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Autore: Harry Fine    28/01/2024    1 recensioni
[Sequel di I'm the One]
Runaan Mahariel non ha idea di cosa fare di se stesso. Il Flagello ormai è finito, lui si è lasciato alle spalle i custodi grigi e i mesi trascorsi combattendo la prole oscura, ma gli spettri del suo passato e delle persone che ha perso ancora lo tormentano. Gli resta solo un obiettivo da seguire: trovare Morrigan, la bella strega dai capelli neri con cui ancora condivide un legame.
Coinvolto di nuovo in un avventura per le fredde terre del Ferelden, accompagnato da alleati improbabili, riuscirà a liberarsi del peso che lo opprime e affrontare il futuro, o ne resterà schiacciato definitivamente?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morrigan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Runaan fissò con un sopracciglio alzato l’individuo davanti a lui. Un giovane mago umano alto, allampanato e pallido, con un viso stretto e allungato, proprio come il suo naso adunco, che terminava in un mento affilato e gli ricordava un po' il muso di un topo.
Aveva le mani infilate tra i corti capelli castani, il volto paonazzo e gli occhi scuri erano talmente sbarrati da parere sul punto di saltare via dalle orbite.
《Chi diavolo vi ha fatto entrare qui dentro con quel coso!? Non avete idea dei danni che potrebbe fare a questi inestimabili tomi!?》 Strepitò ancora, la voce acuta mentre agitava le braccia frenetico, una manica della veste verde sporca di inchiostro. 《Potrebbe urinare sugli scaffali o mordere le rilegature!》
Warden lo guardò curiosa, annusando per un attimo l'aria, ma dovette giudicare il nuovo arrivato non una minaccia, perché tornò ad accucciarsi ai piedi del suo padrone con uno sbuffo annoiato.

Il mago la fissò sbalordito, la bocca spalancata per l'oltraggio, mentre Runaan alzava un sopracciglio. Non ricordava di aver mai visto quel tipo l'ultima volta che era stato al Circolo.
《Ci ha fatti entrare Petra.》 Rispose senza aggiungere altro, le braccia conserte.
L'altro non parve soddisfatto da questa spiegazione, anzi parve solo arrabbiarsi di più. 《E non vi ha detto che questi libri sono opere antiche che devono essere trattate con enorme cura e non giocattoli per cani!?》 Strillò ancora, la voce di due ottave più alta, mentre una vena iniziava a pulsare sulla sua fronte.

Ariane strinse istintivamente il libro che aveva preso dallo scaffale, squadrando lo strano nuovo arrivato da capo a piedi. Quel ragazzo non somigliava affatto ai maghi che aveva conosciuto fino ad ora.
Il Guardiano del suo Clan, Solan, e la sua Prima, Delaria, le erano sempre apparsi come figure sagge, conoscitori dei segreti del mondo fisico e degli spiriti e anche in Petra, nonostante parlasse troppo, aveva visto la sicurezza e l'abilità di coloro che coltivavano il Dono della magia. Quel tipo invece era il contrario
Stava continuando a gesticolare senza sosta in quelle vesti troppo lunghe per correre o lottare in modo decente, con movenze tanto esagerate da risultare buffe, in uno sproloquio assurdo sul valore di quei libri e accusando Warden di chissà quali danni, quando la mabari non aveva fatto assolutamente niente.

Alzò gli occhi al cielo, domandandosi come avesse fatto Runaan a viaggiare per un anno in compagnia di ben tre maghi cresciuti in quella torre senza impazzire, prima di concentrare la sua attenzione sul tomo che teneva tra le braccia.
Lo aprì, percependo le pagine fragili sotto i polpastrelli, mentre gli occhi cercavano di comprendere la grafia sottile che si intrecciava in righe e righe di elfico scritto
Aggrottò la fronte, cercando di distinguere ogni lettera e leggere le parole per capire se conteneva davvero un indizio sugli Eluvian o su come trovarli, ma anche così il contenuto rimaneva oscuro. Riconobbe alcune radici, qualcosa che aveva a che fare con “riflettere” o “luce”, ma nulla di più.
Sentì una nuova onda di fastidio attraversarle lo stomaco al solo pensiero. Nessuno ormai era in grado di scrivere nella loro lingua da diversi secoli, e quindi pochissimi Dalish erano capaci di leggerla!

Sapeva di alcuni Guardiani che avevano provato a comporre dei tomi, a mantenere almeno un'ombra di quella cultura, ma era stato uno sforzo inutile. Quel poco che era rimasto delle antiche conoscenze era stato depredato negli ultimi secoli dagli umani e dallo stesso Circolo: molte parole e le antiche sfumature di significato si erano perse nel tempo, così come rituali, cimeli, storie e verità risalenti ai tempi di Arlathan.
La loro lingua parlata era stata irrimediabilmente inquinata a sua volta da quella comune degli umani, e ora lei aveva un tesoro incredibile tra le mani, forse il loro unico indizio su come ritrovare ciò che Morrigan aveva rubato al suo clan, e non era in grado di comprenderlo!


《E tu! Che stai facendo con il codice sugli Eluvian!? Lo stai piegando troppo! Romperai la rilegatura e farai cadere le pagine!》Strepitò ancora lo shem isterico, avvicinandosi a lei come per prenderle il libro.
L’elfa lo strinse tra le dita con ancora più forza, la mano libera già sull'elsa di una delle spade, mentre Warden iniziava a ringhiere infastidita, ma Runaan si frappose tra di loro prima che potessero attaccare.
《Tu sai cosa sono gli Eluvian?》 Domandò.
Il castano parve sorpreso, i suoi grandi occhi da insetto ancora puntati sul tomo, ma annuì. 《È una parola in antico elfico: il nome di un artefatto. Significa “vetro riflettente”, uno specchio.》


Un campanello di allarme suonò nella mente del Dalish. Gli tornarono alla mente una giornata autunnale nella foresta, l'ultima che aveva passato col suo clan, le rovine che aveva trovato col suo migliore amico, Tamlen, e lo specchio che li aveva rovinati. Ricordava ancora la sua luce eterea, le increspature che le dita del suo lethallin avevano tracciato sul vetro, e poi le sue urla terrorizzate e fitte lancinanti in tutto il corpo.
Era stato quell’oggetto ad infettarlo con la corruzione: sarebbe morto immediatamente senza i poteri curativi della Guardiana Merathari, ma nemmeno lei era stata in grado di guarirlo del tutto. Per questo era stato costretto a sottoporsi all'unione dei custodi grigi e affrontare il Flagello, per scampare alla morte certa a cui quello specchio lo aveva condannato.

