Anime & Manga > Altro - anime/manga shounen
Ricorda la storia  |       
Autore: Maryfiore    19/02/2024    0 recensioni
[Chainsawman]
Pairing: AkixHimeno
Aki alzò la testa verso di lei.
Doveva ammettere che aveva un certo carisma così: porgendogli il pennello come un signore avrebbe porto una spada al proprio cavaliere. Trovò impossibile rifiutare. Mise da parte la lattina e prese il pennello dalla mano di Himeno, accettando tacitamente di diventare il suo cavaliere in quella battaglia.
Battaglia che aveva per nemico un riquadro di tela bianco.
~
Oppure: l'Akihime artist au che nessuno ha richiesto ma di cui io avevo disperatamente bisogno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kishibe camminava curvo, strisciando le suole sul marmo del pianerottolo. Guardandolo da dietro, se non avesse saputo che ne aveva più di una trentina in meno, Aki gli avrebbe dato ottant'anni.

Per chi non lo conosceva, non era un tipo che ispirava troppa fiducia, con quella cicatrice che gli tagliava la guancia sinistra, e l'abitudine di girare con una fiaschetta nella giacca. Ma Aki aveva vissuto abbastanza tempo con lui da decretare che fosse in realtà una persona migliore di quanto lo fossero molte altre dall'aspetto più rispettabile.

Si fidava di Kishibe, e questa fiducia era la sola cosa che lo aveva spinto a seguirlo in quella decisione che aveva ancora del mistero per lui.

Le scale terminarono e Kishibe si fermò davanti alla porta sulla destra. Aki si aspettò che bussasse, invece diede le spalle all'entrata e lo guardò.

"È una mia vecchia amica" lo ammonì. "Quindi vedi di comportarti bene. Chiaro?"

Aki mormorò in assenso, fissando la porta con sguardo vuoto e disinteressato. Kishibe non sembrò molto convinto dalla risposta, ma neanche molto motivato a insistere, quindi si voltò e pigiò l'indice sul tasto del campanello.

Si sentì un rumore di passi proveniente dall'interno, poi la porta si aprì.

Aki si rese conto di aver inconsapevolmente interpretato il termine 'vecchia amica' usato da Kishibe in maniera un po' troppo letterale. Difatti, il suo cervello aveva automaticamente deciso che dietro quella porta si trovasse una signora di mezz'età un po' eccentrica, magari con un pellicciotto finto intorno al collo e degli occhiali a farfalla sul naso.
Per questo non poté che allargare gli occhi sorpreso quando la vera proprietaria dell'appartamento comparve sulla soglia.

La giovane donna che aveva davanti non doveva avere più di ventisei anni. I capelli scuri, corti fin sopra le spalle e leggermente asimmetrici, le sfioravano la base del collo come le piume di un corvo. Una canotta azzurra e un paio di pantaloni a mezza gamba ne delineavano la figura armonica, mentre una sigaretta accesa giaceva in bilico tra le sue labbra. I suoi occhi - di un'intesa tonalità turchese - brillarono al riconoscimento.

"Kishibe-sensei!"

La bocca di Kishibe si incurvò dalla parte della cicatrice.

"Ti trovo bene, Himeno."

C'era una nota di affetto nel modo in cui in disse il suo nome.
Aki credette di non aver mai visto Kishibe così morbido alla presenza di un altro essere umano.

La donna, che doveva rispondere al nome di Himeno, ricambiò il sorriso.

"Vuole entrare?" offrì con aria gioviale.

L'uomo scosse il capo.

"Ti ringrazio, ma oggi sono qui solo come accompagnatore."

Aki si riscosse dal suo momentaneo stato di trance quando sentì una pacca tra le spalle.

"Questo è il ragazzo di cui ti avevo parlato."

Si fece avanti sotto la spinta di Kishibe e il sorriso di Himeno accolse anche lui.

"Hayakawa, giusto?"

Annuì ad occhi bassi, cercando di guardare ovunque tranne che nello spazio in mezzo alle sue scapole.

"Aki" completò.

Himeno non sembrò minimamente scoraggiata dal suo atteggiamento. Si sfilò la sigaretta dalle labbra e gli porse la mano libera.

