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Autore: AndyWin24    14/02/2024    2 recensioni
Mentre a Camelot la giornata scorre quieta e tranquilla, ecco che all’improvviso un’antica e potente creatura fa la sua comparsa, minacciando la pace nel regno. Per sconfiggerla, Merlino e Artù dovranno unire le forze con dei misteriosi avventurieri, in apparenza connessi con il male appena sopraggiunto.
(Cross-over tra le serie tv Merlin (BBC) e Willow (Disney))
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Capitolo 13
La battaglia della foresta di Balor
 
   Artù si guardò intorno, disorientato. Cos’era successo? Perché si trovava accasciato dietro ad un cespuglio? Non se lo ricordava.
   “Magari sono inciampato.” pensò, credendo fosse l’unica spiegazione plausibile.
   Dopo quel breve momento di riflessione, osservò il campo di battaglia. Il Leviatano era sospeso in aria ad una decina di metri di distanza da lui. Così, estrasse la spada e gli andò incontro. A vederlo più da vicino, si accorse che era leggermente diverso da come gli era sembrato quando era sbucato dalla voragine. Probabilmente, però, era solo una sua impressione. Non l’aveva visto che di sfuggita, d’altronde. Senza contare che la situazione era critica e non c’era un secondo da perdere.
   «Circondiamolo!» ordinò a Kit, Jade e Boorman, che nel frattempo erano già pronti a respingere un’eventuale offensiva.
   «Perché rimane lì impalato, senza attaccarci?» chiese Jade preoccupata.
   «Ci sta studiando.» rispose Artù sicuro.
   Il Leviatano si stava comportando esattamente come un predatore. Ma il giovane Pendragon sapeva bene come agire in quei casi. “Attacca, prima di essere attaccato!” gli diceva sempre suo padre da piccolo. Un dubbio, però, lo fece esitare.
   «Siamo certi che tagliargli le ali lo priverà dei suoi poteri?» domandò d’un tratto, incerto.
   «Beh, secondo Willow sì.» disse Jade, senza distogliere lo sguardo dalla creatura. «Ed io mi fido di lui.»
   «Anche io.» aggiunse Kit, sicura.
   «Per me, sire, c’è solo un modo per scoprirlo.» intervenne Boorman, grattandosi la barba. «Provarci!»
   Così dicendo, iniziò a sventolare il cristallo che aveva in mano.
   «Ehi!» gridò all’indirizzo del Leviatano. «Che c’è?! Non hai più fame?! Non vuoi papparti un po’ di questa magia?! Coraggio! Vieni a prenderla!»
   «Ma sei impazzito?!» lo redarguì Kit. «Non è il caso di farlo innervosire!»
   «Troppo tardi.» ribatté l’uomo, sorridendo ed impugnando più saldamente lo spadone.
   Il Leviatano infatti aveva abboccato alle provocazioni di Boorman e si apprestava a volare in picchiata verso di lui.
   «Fa’ attenzione!» lo avvisò Artù, preoccupato.
   «“Attenzione” è il mio secondo nome!» replicò Boorman scherzoso. «Cioè, in realtà no. Però…»
   «Tappati quella bocca e pensa a combattere!» sbottò Kit, zittendolo.
   L’uomo annuì teso, quasi più agitato per averla fatta arrabbiare che per dover affrontare il Leviatano. Nel frattempo la creatura si era avvicinata pericolosamente. Ma prima che potesse colpirlo con i suoi artigli, Boorman schivò agevolmente l’attacco.
   «Sei più lento di prima, eh?!» notò, assestando senza indugio un fendente su una delle sei ali.
   «Gyaaarrr!» ruggì la bestia dal dolore.
   L’ala cadde al suolo, emettendo un tonfo sordo. Poi, si rinsecchì fino a dissolversi come polvere. Una era andata. Ora ne mancavano cinque.
   «Adesso vado io!» esclamò con impeto Jade, approfittando di quel momento di distrazione per colpire.
   «Vengo anch’io!» disse Kit, unendosi alla corsa.
   Entrambe scattarono in direzione del Leviatano, una verso destra e l’altra verso sinistra. Poi, quasi simultaneamente, si avvicinarono al loro bersaglio e calarono con fermezza le proprie spade, falciando di netto un’ala a testa.