Sentì gli occhi di Ariane contro la propria nuca: avevano pensato alla stessa cosa. Di certo il proprio Clan aveva raccontato al suo quanto gli era successo. Ma non poteva essere. Giusto?
《Sai anche che uso avessero questi specchi?》 Chiese la Dalish più giovane, il libro ancora in mano
Il mago si grattò la nuca. 《Non proprio. Nessuno sa di preciso quali siano i loro veri poteri. Si dice che il Tevinter abbia tentato di usare questi rari manufatti dopo la caduta di Arlathan, ma non furono capaci di accedere del tutto alla loro magia. Si pensò che solo gli elfi fossero capaci di controllarli e quindi gli Eluvian furono ridotti a semplici mezzi per comunicare.》

L'altra aggrottò le sopracciglia. 《Non può essere tutto qui. Perché Morrigan si prenderebbe tanto disturbo per trovare una reliquia che un'umana non è in grado di usare?》
“Se c'è un'umana abbastanza sveglia e testarda da riuscirci, quella è Morrigan” pensò Runaan tra sé e sé, ignorando la domanda del mago su cui stessero parlando. Però era d'accordo con Ariane: doveva esserci qualcosa di più. Se davvero era come temeva, allora quegli specchi erano molto più potenti e pericolosi di quanto il Tevinter avesse scoperto.
Inoltre, la strega non avrebbe perso tanto tempo a cercare un manufatto capace solo di inviare messaggi, per quanto antico potesse essere. C'era qualcosa che ancora sfuggiva alla loro comprensione


Fece per dirlo ad alta voce, ma dei nuovi passi attirarono la sua attenzione.
Petra fece nuovamente la sua comparsa, sempre con la sua espressione affabile in volto, accompagnata da una giovane elfa dalla pelle pallida e i capelli corti talmente chiari da apparire bianchi. Era molto minuta, ma avanzava fiera e a testa alta: irradiava potere e sicurezza nelle sue eleganti vesti scure. Un lungo bastone magico splendeva candido nella sua mano.
《Petra mi ha avvertito che sono giunti degli ospiti. Cosa…?》 I suoi occhi si posarono sul mago umano, velandosi di un'affettuosa esasperazione. 《Ah. Finn. Che cosa è successo stavolta?》 Chiese, il tono di chi aveva già visto quella scena decine di volte.
L'altro arrossì fino alla punta delle orecchie. 《Prima Incantatrice! Queste… queste persone hanno portato un cane! E quel libro… guardate come tengono quel libro!》 Esclamò lui, la voce che tornava isterica.

Lei emise un sospiro rassegnato, decidendosi finalmente a guardare i loro nuovi ospiti. Vide una mabari dal buffo manto pezzato, una giovanissima elfa dalish dall'aria guardinga, ma poi il suo sguardo chiaro ne incontrò un altro verde. Lo stesso che aveva visto acceso di rabbia e poi velato di stanchezza e dolore, ormai due anni prima. Uno sguardo amico.
Si portò la mano alla bocca, domandandosi se stesse sognando. 《Runaan?》 Chiese.
Il dalish sorrise un po' 《È un piacere rivederti Neria. Quelle vesti ti stanno benissimo.》

L’altra si avvicinò a lui senza parlare, gli occhi puntati nei suoi e la timidezza di un tempo dimenticata. 《La tua amica nana ci ha detto che te n'eri andato, che non volevi essere trovato. Dove sei stato?》 Chiese, le dita che accarezzavano le sue guance sotto gli occhi sbarrati di Finn e Ariane. 《Cosa ti è capitato?》
Runaan non rispose subito, un fastidioso nodo di vergogna nella gola. 《Ero perso. Lo sono ancora ad essere onesto: sto seguendo una leggenda ancora una volta nella speranza di capire cosa dovrei fare. Patetico, vero?》


Neria ascoltò quelle parole in silenzio, le dita gentili sempre sulla guancia del più alto. Era cambiato dall'ultima volta in cui si erano parlati. Vedeva ancora il giovane testardo e orgoglioso di un tempo, ma era come se un velo fosse sceso sui suoi occhi. Parevano oppressi da un peso che andava ben oltre i suoi anni.
Quando era scomparso dopo la battaglia, lei e i suoi amici lo avevano cercato ovunque, senza risultato. Persino i loro alleati un tempo lupi mannari avevano perso le sue tracce. Era stata Micah Brosca a spiegare loro che lui non voleva essere trovato.
Negli ultimi due anni si era spesso chiesta dove fosse andato, cosa lo avesse spinto a fuggire in quel modo. Aveva provato rabbia, preoccupazione, oltraggio! Aveva persino pensato a cosa gli avrebbe detto se si fossero rivisti, alla sgridata che gli avrebbe fatto prima di dargli il ben tornato. Ma ora che lo aveva davanti, il suo unico desiderio era stringerlo a sé, dargli conforto
《Tu sei tante cose, Runaan, ma di certo non patetico. Se potrò aiutarti, lo farò con piacere.》


Ariane si morse l'interno della guancia, a disagio: le sembrava di essersi intromessa in un momento intimo, anche se non capiva esattamente il motivo.
Quelle carezze non erano quelle intense scambiate tra due amanti, erano più simili a quelle gentili di una madre per il suo bambino. Come poteva permetterle di toccarlo in maniera così intima? E la sua espressione… non lo aveva mai visto così.
Negli ultimi giorni, aveva conosciuto un cacciatore: un elfo orgoglioso, cocciuto, pieno di segreti, per molti versi l'incarnazione dei guerrieri delle leggende, ma stavolta era diverso. C'era malinconia nelle sue parole, nei suoi gesti, ma anche serenità: era come se lui e quell'orecchie piatte condividessero qualcosa di speciale, un'intesa che lei non poteva capire.
Si Domandò per l’ennesima volta cosa fosse accaduto durante il Flagello. Cosa poteva unire a tal punto un dalish tanto abile ad un’orecchie piatte?


