Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: dirkfelpy89    17/02/2024    1 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11, Ritorno a Black manor

 



L'alta cancellata di ferro battuto che circondava Black Manor aveva sempre intimidito il giovane Marius.
Forse erano le migliaia di punte acuminate imbevute di incantesimi anti Babbani, l'aspetto austero che rifletteva perfettamente quello della dimora principale della sua famiglia. Nera, come il suo cognome.
A differenza delle altre famiglie magiche appartenenti al ristretto club delle Sacre 28, la famiglia Black non era interessata a sorprendere gli ospiti con il mero lusso sfrenato, e spesso pacchiano, che caratterizzava molte dimore signorili.

C'erano ben altri valori da difendere e mostrare con orgoglio agli ospiti: la purezza di sangue, la rettitudine, le buone maniere e il seguire pedissequamente regole antiche come il sangue. Il denaro era importante, certo, ma rappresentava un mezzo più che un fine da raggiungere: i giovani della famiglia Black imparavano presto a gestire il denaro e la politica, mentre alle fanciulle era riservata un'educazione completamente diversa.
Un uomo infatti veniva giudicato in base al peso politico che forniva alla famiglia, una Black da come gestiva la casa, in quel delicato compromesso tra lusso e buon gusto, e a come tirava su una nuova generazione di Purosangue, pronta a continuare a riproporre i medesimi valori.

Marius, nascosto dietro un alto cespuglio davanti alla cancellata principale, scosse la testa, ripensando al pomeriggi persi dietro le vuote ciance del padre su cosa fosse onorevole e cosa invece non fosse all'altezza di un Black.
Erano passati sei mesi dall'incontro con Cassiopeia e, nonostante i buoni propositi, le visite della sorella si erano fatte ben presto molto rare.
La capiva, certamente, non si trovava in una posizione onorevole o facile, ma non per questo poteva evitare di sentire una fitta di delusione ogni volta che, durante la sua giornata libera, la sorella non si recava a “La Testa di Porco” in visita.
Servire ai tavoli e a raccogliere qualche vaga allusione sulla sua famiglia, non gli bastava più. Voleva parlare con suo padre, non tanto per fargli cambiare idea, sarebbe stato impossibile, ma piuttosto per cercare di capire. Per mettere un punto fermo al tutto e poter tentare di andare avanti.
Così, dopo aver condotto delle ricerche (approcciando alcuni clienti in preda ai fumi dell'alcol), Marius era riuscito a individuare la posizione esatta di Black Manor su una vecchia mappa.

E adesso che sapeva dove si trovava suo padre, che cosa avrebbe fatto? Quella informazione iniziò a scavare nella sua mente come un tarlo senza freno. Quel puntino di matita in una mappa sbruciacchiata, una voragine nel suo petto.
L'unica cosa che doveva fare era prendere un treno, scendere dopo cinque fermate, camminare per un paio d'ore e poi…
E poi Aberforth annunciò l'intenzione di chiudere il pub per una settimana. Doveva recarsi in Francia per visitare… Marius non se lo ricordava nemmeno, la sua attenzione venne meno nel momento esatto in cui capì che avrebbe avuto sette giorni liberi dal lavoro, a sua completa disposizione.
Lo aveva interpretato come un segno del destino, e adesso si trovava nascosto nella fitta vegetazione proprio fuori Black Manor.
Il viaggio si era rivelato estremamente facile e tutto sommato rapido.
Ogni volta che ci si fermava a pensarci si dava dello stupido, ma poi ecco che la vocina nella sua testa prontamente prendeva il sopravvento.

“Tuo padre si è risposato, si è rifatto una famiglia, ha costretto i familiari a non aver nessun contatto con te e tu pretendi di lasciarlo vivere?”
“Che cosa dovrei fare, ucciderlo come il padre di Sarah?”
“Sì, cazzo, sì. Tuo padre è peggio di quello di Sarah, molto peggio, fidati di me. Un uomo del genere non merita di vivere! La tua vita, quella di Sarah, sono state rovinate da Cygnus Black, ricordatelo bene.”
Marius chiuse gli occhi, scuotendo la testa, rendendosi conto solo in quel momento che stava parlando ad alta voce, da solo.