   «Gyayararr!»
   Le due ali si staccarono dal corpo della bestia e si polverizzarono prima ancora di toccare il terreno.
   «Grande! Siamo già a metà!» commentò Boorman soddisfatto, mentre la creatura gemeva urlante.
   Artù, intanto, notò con piacere come i suoi tre alleati se la cavassero bene in uno scontro difficile come quello. I loro attacchi erano precisi e coordinati, e semplicemente non se lo aspettava. Tuttavia, anche lui voleva partecipare all’azione, così attirò l’attenzione di Boorman.
   «Ehi! Passami il cristallo!»
   L’uomo, senza neanche chiedergli il motivo, glielo lanciò. Artù lo afferrò prontamente. In quell’istante, il Leviatano, ripresosi, lo puntò con decisione e si avviò verso di lui.
   «Cosa volete fare, Artù?» gli chiese Kit, perplessa.
   «Lo vedrai. State pronti.»
   A quel punto, iniziò a correre. Si diresse in una parte più boschiva della foresta e si posizionò davanti ad un albero abbastanza grande. Poi, attese che la creatura lo raggiungesse.
   «Gyyyaarrr!»
   Non dovette aspettare molto. Il Leviatano, infatti, gli fu subito addosso e lo attaccò con una zampata, tentando di afferrarlo con gli artigli incredibilmente affilati. Artù, però, si scansò in tempo e lo fece finire contro il tronco, stordendolo.
   «Bene, ha funzionato.» disse, preparandosi a colpire.
   Prima di farlo, tuttavia, fu anticipato da Boorman che sbucò dal nulla e tagliò un’altra ala.
   «Gyrrrrroaaar!»
   «Sì! E sono due per me! Sto andando forte!»
   «Calmati, Boorman, non stiamo giocando. Non è una gara.» lo ammonì Artù, in parte allarmato dalla sua esuberanza, in parte indispettito per non aver potuto concludere l’offensiva lui stesso.
   «Può darsi. Ma, se lo fosse, io starei vincendo!» replicò lui, sorridendo. «Sapete, la situazione si sta rivelando più facile del previii…»
   Improvvisamente, il Leviatano si ridestò dal suo stato di sofferenza ed attaccò i due combattenti con un poderoso colpo di coda. Mentre Artù riuscì a schivarlo, Boorman fu preso in pieno e scaraventato via. Percorse in volo una ventina di metri, finché non cominciò a discendere verso il suolo, finendo direttamente dentro la voragine.
   «No!» esclamò Jade di soprassalto.
   Sia lei che Kit stavano per andare a soccorrerlo, ma, prima che potessero muoversi, Artù le riportò subito all’ordine.
   «Ferme! La battaglia non è conclusa! Adesso non possiamo fare niente per lui.»
   Entrambe si guardarono preoccupate, ma poi annuirono e si precipitarono ad affiancare il re, pronte a continuare a combattere.
   «Ne mancano solo due.» disse Kit, facendo ruotare la spada per cambiare posizione d’attacco.
   «Al mio tre, attacchiamo insieme. Intesi?» propose Artù, fissando la creatura che restava immobile sul posto.
   «Sì.» concordarono Jade e Kit all’unisono.
   «Bene. Allora, uno… due…»
   Prima che dicesse “tre”, il Leviatano iniziò a scuotere con forza le due ali rimaste verso il basso, alzandosi in cielo.
   «Che fa?!»
   «Sta... scappando?»
   In un attimo, si sollevò a decine di metri dal terreno e si mise a volare in cerchio sopra le loro teste.
   «Perché ha reagito in questo modo?» domandò Jade stupita. «Sarebbe stato più logico se ci avesse attaccato.»
   «Che importanza ha?!» replicò Kit, scocciata, sbattendo la punta della spada a terra. «Finché rimarrà su per aria non riusciremo di certo a colpirlo!»
   «Calmatevi.» le riprese Artù. «Non è ancora finita.»
   «E cosa pensate di fare?» chiese Kit. «Sapete volare, per caso? Perché io no!»
   «No, non so volare. Ma ho un’idea migliore.»
   «Quale?» chiese Jade.
