Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR
Segui la storia  |       
Autore: Justice Gundam    03/02/2024    1 recensioni
Fin dagli inizi, la storia di Golarion è stata colma di tragedie, eventi drammatici e violenza. Questo mondo ha visto innumerevoli civiltà ascendere per poi crollare. Eserciti si sono scontrati in innumerevoli occasioni, e il sangue è stato sparso ovunque in tutto il globo. Ora, nell'Era dei Presagi Perduti, dopo la morte del dio Aroden, si snodano le vicende di coloro che scriveranno un nuovo capitolo nella tormentata storia di questo mondo...
Nella città portuale di Korvosa, la tensione e il malcontento hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di fronte alla minaccia dell'anarchia, un gruppo di eroi esordienti si riunisce rispondendo al richiamo di una misteriosa sostenitrice. Strane magie e misteriose profezie li mettono sulle tracce di un nemico comune, un percorso che li trascina in una lotta per salvare la città dalla rovina.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Era dei Presagi Perduti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pathfinder: L'Era dei Presagi Perduti 
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

---------- 

LIBRO 2 – LA MALEDIZIONE DEL TRONO CREMISI

Capitolo 24 – Fuga da Korvosa, Parte 2 

 

"AAAAAH!"

Un poderoso colpo di spada si abbattè con violenza sulla creatura mostruosa che stava cercando di sbarrare la strada al gruppo di Ylena e Vergiliu. La ex-comandante della Compagnia dello Zibellino, affiancata da Orik e Runyar, stava affrontando un mostro che era sceso in picchiata all'improvviso, nel tentativo di fare uno spuntino del piccolo Deriu - una terrificante manticora, una creatura dal corpo di leone con ali da pipistrello, una testa vagamente umanoide e la coda terminante in una selva di aculei affilati!

Ma la bestia non aveva fatto i conti con l'abilità, l'esperienza e l'istinto materno di Ylena. Il gruppo era riuscito ad avvistare il mostro alato prima che questo potesse avvicinarsi troppo, e Ylena aveva accolto la bestia in picchiata prima che questa potesse ghermire il piccolo Deriu. In un attimo, Fedra si era posta sulle retrovie, tenendosi vicino al piccolo in modo da proteggerlo, mentre Orik e Runyar si erano affiancati alla donna, ed era iniziato un feroce combattimento...

Che però era durato molto poco. Con un semplice lancio di un incantesimo Benedizione, Runyar aveva dato maggiore forza ai due combattenti. Un poderoso fendente da parte di Orik aveva trafitto l'ala sinistra della manticora, impedendole di riprendere il volo, e Ylena aveva trafitto il fianco della bestia, infliggendole una dolorosa ferita. La manticora ringhiò per la rabbia e si allontanò di due passi, poi girò su sè stesse e scagliò una raffica di spuntoni neri affilati come rasoi contro i suoi avversari.

"Attenti a quelle cose!" esclamò Fedra, che si acquattò a terra con rapidità e trascinò giù anche Deriu per evitare che venisse ferito da un proiettile vagante.

"Su gli scudi!" esclamò Orik. Con la prontezza di riflessi che solo due veterani potevano avere, Ylena ed Orik alzarono i loro scudi di metallo, e gli spuntoni scagliati dalla manticora rimbalzarono sulle protezioni con degli assordanti tintinnii metallici! Sulle retrovie, Vergiliu alzò una mano e creò una sfera di ghiaccio nel palmo, per poi lanciarla contro la manticora prima che quest'ultima potesse tentare un altro attacco.

"Globo di Gelo!" esclamò lo stregone. Il colpo raggiunse la manticora in pieno petto e si infranse su di essa, strappandole un terribile ruggito e formando uno strato di brina sulla sua lurida pelliccia... e il mostro, con un sibilo furioso, si scagliò contro il gruppo, accecato dal desiderio di vendetta. Ylena abbassò lo scudo e sollevò la spada, squadrando la bestia mostruosa con espressione rabbiosa e decisa.

La manticora scattò e cercò di serrare le fauci sulla gola della donna... ma quest'ultima reagì con incredibile prontezza di riflessi e si scansò. La bocca mostruosa della manticora si chiuse a pochi centimetri dal volto di Ylena, che storse il naso disgustata quando il fiato puzzolente del mostro la colpì in piena faccia... e reagì con un affondo, immergendo la spada fino quasi all'elsa nel ventre della bestia!

La manticora strabuzzò gli occhi e sputò un fiotto di sangue dalla bocca... e un istante dopo, la spada di Orik le trafisse la gola, ponendo fine al combattimento. La manticora emise un ultimo gorgoglio strozzato prima di crollare a terra senza vita, e il suo sangue si sparse tutt'attorno, insozzando l'erba e la strada.

Ylena aspettò che il respiro le tornasse normale e ripulì la lama dal sangue che la insozzava. Guardò verso Orik, e i due guerrieri si scambiarono un cenno di approvazione, poi si voltarono per assicurarsi che tutti gli altri stessero bene. "Ragazzi, state tutti bene? Deriu, Vergiliu... non vi siete fatti male, vero?" chiese.

"Stiamo tutti bene, cara." disse Vergiliu, accarezzando gentilmente i capelli di Deriu. Il piccolo di casa Aldinn ridacchiò e cercò di rimettersi a posto i capelli. "Sei stata grande come al solito. Non hai proprio perso la mano, da quando eri nella Compagnia dello Zibellino!"

"Grazie, caro. Ma devo fare i complimenti anche ai nostri compagni." affermò Ylena, per poi rinfoderare la spada. "Sei in gamba, Vancaskerkin. Ci sai fare con quella spada."