Runaan sfiorò le dita della maga con le sue, ignaro dei pensieri della sua alleata, cercando le parole. 《Mi spiace per non aver detto addio a te o agli altri, Neria. Non volevo lasciarvi così, ma non ho avuto la forza di restare dopo Iselen. Volevo lasciarmi tutto alle spalle. Speravo che fuggendo, avrei potuto dimenticare.》
La maga annuì, la solita stilettata che le colpiva il petto nel sentire il nome di suo fratello. Erano passati due anni e mezzo da quando era morto per salvarli tutti dalla prole oscura, da quando era stato proclamato Eroe del Ferelden e lei lo aveva perso.
Tutti le avevano detto che il dolore sarebbe diventato meno acuto, ma per lei era ancora una ferita aperta, e sarebbe rimasta tale per il resto dei suoi giorni. E nessuno poteva capire cosa significasse, sentire di continuo il suo nome e le sue imprese sulla bocca di tutti i maghi più giovani. Nessuno, a parte Runaan.
Per questo capiva il suo ragionamento. Era stato egoista, insensibile, persino infantile, ma nessuno aveva dato più di lui e I suoi amici per fermare il Flagello. E per quanto avesse sbagliato ad andare via così, non si poteva arrabbiare con lui per questo.
Solo il Creatore sapeva quanto anche lei avesse pregato di dimenticare quando la battaglia in cima a Forte Drakon tornava nei suoi incubi.

Voleva raccontargli tutto ciò che aveva fatto negli ultimi due anni, mostrargli come avesse fatto del suo meglio per cambiare il Circolo e renderlo un luogo sicuro per coloro che possedevano la magia, ma un colpetto di tosse da parte di Finn la distrasse. 《Prima Incantatrice, voi due… vi conoscete?》
L’elfa sospirò, l’espressione esasperata che tornava sul suo viso. 《A volte penso che tu passi troppo tempo sui tomi antichi, ragazzo. Costui è Runaan Mahariel: eroe del quinto Flagello e mio carissimo amico. Ha lottato al fianco di Iselen Surana e re Alistair Theirin e ha contribuito a salvare il Circolo da Uldred e dai suoi abomini e maghi del sangue.》

Gli occhi del mago, se possibile, divennero ancora più enormi, Warden che gli rivolgeva un’occhiata di somma soddisfazione, mentre si avvicinava con il muso bene in alto al suo padrone.
《Quindi… lui era… all'incontro dei popoli!? Ha visto i sovrani salire al trono?! Ha visto Teyrn Loghain!?》 Chiese, la voce che tornava a farsi acuta mentre proseguiva la sua cascata di domande e le mani che cercavano qualcosa nella veste, forse carta e penna.


Runaan alzò gli occhi al cielo, domandandosi per l'ennesima volta come facesse lui ad essere un mago cresciuto al Circolo come Iselen, Wynne e Jowan. Aveva viaggiato per mesi con loro, e sapeva che ognuno aveva una mente curiosa, colma di domande e intelletto, ma nessuno di loro si era mai rivelato tanto fastidioso. O logorroico.
Il giovane mago non fece caso alla sua espressione, continuando a parlare imperterrito e senza perdere tempo prendendo fiato. L'elfo sentì l’istinto di rimettersi il cappuccio. Era proprio per evitare simili situazioni che lo abbassava di rado.
Neria, però, dovette intuire i suoi pensieri, perché alzò una mano per interrompere quel flusso di domande, un sorrisetto sulle labbra. 《Finn, il tuo entusiasmo è sempre notevole, ma sono certa che Runaan e la sua alleata siano venuti qui per un motivo. Non è vero?》
Il dalish annuì. 《Si, Neria. Siamo sulle tracce di un antico manufatto elfico, qualcosa chiamato Eluvian》 Disse, passandole il libro che avevano trovati, Ariane che fissava la maga come un falco, mentre le sottili dita pallide sfogliavano le pagine.

La sua fronte si aggrottò. 《Ho letto questo libro un paio di volte durante il mio addestramento, e ho capito di cosa stiamo parlando, ma questo non è il posto giusto per discuterne.》 Accennò agli altri maghi tra gli scaffali. 《Venite con me.》
Iniziò ad allontanarsi insieme a Petra e Finn e Runaan fece per seguirli, ma Ariane lo trattenne per un braccio. 《Han’ren, siamo sicuri di volerci fidare di loro? Il Circolo è un altro dei colpevoli per la perdita di tanta storia dell'antico Popolo. E se cercassero di usare gli Eluvian come fece il Tevinter secoli fa?》

Runaan scosse il capo. Due anni prima avrebbe di certo condiviso la sua preoccupazione, ma ora non più. 《Ascolta, Da'len, capisco i tuoi timori, ma se c'è una cosa di cui sono sicuro, è che Neria è una persona degna di fiducia. Anche se volesse fare delle ricerche sugli Eluvian, non farebbe nulla per danneggiare essi o la cultura elfica.》
L'altra parve rincuorata, anche se non del tutto convinta, e seguì a sua volta i maghi insieme a lui e Warden senza aggiungere altro.