Aveva altri giorni a disposizione per tentare un approccio con il padre, prima di tutto era necessario capire se Cygnus fosse in casa oppure no.
E proprio in quel momento, in lontananza vide il portone della villa aprirsi e due figure uscirne.
Suo padre era invecchiato, l'età e i dispiaceri avevano segnato il suo volto un tempo bello, eppure lo avrebbe riconosciuto tra mille persone.
Al contrario, il ragazzo non riusciva a capire l'identità della donna, dal viso appena adulto, che era comparsa al suo fianco.
La ragazza baciò timidamente l'uomo e poi scomparve nel nulla.
Cygnus rientrò immediatamente all'interno di Black Manor.
Sua moglie, ecco chi era. La donna che aveva preso il posto di sua madre.
Vederla di persona fece ancora più male al giovane Black.
Non era giusto, né tantomeno etico.
Quel breve momento di intimità tolse ogni freno inibitore a Marius il quale, livido di rabbia, uscì dal suo nascondiglio e avanzò a passo di marcia verso la cancellata.

Toccò il freddo ferro, cercando di avanzare oltre, ma non ci riuscì.
Sentì invece una debole scarica elettrica colpire il palmo della sua mano. Ovvio, non poteva entrare, non faceva più parte della famiglia, adesso.
La porta si aprì nuovamente, e con somma sorpresa del ragazzo, fu ancora una volta Cygnus a uscire.
Avanzò tranquillamente, il lungo mantello foderato di pelliccia che strusciava appena sulla superficie innevata del terreno.
Giunto a una decina di metri dal cancello, si fermò e padre e figlio si osservarono a lungo, in silenzio.
Lunghi capelli neri striati di grigio, due penetranti occhi azzurri, una guancia deturpata da una vecchia cicatrice di gioventù e una lunga barba nera, Cygnus fu il primo a parlare.
“Mi sorprende vederti qui,” ammise. “Anzi, penso che dovrei riformulare la frase, visto che sapevo che prima o poi mi avresti rintracciato. No, mi sorprende vederti qui perché avevo già notato la tua presenza prima, quando sono uscito di casa per salutare Helen. Non pensavo che avresti avuto tanto coraggio da uscire dal tuo nascondiglio per tentare di aprire la cancellata.”
Marius rimase a bocca aperta, in silenzio. Si era aspettato ben altro dal padre.
Cygnus sorrise, avanzò e aprì il cancello, senza esitare.
“Vieni dentro, non si parla bene al freddo.”
L’uomo voltò le spalle e, senza aspettarlo, si avventurò verso il maniero. L’altro rimase fermo, immobile, ancora non riuscendo a comprendere che cosa suo padre volesse e del perché di quel comportamento. Alla fine la curiosità ebbe la meglio e lo seguì

/ / / / / / /

L'atmosfera all'interno era fredda e tetra, permeata dallo stesso senso di rigore e autorità che aveva caratterizzato la sua infanzia. Cygnus era scomparso perciò Marius si diresse verso il grande salone, dove sapeva di trovare suo padre.

L'uomo era seduto dietro la scrivania, circondato da montagne di documenti e pergamene. Il suo sguardo era duro e penetrante, ma Marius poteva scorgere una fitta cortina di dolore, nascosta dietro quella maschera di indifferenza.
Il ragazzo rimase in piedi, ignorando il cenno dell’uomo verso una delle due poltrone che si trovavano di fronte alla sua scrivania.
“Padre,” esordì, la saliva azzerata, un’emozione che non sapeva comprendere nel petto. Cygnus rimase immobile, osservando il ragazzo.

