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Autore: Swan Song    02/03/2024    5 recensioni
Nella pittoresca Venezia, si sta celebrando la festa in onore di un matrimonio molto speciale. L'atmosfera è allegra, e Steve e Susan Sheppard sono tra gli invitati.
E' risaputo, tuttavia, che quando si tratta di matrimoni, qualcosa va sempre storto.
[Mini indagine degli Sheppard, introdotti nel racconto "The Windsor Chalet"]
Genere: Comico, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Note introduttive:

Cari lettori, bentrovati! Inizialmente volevo aspettare ancora un po' prima di pubblicare questo racconto in parte pasquale, ma poi ho fatto un rapido calcolo con il calendario e son giunta alla conclusione che, pubblicando un capitolo a settimana, si arriverà giusti giusti a fine mese.
I capitoli sono 5 in totale, quindi eccoci qui!
Per chi non lo sapesse e fosse nuovo, questo racconto fa parte della serie "The 1950s", che racconta le avventure investigative degli Sheppard, padre e figlia.
Gli Sheppard sono stati introdotti nel racconto "The Windsor Chalet". 
Ora. La storia è a sè stante, ma contiene spoiler sullo Chalet, nonché personaggi lì introdotti. 
Se nulla di tutto questo vi dà fastidio, procedete pure. ^^

Il titolo è un riferimento alla canzone dei Panic At The Disco "I Write Sins Not Tragedies", che io adoro e il cui video musicale ha come ambience proprio un matrimonio.
I titoli dei capitoli, invece, seguiranno lo schema di un tipico pranzo al ristorante: Antipasto, Primo, Secondo, Dolce e Caffè. 

Saluto tutti i miei lettori fedeli: oggi è un giorno molto speciale, dato che è il mio compleanno, quindi non potevo non cedere alla tentazione e pubblicare. Come disse Oscar Wilde: "L'unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi".

Buona lettura.

SwanXSong








Antipasto








Venezia, 1951.