"E' con questa che mi sono guadagnato da vivere, fino a questo momento." rispose Orik. Il suo tono era orgoglioso, ma era mescolato con un pizzico di amarezza. "Diciamo che è stato il mio lavoro fino ad oggi, da quando me ne sono andato da Riddleport. Vendere la mia spada e mettermi al servizio di chi mi pagava meglio."

Ylena era abbastanza brava a leggere l'animo delle persone da capire che Orik avrebbe preferito non scendere in troppi particolari riguardo il suo passato, e scelse saggiamente di non fare domande. "Hey, io non giudico. Ci stai dando una mano, e io rispetto la tua abilità con la spada. Credo... che i miei ragazzi avranno bisogno anche del tuo aiuto. Korvosa sta impazzendo, e ormai la comandante Kroft, il signor Orisini e quel Blackjack sono gli unici che stanno cercando di mantenere un po' di controllo."

"Non so esattamente cosa pensare di quel Blackjack, se devo dire la verità." rispose Runyar, mentre rimetteva a posto le sue armi e controllava che fosse tutto a posto. "Ho apprezzato che sia intervenuto e abbia impedito che una donna innocente venisse giustiziata, ma non si può negare che agisca al di fuori della legge, e che potrebbe fomentare una rivoluzione."

"Se volete la mia opinione..." disse Fedra. La giovane caligni si alzò e fece un cenno di intesa a Deriu, che corse ad abbracciare i suoi genitori. "Se proprio volete saperla... io dico che se la legge diventa iniqua ed oppressiva, una rivoluzione è il minore dei due mali. Io non potrei mai obbedire ad una legge ingiusta... la mia coscienza non me lo permetterebbe."

"Fedra, ragazza mia, posso capire che l'idea non ti piaccia... ma è grazie alla legge e all'ordine che una città nasce, cresce e prospera. Il caos non porta a nulla di produttivo." affermò Runyar. "Certo, le leggi sono fatte dagli uomini, e quindi non sono infallibili. Ma senza le leggi, ognuno si farebbe giustizia da solo, e non è così che la civiltà può andare avanti. Detto questo... ammetto che se una legge finisce per essere sbagliata o iniqua, è giusto cercare di cambiarla."

"Questo discorso è molto interessante, e sono sicura che farebbe parlare i filosofi ad un simposio per ore... ma in questo momento non abbiamo ore, signori." disse Ylena. "Grazie a questo gattone alato, siamo in ritardo, quindi credo sia meglio accelerare il passo e raggiungere il bivio quanto prima. Non vorrei mai far stare in pensiero Krea, Rilo e Majenko."

"Sì, hai ragione, tesoro." rispose Vergiliu. Controllò che tutto il suo equipaggiamento fosse in ordine, poi fece un sorriso cordiale e fece un cenno a Runyar e a Fedra. "Okay, se siete tutti pronti, possiamo andare. Deriu, figliolo, tu te a senti di continuare? Non sei stanco di camminare?"

"Non ti preoccupare, papà. Dobbiamo raggiungere Krea, Rilo e gli altri in tempo, e non mi sento ancora stanco." rispose il piccolo, anche se non riusciva a nascondere molto bene il nervosismo che ancora provava. Vedere quella manticora più da vicino di quanto avrebbe voluto lo aveva scosso non poco.

"Ottimo." rispose Fedra. Strizzò gli occhi quando la luce diretta del sole le provocò una dolorosa fitta alla fronte, ma cercò di non darlo a vedere e di continuare la marcia. "Andiamo avanti. E cerchiamo di accelerare il passo..."       

 

oooooooooo

 

Poco tempo dopo, al bivio a cui i due gruppi si erano dati appuntamento...

"Maledizione... ma quando arrivano? Avevamo un orario preciso!" si lamentò Krea con evidente ansia, passeggiando avanti e indietro davanti al segnale che indicava la via per Harse. Ormai il sole era in una posizione tale che non c'era possibilità di sbagliare: era arrivato il momento del rendez-vous... e il fatto che ancora non si vedesse nessuno del cosiddetto Gruppo B faceva stare in ansia la magus.

"Per favore, Krea, cerca di calmarti." disse Rilo, appoggiandole con attenzione una mano sulla spalla. Un po' infastidita, la ragazzina si ritrasse, ma il fratello minore non diede l'impressione di essersela presa a male. "Anch'io sono in ansia, lo sai... ma non risolviamo niente perdendo la calma. Stai tranquilla, lo sai che loro se la caveranno bene. Mamma e papà sono con loro, e anche Fedra, Runyar ed Orik sono dei combattenti di prima classe. Vedrai, andrà tutto bene."

Krea sospirò e si sedette su un pezzo di roccia nuda lì vicino, cercando di far riposare le gambe. "Sì... hai ragione, Rilo. Scusa, stavo perdendo la calma." rispose lei. "Ora capisco come dei esserti sentito quando hai saputo dell'aresto di Trinia, Kostur... anche se per fortuna si è rivelato un falso allarme. Scusa se mi sono arrabbiata quella volta."

Kostur sospirò e guardò verso l'orizzonte, forse sperando di veder arrivare la famiglia Aldinn e i loro compagni in quel momento. "Eravamo tutti nervosi e di pessimo umore in quel momento, e abbiamo agito senza pensare, io prima di tutti." affermò. "Sarebbe incoerente da parte mia prendermela con te. E comunque, ormai è passato. Ora cerchiamo di restare calmi e aspettiamo i tuoi genitori e il resto del gruppo. Se non si fanno vedere entro un certo tempo, allora dirò che è il caso di preoccuparsi e fare qualcosa per ritrovarli... ma per adesso, è inutile farsi prendere dal panico."

