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Autore: Velidart    29/01/2024    2 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sapete, trovarsi di fronte a una tastiera, a uno schermo con una pagina bianca vuota in questa situazione è estenuante. L'unica cosa che desideri è la fine. Ed è in questo caso che, tirando fuori una forza di volontà che sembra ormai un ricordo vago, ti costringi e ti imponi a buttare giù qualche riga. Buttare fuori.

Ecco, ho scritto queste cinque righe e già mi viene da piangere, l'oppressione al petto aumenta e la nausea torna a colpirmi come se mi avessero tirato un manrovescio di quelli pesanti, di quelli che ti ricorderai per tutta la vita. Perché funziona così: butta fuori piangendo, spolverando i libri, portando a spasso il cane.. piccolezze che una volta forse ti davano soddisfazione, ma adesso non fanno altro che costringerti a lottare. 

So bene come ti senti: vorresti stare da solo, a letto e dormire. Ah si, dormire: che cosa meravigliosa! Il momento in cui tutto scompare, la nausea non ti attanaglia più lo stomaco, smetti di rimuginare in continuazione, il peso che hai sul petto svanisce e ti immergi nei sogni che, quando va bene, non sono neanche così male. Poi ti svegli, passano quei dieci secondi che dal rincoglionimento ti riportano alla realtà e riparte tutto: inizialmente lo stomaco gorgoglia, senti dei movimenti intestinali poco entusiasmanti e ricominci a pensare e a domandarti perché.

E allora riparte tutto, peggio di quando ti sei abbandonato alle braccia di Morfeo.

Un'altra giornata di merda, un'altro giorno per stare male, ancora pensieri che non riesci ad abbandonare, a buttare via.

E allora pensi "mi devo alzare" e se non lo fai per andare a vomitare devi ritirare fuori quella forza di volontà che pesa come un macigno insostenibile per spostare le coperte e metterti anche solo seduto.

 

Ho iniziato a scrivere perché so che è una delle pochissime cose, forse l'unica, che arrivato alla ventisettesima riga mi consente di distrarmi un po'. Pazzesco se ci pensate: stai descrivendo la merda che stai vivendo e ti senti meglio. Forse quello psicologo che fa i tutorial su youtube non è proprio un ciarlatano vai a pensare. Ma allora perché, ad esempio, la musica che ti ha sempre fatto stare così bene oggi non riesce più a coinvolgerti? Si è un mese e mezzo che praticamente non tocco più la chitarra: quando faccio gli accordi sono da un'altra parte, non sento minimamente la musica, suonare quello che so fare da vent'anni è un'impresa. Tu pensa, quel maledetto assolo di "All Right Now" dei Free che suoni da una vita non te lo ricordi più.  E allora vai nel panico, ti dici che ti sei "rotto", che la tua mente non riesce nemmeno più a ricordare un passaggio così semplice, che non hai più la capacità di immaginare, di prestare attenzione e vivi nel "chissenefrega", distante da tutto quello che ti dicono gli altri. Per rispondere a un "ciao come va" devi pregare Ercole di darti la forza; inebetito chiedi a quello che ti sta di fronte di ripetere la domanda una seconda, poi una terza e poi una quarta volta e tu ancora non capisci: ti sembra arabo e con la mente sei distante. 

Perdonatemi se quel che vi sto scrivendo non sembra avere un filo logico: ma sono nella fase in cui devo semplicemente "buttare fuori" e scrivere quello che mi passa per la testa mi sta facendo bene perché la nausea un po' se n'è andata e il peso allo stomaco è al limite della sopportazione, non insopportabile come sempre. Mi sembra giusto e doveroso però, visto che devo buttare fuori, partire da un inizio anche se, nel mio caso, trovare un inizio è pressoché impossibile.

Sapete a volte penso "Quanto sono fortunati quelli che hanno un evento da stress post traumatico, almeno sanno qual'è il motivo", io non ce l'ho il motivo, o forse ne ho talmente tanti che ormai la mia memoria si rifiuta di ricordarli e semplicemente li archivia in un posto dove non li posso trovare nemmeno a forza.  Allora da dove partire? Direi dal momento in cui si è scatenata questa forte crisi, anche se magari con il passare delle pagine mi verrà in mente qualcos'altro. Probabilmente non sarà un racconto facile, anche dal punto di vista cronologico, perché voglio scrivere dei capitoli "alla giornata", ovvero seguendo le fasi che mi danno più da pensare e che voglio buttare fuori in quel momento.

Quante volte ho scritto buttare fuori in queste due righe? Pazzesco, eppure è proprio quello di cui ho bisogno a quanto pare, forse perché sono stufo di farlo piangendo o rompendo le scatole a quei poveri cristi che per me ci sono e che mi ascoltano impanicati e terrorizzati di dire qualcosa che, invece di migliorare la situazione, possa peggiorarla.

Chiudo questa prefazione così: oggi mi sto imponendo di fare. Stamattina ho portato il cane a spasso in una passeggiata più lunga del solito, nonostante ci abbia messo quasi un'ora a trovare la forza di alzarmi dal letto, poi sono tornato a casa, ho aiutato mia madre a spolverare le mensole e i libri e poi mi sono messo qui a scrivere. C'è stato un miglioramento? Beh, forse minimo, ma mi da speranza. Mi sono imposto il programma di oggi: suonare per almeno venti minuti, anche se mi fa schifo, andare a ordinare la mia corona d'alloro per la laurea (e questo implica lavarmi, vestirmi, prendere la macchina e affrontare una commessa con il sorriso), contattare la tizia che molto professionalmente non mi caga e che dovrebbe avermi già mandato il preventivo per la festa di laurea nel suo locale e poi cercare qualche altra diavoleria per tenere la mia mente distante dal dolore opprimente che mi schiaccia il petto e mi fa venire voglia di vomitare h24.

   
 
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