«Un po’ più vicini...ancora più vicini...ancora un po’...non siate timidi, avvicinatevi ancora di qualche centimetro, signori!»
Susan Sheppard non sapeva se suo padre odiasse i fotografi, ma aveva la certezza che odiasse i fotografi ai matrimoni.
E, a giudicare dall’espressione inasprita, neanche il maggiore Price sembrava gradirli più di tanto.
«Così ti va bene?» tuonò prontamente, passando un braccio intorno alle spalle di Steve con fare quasi romantico «O devo avvicinarmi ancora?» poi sussurrò tra sé e sé «Fotografi da strapazzo.»
Il marine, dal canto suo, alzò gli occhi al cielo e pregò che tutta quella manfrina cessasse in fretta «Forse non ti è chiaro. Io e il Maggiore non stiamo insieme, non siamo una coppia.»
Il fotografo, un uomo dai trenta ai quaranta con una cascata di riccioli biondi e la statura media, fece partire l’ennesimo scatto «Come no? Dissento. Siete una coppia di amici, avete detto di essere una coppia di amici, quindi una coppia siete.»
Da lontano, Susan si mise a contare tutti i “coppia” pronunciati.
Price si voltò a guardare Steve con aria confusa «Questo ci sta prendendo in giro. Palesemente. Allora, abbiamo finito o no? Di foto ne hai a sufficienza, direi.»
«Devo immortalare ogni singolo momento di questa grande festa!» ribatté il professionista «Richiesta degli sposi. Ancora un bel sorriso...e uno, e due...dite “canali”!»
Questa volta, Steve incrociò le braccia al petto e si spostò proprio nell’istante in cui il biondino premette sul pulsante apposito della macchinetta «Mi sono rotto.»
«Detective Sheppard!» lo inseguì questi, disperatamente «Detective Sheppard, ancora uno scatto con sua figlia, la prego!»
Steve proseguì per la sua strada, le suole delle scarpe tirate a lucido calcavano pesantemente i corridoi del palazzo veneziano.
«Il Presidente degli Stati Uniti ha nominato lei e sua figlia “detective ufficiali”, quindi volevo chiederle come si sente, cosa percepisce in questo momento.»
«Non sei un giornalista.»
«Questo è vero, ma...la prego! I due grandi investigatori, coloro che hanno risolto il caso dello Chalet, ora sono nuovamente insieme agli Windsor, al matrimonio di Nathan Solo ed Aisha Lopez!»
«Ci hanno invitato, sai com’è.» ribatté Steve, il passo spedito.
Stremato, il fotografo lanciò un fiore addosso al detective marine dopo averlo strappato da uno dei bouquet decorativi «Lei e Price state insieme? Le mogli sono soltanto una copertura? Le voci girano!»
«Ecco dove voleva arrivare.» sbuffò Price una volta raggiunto l’amico «Me lo sentivo che quella iena ci credeva...fa niente.» borbottò, sistemandosi la divisa «Secondo me è un giornalista.»
Steve piazzò le mani ai fianchi e lo fissò «Perché credi sia convinto che noi...»
Price alzò le sopracciglia e lo squadrò «Tu fai un po’ troppo il macho… avrà pensato che sei il dominante della coppia.»
«Spiegatemi perché quel fotografo suppone certe cose, quando sa perfettamente che la moglie del Maggiore è qui presente.» Odette entrò nella conversazione, battendo sonoramente i piedi per terra – avvolti in elegantissime ballerine – e trattenendo uno sbuffo «E insieme a lei, la figlia di Sheppard.»
Susan si unì al terzetto, respirando profondamente «Ti rispondo io, cara Odette. Perché mio padre e tuo marito, molto spesso, si comportano davvero come una coppia di sposati.»
I due interessati si scambiarono uno sguardo pressoché allibito «Chi, noi?» esclamarono all’unisono.
Odette scosse la testa e riprese il suo cammino verso la destinazione «Andiamo, che come minimo siamo già in ritardo. Oh, la nonna avrebbe adorato tutto questo!» esclamò con fare teatrale, premendo una mano sull’ampio cappello primaverile nel disperato tentativo di non farlo cascare per terra.
«Lo avrebbe adorato o lo avrebbe odiato?» sussurrò Price a Steve, il quale ribatté «Non lo so, gli Windsor sono sempre così strani, chi meglio di te lo sa? Un po’ odiano i matrimoni, un po’ li adorano. Lancia una moneta.»
Price fece spallucce «Forse dipende dal tempo atmosferico, da come si alzano al mattino. Se vedono sole, tutto fila liscio che è una meraviglia, se vedono pioggia...»
«Stavo per dormire, durante la funzione.» intervenne Susan, prendendo suo padre a braccetto «Spero che qui ci si diverta.»
«Non dovresti odiare così la sacra unione.» borbottò Odette «Prima o poi, toccherà anche a te, mia cara. Io ed Aisha siamo andate, manchi tu.»
Susan spalancò bene le palpebre «Detta così, suona macabra, la faccenda. Si usa anche per definire qualcuno che è schiattato.»
«Figliola...» la riprese Steve.
