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Autore: whitemushroom    13/03/2024    1 recensioni
Un investigatore della Santa Sede indaga sulla scomparsa di un potente magus, muovendosi in una Roma distorta, più interessata a proteggere i propri segreti che a rivelarli. In un' isola poco lontana Njal, un giovane turista, perde una persona di a lui cara e scopre che qualcosa, nel suo corpo, inizia a non comportarsi come dovrebbe.
Il primo ha dedicato la sua intera vita alla caccia di uomini e creature sovrannaturali, il secondo si ritrova suo malgrado in un universo di cui nemmeno conosceva l'esistenza; eppure entrambi rincorrono fantasmi presenti e passati sulla scia di qualcuno che, come un pittore, lascia la sua Firma su degli eventi di cui è impossibile rimanere soltanto passivi spettatori.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Padre Tsekani se ne stava in macchina, la schiena dritta, le mani strette sul volante. Guardandosi nello specchietto retrovisore capì perché in tanti colleghi lo soprannominavano “il mastino”, ovviamente convinti che lui non li sentisse. Il volto squadrato, la pelle scura, le mascelle serrate ogni volta che qualcosa lo infastidiva; i capelli, già quasi tutti bianchi nonostante l’età, lisci e portati all’indietro sul lato destro per nascondere un bruttissimo inizio di stempiatura. Il fisico imponente in costante tensione, di cui spesso anche i conoscenti migliori avevano timore come se potesse di colpo scattare e fracassare il capo di qualcuno. Non aveva passato da molto i trent’anni, ma ammetteva a se stesso che forse la vita da esecutore aveva contribuito a farlo sembrare molto, molto più grande.
Odiava il traffico. Tutte le volte che veniva a Roma era sempre la stessa storia. Le poche volte che aveva provato a prendere un autobus aveva sentito la propria fede vacillare; non che il traffico gli giovasse, ma quantomeno poteva prendersela soltanto col cambio della macchina e con i pedali. La sua mente volò per qualche istante a El-Gebal, il suo paese natale, dove ancora la gente faticava ad acquistare un’automobile ed aveva imparato ad andare a piedi ovunque. Anche lui adorava camminare ed in molte missioni era stato persino invidiato per la sua resistenza, ma in quella maledetta città sembrava impossibile fare una sana passeggiata senza rischiare la vita ad ogni incrocio.
La nostalgia di casa stava per prendere il sopravvento, quindi scrollò la testa per cacciare il pensiero fuori luogo; si concentrò sull’unica cosa bella a disposizione in quel momento, ovvero l’azzurro meraviglioso del cielo. Il mese di settembre trasformava quella città in quadro vivente, una strana tavolozza dove il cielo era l’indiscusso capolavoro di Dio. Aveva viaggiato in almeno venti paesi diversi, e nessuno poteva vantare un azzurro del genere, dove le rare nuvole bianche sembravano perfette per immaginare le figure più disparate. Il caldo non era più così insopportabile come nei mesi passati, e se avesse risolto il lavoro prima dei tempi stabiliti -aveva avuto modo di toccare con mano in passato che i colleghi della capitale tendevano spesso a perdersi in quisquilie- si sarebbe potuto permettere un fine settimana in città da trascorrere soltanto su un prato a pancia all’aria, a contemplare quel cielo meraviglioso prima dell’arrivo dell’ennesima missione.
Girò intorno a Villa Pamphili sette volte prima di trovare un buco che potesse fungere da parcheggio. Nel dedalo di vie di erano decine di automobili ma pochissime persone a quell’ora, al massimo un signore intento a fare jogging che per evitarlo lungo lo stretto marciapiede per poco non finì investito.
“Padre Tsekani, meno male che è arrivato!”
Dalla rientranza del cancello del palazzo fece capolino la testa di Padre Samuel. Le poche volte che Tsekani Kaudry aveva incontrato il giovane sacerdote era sempre stato per situazioni che definire “spiacevoli” sarebbe stato un eufemismo.
Non che fosse colpa del ragazzo, s’intende.
“Come è la situazione?”
“Pessima, ovviamente!”