Krea annuì e tirò un sospiro, cercando di mandare via almeno un po' di tensione... e Trinia, pensando che almeno sarebbe stato giusto cercare di renderle le cose un po' più facili da sopportare, tirò fuori dalla sua bisaccia un piccolo flauto e cominciò a suonare una tenue e toccante melodia - come suonatrice era ancora un po' acerba, ma aveva abbastanza sicurezza in sè da ritenere che avrebbe comunque potuto fare un lavoro decente. La musica riuscì a sollevarle un po' il morale, e la magus chiuse gli occhi e si rilassò.

Anche Kostur si mise ad ascoltare la musica, mettendo da parte almeno per un po' la preoccupazioni. Aveva l'impressione che sarebbe passato un po' di tempo prima di poterla rivedere, e questa musica sarebbe stato un prezioso ricordo del tempo passato assieme.

"Non sapevo che Trinia sapesse suonare così bene il flauto." disse tra sè, godendosi il momento di tranquillità. "Certo che con lei non c'è mai un momento di noia. Ed è stato così per tutto il tempo in cui siamo stati assieme..."

Il piccolo Majenko prese il volo e aguzzò la vista, nella speranza di vedere il resto del gruppo in arrivo dall'altra strada. Per diversi minuti, il draghetto restò di vedetta, descrivendo dei cerchi attorno ai suoi compagni.

"Hey, Majenko! Va tutto bene? Riesci a vedere qualcuno che si avvicina?" chiese Rilo da terra. Il draghetto scese di quota e scosse la testa.

"Ancora niente, padroncino Rilo! Majenko non vorrebbe che sia successo loro qualcosa..." affermò. "Majenko torna a dare un'occhiata, forse loro arrivano tra poco."

"Lo spero proprio. Anche mio fratello è tra di loro..." rispose Verik, seduto su una roccia ad affilare la punta della sua lancia con una pietra pomice. Il giovane ex-sergente sospirò e guardò in direzione di Korvosa, che ormai era scomparsa dietro di loro già da un po'. "Mi raccomando, Orik, cerca di non fare sciocchezze. Non ci siamo ritrovati soltanto per perderci subito dopo, intesi?"

Ancora per un po', il gruppo attese che arrivassero notizie... e finalmente, Majenko emise un'esclamazione di gioia, spiegando le piccole ali e scendendo giù per dare la notizia. "Majenko li vede! Majenko vede mamma e papà di Rilo, e anche tutti altri! Stanno arrivando!"

"Sei sicuro, Majenko?" chiese Krea, alzandosi di scatto con evidente sollievo. Quando il draghetto sorrise e annuì in segno di conferma, la ragazzina si mise una mano sul petto e tirò finalmente il fiato. "Aaaah! Desna benedetta, ti ringrazio. Mai un Aldinn mancò alla parola data."

Trinia si mise in testa al gruppo e agitò un braccio per farsi vedere dagli altri, e infatti li vide accelerare il passo, anch'essi sollevati e desiderosi di vedere i loro amici. Pochi minuti dopo, i due gruppi si erano riuniti, e Krea e Rilo erano corsi subito ad abbracciare i genitori e il fratello minore, mentre Orik e Verik si davano un cinque.

"Meno male! Per un attimo ho temuto che vi fosse successo qualcosa!" esclamò Rilo. "Quando non vi abbiamo visti arrivare, ci sono venute in mente tutte le possibilità più assurde..."

"Scusate il ritardo, figlioli. Abbiamo avuto un piccolo contrattempo. Una manticora che ci aveva scambiato per la sua colazione." rispose prontamente Vergiliu. "Ma non preoccupatevi, l'abbiamo fatta fuori. E' solo che ci ha costretto a tardare."

"Va tutto bene, papà. Siamo contenti di vedere che siete tutti sani e salvi." disse Krea. Vide Rilo e Fedra che si davano il cinque a loro volta, e controllò che il gruppo fosse pronto prima di fare cenno di continuare. "Okay... meglio non attardarci oltre. Proseguiamo verso il Trotto, non possiamo perdere altro tempo!"

"Cavolo, non vedo l'ora di sedermi ad un tavolo e farmi una birra..." bofonchiò Runyar. Tra sè, Kostur non potè fare a meno di sorridere divertito. Allora anche il ligio e severo Runyar sapeva come rilassarsi e prendersi una pausa, di tanto in tanto...

 

oooooooooo

 

Finalmente, il gruppo era arrivato alla locanda di cui Vencarlo aveva loro parlato - il Trotto, una taverna dall'aspetto un po' anonimo ma accogliente posta lungo la strada che portava verso Harse.

Appena varcata la porta d'ingresso, il gruppo era stato accolto a braccia aperte dal contatto di Vencarlo: Jasan Adriel, un uomo robusto dai capelli neri leggermente mossi e un paio di enormi baffi, lunghi abbastanza da incontrare le basette ai lati della faccia, era stato subito messo sull'avviso quando aveva visto un nutrito gruppo di viaggiatori affiancati da un draghetto alato, e aveva immediatamente interrotto il suo pasto per andare ad accoglierli. Individuò quasi subito la ragazzina Varisiana dai lunghi capelli neri di cui il suo contatto gli aveva fatto cenno, e si presentò a lei con un cenno di intesa.

"Buongiorno, viandanti... e benvenuti al Trotto." disse con voce profonda. "Immagino che... voi siate gli amici di cui il nostro contatto comune ha parlato. E tra voi ci sono i signori a cui dovrò dare rifugio."