Attraversarono ancora gli ampi corridoi della torre, il leggero chiacchiericcio proveniente dalle stanza che accompagnava i loro passi, e Runaan non potè che notare di nuovo quanto l’atmosfera fosse cambiata.
Dove un tempo c'era un senso di claustrofobia, di soffocamento, ora regnava una calma quasi piacevole. Non c'erano templari a fissare anche i bambini con odio, le mani sempre sulle spade, ma un allegro frusciare di vesti, mentre i maghi più vecchi esortavano i propri allievi a seguirli. Percepiva i loro occhi curiosi su di se, sul proprio vallaslin.
Qualcuno gli venne addosso di colpo, distraendolo da quei pensieri, e una coppia di giovani uomini gli sfrecciò accanto con una pila di libri in mano e urlando delle scuse, prima di tornare a parlare e ridere tra di loro.

Sentì Finn, poco davanti a loro, borbottare qualcosa sul modo in cui stessero stringendo troppo quei tomi e alzò gli occhi al cielo, mentre una piccola maga lo indicava. Quantomeno, le cose stavano migliorando.


Certo, non era perfetto: poteva ancora vedere segni di stanchezza e nervosismo di molti uomini e donne, gli stessi che segnavano il viso di Neria, e c'erano diversi adepti della calma che camminavano accanto a loro, le loro vesti opache proprio come i loro occhi.
Vide Ariane rabbrividire quando lo sguardo di una di loro parve attraversarla senza nemmeno vederla.
Runaan sentì a sua volta un tremito di inquietudine quando rivolse a lui un meccanico cenno di saluto, sbrigandosi a seguire Neria attraverso la porta di quello che un tempo era stato l’ufficio di Irving.


Anche lì l’atmosfera era diversa da come la ricordava. I mobili colmi di volumi antichi erano stati lucidati fino al mostrargli il suo riflesso e i danni causati dai demoni e dagli abomini di Uldred erano stati riparati. Le grandi vetrate riempivano la stanza della luce di mezzogiorno, e dietro l’imponente scrivania intarsiata, spiccava una poltroncina su cui la nuova Prima Incantatrice si sedette, facendone apparire delle altre con un semplice movimento del bastone.
《Accomodatevi.》 Li invitò, mentre una teiera, delle tazze, una zuccheriera e un vassoio di pasticcini volavano rapidi verso di loro. Finn ne afferrò immediatamente un paio.

Runaan ne prese uno, Warden e Ariane sempre accanto, piluccandolo distrattamente mentre osservava la maga consultare il libro sugli Eluvian.
I suoi occhi correvano rapidi sulle pagine, mentre le sue sopracciglia si aggrottavano poco a poco. Chiuse il libro con un profondo sospiro.《Runaan, so che questo sarà una delusione, ma temo di non potervi dare molte informazioni oltre a quelle che di certo Finn vi avrà fornito.》 Il giovane mago si raddrizzò impettito a quelle parole, nonostante le briciole intorno alla bocca, prima che l'elfa tornasse a parlare. 《Qui dice che un tempo questi Eluvian erano sparsi per tutto il Thedas e a disposizione dei loro creatori elfici, ma i loro poteri furono sigillati quando il Tevinter li invase》
《Quindi è stato un viaggio inutile!?》 Chiese brusca Ariane, scattando in piedi e rifiutando il vassoio di dolcetti. 《Almeno sapete come trovarne uno?!》
Neria alzò un sopracciglio, ma non commentò il tono della più giovane. 《Purtroppo no. Gli ultimi che li usarono furono i maghi dell'antico Tevinter e non ci sono mappe su come trovarli. A quanto ne so, un tempo erano ovunque, ma senza altri indizi…》


Runaan digrignò I denti, bloccando un'imprecazione. Erano ad un punto morto. Avevano scoperto cosa stavano cercando, ma non avevano modo di trovare quei maledetti specchi, o Morrigan e suo figlio!
Ariane si morse il labbro a sua volta. Non poteva finire così! Aveva pregato il suo Guardiano di partire per quella missione! Voleva dare un aiuto concreto al suo Clan, dimostrare di essere la sua migliore guerriera. Non poteva tornare a mani vuote, doveva esserci una soluzione! Un incantesimo, un rituale, qualsiasi cosa!
《Non potreste inviare alcuni dei vostri alla ricerca di qualche traccia magica bizzarra?》 Chiese 《Se davvero qui vive la maggior parte dei maghi del Ferelden, usiamolo a nostro vantaggio!》
Neria scosse il capo. 《Mi spiace. Non vi negherei aiuto, ma Il Circolo ha perso molto a causa di Uldred: abbiamo a malapena i membri per poterci organizzare e non si può trascurare l’addestramento dei bambini》


La giovane Dalish si voltò con un verso stizzito, i denti che mordevano il labbro al punto da farlo sanguinare.
Finn guardò la sua espressione e si grattò il mento, condividendo la sua delusione. Non riusciva a levarsi dalla mente l'idea di poter riscoprire oggetti magici di tale calibro. Chissà quali segreti erano incisi sulle cornici o forse persino nel vetro di quelli specchi! Per uno studioso di rune e lingue antiche come lui, che aveva passato una vita a studiare simili artefatti, sarebbe stato un sogno divenuto realtà!
Chissà, magari la sua stessa penna avrebbe potuto arricchire le biblioteche dei Circoli di tutto il Thedas! Sentiva già il profumo delle pagine stampate, incise da segni di inchiostro che recavano la sua firma e le più alte cariche dei maghi che lo lodavano per le sue capacità e gli domandavano di tenere dei simposi e delle lezioni! Poteva già immaginare quanti studenti avrebbero studiato il suo lavoro!
Ma tutto ciò sarebbe rimasto una fantasia.