Lei si girò verso di lui «Cosa? Adesso sono ufficialmente una detective, non posso parlare del mio lavoro?»
«Non ad un matrimonio. E scordatelo, non avverrà niente, questa volta. Capito? Non vengono compiuti omicidi ovunque andiamo. Perciò, ti siederai a tavola come da buon costume, consumerai i pasti e parteciperai alla festa. Tutto qui.»
«Tutto qui? Sembra una tortura!»
«Nah, non può essere peggio della celebrazione. E’ stata più noiosa di quella tra me e tua madre.»
Molti si erano di sicuro chiesti come mai la signora Sheppard non comparisse mai in scena, e forse all’inizio non era voluto, ma col trascorrere del tempo era diventato una specie di rituale, qualcosa di canonico. Evidentemente, la signora Sheppard odiava i matrimoni, oltre che le cene in onore di compleanni di vecchi ricconi e Carnevali vari…doveva essere una tipa piuttosto solitaria.
Comunque, Susan la prese sul personale «Manco io, tzé...» scimmiottò «E allora? Dove sta scritto che tutte le donzelle devono sposarsi...io ho i miei casi, i miei studi...»
Giunsero in un enorme salone decorato alla perfezione, con ampie finestre e tavoli rotondi piazzati a debita distanza. Due elementi facevano da padrone: il profumo di fiori e cibi - che quasi poeticamente fluttuavano nell’aria come uno spartito colmo di note piacevoli – e gli abiti indossati dagli sposi e dagli invitati.
La maggior parte di questi erano già accomodati; Nathan ed Aisha sedevano alla tavola d’onore, rettangolare, posta alla fine della sala su un piano rialzato.
Prima di prendere posto, Odette afferrò con impeto uno dei flute di champagne dal vassoio di un cameriere, tracannando subito dopo.
«Bleah, fa schifo. Spero che il cibo non sia dello stesso livello.» si lamentò «Ho sentito che c’è il caviale.»
Steve e Susan si scambiarono un’occhiata, respirando profondamente. Quando avevano saputo che il tavolo a loro riservato era lo stesso dei Price, si erano detti che andava bene.
«Manca un invitato.» fece subito notare Susan, prendendo posto «Una sedia è vuota, ce ne sono cinque, dubito che gli sposi l’abbiano fatto apposta.»
«Figliola...che ti ho detto, poco fa?» la riprese Steve.
«Insomma, papà! Non sto parlando di cadaveri!»
«Ma ti stai comunque comportando da detective!» strinse i denti e sussurrò «Non comportarti da detective.»
Lei sbuffò «Che noia. Ci proverò.»
All’improvviso, una voce famigliare «I due grandi detective nuovamente insieme agli Windsor! Se non è una sorpresa questa!»
«Roger?!» proruppero all’unisono gli Sheppard «La sua, semmai, è una sorpresa!»
Il maggiordomo dello Chalet si accomodò proprio nella sedia libera «Sono stato invitato. Harper è una donna così a modo, gentile…ha invitato tutto lo staff. Con gli affari ci sa proprio fare. A proposito, lo Chalet va alla grande!»
Steve sollevò il calice in brindisi «Stavo per chiederglielo, ma vedo che mi ha preceduto. Ho sempre creduto in quella donna, e sono contento che gli affari le vadano bene. Naturalmente, sono contento anche per lei, Roger. Ma mi dica qualcosa che non so, basta parlare di quello Chalet...i miei sono traumi, più che ricordi.»
Roger scoppiò a ridere e bevve a sua volta «Ha ragione. Dunque, vediamo...»
Era vestito davvero elegante, con i capelli tirati così a lucido che a stento si riusciva a riconoscerlo.
Susan sorrise, era contenta di averlo nel suo stesso tavolo, perché piuttosto che Adam Windsor…
Adam Windsor, completo viola con tanto di farfallino, sembrava aver trovato una nuova fidanzata al di sotto dei venticinque anni.
La signorina si pavoneggiava come una vera principessa, avvolta in un abito rosso fuoco abbinato al suo rossetto e allo smalto sulle unghie.
Rosso e viola, due colori che era vietato indossare ai matrimoni.
Allo stesso tavolo, Harper e James, in compagnia di Chuck.
Naturalmente, Susan fissò da tutt’altra parte quando lo sguardo del giovanotto la colpì con la stessa forza di un raggio di sole, accompagnato da un sorriso intrigante.
E quella “tutt’altra parte” le permise di avere una prima panoramica della sala.
Seduti ai tavoli accanto a quello principale, dovevano esserci i parenti e gli amici dalla parte di Aisha: la signorina non aveva rivelato praticamente nulla del suo passato o della sua famiglia, tanto che Susan non era certa i genitori fossero ancora in vita o in buoni rapporti con lei.
E invece sembravano gradire parecchio, nonostante il padre – a una prima occhiata – non si presentasse come il più dolce degli uomini.
In chiesa non aveva avuto modo di vederlo, così come il resto degli invitati; oppure era troppo assonnata per “lavorare come si deve”?