Marius si tenne saldo, ignorando il brivido che gli percorreva la schiena. "Sono tornato perché ho bisogno di risposte," disse con determinazione. "Ho appreso della morte di mia madre, e necessito di sapere cosa è successo.”
Cygnus emise un lungo sospiro, il suo sguardo posato sulle mani giunte.
“É morta di crepacuore un paio di anni dopo il tuo addio, di crepacuore. Colpa tua e della tua…condizione, ovviamente. Non ha retto la vergogna di aver generato un figlio Magonò.”
Marius sentì il dolore pungente trapassarlo come una lama.
“O forse perché hai addossato esclusivamente su di lei la colpa,” sbottò, facendo fatica a mantenere un tono di voce controllato. “Forse perché, invece di affrontare la situazione insieme, hai preferito lavartene le mani.”
L’uomo rimase in silenzio, una strana ombra dietro i suoi occhi gelidi.
"Non puoi capire, Marius", disse Cygnus con voce fredda ma carica di una strana tristezza. "Essere capofamiglia è un peso gravoso. Devo prendere decisioni che tu non puoi neanche immaginare. Prova a metterti nei miei panni…"
"Ma non hai mai pensato al mio dolore? A quello di mia madre?" rispose Marius, la voce tremante di rabbia repressa. "Hai diseredato il tuo stesso figlio senza neanche esitare, scaricando la colpa su tua moglie. Come puoi chiamarti un padre oppure un semplice uomo?"

Cygnus abbassò lo sguardo, una scintilla di rimorso brillò nei suoi occhi grigi.
"Ho fatto quello che ho fatto per la sicurezza della famiglia,” disse con voce bassa ma carica di autorità. "Lo scandalo avrebbe travolto la famiglia e io ero costretto a proteggere l'onore e la reputazione dei Black. Non puoi comprendere il peso delle mie responsabilità. Da una parte la persona che amavo, dall’altra la mia famiglia e il suo onore e futuro."
Marius serrò i pugni, sentendo la fiamma della rabbia bruciare dentro di lui. "Proteggere l'onore della famiglia?" esclamò con sarcasmo. "Hai rovinato la nostra famiglia con il tuo egoismo! Hai strappato via tutto ciò che avevo, persino il diritto di essere un Black! Un Voto Infrangibile…"
“Non posso permettere che tu porti ulteriore vergogna sulla nostra famiglia, Marius. I Black sono riusciti a malapena a riprendersi, immagina che cosa accadrebbe se il Magonò di famiglia sbucasse improvvisamente fuori quando tutti ti credono o morto o scomparso da tempo. Speravo che servisse ma evidentemente Cassiopeia ha trovato il modo per mettersi in contatto con te.”
“Lei non…”
“Non affaticarti a trovare delle scuse poco credibili,” l’uomo lo interruppe con un gesto della mano. “Siete miei figli, vi conosco troppo bene. Ma non preoccuparti, non la punirò. É una sciocca di buon cuore, proprio come tua madre.”
“Mia madre che tu hai così rapidamente rimpiazzato.”

Cygnus chiuse gli occhi, sospirando pesantemente.
“Credi che Helen abbia preso il posto di tua madre? Non passa giorno nel quale non rivolga il mio pensiero a lei. Ho sposato Helen perché è una ragazza onesta, ha perso entrambi i genitori e nonostante sia una Purosangue e lei non avrebbe…”
“Ah, vedo che adesso sei anche un benefattore!”
Cygnus digrignò i denti.
“Adesso basta. Voglio che tu la smetta di frequentare Cassiopeia, altrimenti sarò costretto a prendere dei provvedimenti.”
“Un ricatto, l’ennesimo,” sbottò Marius, stringendo i pugni.
“Una scelta, Marius, io ne ho dovute compiere fin troppe e sono stanco,” ammise Cygnus. “Sapevo che questo momento sarebbe arrivato e ti ho lasciato entrare proprio per questo motivo. Sono disposto a offrirti dei Galeoni, dimmi una cifra, ne possiamo discutere, posso darti una casa, quello che vuoi. Ma ti prego, non metterti più in contatto con i Black, non rivelare la tua presenza alle altre famiglie Purosangue. È tempo che tu vada avanti.”

Marius sentì un nodo stringersi nella gola. Sapeva che suo padre non avrebbe ceduto, che la sua determinazione era più forte di qualsiasi cosa potesse dire o fare. Con un respiro profondo, Marius afferrò il bordo del tavolo, gli occhi pieni di determinazione.
"Non hai capito niente, padre,” disse con voce ferma ma tremante. "Se questo è tutto ciò che hai da offrirmi, allora non voglio niente da te. Non voglio il tuo denaro, non voglio il tuo perdono. Me ne vado."
Senza aspettare una risposta da parte di Cygnus, Marius si alzò in piedi e si voltò verso la porta. Sentì il cuore spezzarsi in mille pezzi mentre lasciava la stanza, ma sapeva che non c'era altra scelta. Doveva trovare la sua strada, lontano da quel luogo di dolore e tradimento.