Se solo ci fosse stato un modo per parlare con gli abitanti dell'antico Tevinter! Questo avrebbe risolto tutto. A meno che…《MA CERTO!》 Urlò di colpo, gli occhi di nuovo illuminati di eccitazione, mentre gli altri presenti sobbalzavano per la sorpresa. 《Possiamo trovare gli Eluvian! Ci basterà parlare con qualcuno che era vivo allora! Qualcuno che ha visto quegli specchi!》
I due dalish alzarono un sopracciglio, chiedendosi se quel tipo li stesse prendendo in giro. C'erano metodi per rivolgersi ai morti, ma le persone di cui stavano parlando erano ormai polvere da millenni! Nemmeno i negromanti più potenti avrebbero potuto aiutarli.

Warden piegò il capo a sua volta, confusa, e anche Neria e Petra parvero non capire, finchè un lampo di comprensione non attraversò gli occhi della Prima Incantatrice. 《La Statua… Finn, sai bene che non possiamo entrare nei sotterranei. È troppo rischioso》
《Ma sarebbe l'occasione di documentarci su degli artefatti inestimabili! Potremmo scoprire verità celate della storia del Thedas! Scriverebbero tesi e libri sulle nostre scoperte!》 Rispose imperterrito il castano, tornando a parlare a raffica 《Inoltre, Runaan Mahariel è qui! Dopo aver ucciso un Arcidemone, affrontare i sotterranei sarà una passeggiata!》


L'elfa pallida si strinse il ponte del naso. Di colpo pareva esausta e neanche Petra sembrava calma: il suo sorriso accogliente era diventato tirato.
I sotterranei erano stati sigillati da quasi un anno ormai, e per un'ottima ragione.

La prima incantatrice fu sul punto di dirlo a voce alta, il volto più pallido di prima, ma Runaan le mise una mano sulla spalla 《Neria, sai che di me ti puoi fidare. Se hai bisogno di aiuto, non hai che da chiedere. Sono pronto a dartelo.》
Warden, accanto a lui, annuì col grosso testone, la lingua che penzolava felice, e la loro amica cedette con un sospiro. 《Molto bene. Venite con me.》


**


Il dalish perse il conto di quanti scalini avevano percorso dopo aver superato i trecento.
Non ricordava che le rampe di scale fossero così lunghe l'ultima volta che era entrato in quella Torre. Anche se in effetti la minaccia di maghi del sangue o abomini dietro ogni angolo poteva averlo distratto. Ricordava ancora il tanfo di Demone nell'aria e foschi bagliori che la loro magia proiettava sulle pareti.

Sentì Ariane, poco dietro di lui, borbottare qualcosa su una scala maledetta e ghignò sotto i baffi, tenendo lo sguardo dritto davanti a sé. Stavano percorrendo insieme a Warden la via per i piani inferiori della Torre, Neria, Finn e Petra ad aprire la strada, per nulla affaticati dal numero abnorme di gradini.
Parevano tesi. E Runaan stranamente capiva perché.
C'era qualcosa di strano nell'aria. Era come se essa stessa fosse carica di tensione, e più si avvicinavano ai piani bassi, più era facile percepirlo. Persino la luce dei candelabri sembrava più fioca, timorosa.
Inoltre, se i corridoi dei piani superiori erano colmi di vita, quelli che stavano attraversando adesso erano deserti. Il silenzio regnava irreale.


Anche Ariane e Warden se n'erano accorte, perché la prima aveva già le mani sulle else delle spade e la seconda teneva il naso in alto, le orecchie appiattite.
Il biondo guardò la sua amica, poco più avanti. Non gli aveva ancora spiegato perché entrare nei sotterranei fosse tanto rischioso.
Di certo, non si trattava di una faccenda di poco conto: conosceva Neria abbastanza bene da sapere che non si faceva prendere inutilmente dal panico. Qualunque cosa si aggirasse lì sotto, era pericolosa.

《Quindi》 Sentì Ariane borbottare a Finn 《vorresti parlare con una statua? Sai che parlare con oggetti inanimati è di solito segno di follia, giusto?》
《Oh, non è sempre stata una statua!》 Replicò il mago, in faccia il sorriso sornione di chi custodiva un segreto importantissimo.

L'elfa gli rivolse uno sguardo confuso, Warden vicina che abbaiava interrogativa e il mago sogghignò anche di più 《Tranquille, capirete presto di che parlo》
In qualche modo, questo non tranquillizzò nessuno dei due dalish, ma evitarono di commentare.


Quando finalmente le rampe di scale parvero finire, si trovarono in un ampio salone spoglio. Alte librerie occupavano le pareti, però, a differenza di quelle della biblioteca, recavano ancora notevoli segni di danni e poco, più avanti, dietro una colonna graffiata, c'era una porta. Scintillanti rune di Lyrium erano state incise sul ferro che la componeva: ronzavano leggermente.
Runaan la osservò a lungo, il silenzio che gli riempiva le orecchie si spezzò quando aprì bocca. 《Neria, ora siamo da soli. Puoi spiegarci che cosa è successo?》
Lei sospirò stanca, annuendo 《Ricordi quando Irving disse al re e alla regina che la Torre era tornata alla normalità? Beh, mentì. Il Velo non era più lacerato, è vero, ma le azioni di Uldred lo avevano indebolito più di quanto ci aspettassimo! E simili debolezze attirano demoni e spiriti molto potenti e soprattutto pericolosi! Quel vigliacco lo sapeva, non ha detto nulla a nessuno di noi, e si è portato via quel segreto quando si è trasferito al Circolo di Ostwick!》 Strinse I pugni e Petra Proseguì.
《Era risaputo che nei sotterranei fossero conservati oggetti e tomi dai grandi poteri e dopo l'elezione della Prima Incantatrice, volevamo assicurarci che nessuno di essi rappresentasse un pericolo. Insieme ad alcuni maghi esperti, siamo venute ad indagare, ma uno di noi ha attivato senza volere un manufatto del Tevinter e la sua magia è andata fuori controllo! Si aprì un nuovo squarcio, più grande di quelli causati da Uldred, e qualcosa ne emerso! Due di noi furono uccisi prima che potessimo reagire e dovemmo scappare.》 Strinse le labbra al ricordo. Non c'era stato alcun rumore, urlo o avvertimento prima dell'attacco: i corpi di quei due maghi, persone che conosceva da anni, erano stati ridotti a brandelli davanti ai suoi occhi. Aveva sentito il loro sangue schizzarle addosso.