"Voi siete..." rispose Krea, e guardò con attenzione il nuovo arrivato per cercare di inquadrarlo. Almeno così a pelle dava l'impressione di essere un tipo onesto e degno di fiducia. "Bene... se la cosa per voi non è un problema, noi preferiremmo discuterne fuori. Eventualmente... torneremo dopo qui dentro per cenare assieme, può andare bene?"

Jasan annuì soddisfatto. Vencarlo lo aveva avvertito che avrebbero cercato di essere più prudenti possibile, e certo lui non poteva fargliene un torto. Erano scappati da Korvosa come se avessero avuto il diavolo alle calcagna, e adesso il loro scopo era di mantenere un profilo quanto più basso possibile.

"Mi sembra giusto." rispose l'uomo. "Prego, seguitemi. Fuori avremo il tempo di parlare a nostro piacimento."

Il gruppo uscì dall'edificio e si allontanò quel tanto che bastava per essere sicuri di parlare lontano da orecchie troppo aguzze... e finalmente Jasan si schiarì la voce e accolse il gruppo con calore. "Aaaah, perfetto. Siete proprio come il buon vecchio Vencarlo mi aveva detto. Un gruppo di giovani di belle speranze, che non si fanno intimorire dalle difficoltà. Credo proprio che Korvosa avrà bisogno di gente come voi, nei giorni che verranno." affermò. "Comunque, visto che ci troviamo qui, immagino che saprete quale dovrà essere il nostro prossimo passo. Voi siete la signorina Trinia Sabor, immagino?" Si voltò verso la giovane bionda, che fece un cenno con la testa e si presentò.

"Sì, signor Adriel. Trinia Sabor, barda e pittrice per vocazione... e per mettere qualcosa sulla tavola." rispose lei. "Diciamo che... in questi ultimi tempi ho avuto i miei problemi con la corona di Korvosa, e non sarebbe sicuro per me restare ancora in città."

"E lo stesso si può dire dei miei genitori, il signor Vergiliu Aldinn e la signora Ylena Aldinn." spiegò Krea. "Io e mio fratello Rilo non corriamo altrettanti rischi, dal momento che lavoriamo per la guardia cittadina, ma... il mio fratellino più piccolo, Deriu, potrebbe essere preso di mira da... elementi poco raccomandabili delle guardie reali, che potrebbero rapirlo o fargli del male per cercare di arrivare a noi." Il piccolo Deriu annuì silenzioso, reso inquieto dalla prospettiva che la sorella maggiore gli avev ricordato.

"Comprensibile." rispose Jasan sfregandosi il mento. Il suo sguardo acuto si spostò su Vergiliu e Ylena. "E immagino... che voi siate i signori Aldinn. Sono nel vero?"

"Ylena Aldinn, ex-comandante della Compagnia dello Zibellino. Sono stata la mentore dell'attuale comandante, il mio amico Marcus Endlinn." affermò.

Vergiliu si fece avanti a sua volta. "E io sono Vergiliu Aldinn... stregone ed ex-membro dela Casata delle Cupe Ombre." affermò. "Ma è un passato che sto cercando di gettarmi alle spalle. Adesso... sto solo cercando di fare il mio dovere nei confronti di Korvosa e della mia famiglia."

"Giusto, giusto..." affermò Jasan. "Molto bene... allora il piano è chiaro. La signorina Sabor e i signori Aldinn, assieme al loro figlio più piccolo, verranno con me ad Halse. Ma gli altri dovranno tornare a Korvosa quanto prima possibile, magari già domani. Stando a quanto mi ha comunicato il buon Vencarlo, la regina di Korvosa è diventata paranoica e vede nemici ovunque. Non escludo la possibilità che diramasse un mandato di cattura, o peggio ancora organizzasse una squadra per cercarvi ed arrestarvi."

"Lo sappiamo." affermò Ylena con espressione malinconica. "A proposito, immagino che per quanto riguarda la questione di Turok... ci sarà anche lui, vero?"

"Heh... non si preoccupi, signora Aldinn, abbiamo pensato anche a questo!" affermò Jasan con fare rassicurante. "In effetti, se volesse seguirmi..."

Jasan guidò Ylena e il resto del gruppo verso le stalle della taverna, dove alcuni cavalli erano stati messi a riposare e stavano sfamandosi. Uno di essi, uno stallone dal manto nero come l'ebano, alzò la testa non appena sentì arrivare Jasan ed Ylena, e il suo sguardo acuto si posò rapidamente sulla donna Varisiana.

L'istinto e l'esperienza confermarono ad Ylena tutto quello che lei aveva bisogno di sapere... e la donna, con espressione gioiosa, andò subito ad accarezzare lo stallone nero su un fianco. Riconoscendo la sua padrona malgrado gli anni in cui non l'aveva più vista, il destriero nero sgranò gli occhi e poi cominciò a strusciare il capo contro di lei in segno di affetto e devozione.

"Hey, Turok. Ne è passato di tempo, vero, vecchio mio?" rispose Ylena, mentre con gli occhi umidi accarezzava il meraviglioso manto della creatura. "So che non è molto confortevole stare qui in una stalla, ma è solo questione di avere pazienza. Non sareste andati molto lontano se avessi avuto il tuo aspetto naturale... ma non preoccuparti, verrà il momento in cui cavalcheremo ancora assieme. E' il mio istinto che me lo dice... e l'istinto di un cavaliere di ippogrifi raramente sbaglia."    

La figura dello stallone sbiadì, e Turok apparve nel suo vero aspetto - una possente creatura simile ad un cavallo nero, con la testa di aquila e gli artigli di un uccello rapace come zampe anteriori, oltre che un paio di grandi ali, in quel momento ripiegate sulla schiena, ricoperte di piume nere come petrolio. Come se capisse ciò che diceva la sua padrona, l'ippogrifo fece un cenno con la testa, mentre i cavalli che sostavano nella stalla emettevano qualche sbuffo di nervosismo.