"È un piacere conoscerti, Aki!"

Kishibe gli rivolse un'occhiata truce e Aki si affrettò a stringerle la mano.

"Anche per me" mormorò in aggiunta, nel caso in cui la stretta non fosse stata abbastanza.

"È un po' insolente" intervenne l'uomo, "ma mi sono assicurato che imparasse almeno le basi dell'educazione prima di affidarlo a te."

Himeno continuò a sorridere.

"La smetta di cercare di vendermi questo ragazzo come un pazzo selvaggio, sensei, non sta funzionando."

Kishibe sollevò le spalle. "Ti passo le redini allora..."

Strinse la spalla di Aki e le rivolse un cenno del capo.

"Quando vuoi per una bevuta commemorativa, principessa."

Himeno ricambiò agitando una mano.
La figura di Kishibe scomparve al piano di sotto e lei si fece da parte per farlo entrare.

"Attento al gradino" lo avvisò.

Aki la seguì diligentemente, si tolse le scarpe e iniziò a guardarsi intorno. Se la proprietaria dell'appartamento lo aveva lasciato stupito, la vista dello stesso non fu da meno.

Si ritrovò in un ambiente cucina-soggiorno completamente stravolto: i mobili erano stati spostati ai quattro angoli della stanza, lasciando il centro a una grande tela quadrata sorretta da un cavalletto. Acrilici in tubetti, barattoli e tazze (...era una pentola quella?) giacevano sparsi su ogni ripiano; colori esplosi ovunque sui giornali che tappezzavano il pavimento. La tela completamente bianca, come il bersaglio mancato di attacco.

"Tranquillo, di solito questo posto non ha questo aspetto. L'action painting non è il mio stile" lo rassicurò. "È che oggi mi trovi nel pieno di una crisi d'ispirazione."

Fece slalom tra le pozze di colore verso il frigorifero.

"Accomodati pure dove preferisci."

Aki si sedette sull'unica sedia sgombra. Himeno tornò con due lattine di soda e gliene offrì una.

"Il fumo ti dà fastidio?" gli chiese, prendendo un tiro dalla sigaretta.

Lui fece segno di no. Anche Kishibe fumava: l'odore gli era diventato familiare da quando lo aveva accolto sotto il suo tetto. Himeno fece spazio sul tavolo e si issò a sedere in mezzo ai barattoli di acrilici, stiracchiando la schiena come un gatto al sole. Aki la osservò con inusuale attenzione. Era da tempo che non si sentiva sinceramente incuriosito da qualcuno.

"Himeno-sensei" la chiamò, assaggiando per la prima volta le lettere del suo nome. "Da quanto tempo conosce Kishibe?"

Il suo onorifico la fece ridere.

"Nah, niente 'sensei' per me. Non ho nemmeno ancora finito il tirocinio."

"Oh..." Aki si schiarì la voce a disagio. "Allora, ehm... Himeno-senpai? Pensa che sia adeguato?"

"Dammi pure del tu, non abbiamo poi molti anni di differenza."

Si interruppe quando la schiuma dalla bevanda le colò sul polso. La pulì con la bocca prima di rispondere.

"Kishibe è stato mio insegnante per tutto il liceo, e l'unica persona ad avermi incoraggiato a proseguire la carriera artistica quando nessun altro l'ha fatto" disse. "Devo a lui molti insegnamenti che vanno al di là di quelli accademici."

Mantenne la sigaretta tra le dita e bevve un sorso dalla lattina.

"Ma non parliamo di me..." mosse la mano in aria come per scacciare via l'argomento. Poggiò il mento sul palmo e puntò gli occhi su di lui.

"Allora. Mi è stato detto che sei qui per un motivo ben preciso."

Aki ripeté sommariamente a Himeno ciò che la psicologa della scuola aveva detto a lui tempo addietro.

"Ho una personalità eccessivamente vendicativa e problemi di gestione della rabbia. E coltivare un hobby sarebbe d'aiuto con questo per... motivi?"

Lei rise di nuovo, come se avesse appena detto qualcosa di simpatico o divertente.