C’era poi una ragazza, di sicuro più grande di Aisha di qualche anno, accompagnata da un ragazzo di bella presenza dai capelli rossicci.
«La sorella. Ci metto la mano sul fuoco.» si lasciò scappare tra una tartina e l’altra.
«Come dici, Susan?» la interrogò Jonathan, che – malauguratamente per lei – aveva sentito.
«Io? Niente, pensavo.»
E continuò a farlo, questa volta stando attenta a non sussurrare, a non aprire proprio bocca «Si somigliano troppo. Stesso naso, stessi lineamenti...è di sicuro la sorella di Aisha.»
«Il balletto classico mi piace, devo dire.» Roger, nel frattempo, si era lanciato in un monologo sul teatro.
Non che Susan non apprezzasse, ma avrebbe preferito un po’ di pepe, qualcosa per cui…
Il suono di una posata che si scontrò con un calice di vino la distrasse dalla marea di pensieri.
Un tintinnio lieve, ma acuto.
Sollevò lo sguardo e vide Aisha, in tutta la sua bellezza, richiedere l’attenzione dell’intera sala «Signore e Signori, gentili invitati. Non so davvero come ringraziarvi, siete tutti qui, tutti presenti in questo giorno così importante per me e mio marito.» afferrò la mano di Nathan e sorrise.
Susan indietreggiò d’istinto: le faceva senso sentire la parola “marito” pronunciata al posto del nome di battesimo del povero cristo.
Nathan restò seduto, lasciando fare tutto alla sua adorata mogliettina «Spero che la cerimonia non sia stata troppo noiosa...»
«No, figurati, non finiva più.» Susan, accortasi di aver espresso ancora una volta i suoi pensieri a voce alta, decise di affogarsi nei dolci fumi dell’alcol, tracannando come se non ci fosse un domani.
Gli invitati risero; qualcuno applaudì, altri fischiarono in approvazione.
«Ma, davvero, ci tengo a ringraziare ciascuno di voi dal profondo del mio cuore. E’ importante che siate qui. Questa parte riguarda anche voi, non soltanto gli sposi!» disse Aisha «Nel bigliettino degli inviti, ho pregato alcuni di voi di fare un gentile intervento, così da intrattenere il pubblico. Spero vi siate preparati, perché adesso è il vostro turno! Coraggio!»
Steve applaudì e Susan, giusto per andargli dietro, lo imitò.
Aisha allungò la mano verso uno dei tavoli più vicini e sorrise con calore «Sorella mia, sei stata la mia roccia fino a questo momento, anche se sono certa che continuerai ad esserlo. Il palco è tuo. Oh, e Benny. Vorrei che tu l’accompagnassi, futuro cognato.»
A quelle parole, Susan non riuscì a trattenere un gesto di vittoria, che fece sotto il tavolo per non essere vista. Ci aveva azzeccato: quella era la sorella di Aisha e il tizio dai capelli rossi era il suo promesso sposo.
La coppia si alzò all’unisono, salendo i due scalini e raggiungendo così la tavolata principale. La sorella scoccò un lieve bacio in guancia ad Aisha e trattenne le lacrime.
Aisha si riaccomodò e strinse forte la mano di Nathan, il quale sorrise, come incantato.
«Perché diventano tutti dei pesci lessi? Anche tu eri così, papà?»
Steve si girò verso Susan e sollevò le sopracciglia «Figurarsi. Non mi sono rammollito a tal punto.»
Ma la figlia non ne era così sicura.
La primogenita dei Lopez stringeva un bigliettino tra le dita, nervosamente, e Susan non poté fare a meno di notare le pieghe ai bordi, segno che la ragazza si era ripassata un sacco di volte la “lezione”.
Si schiarì la gola, rizzò la schiena e posò lo sguardo sulla sala «Chi di voi già mi conosce, sa benissimo quanto io ami e stimi mia sorella. Le sorelle maggiori sviluppano in maniera naturale l’istinto di protezione verso le minori. Ma non voglio limitarmi ad esprimere l’amore che provo per Aisha. Quello che voglio fare, invece, è ribadire quanto questa giovane donna meriti la felicità. Quanto meriti un futuro pieno di champagne, viaggi e bambini che scorrazzano per casa.»
Aisha si asciugò le lacrime con il dorso della mano «Smettila, Didy, così mi rovini il trucco.»
Gli invitati risero in maniera contenuta.
Ma Didy non aveva alcuna intenzione di smetterla «Da piccole adoravamo giocare nella casetta sull’albero. Guardavamo il cielo e ci confidavamo, ci dicevamo quanto un giorno avremmo voluto vivere una vita piena e che, nonostante tutto, non ci saremmo mai separate. Qualsiasi sorpresa la vita ci avrebbe riservato.» una pausa e poi «Ho sempre saputo che Aisha non me la raccontava giusta, che con Nathan c’era qualcosa di più di una semplice amicizia. Non avevo torto! Anche se questa zuccona voleva farmi credere il contrario: “No, Didy, siamo soltanto amici!”» la imitò «Ecco dove sono i due amici adesso.»
Nathan incrociò le braccia al petto «Non infierire.» e la sala rise ancora.