Neria le prese le dita, memore anche lei della corsa che le aveva fatto bruciare i polmoni, mentre sentiva sul collo il fiato di quell'essere. 《Una delle nostre allieve più brillanti, Dagna di Orzammar, è riuscita a creare un sigillo che impedisse a quella cosa di uscire mentre studiavo un modo per riparare lo squarcio. È passato un anno ormai.》
《Quindi hai mentito anche tu, proprio come il Primo incantatore precedente.》 Commentò piatta Ariane, il Dalish più anziano che le scoccava un'occhiata tagliente.


Una scintilla furiosa si accese nelle pupille dell’altra elfa. 《Tu non hai idea di cosa significhi.》 Le disse infatti. 《Ho fatto del mio meglio per cambiare questo posto dopo gli errori del mio predecessore, ma nessuno si fida di noi maghi! La Chiesa sta solo aspettando un errore, una qualsiasi scusa per imporci di nuovo le sue dannate regole e i suoi templari. L'unico motivo per cui non ci hanno cinti d'assedio, è perché l'eroe del Ferelden era mio fratello e perché i sovrani mi sostengono. Ma se dovessero chiedere aiuto ai piani alti della Chiesa o addirittura alla Divina, nemmeno loro potrebbero aiutarmi. Perciò, si, ho mentito. E farei ben altro per tenere al sicuro la mia casa》 Terminò, gelida, mentre tuffava la mano nella veste, tirandone fuori una chiave scintillante, coperta dalle stesse rune incise sulla porta dei sotterranei.
Sapeva bene di aver ingannato per un anno persone che le erano amiche, che le avevano concesso la propria stima e la propria fiducia, ma non per codardia o interesse come Irving! Quella Dalish non poteva capire. Il Circolo era in pezzi quando era stata eletta prima Incantatrice: aveva dovuto fatto grossi sacrifici per poterlo ricostruire, per poterlo cambiare in meglio, e il processo era ben lungi dall'essere finito!
Creare finalmente un'atmosfera migliore era stato difficile e non privo di ostacoli. La Chiesa ovviamente non aveva gradito che i loro soldati fossero stati cacciati dal re e aveva smesso di inviare cibo, denaro e altri beni di prima necessità: Lei e gli altri maghi avevano lavorato per mesi, usando la loro magia per riparare i danni rimasti e lei aveva dovuto gestire attentamente i sostegni pecuniari del casato reale, che dopo il Flagello erano alquanto miseri, per nutrire e dare alloggio ai suoi protetti.

Aveva trascorso mesi cercando nuove alleanze e fonti di sostegno, venendo spesso rifiutata, sempre col terrore di trovarsi i templari alle porte per qualsiasi motivo. Sapeva di avere gli occhi di tutti puntati addosso, che sarebbe bastato un errore per distruggere tutto come un castello di carte, ma era riuscita a mantenere stabile la situazione.
Aveva designato le gerarchie dei maghi, aveva dato nuovi compiti agli incantatori anziani e ai maghi appena diplomati in modo che tutta la magia si svolgesse in sicurezza e che non ci fossero nuovi abusi, aveva accolto nuovi allievi, spesso bambini piccolissimi, tra il timore dei loro genitori e la diffidenza di chiunque altro. E le loro espressioni non erano diverse da quelle che Ariane le aveva rivolto
Aveva dato ai loro figli una casa, cibo, istruzione, sicurezza... ma non era stato sufficiente.

Il Circolo non era più quello in cui era cresciuta lei: era un’accademia, un luogo di studio e cultura, non una prigione. Eppure, quegli uomini e quelle donne l’avevano guardata di traverso quando glielo aveva spiegato, perché nessuno credeva che i maghi potessero gestirsi da soli. Nessuno credeva in lei, anche se era riuscita a cominciare ciò che molti primi incantatori potevano solo sognare!


Il Velo tremò intorno a lei in un moto di frustrazione al solo pensarci, mentre si avvicinava con la chiave alla porta intarsiata di rune. Sentiva gli sguardi nervosi di Petra e Finn e quello preoccupato di Runaan su di sé, ma impedì alla sua magia di reagire. Non era il caso di iniziare una lotta inutile.
Quella ragazza era un’alleata di Runaan, e anche se fin ora aveva mancato le regole basilari del decoro, era comunque scesa lì sotto per aiutarli. Inoltre, lei che aveva vissuto una vita libera nella foresta, lontana dell’intolleranza della Chiesa, non poteva capire cosa provava una persona cresciuta in quella torre.

A suo modo, era simile a quei genitori dalla mente ristretta. Semplicemente, loro avevano imparato a correre dai templari quando cercavano aiuto, però era certa che per i loro figli avrebbero preferito il suo Circolo, ancora giovane e incerto ma libero, ad una situazione simile a quello di Kirkwall.
Aveva sentito cose terribili su quel luogo, sui metodi barbari della comandante templare che lo “custodiva”. Torture fisiche, continui interrogatori, periodi di isolamento e maghi trasformati in adepti della calma per minime trasgressioni! E la Chiesa non aveva mai mosso un dito per fermare lei o i suoi accoliti!