   Artù si mise a fissare il Leviatano, quasi con aria di sfida. Poi, si rigirò tra le mani il cristallo verde che gli aveva passato Boorman poco prima.
   «È un’idea un po’ bizzarra, ma può funzionare. Adesso vi spiego.»
 
***
 
   «Ferma!» esclamò Willow, prendendo Elora per un braccio.
   «Ma dobbiamo andare ad aiutare Boorman! Non possiamo lasciarlo lì!»
   «Elora ha ragione.» intervenne Merlino. «Dobbiamo andare da lui. Sarà sicuramente ferito, sempre… che non sia accaduto il peggio…»
   Elora si portò le mani alla bocca, turbata da quell’eventualità.
   «Statemi bene a sentire. Non potete andare a salvarlo perché il Leviatano è ancora nei paraggi. Se vi attaccasse e vi rubasse altra magia, tutto il lavoro fatto fino ad ora sarebbe stato vano. Inoltre, Boorman è un osso duro. Tu lo sai, Elora. Lo abbiamo visto affrontare cose ben peggiori in passato. Non credo che ce ne libereremo con una semplice caduta.»
   «Allora, che facciamo? Rimaniamo nascosti qui finché non è finita la battaglia?» domandò la ragazza, contrariata.
   «Sì, esatto. Abbiamo fatto la nostra parte. Adesso dobbiamo solo confidare che gli altri facciano la loro. In fondo mi sembra che se la siano cavata bene fino a questo punto. Tu comunque continua a pronunciare l’incantesimo che ti ho ripetuto poco fa.»
   «Ma perché? In questo modo, come hai appena detto, non rischieremmo di attirare il Leviatano verso di noi?»
   «No, al contrario. L’incantesimo in questione funge da barriera magica e dovrebbe nasconderci dalla sua percezione. Un tempo me lo insegnò Raziel per evitare che venissi trasformato in un maiale1
   «Un maiale?» ripeté Merlino mentre lo fissava confuso.
   «Non chiedere. È una storia lunga.» gli disse Willow, chiudendo la faccenda.
   «Comunque, non mi sento tranquillo a rimanere qui senza poter fare niente. Come riusciranno a colpirlo e a tagliargli le ultime due ali ora che è salito in cielo?» chiese il giovane mago, dubbioso.
   «Non so, ma troveranno un modo. Kit e Jade sono delle tipe sveglie e Artù mi sembra un ragazzo molto preparato. Sono certo che sapranno come…»
   Il Nelwyn si ammutolì di colpo, osservando il piano che i tre stavano mettendo in atto.
   «Ma che diamine stanno combinando?!»
 
***
 
   «Mi sento stupida.» disse Jade, guardando Kit con un’espressione indecifrabile.
   «Questo perché stiamo facendo una cosa stupida!» replicò l’altra, sbuffando.
   «Niente affatto.» ribatté Artù. «È strategia.»
   «Strategia?» chiese Kit con ironia. «È mezz’ora che siamo stesi per terra a guardare il cielo! Che genere di strategia sarebbe questa?»
   Subito dopo che il Leviatano aveva ripreso il volo, Artù aveva spiegato alle due ragazze l’idea che gli era venuta in mente. Per attuarla, però, i tre avevano dovuto rinfoderare le armi e sdraiarsi supini sul terriccio, in attesa.
   «Sentite, dovete fidarvi di me. Del resto, io l’ho fatto con voi.»
   «Sì, ma questo piano non ha senso! Cosa dovrebbe succedere mentre aspettiamo qui schiena a terra? Il Leviatano vedrà quanto siamo ridicoli e ci farà la cortesia di scendere?! Perché non credo proprio!»
   Artù scosse la testa, contrariato.
   «Si vede che non siete esperte di caccia. Secondo voi, perché è scappato?»
   «Perché gli abbiamo tagliato quattro ali?» azzardò Jade.
   «Sì, ma soprattutto perché ha avuto paura di noi. Era in difficoltà ed ha agito d’istinto. Trovandosi in una situazione di svantaggio, è fuggito prima di soccombere.»
   «Non riesco a capire come questo spieghi quello che stiamo facendo.»