"Come può vedere, signora Aldinn, ci siamo presi cura quanto meglio possibile del suo Turok." affermò Jasan. "Sono sicuro che quando verrà il momento, sarete di nuovo una coppia imbattibile."

"Sì, ne sono convinta anch'io." rispose Ylena con un cenno della testa. Dopo quella parentesi di sentimentalismo che si era concessa, era il momento di tornare con i piedi per terra e cercare una soluzione ai loro problemi. "D'accordo... adesso però è il momento che Turok riprenda il suo travestimento. Per il resto, sono al corrente del piano per mantenere un basso profilo. Io e mio marito la aiuteremo al ranch con le faccende di ogni giorno, mentre il più piccolo dei miei figli frequenterà quella scuola di cui il signor Orisini mi ha parlato. Mi sembra una sistemazione più che accettabile."

 

"Perfetto." Jasan prese una fialetta di pozione di colore azzurrino da una tasca e la versò nella ciotola dell'acqua di Turok. Come se avesse già capito che doveva fare la sua parte, l'ippogrifo immerse il becco nell'acqua stregata e ne bevve quel tanto che bastava. Nel giro di pochi secondi, il maestoso cavallo-rapace assunse di nuovo le sembianze di un normale (per quanto impressionante) stallone. Ylena fece un'altra carezza al suo destriero, poi si volse nuovamente verso Jasan. "Adesso credo che sia il caso di prenderci una pausa. Dev'essere stato un viaggio stancante, e credo che per oggi sia il caso di riposarvi e di rilassarvi un po'. Che ne dite... andiamo a prendere le nostre camere?"

 

"Mi sembra una bella idea, signor Jasan." disse Ylena soddisfatta. "Domani, io e i miei due ragazzi ci saluteremo, quindi mi sembra una buona idea. Andiamo a goderci il resto della giornata, intanto che possiamo. Turok, mi raccomando, tu resta qui e stai tranquillo. Ti verrò a fare visita dopo, che ne dici?"

Jasan fece un cenno di assenso, e guidò Ylena verso il resto del gruppo. Poi, tutti assieme, entrarono nella taverna dove avrebbero passato la notte...

 

 

oooooooooo

 

La cena era stata semplice ma godibile, e le stanze del Trotto erano pulite e ben tenute. Krea, Rilo, la loro famiglia e i loro compagni avevano passato il resto della giornata a parlare tra loro del più e del meno, cercando di non pensare ai problemi di Korvosa e alla situazione che li stava costringendo a prendere quelle decisioni. Dopo una cena di pollo arrostito e verdure assortite, avevano passato ancora un paio d'ore in compagnia prima di ritirarsi nelle loro stanze e godersi una nottata di riposo.

 

Il sole non era ancora spuntato quando Jasan, Vergiliu ed Ylena svegliarono il resto del gruppo, e tutti si accinsero a prendere le rispettive strade. Non appena il gruppo ebbe pagato la notte alla locanda, Jasan, Ylena, Vergiliu, Deriu e Trinia furono i primi ad uscire, in modo da salutare ancora una volta il gruppo. La ex-comandante della Compagnia dello Zibellino andò a prendere il suo destriero e si ripresentò davanti ai suoi compagni, conducendo gentilmente Turok per le briglie.

 

"Bene, ragazzi... adesso è giunto il momento di separarci." disse Ylena, malinconica ma con un tono speranzoso. "So che sarà un po' difficile all'inizio... ma sono sicura che voi due ve la caverete bene. In fondo... voi siete due Aldinn, e noi Aldinn non siamo gente che si dà per vinta, vero?"

"Terremo alto l'onore del popolo Varisiano!" affermò Krea con un sorriso divertito, anche se aveva gli occhi umidi. La ragazza abbracciò la madre, poi il padre e infine il fratellino più piccolo, e Rilo fece la stessa cosa subito dopo. "Grazie di tutto, mamma... papà... Deriu... noi... sapremo cosa fare. Non preoccupatevi per noi, finora ce la siamo sempre cavata."

 

"E... io saprò fare tesoro di quel libro che mi hai dato, papà..." affermò Rilo, senza trattenere le lacrime. "Sono sicuro che... i segreti che sono contenuti in quel volume mi aiuteranno a gestire i miei poteri."

"Ottimo, ragazzo mio." rispose Vergiliu con orgoglio rattristato. L'uomo arruffò i capelli del giovanissimo stregone, che fece una breve risatina imbarazzata. "E tu, Majenko... so che farai anche tu del tuo meglio per aiutare i miei ragazzi. Mi fido di te."

"Sì, signor Vergiliu!" esclamò il draghetto. Con un cenno della testa, Majenko spiegò le ali in modo da darsi un certo contegno, e si piazzò accanto al suo migliore amico.

 

"Va bene, tesoro..." disse Kostur. Il mezzorco stava gentilmente tenendo la mano a Trinia, ed entrambi stavano guardando verso l'orizzonte, dal quale cominciavano ad emergere i primi raggi di sole. "Mi raccomando, non ti angustiare per me... resta con il signor Jasan e non metterti in pericolo. Ci rivedremo presto,okay? Quando tutto questo casino sarà finito."