"Vedi, Aki" allungò una mano dietro di sé all'evidente ricerca di un posacenere.

"L'arte può essere un potente strumento catartico, se sai come usarlo. Ti permette di prendere tutte le tue emozioni e i tuoi pensieri, buoni o cattivi che siano, e di trasferirli su un foglio, su una tela o letteralmente qualsiasi altra cosa. Ne divide il carico con te."

Trovò il posacenere alla cieca e per poco non spense la sigaretta in un barattolo di pittura gialla.

"Se le darai una possibilità, scoprirai che spesso usare matite e pennelli è più efficace che usare i pugni. E anche più divertente!"

Aki fissò la sua lattina con aria incerta. Il ragionamento non lo convinceva del tutto, e ancora non capiva perché Kishibe lo avesse portato a un corso artistico quando la scelta più sensata da fare per chiunque altro sarebbe stata mandarlo in terapia. In ogni caso, non era come se potesse alzarsi e andarsene da lì all'improvviso, adesso che c'era. Così rispose:

"Credo valga la pena provare allora..."

"Fantastico!"

Himeno balzò giù dal tavolo e raccolse un paio di grossi pennelli da terra.

"Per iniziare" Si fermò al centro della stanza e ne allungò uno verso di lui, "che ne dici di aiutarmi a riempire questa tela? Nessuna regola, fai solo quello che ai tuoi occhi sembra giusto fare."

Aki alzò la testa verso di lei.
Doveva ammettere che aveva un certo carisma così: porgendogli il pennello come un signore avrebbe porto una spada al proprio cavaliere. Trovò impossibile rifiutare. Mise da parte la lattina e prese il pennello dalla mano di Himeno, accettando tacitamente di diventare il suo cavaliere in quella battaglia.

Battaglia che aveva per nemico un riquadro di tela bianco.

*

Aki tratteggiò la matita sul foglio, disegnando con precisione meticolosa i numeri di un orologio di grafite.

Quello vero rintoccò, incastonato tra le pietre dell'edificio, segnando la fine delle lezioni mattutine. Posò carta e matita sulle ginocchia, e si mise ad osservare le decine e decine di ragazzi che iniziavano a riversarsi nel cortile.

I suoi giorni di scuola erano finiti un anno fa. Non gli avevano lasciato molto: qualche sospensione e un diploma arrancato che giaceva sul fondo di un cassetto da qualche parte a casa di Kishibe. Questo, e poi...

"Ciuffetto, muoio di fame! Spero che tu mi abbia portato un intero cinghiale arrostito!"

"Con patatine fritte!"

La vista di due familiari teste bionde in avvicinamento ravvivò il suo umore.

Denji si sedette a gambe larghe al suo fianco e Power si fiondò a frugare nella sua tracolla.

"Non sarà un cinghiale, ma è pur sempre carne suina" le disse Aki, "Ci sono anche le patate. Non fritte, però."

Denji non si lamentò. Non appena aprì il suo bento, invece, Power lanciò un grido d'orrore.

"Vegetali?"

Sputò il termine come se fosse una parolaccia.

"Indispensabili al nutrimento umano."

"Allora classificami pure come non umana, perché io vivo benissimo senza!"

"No, non lo fai" insisté, "Ricordi quella volta in cui non sei riuscita ad andare in bagno per quasi una settimana?"

Questo la zittì.
Abbassò gli occhi sui suoi spiedini di carote e zucchine, per poi sollevarne uno controvoglia. Sembrava quasi sul punto di convincersi quando Denji parlò, mandando tutto al diavolo.

"Sì Power, fa la brava mocciosa e mangia le verdure."

Denji intercettò lo spiedino prima che gli si infilzasse in un occhio, poi lo mangiò.

Le sbraitò un insulto addosso, ma l'attenzione della ragazza era altrove. I suoi occhi vispi erano infatti caduti sul triangolo di carta che sporgeva sulle ginocchia di Aki.

Se ne accorse che era troppo tardi: Power gli strappò il foglio dalle mani prima che potesse riporlo in borsa.

"Non ci credo!" Girò il foglio e puntò il dito contro la bozza che ritraeva la facciata della scuola. "Sei stato tu a farlo?"