/ / / / / / /

Fu di ritorno a Hogsmeade soltanto nel tardo pomeriggio.
Marius si sentiva completamente svuotato, stanco tanto nello spirito quanto nel fisico.
Avrebbe voluto soltanto tornare al pub, gettarsi sul letto e dormire per i giorni restanti fino a quando Aberforth non sarebbe tornato e il lavoro lo avrebbe distratto.
Ma non vi riuscì. Un'agitazione estranea lo tenne lontano dal rifugiarsi nel pub, costringendolo a vagare senza meta per il villaggio.
Ormai Marius faceva parte integrante di Hogsmeade, e sebbene molti lo salutassero, lui, solitamente socievole, non rispose a nessuno, completamente assorto nei suoi pensieri.Mai si era sentito così vuoto e senza speranze o prospettive.
Quando era stato diseredato l'obiettivo era sopravvivere all'orfanotrofio, poi cercare di fuggirne e raggiungere Sarah, infine tentare di mettersi in contatto con i suoi familiari.
E adesso non sapeva cosa fare, quale direzione prendere.
Sarah era morta, la sua famiglia lo aveva esiliato, i suoi rapporti con Cassiopeia destinati terminare, a quanto pareva.
Che cosa avrebbe fatto della sua vita, davvero il suo destino era quello di rimanere un semplice cameriere?
Di terminare i suoi tristi giorni in un altrettanto triste pub, sempre ai margini di un mondo che non lo accettava?
No, non poteva accettarlo.

Mise piede nel pub quando ormai la luna era salita alta nel cielo. Alzò il volto al soffitto e li vide: una serie di ganci di metallo.
Aberforth li usava per appenderci le decorazioni di Halloween e di Natale. Forse erano forti abbastanza per poter reggere qualcos'altro. Un cappio.
Il suo corpo.
Non era la prima volta che pensava di farla finita ma fino a quel momento c'era sempre stato un pensiero che lo aveva distolto, un motivo, uno scopo per ritardare il momento della sua inevitabile morte.
E adesso?
Spostò un tavolo proprio sotto il gancio più vicino e vi montò sopra, utilizzando una sedia. Alzando le braccia, riuscì a toccare il metallo freddo e invitante.
Provò a tirarlo verso il basso, facendovi via via sempre più forza, ma il gancio non si spostò né cedette.

“Davvero pensi di finirla così?”
La voce era tornata a sussurrargli all'orecchio.
“Che cos'altro mi resta da fare?”
“Hai dimenticato le mie parole? Tu sei convinto di non avere più scopo alcuno nella vita, ma ti sbagli. Sei accecato dal dolore, usalo. Davvero vuoi darla vinta a chi ti ha rovinato la vita? Davvero vuoi cedere alla tua famiglia e alla loro malvagità?”
Marius chiuse gli occhi.
Capì.
Comprese le parole di quella voce che poteva essere la sua coscienza, o la parte più selvaggia di se stesso, che aveva a lungo celato.

Non poteva mollare e darla vinta alla sua famiglia, la sua battaglia era appena iniziata.
Doveva trovare un modo per far pagare a suo padre il dolore e il tormento che aveva causato.
E non si sarebbe fermato finché non avesse ottenuto giustizia.
Finché non avesse ripagato suo padre con la stessa moneta: dolore e disperazione.

/ / / / / / /

La festa a Black Manor era finita.
Gli ospiti che avevano festeggiato il fidanzamento ufficiale tra Dorea Black e Charlus Potter si erano ormai ritirati, il maniero era tornato a essere vuoto e silenzioso.
Cygnus finalmente poté così ritirarsi nelle sue stanze, cercando di cancellare il rumore e la confusione dalle sue stanche orecchie.

