ma il tratto più esclusivo e ravvisabile erano i suoi occhi, due grosse iridi che sembravano fatte di oro liquido, limpide e magnetiche, contraddistinte da uno sguardo talmente acuto e tagliente da gelare perfino un Deathclaw. Per cui, ogni volta che capitava in città, Sel era costretta a coprirsi il viso con un grande cappuccio, una maschera antigas o almeno un paio di occhiali da sole. Di solito faceva tappa a Diamond City in cerca di provviste, risorse, cure mediche o incarichi vari che le facessero guadagnare qualche tappo.
Nora cominciò a protestare, ma Sel la zittì sibilando il suo nome in un tono che non ammetteva repliche. Le premette la fronte contro la propria e si allontanò con l’arco ancora in pugno, mettendosi a fare il giro del cottage. Sentiva una brutta sensazione all’intestino; anche se non era la prima volta che incontravano vagabondi o intrusi, quel giorno l’aria aveva un odore e un suono molto diversi. Aumentò la stretta attorno all’arma, la freccia era già incoccata, e iniziò a contare i secondi.
  Giunse un movimento da dietro i cespugli, ma dal momento che si era appena alzata una leggera brezza pensò che fossero soltanto i suoi nervi tesi. « Chi è tanto sciocco da far perdere la pazienza a un Sangue di Drago? Avanti, vieni fuori chiunque tu sia! », chiamò a gran voce. Il suo cuore divenne freddo e la sua bocca si prosciugò in un istante. Alzò l’arco e puntò la freccia verso i cespugli, quando udì un grido agghiacciante: era Nora.
  Subito si precipitò nella direzione che aveva appena percorso, verso l’ingresso principale del cottage, e con angoscia trovò l’amica tra le braccia di un uomo dall’aspetto ruvido, le mani le erano state bloccate dietro la schiena e un coltello da combattimento era premuto contro il suo collo. Dietro di lei comparvero altre due massicce figure che sbucarono dalla vegetazione morta, vestiti di abiti vecchi e sgualciti. Uno di essi teneva il viso nascosto dietro una maschera antigas.
   « Butta a terra le armi! », le ordinò il predone che tratteneva Nora. « Non provare neanche a trasformarti o a proferire Parola, o le apro la gola come una cerniera. »
  Sel iniziò ad agitarsi. Non avrebbe dovuto dargliela per vinta, ma se si fosse mossa in qualunque modo avrebbe rischiato di rimetterci la vita di Nora.
   « Sai, ho sentito parecchie cosette su di voi... ringraziando il vostro caro amico Earl. » Le diete uno strattone, facendola sussultare e gemere. « Forza, ho detto armi a terra. »
  « Sel, non dargli ascolto! Vattene via! », esclamò Nora non appena riprese fiato.
  « Ultima possibilità, mostriciattola. La tua amichetta qui ci frutterà che pochi spiccioli, ma un Sangue di Drago farà sicuramente più gola », continuò l’uomo senza prestarle attenzione. Non glielo avrebbe permesso. Nora era la sola cosa più vicina a una famiglia che aveva in quell’accidenti di mondo. 
  Vedendola ancora esitante, il predone spostò la punta del coltello dalla gola alla guancia del suo ostaggio, cominciando a premere e a disegnare un profondo taglio. Come il rosso vivo del sangue iniziò a colare e Nora si lamentò, Sel mollò immediatamente arco, frecce, pugnale e i tonfa foderati alla sua cintura di cuoio sul terreno irto di erba rinsecchita e radici esposte. Teneva lo sguardo arrabbiato sullo sconosciuto che di rimando le lanciò una risatina derisoria e divertita.
   « Su, avanti, non fare così. Non c’è nulla di personale. Ora lascia che Jack ti dia una controllata per vedere che tu non riserba altre sorpresine per noi… »
Il predone con la maschera antigas si avvicinò a lei, le prese le mani dietro la schiena e la costrinse a piegarsi sulle ginocchia, poi a stendersi a pancia sotto. Sel inclinò la testa in maniera da poter vedere Nora, che la ricambiò con occhi disperati, inondati di lacrime.