Lei invece aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere quella torre un luogo di pace dove i maghi volessero stare. Dove potessero sentirsi a casa. Ma quando finalmente i suoi sforzi avevano iniziato a pagare, quella nuova crisi l’aveva travolta, minacciando di far crollare tutto in un attimo. E di nuovo, si era rimboccata le maniche!
Aveva sigillato ogni entrata ai sotterranei e aveva fatto in modo che nessuno a parte I maghi più esperti sapesse cosa era accaduto, non lo aveva confessato nemmeno ai sovrani! L'unico motivo per cui Finn ne era venuto a conoscenza, era perché la sua curiosità e la sua abitudine di immischiarsi erano ben più grandi del previsto! Ma nonostante tutto questo, lei aveva continuato a gestire il Circolo mentre cercava una soluzione! Tutto per dimostrare al Thedas intero che era degna del ruolo che le era stato affidato e della fiducia che era stata riposta in lei!


Infilò la chiave nella serratura, cercando di raffreddare la rabbia che ancora ribolliva nel suo stomaco, mentre la porta si apriva con un cigolio metallico.
Sentì il Velo tendersi un’ultima volta e poi rilassarsi, prima di voltarsi verso Ariane e agli altri. 《Attenti a dove mettete i piedi.》 Si raccomandò, la tentazione di sigillare la bocca della castana con una runa che faceva capolino nella sua mente, ma la scacciò.
Era solo una ragazzina, aveva parlato a sproposito. Ne aveva viste e addestrate molte come lei: giovani ambiziose, impazienti, convinte di avere ogni risposta. Ci avrebbe pensato il tempo a dimostrarle il contrario.


La dalish la fissò scendere le scale celate dietro la porta, Petra sempre accanto, e la sua lingua come paralizzata. Per un attimo, aveva avuto l'impressione che Neria stesse per attaccare e la sua schiena era stata attraversata da un lungo brivido che non riusciva a spiegarsi. Aveva per caso… avuto paura di lei?
《Un consiglio》 Commentò Runaan piatto, facendola sobbalzare. 《Se sei in cerca aiuto, insultare chi può dartelo è il modo migliore per rimanere a bocca asciutta》 Disse, avviandosi anche lui verso la soglia
Warden rivolse alla giovane dalish uno sguardo preoccupato con i suoi grandi occhioni scuri, come ad avvertirla di non mettersi nei guai, prima di tornare a scodinzolare allegra accanto al suo padrone

Ariane si ritrovò nuovamente senza una risposta: quella strana sensazione non se n’era andata e lei non riusciva a spiegarselo. Per tutta la vita si era sentita dire che gli elfi di città non erano guerrieri. Quando era bambina, tre di loro erano riusciti a fuggire dalle loro enclavi e a raggiungere il suo clan. Tre creature fragili e paurose, incapaci di cacciare o combattere, con un dio umano nelle loro preghiere e degradazione nelle loro storie.
Col tempo, avevano imparato le loro usanze, avevano scoperto la via dell'arco e della spada e la foresta li aveva accettati. Però quell'ombra nei loro occhi era rimasta. Quella sottomissione che annunciava a tutti il loro luogo di nascita, più dei loro volti privi di vallaslin.
Però non ne aveva trovato traccia nello sguardo di Neria. Brillava di una luce intensa, quella di chi era gravato da un enorme peso, ma che alla fine aveva vinto ogni sfida. Era identico a quello di Runaan ed era questo che l'aveva terrorizzata!


Iniziò a scendere a sua volta le scale, ancora preda di quei pensieri, non facendo nemmeno caso a quanto la temperatura avesse iniziato ad alzarsi, prima che la voce di Finn attirasse la sua attenzione.
《Sappi che sono lieto che tu e la prima incantatrice non abbiate iniziato a combattere poc’anzi. Sa essere davvero terrificante quando è incollerita》 Commentò
L'elfa alzò un sopracciglio. 《Hai paura di lei?》

Il mago strabuzzò gli occhi. 《Quella donna ha affrontato un Arcidemone ed è vissuta per raccontarlo. Ovviamente ho paura di lei! Inoltre…》 si avvicinò al suo orecchio. 《Le sue sgridate possono durare ore》
Ariane sbuffò una risatina suo malgrado. Quello shem era un essere saccente e petulante, ma forse aveva anche qualche qualità positiva. Per un umano ovviamente. Quantomeno, sembrava meno restio di Runaan a darle retta.


Attraversò accanto a lui il grande corridoio, le mani sulle spade, mentre quel silenzio soffocante tornava ad avvolgerli. Anche gli altri avevano sfoderato le armi e avanzavano guardinghi attraverso l’aria pesante. E se l'atmosfera era parsa tesa ai piani superiori, lì sotto era soffocante.
Grandi librerie giacevano divelte ai lati dei corridoi, i tomi che un tempo le occupavano ridotti a carta straccia. I segni erano netti, come se qualcosa le avesse tagliate, ma non c'erano segni sulla parete sottostante. La pietra era intatta, lucida di umidità.

Ariane sfoderò le spade mentre Runaan incoccava una freccia poco più avanti. Cercarono entrambi di tendere le orecchie, i loro sensi di cacciatori che si risvegliavano, ma non sentirono niente. Anche Warden annusò il terreno, i bastoni di Neria e Petra che cercavano di bucare il buio, ma scosse il grosso capo peloso con un guaito.
La giovane dalish imprecò tra i denti. Era inutile: stavano cacciando una bestia proveniente dell’Oblio, il mondo degli spiriti e dei demoni, qualcosa che non si sarebbe fatta trovare tanto facilmente.
《Neria, hai un modo per richiudere lo squarcio una volta che lo avremo raggiunto?》 Chiese Runaan, la voce tesa quando la corda del suo arco.
La maga annuì, più pallida di prima, una complessa runa luminosa che si accendeva sul palmo della sua mano. 《Ho scoperto questo glifo su un antico testo nevarriano. Veniva incisa su degli specifici artefatti per rendere il Velo più forte e con qualche modifica sono riuscita a renderla utile al nostro scopo.》
《Andiamo allora.》 Annuì io Dalish, la fronte sudata e la freccia sempre tesa.