 

Trinia annuì e si passò la mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime. "Sì... hai ragione, caro. Stai tranquillo, non farò colpi di testa. Immagino che... questo voglia dire che non potremo scambiarci lettere o altro. C'è la segretezza da mantenere." affermò. Sospirò e prese la grande mano callosa di Kostur tra le sue mani, più piccole ma già segnate dal lavoro. "Va bene. So che il mio grande detective si farà valere. Buona fortuna, tesoro... e mi raccomando, non fare pazzie."

Kostur annuì seriamente, e i due si avvicinarono per scambiarsi un bacio. Restarono abbracciati, le labbra unite l'uno all'altra, per diversi secondi prima di staccarsi per riprendere fiato... e la giovane riuscì a rivolgere a Kostur un sorriso radioso. "A presto, amore mio."

"Altrettanto, cara." rispose Kostur. "Buona fortuna a tutti voi. Saremo di ritorno a Korvosa entro il primo pomeriggio."

 

"Buona fortuna a tutti." rispose Vergiliu. Guardò con convinzione Krea, Rilo e Majenko... e infine rivolse lo sguardo verso Fedra. La giovane caligni si era piazzata accanto a Rilo con aria protettiva. "Mi raccomando, Fedra... conteremo anche su di te!"

La ragazzina caligni strinse un pugno all'altezza del cuore. "Potete stare tranquillo, signor Aldinn. Ho un debito di riconoscenza nei vostri confronti, e io ripago sempre i miei debiti." rispose. "Proteggerò io Krea... e Rilo!"

"Grazie, Fedra..." rispose il ragazzino. Gettò un breve sguardo alla giovane caligni, e arrossì nel vedere la sua espressione decisa e valorosa che quasi strideva con la bassa statura e l'aspetto fragile di Fedra.

 

Anche Runyar e i fratelli Vancaskerkin promisero che avrebbero fatto tutto il possibile per risolvere la crisi che aveva investito Korvosa... e prima che i due gruppi potessero separarsi, Deriu corse da Krea per abbracciarla.

"Sorellona Krea!" esclamò il ragazzino più piccolo, anche lui in lacrime. Si aggrappò alla divisa della sorella maggiore, che si chinò per guardarlo dritto negli occhi con un sorriso rassicurante. "Mi... mi raccomando, stai attenta! Io... io penserò sempre a te e ai tuoi amici. Così non saremo mai davvero tanto lontani, vero? Anche a te, fratellone Rilo!"

 

Krea sorrise e arruffò i capelli al fratellino più piccolo. "Stai tranquillo, Deriu. Andrà tutto bene. Faremo andare tutto bene. Tu pensa a fare il bravo e ad andare bene a scuola, okay? I tuoi fratelloni penseranno al resto... e vedrai che prima di quanto pensi, torneremo a Korvosa tutti insieme."

"E se lo dice Krea, puoi fidarti, giusto?" rispose Rilo.

"KREEEE!" esclamò Turok spiegando le sue grandi ali nere.

 

Finalmente, era giunto il momento dei saluti. Lentamente, il gruppo di Ylena e Jasan imboccò la strada verso il ranch, voltandosi di tanto in tanto per scambiarsi qualche altro saluto con Krea, Rilo e il resto della Compagnia del Draco. Il gruppo di avventurieri restò a guardare mentre Ylena e gli altri si allontanavano, finchè non furono niente più che un gruppetto di figure che si stagliavano contro l'orizzonte. Krea, Rilo e Kostur, in particolare, restarono ad accompagnare con lo sguardo i loro cari, come se in questo modo potessero essere vicini a loro anche fisicamente. 

 

Quando finalmente i fuggiaschi furono scomparsi alla loro vista, solo allora la Compagnia del Draco si decise a muoversi. Krea e Rilo si asciugarono nuovamente gli occhi, e Kostur si schiarì la voce e corrugò la fronte in un'espressione decisa.  

"Bene, ragazzi. Sappiamo cosa dobbiamo fare ora." affermò il mezzorco. "Adesso il nostro dovere è nei confronti di Korvosa."

 

"Sì, è giusto." affermò Runyar. "Quello che dobbiamo fare ora è tornare nella nostra città e fare tutto il possibile per renderla un posto in cui i nostri cari possano vivere senza paura del caos dilagante." Il nano si voltò verso gli Aldinn, i Vancaskerkin e Fedra, guardandoli con un misto di comprensione e severità. "Possiamo contare su di voi, giusto?"

"Stai ripetendo qualcosa che ormai ci è chiaro." affermò Krea con un sorriso ironico. "Siamo pronti. Torniamo pure a Korvosa... e facciamo in modo che la nostra città torni allo splendore di un tempo."

 

"La comandante Kroft, messer Orisini e il capitano Endrinn ci staranno aspettando." affermò Rilo. "Non facciamoli aspettare più del necessario."

Finalmente, dopo aver verificato che tutto fosse in ordine, la Compagnia del Draco tornò sui suoi passi e si avviò nuovamente verso la loro città, sentendosi più decisi che mai a fare quello che andava fatto per compiere il loro dovere.

 

"Mamma, papà, Deriu... non preoccupatevi per noi! Io proteggerò Rilo, Majenko e tutti gli altri. Vostra figlia non vi deluderà... quando tornerete a Korvosa, sarete fieri di noi!" pensò tra sè la giovane magus, per poi corrugare la fronte e rivolgere i suoi pensieri ad una questione che la angustiava in maniera particolare.

"E scopriremo cosa abbia preso a Sua Maestà Ileosa. Non so cosa le sia successo... ma non lasceremo che venga manipolata! Chiunque pensi di sfruttarla per fare ciò che vuole con la nostra città ha fatto male i calcoli!"