   «L’unico modo per farlo tornare a terra è fargli credere che sia lui ad essere in vantaggio. Sono sicuro che se ci vedrà indifesi e con il cristallo colmo di magia che tanto desidera, prevarrà il suo istinto da predatore e ci attaccherà alla prima occasione.»
   «Ma se non ha gli occhi, come farà a vederci?» osservò Jade, perplessa.
   «Va bene, allora ci “percepirà”, suppongo.» si corresse Artù. «Non so cosa usi quella creatura per muoversi o cacciare, ma qualsiasi cosa sia, la utilizzerà per venirci a prendere, ne sono sicuro. Se avremo pazienza, lo constateremo con i nostri occhi.»
   «Sì, ma potrebbero passare ore o giorni prima che accada. Non lo sappiamo per certo.» protestò Kit.
   «Invece, no!» intervenne Jade, indicando in alto. «Sembra che il piano stia funzionando!»
   Il Leviatano, infatti, aveva smesso di volare in cerchio e si stava dirigendo in picchiata verso di loro.
   «Accidenti!» esclamò Kit, allarmata. «Meglio se ce ne andiamo da qui.»
   «No, rimanete sdraiate!» disse subito Artù. «Se ci muoviamo adesso, lui punterà uno di noi e questo sarebbe spacciato. Dobbiamo aspettare.»
   «Ma esattamente quanto dobbiamo aspettare?» domandò Jade, guardando come il Leviatano si faceva sempre più vicino.
   «Ancora un po’. Ve lo dirò io quando sarà il momento e, a quel punto, voi dovrete spostarvi con quanta più rapidità potete. Tutto chiaro?»
   Sia Jade che Kit annuirono. Entrambe erano scettiche riguardo a quel piano, ma si fidavano di Artù quel tanto che bastava per dargli ascolto. Così attesero ancora qualche secondo immobili, sudando freddo, ma senza distogliere lo sguardo dalla creatura.
   «Ora!» gridò Artù, rotolando di lato e scansandosi appena in tempo.
   Allo stesso modo fecero anche le due ragazze, allontanandosi dalla presa del Leviatano un attimo prima che questo le graffiasse coi suoi artigli.
   «E adesso?» chiese Kit, sguainando la spada.
   «Accerchiamolo e tagliamo le ultime due ali.» istruì Artù, imitandola.
   Però, prima che potessero fare alcunché, la creatura emise un ruggito spaventoso e, con estremo vigore, girò in cerchio, colpendo tutti e tre con la propria coda. Mentre Artù e Kit vennero sbalzati a terra, Jade riuscì abilmente a rimanere in piedi. L’impatto, tuttavia, le fece volare via l’arma che aveva in mano. Questo, purtroppo, la rese il successivo bersaglio del Leviatano, che senza remore si apprestò ad attaccarla ancora.
   «Gyaaarraaar!» ruggì la bestia, dispiegando le sue ali. Da esse fuoriuscì una specie di raggio ombroso che investì Jade e la paralizzò sul posto. Poi, l’essere allungò una zampa verso di lei, tentando di afferrarla per rubarle l’energia vitale.
   In quel momento, però, Kit, spada alla mano, si rialzò di scatto e si frappose tra i due, parando per un pelo il colpo.
   «Non le farai del male!» urlò, digrignando i denti per lo sforzo. Dopodiché, con una spinta poderosa, si spostò di lato e calò un altro fendente sulla zampa tesa in avanti, mozzandola.
   «GRRRROOOAAAR!!»
   L’urlo altisonante del Leviatano riecheggiò in tutta la foresta come un tuono nella tempesta. Senza smettere di ruggire, la bestia si alzò di nuovo in volo, pronta ad allontanarsi.
   «Eh, no!» esclamò Artù. «Stavolta, non vai da nessuna parte!»
   Il giovane re, così dicendo, gli saltò in groppa, impedendogli di sollevarsi in cielo. Il Leviatano, accortosi troppo tardi delle sue intenzioni, non poté fare altro che dimenarsi, cercando di fargli perdere l’equilibrio.
   «Ragazze! Sbrigatevi! Tagliategli un’altra ala! Non potrà più volare se gliene rimarrà soltanto una!» gridò Artù, tentando come poteva di aggrapparsi alle scaglie della creatura.