«La mia futura moglie ha ragione.» prese la parola Benny «Anzi, sapete che vi dico? Che Aisha ci ha fregato, perché alla fine si è sposata prima di noi!»
«Io mi farei due domande, fossi in te.» si lasciò scappare Adam Windsor, tracannando altro vino. Fortuna che ebbe la decenza di parlare sottovoce, nessuno lo sentì.
«Non è sempre la sorella o il fratello maggiore a sposarsi per primo?» proseguì Benny, spalancando le braccia per fingersi indignato «Bella figura ci fate fare.»
«Non te la prendere, amico.» sorrise Nathan «E’ la vita. O forse, semplicemente, sono stato più rapido di te a fare la proposta. E anche di mio fratello.» aggiunse, guardando apposta Chuck e facendo l’occhiolino.
Chuck sapeva che avrebbe avuto tutti gli sguardi puntati addosso dopo quell’esclamazione, quindi alzò il calice in aria e ribatté «Agli scapoli che si godono la vita!»
Adam schioccò le dita e passò la lingua sul palato «Ben detto!» facendo indignare la fidanzata di turno, che poggiò una mano sul cuore palpitante.
Evidentemente sperava di diventare una nuova “signora Windsor” dopo averlo fatto su per bene.
Benny prese nuovamente la parola «Comunque sia, approvo questo matrimonio! In pieno! Vado d’accordo con Nathan, mi ha anche aiutato con il costume da coniglio pasquale!»
Sul volto di Susan si dipinse una vera e propria espressione di sorpresa «Il costume da coniglio pasquale?» ripeté, cercando una risposta da suo padre. Naturalmente, non arrivò, Steve ne sapeva quanto lei.
«Benny lavora come intrattenitore.» disse Odette, scostandosi quel poco che bastava per permettere al cameriere di servire altri antipasti «A pasquetta si è esibito ad una festa piena di bambini. Lo hanno adorato, è davvero bravo. Credo i bambini siano i suoi preferiti in assoluto. Nathan l’ha aiutato a ricucire il costume da coniglio, ormai logoro. Che è un bravo ragazzo, si era già capito.»
Gli Sheppard risposero con la stessa espressione, labbra sporgenti e fronte corrugata, tanto che a Price sembrò di avere davanti la stessa persona. Si perse, quindi, in ragionamenti scientifico-filosofici riguardanti la genetica, il dna e la somiglianza in generale tra persone che condividono lo stesso sangue.
Sarebbe bello, un giorno, poter osservare una creatura da te generata e poter affermare con fierezza che tale creatura ha i tuoi stessi occhi o il tuo stesso, terribile, modo di fare.
Lui e Steve erano pressoché coetanei, eppure Steve aveva avuto Susan da giovanissimo, mentre lui ancora non aveva il privilegio di essere chiamato “padre”, e la cosa un po’ iniziava a pesargli.
«Vi prego, potete smetterla? Siete terrificanti.»
Gli Sheppard lo fissarono «Smettere di fare cosa?»
«Comunque, non sapete quanto ha insistito il reverendo affinché il matrimonio non venisse celebrato durante la quaresima.» proseguì Odette «Alla fine ha vinto lui, ma per poche settimane.»
Correva infatti il 10 aprile, la Pasqua era stata il 25 di marzo.
«Se questa giornata fosse stata nel periodo pasquale, col cavolo che mia moglie ci avrebbe lasciato venire!» tuonò Steve «Fino a Venezia, poi...»
Il palazzo in questione era interamente di appartenenza di Harper, perché lei sì che ci sapeva fare con gli affari, per citare il buon Roger.
I presenti a quel tavolo si persero le ultime parole di Benny e Didy, che, finito l’intervento, si andarono a riaccomodare al proprio.
Le uniche informazioni che Susan aveva appreso erano che lei adorava salire nella casa sull’albero con Aisha, mentre lui si vestiva da coniglio pasquale. Adorabile. E superfluo.
Ma che andava a pensare? Quello non era un caso! Era semplicemente la vita vera.
Semplicemente…
«Che noia.»
Seguitarono gli interventi di Chuck, che da fratello maggiore non poteva mancare, e di Harper e James, che ricordarono quanto non avrebbero potuto desiderare un figlio migliore di Nathan, quanto fossero fieri di lui.
Susan stette per addentare qualcosa al salmone, quando, dalla grande tavolata degli sposi, Aisha annunciò «E ora, il momento tanto atteso. Fate un applauso ai più grandi detective della nostra epoca, coloro che hanno risolto brillantemente il caso dello Chalet e che mi hanno salvata dalla galera!»
Dapprima, il silenzio.
Susan restò con la forchetta sospesa a mezz’aria, mentre Steve si congelò sul posto. Era evidente che entrambi non se l’aspettavano, che erano stati colti di sorpresa. Perché nei loro inviti non c’era specificato proprio un bel niente.
Partì un sonoro applauso, accompagnato da un flash: il fotografo aveva ottenuto ciò che desiderava.








Alla prossima!
  
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