  Si sentiva furiosa e dispiaciuta per averla trascinata in quel casino, non avrebbe dovuto lasciarla sola mentre lei si allontanava, non se voleva proteggerla; si stava dannando solo per non essere mutata e averli stanati prima, anche se probabilmente non avrebbe fatto alcuna differenza… Quei predoni sapevano a cosa erano andati in contro, e per tendere un agguato simile dovevano essersi preparati adeguatamente e a lungo contro ogni evenienza, non importava quanto fossero stati sciocchi da averci provato. E lei era stata talmente stupida da esserci cascata.
  Sentiva le mani di quella canaglia scorrere veloci e ovunque, rufolando e tastando in cerca di pistole, coltelli o che altro di piccolo, e solo quando fu sicuro che era completamente disarmata la ritirò su sulle ginocchia.
  L’uomo che stava ancora trattenendo Nora la affidò alla custodia del compagno che gli stava accanto e si parò dinanzi al Sangue di Drago a terra. Sel non distolse mai lo sguardo da lui: se l’avessero uccisa o violentata prima di farlo, non gli avrebbe dato la soddisfazione di mostrargli paura. Perché non era così che si sentiva... lo scrutava impassibile, bruciante di odio.
   « Se pensi che abbia intenzione di ucciderti, ti sbagli. Un Sangue di Drago vivo e sano frutta dei buoni affari, venderti ci procurerà rifornimenti per almeno cinque mesi. Se poi decideranno di farti fuori, non è un problema nostro. » Si chinò, le afferrò il mento con le sue dita sporche e screpolate e cominciò a spostarle il viso da un lato all’altro per esaminarla più da vicino. « Sei bellissima contro ogni immaginazione. E sei ancora completamente intatta, nessun taglio, nessuna cicatrice, nessun occhio od orecchio mancante… Lo sai? Non sei il primo Sangue di Drago ancora in zucca che viene catturato e venduto sul mercato nero, ma abbiamo avuto più spesso a che fare con le tue sorelline radioattive. Per nostra fortuna i Ghoul Ferali Sangue di Drago sono piuttosto rari nel Commonwealth e per niente facili da rendere docili, né tanto più da abbattere. Vedi di non diventare come loro, o perderai notevolmente il tuo valore. »
  Sel assottigliò gli occhi.
   « Ascoltami: lei lasciarla stare. Hai voglia di divertirti? Sai del rapporto che abbiamo noi Sangue di Drago con il sesso, posso farti passare dei momenti che neanche nelle tue fantasie più sfrenate potresti immaginare... ma lei non toccarla », si mise a farfugliare, detestando il suono della propria stessa voce.
   « L’offerta mi alletta, dolcezza, ma non credo di avere il permesso per giocare con la merce. Uhm, tu dovresti essere Selina, quella che la gente chiama il Sangue di Drago del Commonwealth, vero? Sei quella che va in giro a massacrare quelli come noi e che aiuta i cosiddetti “buoni”. Hm! Alcuni di questi falliti credono che tu sia una specie di leggenda. Che tu venga direttamente da una fiaba... Ma sappiamo entrambi che non sei poi così lontana da un essere umano. E che sei debole. Sei qui per cosa? Per farti adorare dagli altri? Per dimostrare quanto puoi essere speciale?... » Il suo viso trapelò una perfidia amara, o forse era vendetta. « Comunque sia, spero tu non sia troppo affezionata al tuo nome. I Sangue di Drago sani sono più unici che rari, e per di più vengono rinominati ed usati come animaletti domestici dai loro proprietari, nella maniera che più preferiscono. Lo sapevi? Un bel collarino per tenerti sotto controllo ti starà bene »
   « Riedrich, questa si sta agitando troppo. Posso toglierla di mezzo? », borbottò interrompendolo uno dei compagni.
Nora stava cercando di liberarsi benché fosse fatica sprecata. Il predone che adesso Sel conosceva come Riedrich si voltò verso di loro e scosse brevemente la testa.
   « No, l’abbiamo già rovinata abbastanza. Dovremo vedere se ha bisogno di una sutura, prima di partire. »
Afferrò Sel per un braccio e la sollevò come se non avesse pesato nulla. Appariva come un’umana, con la sola differenza che possedeva forza e resistenza superiori alla norma, ma pesava quanto una piuma. Anche se in realtà le sue caratteristiche fisiche non le sarebbero servite poi a molto in quel momento, e ancor meno poteva sperare di ricorrere alla Voce per difendersi e provare a ribaltare la situazione, rischiando che uno di loro uccidesse Nora: erano in tre, ma non era sicura se altrove ce ne fossero nascosti degli altri di guardia.