   «Va bene. Ci pensiamo noi.» ribatté Jade sicura.
   Kit, intanto, osservò perplessa la distanza che il Leviatano aveva percorso da terra. Sembrava troppa per poterci arrivare.
   «Come pensi di fare?» le chiese la ragazza. «È salito troppo in alto.»
   Jade scrollò le spalle.
   «Forse ho un’idea. Tu dammi la mano.»
   «Perché? Che vuoi fare?» domandò Kit, allungando il braccio verso di lei.
   Jade glielo afferrò con entrambe le mani, sorridendo.
   «Faccio volare anche te.» disse, mentre iniziava a vorticare su se stessa, tenendo salda la stretta.
   «Uooohh! Aspetta!» esclamò Kit, trascinata dalla presa dell’altra.
   Quando ebbero fatto diversi giri in tondo, Jade fece forza su gambe e braccia e le diede una spinta verso l’alto.
   «Vai!»
   A quel punto, Kit venne sbalzata all’insù, in direzione del Leviatano, che ancora si divincolava con fare forsennato. Quando gli fu vicino, cercò di non badare al giramento di testa e caricò un fendente di spada a mezz’aria che tranciò di netto l’ala destra della bestia. Subito dopo, cadde a terra.
   «Bravissima!» le disse Jade, andando a soccorrerla.
   «Gr-ra-azie…» replicò Kit, vedendo tutto doppio dalle vertigini. «La prossima… v-volta… avvisami p-prima, però…»
   «Gyyayayayayar!»
   Intanto, Il Leviatano franò inevitabilmente al suolo, con Artù che saltò via appena in tempo dalla sua groppa per evitare di rimanere ferito. Dopo una capriola, si rimise subito in piedi e gli si fiondò nuovamente contro.
   Slash!
   Prima ancora che la creatura si ridestasse, con un colpo netto gli tagliò l’ultima ala.
   «GYYAARAR!»
   «Sì!» esultò il re, soddisfatto.
   Il Leviatano emise un boato immane, tanto era il dolore che provava per quella perdita. A differenza delle altre cinque volte in cui aveva perso un’ala, ora sembrava che la sua agonia fosse maggiore, più intensa, come se quel male dipendesse da qualcos’altro. A comprova di ciò, il suo colore iniziò a sbiadirsi, quasi a spegnersi completamente e gran parte delle scaglie del dorso caddero al suolo avvizzite; gli artigli si smussarono, così come le sue zanne, e la coda si restrinse di oltre la metà.
   Ciò che restava del Leviatano era una figura gracile e rinsecchita, quasi morente.
   Però, se da una parte tutto dava l’impressione che fosse finita, dall’altra il ringhio che ne seguì fece capire che la creatura non si era ancora data per vinta.
   «Grrrooarr!»
   Da quel ruggito uscì tutto il suo tormento, tutta la sua furia, tutta la sua disperazione. Con una forza disumana, si avventò con le fauci sul collo di Artù. Quest’ultimo, però, si era già preparato a colpire, indifferente alla situazione di pericolo. Con calma ed esperienza, ignorò i versi intimidatori che riecheggiavano nell’aria e mirò con attenzione alla parte sinistra del dorso della bestia, avendo in mente un unico pensiero: ora che i poteri del Leviatano erano svaniti, era finalmente vulnerabile. Adesso, poteva morire.
   Il giovane sovrano stava per sferrare l’attacco, quando sentì d’un tratto una voce rimbombargli in testa. Una voce, in effetti, molto familiare ed incredibilmente simile a quella di Merlino.
   “Il suo cuore è a destra, non a sinistra.”
   Quelle parole gli risuonarono come se il suo servitore, o chiunque le avesse pronunciate, fosse lì accanto a lui. Alla fine, non seppe per quale motivo, ma gli diede ascolto. Così, aggiustò di poco la mira ed affondò il colpo.
   Il Leviatano venne trapassato dalla spada di Artù e si accasciò a terra, con la bocca ancora spalancata ma senza emettere nemmeno un suono. La sua pelle si tramutò d’improvviso in pietra, così come i suoi artigli. Poi, un po’ per volta, si sbriciolò in migliaia di pezzi, dissolvendosi nell’aria e sparendo lentamente dalla vista del re.