Si avviarono a passi lenti attraverso l’intrico di corridoi, le armi in pugno e le orecchie che fischiavano in quel silenzio soffocante, alla ricerca di presenze inesistenti.
Incontrarono altre librerie divelte, tagliate di netto, mentre pesanti gocce umide scorrevano lungo le ragnatele sui muri, disfacendole in pozze viscose che lambivano la carta e il legno a terra.
Petra era bianca come cera, il bastone alto per fare loro luce, e Ariane non si era mai allontanata da Finn, le spade in pugno e lo sguardo che vagava da Neria, Runaan e Warden, poco davanti a loro, ai muri.
Il giovane mago accanto a lei stava facendo lo stesso, ma i suoi occhi scuri da roditore scattavano nervosi da una parte all'altra, la luce giallo verde del suo bastone che sfarfallava ad ogni suo sobbalzo.

L’elfa gli avrebbe detto di smetterla, se anche lei non si fosse dovuta forzare per mantenere l'andatura stabile che aveva appreso nelle foreste.
Emise un sospiro seccato, sperando che non mancasse molto, ma poi la sua attenzione fu attratta da qualcosa appeso al muro: un grande arazzo!


Era un'opera immensa, toccava quasi il pavimento, e di squisita fattura. A differenza delle librerie e di qualsiasi altro mobile in quell'inferno di corridoi, non era stato strappato, solo consumato sulle estremità, i colori un po' sbiaditi che davano spazio una muffa grigiastra, ma questo non svalutava la sua bellezza.
Il nero dello sfondo si fondeva con i fili grigi, rossi e oro che parevano comporre il muso di un animale che non aveva mai visto. Una serie di grandi occhi di un azzurro intenso erano tessuti proprio al centro, talmente ben fatti da sembrare reali!
Ariane ebbe per un secondo l'impressione che la stessero guardando sul serio, ma si disse che era solo suggestione. Persino l’aria aveva un odore sbagliato lì sotto! Non riusciva neanche a capire cosa fosse o se lo avesse mai sentito prima, sapeva solo che era sbagliato.


《Che strano.》 Commentò Finn, avvicinando il bastone all'arazzo per illuminarlo meglio, mentre le dita ne percorrevano la trama pesante. 《Sono stato qui sotto decine di volte, eppure non ricordo di aver mai visto un'opera simile.》
《Pensavo che l'entrata ai sotterranei fosse proibita》 Rispose l’elfa, cercando di scacciare il nervosismo, gli occhi ancora fissi in quelli dell’arazzo. Non sapeva se fosse un oggetto magico, ma sembrava calamitarla in un modo che non comprendeva.

Le guance del più alto divennero paonazze. 《Beh, non era ancora proibito allora! Inoltre, sono convinto che, per amore della conoscenza, certe regole vadano ignorate!》 Esclamò, roteando l'indice in un gesto teatrale, prima di riprendere a camminare.
Non fece in tempo a muovere due passi, che parve inciampare nei suoi stessi piedi e cadere in avanti, il suo bastone che si spegneva in un urletto sorpreso.
Ariane lo afferrò per il retro della veste appena in tempo, evitando una dolorosa collisione tra il suo naso e il pavimento e smettendo finalmente di guardare l'arazzo. 《Ormai dovresti sapere come si cammina, Shem.》 Gli disse in un mezzo rimprovero, sbuffando divertita quando vide le sue orecchie assumere un colorito porpora.
Finn si alzò tossicchiando un grazie, cercando di sistemarsi la veste in un ovvio tentativo di celare l’imbarazzo, la voce di Runaan che gli ricordava di non allontanarsi troppo dal gruppo.
Iniziarono ad avviarsi entrambi, l’abbaiare di Warden che riecheggiava nel corridoio, ma una scossa improvvisa squassò la pietra su cui camminavano.

Ariane sentì Finn emettere uno strillo acuto, la luce del suo bastone e di quelli delle altre maghe che si spegneva di colpo, facendo piombare il corridoio in un buio così denso da impedire anche agli occhi dei due Dalish di penetrarlo.
L'elfa sguainò le armi, ma qualcosa, dei fili, avvolsero il suo braccio, poi il busto e le gambe, tendendosi con forza e scavando nella sua armatura, nella pelle e nella carne fino a farla sanguinare e urlare.

Le sue spade caddero con un clangore; sentì una freccia di Runaan spezzarsi contro il muro e poi i suoi grugniti di dolore soffocati, Warden che latrava in un punto indistinto prima di smettere di colpo.
Ariane sentiva il cuore che pulsava nelle sue orecchie, come le urla di Petra e Neria e i singulti di Finn! Provò a divincolarsi, a fuggire, ma fu inutile. Sentiva ogni goccia di sangue scendere bollente sulla pelle sudata

Scorse un movimento di fronte a lei, una sagoma indistinta che si muoveva sinuosa in lunghe onde vibranti, prima che un enorme occhio di un azzurro innaturale si spalancava. Un occhio che aveva già visto, impresso nell’arazzo di poco prima!
Se ne aprirono altri: le trame blu e oro che li componevano illuminarono le ombre, mostrando fili rossi, neri e grigi emergere dalle pareti intonse e tessuti nel muso gigantesco e allungato di una creatura terrificante, mutevole, venuta fuori dagli incubi e dalle storie più antiche!

Provò ad urlare ancora, a pregare qualunque Nume volesse ascoltarla di aiutarla a prendere le spade, ma i fili si mossero verso la sua gola, mozzandole il fiato in un gorgoglio patetico.
Vide quelle miriadi d'occhi fissarla senza espressione, l’aria umida che sfuggiva ai suoi polmoni e alle sue preghiere. Vide un lampo di denti scarlatti spaccare il muso filato, i nodi e le trame che si ricomponevano e disfacevano ad ogni secondo, prima di sprofondare nel buio.
   
 
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