   « Ora farete le brave, sì? E tu ragazza fallo, e vedrai che anche noi saremo gentili. »
La girò in malo modo e iniziò a slacciarle il kosode di seta color perla che indossava, poi le sfilò anche gli stivali di tessuto imbottito mentre Jack iniziava a fare lo stesso con Nora, togliendole le scarpe e i vestiti. Sel esclamò contrariata, ma Riedrich portò il viso ad un centimetro dal suo e le sibilò spazientito: « Abbiamo bisogno di controllare che non abbiate escoriazioni, malattie o eruzioni cutanee. Nulla di personale. »
  Era una situazione che andava oltre l’umiliazione. Anche se era un Sangue di Drago, possedeva pur sempre una dignità propria come tutte le altre persone. Mentre erano trattenute da Riedrich e il terzo predone che si scoprì chiamarsi Bobby, Jack controllò attentamente entrambe da cima a fondo, in ogni angolo dei loro corpi mezzi nudi e scostando pure il tessuto della biancheria intima. Sel si confortò nel fatto che almeno non fecero altro, ma le trattarono praticamente come se fossero bestiame.
Dopo aver esaminato ogni singolo centimetro della loro pelle riebbero i loro vestiti. Poi si ritrovarono con le mani legate. Jack entrò in casa e ricomparve pochi minuti dopo portando con sé quel poco che le due ragazze avevano potuto avere di valore e che era riuscito a trovare – fortuna che non si misero anche a chiedergli dove nascondessero un bottino più sostanzioso che comunque non avevano, evidentemente pensando che due ragazze semplici come loro non avrebbero potuto possedere chissà quali ricchezze.
Furono scortate ad un carro, nascosto a poca distanza tra gli alberi e trainato da un grosso bramino; se fosse andata in volo fino alla sorgente e poi tornata allo stesso modo come aveva fatto le volte precedenti, Sel quel carro lo avrebbe visto. Vennero sistemate a bordo l’una accanto all’altra, poi Riedrich iniettò qualcosa nel braccio di Selina: « Non ti preoccupare, è solo qualcosa per farti fare una lunga dormita. Non vogliamo certo che ti trasformi o che inizi ad Urlare… »
Il resto delle parole che pronunciò le si spense nelle orecchie e il suo viso gradualmente si offuscò, fino a scomparire in una fitta nebbia. Poi tutto divenne nero. L’ultima cosa che ricordava, era la voce di Nora che la chiamava e piangeva.
Era finita per lei. Era finita per entrambe.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Ciao a tutti! <3
 
Torno con una nuova storia, che in realtà non è tutta farina del mio sacco. Quindi vorrei ringraziare molto l’autrice originale della storia per avermi dato il permesso di pubblicarla; questo perché la mia storia è stata fortemente ispirata dalla sua serie che troverete al link che vi ho lasciato di seguito: https://archiveofourown.org/series/826914
Naturalmente la mia storia non si tratta di una semplice traduzione ma è un intero adattamento per la mia protagonista Selina, spero che lei vi piaccia <3
 
Ora, vorrei chiarire anche alcuni retroscena, dal momento che la mia Dovahkiin non è un normale Dovahkiin. Chi conosce l’universo di Mass Effect avrà notato alcuni elementi: il cognome di Sel è “Vakarian” (lo adoro per lei) e man mano che la storia va avanti ci saranno altri piccoli elementi familiari, questo perché ho ispirato molto la mia versione del Dovahkiin sulle Asari (i Sangue di Drago vivono molti secoli, durante i quali attraversano tre diverse fasi della vita – Dama, Matrona, Matriarca – proprio come le Asari). Ho immaginato i Sangue di Drago come una specie a sé composta da individui (femminili, come le Asari) che possono effettivamente trasformarsi in draghi, in parte o totalmente secondo le necessità. Ho creato una tradizione per questa razza, ma non ne parlerò in questa storia. Ci sono anche elementi giapponesi in Sel, dal momento che i draghi di Tamriel sono originari di Akavir, e Akavir è un reame orientale che ha molti elementi della cultura cinese/giapponese. Ed essendo io un’appassionata della cultura tradizionale giapponese, ho voluto rendere Sel una ragazza Akaviri con abitudini giapponesi.
 
Detto questo, ringrazio tutti coloro che leggeranno la mia storia e che la commenteranno. Miao <3
   
 
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