   «Ben fatto, Artù!» esclamò Kit, sorridente, di fianco a Jade.
   «Anf…Grazie. Anf…» ribatté lui, asciugandosi il sudore dalla fronte. «Ma siete state brave anche voi, ragazze.»
   Ce l’avevano fatta. Il Leviatano era morto e Camelot era salva ancora una volta.
   «Oh!» sussultò Jade, mettendosi le mani nei capelli. «Boorman! Dobbiamo andare a vedere come sta!»
   «Ah, già. Me ne ero dimenticata.» replicò Kit, sarcastica.
   Jade le diede un colpetto sul braccio.
   «Non essere dura! In fondo, è anche merito suo se abbiamo vinto.»
   «Sì… può darsi.» convenne Kit.
   «Tranquille, sono qui.»
   Improvvisamente, dalla voragine spuntò fuori una testa. Poi, l’uomo si aggrappò con fatica al terreno e ne uscì fuori completamente, stanco e stremato, a giudicare dal fiatone che aveva. La cosa che spiccava inequivocabilmente più di ogni altra era la condizione pietosa in cui era ridotto. In un primo momento, gli altri neanche lo riconobbero per quanto era sporco da capo a piedi. Anche la barba e i capelli erano ricoperti da una strana sostanza scura e appiccicosa. Ma alla fine, guardandolo meglio, non poterono che tirare un sospiro di sollievo.
   «Boorman! Sei vivo!» esclamò Jade, rincuorata.
   «Così sembra…»
   «Come stai? Sei ferito?»
   «Ehm, no…» rispose Boorman, tentennante. «La caduta è stata tremenda, ma per fortuna sono finito sul… morbido.»
   Una volta che fu vicino ai tre, Kit trattenne a stento un conato di vomito.
   «Bleah! Ma cos’è quella roba che hai addosso?! Fango?»
   Boorman si diede una rapida occhiata, titubante.
   «Io… spero proprio di sì…»
 
   Nel frattempo, Willow, Elora e Merlino andarono incontro al gruppo. Mentre i primi due si sincerarono delle condizioni dei loro amici, il mago si avvicinò ad Artù.
   «Come state?»
   «Bene, tutto sommato.»
   «Avete visto?! Ce l’abbiamo fatta!» esclamò con gioia il servitore.
   «Abbiamo?» ripeté Artù con un sopracciglio alzato. «E sentiamo: tu cosa avresti fatto?»
   «Oh, beh, io…» borbottò Merlino, incerto su cosa rispondere. «Ho fatto ciò che vi avevo promesso: vi ho coperto le spalle.»
   «Da dietro un cespuglio?» chiese Artù, scettico.
   «Esatto!» confermò l’altro. «Mentre voi combattevate contro il Leviatano, io mi assicuravo che nulla vi avrebbe infastidito. È stato un bel lavoro di squadra!»
   Artù fece per controbattere, ma poi si fermò. Gli rivennero alla mente le parole udite prima di dare il colpo di grazia al Leviatano.
   «No. Non può essere…» mormorò tra sé, scuotendo la testa con decisione.
   «Cosa?»
   «No, niente. È stata una giornata difficile. È meglio se andiamo via, prima che debba ascoltare qualche altra tua assurdità.» sbottò, facendo però un mezzo sorriso non appena gli fu di spalle.
   Merlino sorrise a sua volta e si avviò insieme a lui e agli altri alla volta di Camelot. Ad un certo punto, però, sentì una voce.
   “Grazie, Merlino.”
   Era Kilgharrah.
   Il mago, quindi, annuì in risposta, voltandosi ad osservare l’orizzonte. Grazie alla sua magia, riuscì a scorgerlo in lontananza, mentre volava libero in cielo.
   Poi, carico di soddisfazione ed ottimismo, affiancò Artù, in cammino verso il castello.

 

Note
 
1 – Riferimento a “Willow – Il film”. Willow, per evitare di essere tramutato in maiale da un sortilegio di Bavmorda, pronuncia un incantesimo protettivo suggeritogli da Fin Raziel.
   
 
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