Aki arrossì e provò a riprendersi il foglio, ma Power lo passò a Denji, che lo afferrò con dita unte.

"Che mi venga un colpo!" esclamò. "Ti stai impegnando sul serio per quel tuo corso d'arte."

"Scommetto che il motivo è l'insegnante" commentò Power, "So che è una donna. E che è anche giovane."

Denji per poco non si strozzò con un boccone di riso.

"Che cosa?"

Profondamente offeso dall'omissione di quel particolare, iniziò ad accusarlo.

"Perché diavolo non me lo hai detto!"

Aki fece spallucce e si riprese il disegno. "Credevo ti piacesse la signorina Makima."

Power lo corresse.

"Makima? Arrivi in ritardo, bello" disse, "adesso è dietro a Miss Dinamite che Denji sbava."

Denji chiarificò. "Reze. La ragazza che si occupa degli spettacoli pirotecnici per i festival annuali."

Il pensiero di Denji che frequentava qualcuno che maneggiava esplosivi lo allertava non poco. Aveva il presentimento che anche questa storia non sarebbe finita bene, ma si trattenne dal fare commenti.

"E comunque questo non c'entra niente" riprese il biondo, "Sono sempre aperto alla conoscenza di belle donne. Com'è lei?"

"Anch'io voglio saperlo! Avanti, dicci di lei!"

Aki pensò a cosa dire di preciso. Avrebbe potuto limitarsi a dare conferma a Denji, dire che Himeno era bella... bellissima, in realtà. Avrebbe potuto parlare di come il mare estivo si agitava nei suoi occhi o del modo in cui le sue labbra si chiudevano morbidamente attorno a una sigaretta, ma sarebbe stato riduttivo.

Himeno era spontanea ed empatica, dotata di una sensibilità precisa che era raro trovare nelle persone. La sua natura accogliente, mista alla sua freschezza d'animo, aveva un vero e proprio effetto ristoratore sulle persone che la circondavano, oltre ad essere - allo stesso tempo - stimolante per la creatività. La sua compagnia lo rilassava e disegnare gli piaceva. Inoltre sentiva davvero di star imparando qualcosa di nuovo e, anche se non l'avrebbe mai ammesso davanti a quei due, era davvero fiero dei suoi progressi.

"Allora? Ti si è annodata la lingua o cosa?"

Sentì Denji che gli scuoteva una spalla.
La voce di Power si alzò di un'ottava quando trovò del prezzemolo tra i suoi cubetti di manzo.

Aki stava per rimproverare l'una e rispondere all'altro, ma si bloccò nel processo, iniziando a fissare un punto dietro la testa di Denji. Il duo di amici lo imitò.

La prima cosa che videro fu Kishibe che fumava all'ingresso del parcheggio come al solito. Si scambiarono un'occhiata e tornarono a voltarsi per guardare meglio.

Allora si accorsero che Kishibe stava fumando in compagnia di qualcuno: una donna dai capelli neri, il viso tondo e bianco. Pantaloni a vita alta e un blazer elegante abbracciavano il suo profilo appoggiato al cruscotto di una macchina. Quando girò la testa, due occhi turchesi si manifestarono tra le ciocche della frangia.

Durante il movimento finì per guardare nella loro direzione. I suoi occhi si illuminarono e un sorriso le comparve sulle labbra. Rivolse un saluto ad Aki, che lui ricambiò. La sua espressione solitamente indifferente trasformatasi in una di genuina contentezza.

La donna sconosciuta (o non più così tanto) deviò lo sguardo e riprese la conversazione con Kishibe.

Il primo a parlare fu Denji.

"Quella è la tua insegnante di arte?" I suoi occhi strabuzzati ancora puntanti su Himeno.

Il corvino mugugnò in assenso.

"È single?" domandò, senza distogliere lo sguardo.

Power diede un'altra occhiata alla faccia di Aki ed esibì un sorrisetto saccente.

"Ah! Domanda sbagliata!"

Aki non fece molto caso alle implicazioni della ragazza, realizzando - piuttosto - che non sapeva rispondere alla domanda di Denji.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga shounen / Vai alla pagina dell'autore: Maryfiore