Quella sera si era reso improvvisamente conto di come fosse diventato un terzo incomodo.
Adorava Black Manor ma ormai l'età stava avanzando, inesorabile, non poteva ritardare ulteriormente il momento in cui avrebbe dovuto dire addio alla casa nella quale era nato e vissuto per tutti quegli anni.
Il maniero forse sarebbe stato grande abbastanza per ospitarlo ma, in cuor suo, sentiva che la cosa non era giusta.
Eastsea Manor, più piccola, su un promontorio che dava direttamente sul mare sconfinato e la possibilità di poter allevare numerose creature magiche, rappresentava una prospettiva molto più allettante.

Pollux aveva ormai più di trent'anni, un lavoro al Ministero e tre figli, da accudire e crescere. Forse era venuto il momento di lasciargli spazio, di ritirarsi a vita privata.
Ma quella sera il pensiero che lo angustiava più di tutti non era tanto il figlio, e il futuro della sua famiglia, quanto il presente e Marius.
In cuor suo aveva temuto quel giorno e le cose erano andate molto male.
Avrebbe potuto chiedergli che cosa facesse, come vivesse, forse un approccio meno diretto avrebbe potuto portare un risultato migliore ma non appena aveva visto i suoi occhi, così simili a quelli di Violetta, non c'era riuscito.
Sapeva che non avrebbe osato rivelare la sua presenza tra gli altri famiglia, ma quello sguardo e quelle parole così dure… era stato in grado di riaprire ferite che pensava ormai fossero completamente cicatrizzate.
“A quest'ora tarda dovresti già essere a letto, padre.”
La calda voce di Dorea riempì la stanza degli arazzi nella quale l'uomo si era ritirato.
Se Marius e Cassiopeia avevano preso la Violetta, Pollux ma soprattutto Dorea erano le copie sputate di Cygnus.
L'uomo prese la mano della figlia e le baciò alla fronte, stringendola a sé.
“Sei triste, padre?”
“Sì,” ammise l'uomo.
“Non devi preoccuparti, Charlus è un uomo onorevole, non come suo cugino.”
“Non è questo… non solo,” Cygnus sussurrò, staccandosi dalla figlia.
“Sì tratta di Marius?”
Aveva indovinato. Padre e figlia vivevano quasi in simbiosi, naturalmente non le aveva potuto nascondere la visita del figlio.

“Sapevo che prima o poi mi avrebbe trovato. Rivederlo… i suoi occhi, la sua rabbia. A volte mi chiedo se sono stato un buon capofamiglia,” Cygnus sussurrò.
“Lo sei stato. Per quanto non abbia mai condiviso la tua scelta di far addossare a mamma la colpa e cacciare Marius senza trovare una soluzione alternativa, la famiglia continua a crescere. Nuove generazioni di Black sono, e verranno, al mondo,” rispose Dorea.
L’altro sorrise.
“Saresti una capofamiglia con i fiocchi.”
“Pollux…”
“Lui è la mia copia sputata. Tu hai preso il meglio dai tuoi genitori.”
Il sorriso sul volto dell’uomo ben presto si spense.
“Non passa giorno in cui non pensi a…”
“Padre, non serve a niente rimuginare su cose che sono accadute e che non abbiamo il potere di cambiare,” esclamò la ragazza, stringendo la mano del padre. “Vai a letto, rimanere qui a struggerti sul passato non servirà a niente.”

L’uomo infine annuì e, dopo un’ultima occhiata all’arazzo, seguì la figlia, fuori dalla buia sala.

/ / / / / / /

Eccoci qui, un pochi in ritardo.
Due cose.
La prima. Adoro scrivere di Cygnus, un’uomo complesso, diviso tra il proprio ruolo, le sue convinzioni e pregiudizi e l’amore.
La seconda. La Rowling ha creato un’albero genealogico interessante ma con date non proprio precise, per sua ammissione. Pollux e Cygnus (suo figlio) avrebbero dato al mondo dei figli ancora da ragazzi. Poco plausibile, quindi ho personalmente invecchiato i due di qualche anno.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, posso dire che qui si conclude un’altro atto importante della vita di Marius. La speranza di tornare all’ovile è scomparsa, rimpiazzata dall’odio e della vendetta.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dirkfelpy89