 

 

oooooooooo

 

 

Il viaggio di ritorno era stato meno impegnativo di quello di andata. Era ormai il primo pomeriggio quando le ormai familiari mura di Korvosa cominciarono a stagliarsi all'orizzonte, una vista familiare che in condizioni normali avrebbe dato una scarica di fiducia alla Compagnia del Draco.

 

Ma mentre Krea e i suoi compagni si avvicinavano alle porte della città, ben nascosti dietro i loro cappucci e travestimenti magici in modo da non attirare attenzioni sgradite, notarono un particolare che il giorno prima non c'era. All'inizio era sembrato soltanto uno strato di nuvole che si stava avvicinando ai tetti dei quartieri dell'Antica Korvosa, ma... ora che si erano avvicinati, si rendevano conto che era qualcosa di diverso.

 

"Guardate! Cosa sono quei fumi?" chiese Orik con un tono lievemente allarmato.

 

Seguendo il dito del mercenario di Riddleport, il gruppo cercò di capire di cosa si trattasse. E non era nulla di rassicurante, purtroppo: una colonna di fumo nero che si alzava dai confini dell'Antica Korvosa, salendo verso il cielo ingrigito in una spirale che aveva ben poco di naturale. Era un fumo denso, fitto al punto che dava l'impressione di poterlo toccare con le mani, e recava con sè uno strano sentore - una sensazione soprannaturale che si diffondeva tutt'attorno.

Certamente, i fratelli Aldinn e i loro compagni non avevano un buon presentimento circa quello strano spettacolo...

 

"Cosa sta succedendo? Qualcosa brucia? Incendio?" chiese Majenko. Aveva già visto cosa poteva fare un fuoco incontrollato in quella città, e sperava che non si trattasse di qualche altro incendio.

"Non ne ho idea... spero anch'io che non sia un incendio. Proviamo ad andare a vedere?" chiese Krea. Il gruppo affrettò il passo, avvicinandosi alle porte di Korvosa. Con loro grande sorpresa, videro che diversi carri di mercanti stavano uscendo dalla porta nord di Korvosa, i loro bagagli raccolti in maniera raffazzonata, come se i loro proprietari li avessero buttati in fretta e furia sul carro e volessero andarsene da Korvosa il più rapidamente possibile.

 

La Compagnia del Draco si affrettò verso una carovana condotta da alcuni individui dall'aspetto nervoso e spaventato, condotta da un uomo di mezz'età dalle chiare fattezze Varisiane. Sperando che il capo carovana sarebbe stato più disposto a parlare con un altro Varisiano, Rilo si fece avanti e alzò una mano in segno di saluto.

"Salute a voi, fratelli di strada." disse il giovane stregone. Quando vide il capo carovana abbassare la testa in segno di riconoscimento, Rilo fece un sorriso e si fermò a distanza di cortesia dal carro. "Scusate se vi interrompo. Avrei bisogno di sapere una cosa. Come mai state andando via da Korvosa? C'entra per caso quel fumo che sta salendo da lì?" Indicò le volute di fumo che si levavano dall'Antica Korvosa.

 

Alcuni dei mercanti assunsero delle espressioni contrite e spaventate... e il capo carovana guardò in quella direzione e scosse la testa con un sospiro rassegnato. "Ragazzo... non è un posto dove ci va di tornare. Sta succedendo qualcosa di terribile lì nell'Antica Korvosa. Temo che... Abadar si sia infuriato con noi, e adesso voglia punirci perchè siamo stati disonesti."

 

"Cosa? Che storia è mai questa?" esclamò Runyar, chiamato in causa. "Che sta succedendo lì nella zona antica di Korvosa?"

"Un brutto affare. Dicono che ci sia la peste." rispose uno dei mercanti. "Hanno detto che sono morte delle persone, e che hanno paura che sia la punizione di Abadar per tutte le truffe e gli imbrogli che i nostri colleghi hanno commesso. Sia ben chiaro, noi non c'entriamo... ma non ci va di restare lì e farci sterminare. Quindi, signori, noi ce ne andiamo e cerchiamo dei posti un po' più convenienti."

"Ho sentito dire che a Riddleport si può fare fortuna..." disse un terzo membro della carovana. Il capo annuì e spronò i cavalli, e il gruppo di mercanti proseguì lungo la strada...

 

"Riddleport? Lì è più facile che vi aprano la gola, piuttosto che facciate fortuna!" cercò di avvertirli Verik. "Date retta a me, non vi conviene!"

Ma il capo carovana fu irremovibile. "Sempre meglio che restare qui a farci rodere dal morbo! E se siete furbi, ve ne andrete anche voi da questa città maledetta! Tanti saluti!"

 

E con questo, la carovana si allontanò definitivamente, lasciando la Compagnia del Draco stupita e inquieta.

"Ma... che diavolo... la peste? Sul serio?" si chiese Krea.

 

Dopo essere entrati in città con circospezione, i giovani avventurieri si resero conto che in effetti c'era qualcosa di strano nell'atmosfera della loro città, anche se era passato poco più di un giorno da quando erano partiti. L'atmosfera era strana, quasi surreale... le attività proseguivano come nella norma, e le strade della città erano ugualmente affollate... ma c'era qualcosa di diverso nell'aria. Un sentore di tensione e timore che rendeva pesante l'atmosfera della città. Krea e i suoi compagni d'avventura si incamminarono per le strade diretti a Cittadella Volshyenek, guardandosi attorno e cercando di ascoltare i discorsi, osservare i comportamenti delle persone e capire cosa stesse accadendo.

 

Sfortunatamente, la gente di Korvosa non dava l'impressione di essere molto in vena di chiacchiere. Per diverso tempo, la Compagnia del Draco non potè fare altro che guardare la gente che camminava con sospetto, cercando di restare ad una certa distanza gli uni dagli altri, e scansandosi rapidamente, con evidente paura, se si accorgevano di essere vicino a qualcun altro.

Solo quando ormai erano vicini alla cittadella riuscirono a sentire qualcuno che effettivamente stava parlando di quello che aveva allarmato i mercanti. Mentre il gruppo passava accanto ad alcuni negozi, passò vicino ad un paio di vagabondi, uno dei quali stava scolandosi un po' di liquore di infima qualità da una fiaschetta.

 

"Hey, datti una calmata, Gavol!" esclamò il suo compagno, cercando senza successo di prendergli la fiaschetta dalle mani. "Continua a bere tutto quel liquore, e finirai per annegarci dentro!"

"Aaaah, lassshami shtare!" biascicò l'altro, ormai in preda ai fumi dell'alcol. "Meglio sssshchiattare coshì che shputando sssshangue come quelli... della shittà vehhia..." Un attacco di tosse e un conato di vomito interruppero i deliri dell'ubriaco, ma Krea era già riuscita a sentire abbastanza, e non le piaceva per niente quello che aveva sentito. Notò un appena percettibile spostamento nell'espressione concentrata di Kostur, e comprese che il mezzorco era ugualmente allarmato.

 

La situazione non migliorò molto quando il gruppo arrivò a Cittadella Volshyenek. Il nervosismo e la tensione che regnavano nelle strade sembravano aver contagiato anche il quartier generale della guardia cittadina, anche se almeno lì i soldati si fermavano per salutarli e dare loro il benvenuto. Il gruppo rispose ai saluti, raggiungendo infine i loro alloggi temporanei...

 

E fu lì che Fedra per prima si accorse di Grau, che li raggiunse a passo svelto, tenendo una mano alzata in segno di saluto.

"Bentornati..." li accolse con voce stanca. "Sono... contento di vedere che è andato tutto bene..."

"Ah... sergente Soldado! Sì, non possiamo lamentarci..." esclamò la caligni, voltandosi verso di lui con un sorriso accomodante. Rivedere uno dei loro allleati era sempre motivo di gioia... ma il sorriso morì sulle labbra di Fedra quando vide l'espressione che Grau aveva malgrado il comportamento affabile. Le occhiaie e lo sguardo assente erano quelli di una persona che non stava dormendo già da un po'.

 

"S-sergente Soldado?" chiese allarmato Rilo. "Che... che sta succedendo? Va... va tutto bene?"

 

Grau sospirò impotente. Inutile cercare di nascondere loro la verità. "In realtà... in realtà no..." rispose, e il gruppo avvertì un tremitio nella voce. "Mi... mi dispiace di dovermi di nuovo rivolgere a voi... dopo quello che avete fatto per me... ma sono disperato, e non so a chi altro chiedere aiuto. Ho... ho bisogno di una mano..."

"Ma certamente!" rispose prontamente Kostur. "Ci dica pure, sergente Soldado... qual è il problema? Come possiamo darle una mano?" 

 

Grau riuscì a sorridere, ma era un sorriso amaro e sforzato. "Grazie... io... sapevo che avrei potuto contare su di voi." Prese un respiro, in modo da tenere sotto controllo le sue emozioni, e diede la risposta alla Compagnia del Draco, che ascoltava con trepidazione.

 

"Mia nipote Brienna... sta morendo."

 

 

oooooooooo

 

 

In un laboratorio segreto, da qualche parte sotto Korvosa...

 

"Questi sono i risultati dell'esperimento." disse una figura dall'aspetto macabro, con la testa calva e le orecchie leggermente appuntite, avvolto in una semplice ma inquietante veste grigia che lo faceva sembrare quasi un becchino. Con lentezza, consegnò un foglio di pergamena alla figura femminile in abiti neri e armata di falce che aspettava davanti a lui.

 

"Come potete vedere, l'effetto si è dimostrato superiore alle nostre aspettative." continuò il tizio vestito di grigio. "Non saranno necessarie ulteriori modifiche alla nostra opera. Se credete che i tempi siano maturi, possiamo iniziare la diffusione dell'eredità di Vorel Foxglove."

Alla tenue luce della lanterna magica che incombeva sopra di lei, la donna con la falce annuì, e un sorriso malvagio increspò le sue labbra rosse come rubini, l'unico tocco di colore tra il nero dei suoi abiti e il bianco del suo colorito. Dopo averla letta con attenzione, arrotolò la pergamena e si incamminò verso quattro enormi cilindri di vetro che si trovavano al centro della stanza, ognuno dei quali era riempito di un fluido verdino che sobbolliva lentamente, tingendo i dintorni di un colore malato. All'interno di uno di essi fluttuava un abominio malforme - un umanoide di carne marcita con due oscene ali nere da avvoltoio ripiegate sulla schiena e un teschio di cavallo, del tutto privo di carne, al posto della testa.

 

"Splendido." mormorò la donna vestita di nero con aria quasi trasognata. Fece scorrere una mano delicata sulla superficie del cilindro che conteneva il mostro e si leccò le labbra, come se la vista di tutta quella corruzione la eccitasse.

 

"Dia pure l'ordine di procedere, Lord Arkminos." affermò la donna, facendo stridere le unghie sulla superficie del cilindro. "La Pallida Principessa ha atteso a lungo il suo banchetto, e Korvosa canterà presto le lodi della divina Urgathoa nei gemiti di morte e nelle urla di disperazione dei suoi cittadini."

 

L'uomo in grigio chinò leggermente il capo. "Sarà fatto, Lady Andaisin."

 

               

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

  

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR / Vai alla pagina dell'autore: Justice Gundam