Il sacerdote si sistemò il crocifisso al collo, ed al suo gesto nervoso anche Padre Samuel lo emulò, pur senza nascondere un velo di sudore. “Come dire … ci sarebbero delle pressioni …”
“Samuel, portami nell’appartamento e risparmiami i dettagli per dopo!”
Il giovane scattò come punto da una vespa, e con una serie di scuse a bassa voce si limitò a fargli un gesto e si incamminò.
L’attico si trovava in uno dei tanti palazzi della famiglia Pontieri. L’antico nome non serviva certo ad impedire alle macchine di parcheggiare in doppia fila davanti al portone, ma ad ogni passo Padre Tsekani sentì i propri circuiti magici attivarsi fino a pizzicargli alla base del cranio. Attraversò un piccolo cortile con un albero di mandarini al centro, e quando lui e Samuel fecero per prendere l’ascensore vide altri tre sacerdoti scendere dalle scale e scoccare loro uno sguardo indecifrabile.
Padre Tsekani sospirò. Gli esecutori come lui erano mal visti anche dai loro stessi sottoposti, e probabilmente se Padre Samuel non era ancora scappato lontano da lui a velocità folle era solo perché aveva ricevuto ordini irrevocabili.
La prima cosa che lo colpì fu la sensazione di freddo che lo colpì non appena le porte dell’ascensore si aprirono. I circuiti magici iniziarono a vibrare in maniera consistente, e d’istinto l’uomo portò la mano lungo la tunica nel punto in cui sentì la rassicurante presenza di un coltello da lancio; qualunque ne fosse l’origine, era chiaro il motivo della sua chiamata.
L’appartamento dei Pontieri occupava tutto l’attico, e un immenso balcone ricco di piante colpì subito lo sguardo del sacerdote. Le pareti dell’ingresso erano letteralmente coperte da librerie traboccanti di tomi di ogni forma, e l’enorme tavolo in avorio probabilmente era costato più di tre mensilità dell’esecutore.
“Per di qua” fece Padre Samuel, stringendosi nella tunica nera cercando allo stesso tempo di mantenere un’aura di compostezza. “È nello studio. Nessuno ha toccato nulla”.
L’uomo si morse il labbro, poi sorpassò il collega più giovane e mise piede nella stanza. Le trame della magia in quel luogo erano più concentrate che altrove, e si costrinse a fare un bel respiro ed a fare un passo all’interno.
Un uomo giaceva riverso a terra, riverso in una pozza di sangue. L’esecutore portò le labbra al proprio crocifisso prima di avvicinarsi. Intorno al corpo erano tracciati dei simboli sul pavimento, iscritti con gessi di colore azzurro e bianco; le sue conoscenze di magia erano scarse e limitate ai principali simboli da evitare sul campo di battaglia, ma riusciva a comprendere che al momento erano inattive. Purtroppo il malcapitato riverso a terra non aveva potuto dire la stessa cosa.
Era un uomo avanti con l’età, gli avrebbe dato tra i sessanta ed i settant’anni. I capelli, quasi tutti bianchi, ricadevano un po’ radi su un viso segnato dalle rughe. Gli occhi, spalancati, erano di un azzurro molto chiaro. Per sollevare leggermente la testa del malcapitato fu costretto a spostare un curioso cappello a borsalino color marrone chiaro, uno dei pochi indumenti che non erano sporchi di sangue.
“Ci siamo permessi soltanto di prendere dal cappotto della vittima i suoi documenti” disse Padre Samuel “Si chiamava Antonio Zurlì”.
“Qualcuno ne ha denunciato la scomparsa? Era legato ai Pontieri? Ai magi?”
“Stiamo ancora indagando”.
Padre Tsekani osservò il corpo dell’uomo. Indossava un cappotto lungo dello stesso colore del cappello, e appoggiandovi sopra le mani se le ritrovò invischiate di sangue.
Non ebbe il coraggio di guardare lo stato della camicia.
Non servivano le sue conoscenze di esecutore per capire che il signor Zurlì fosse stato ucciso da quelle rune iscritte a terra; ed il fatto che si trovasse negli appartamenti di Angelo Pontieri, uno dei pochissimi magi al diretto servizio della Santa Sede, non migliorava certo la situazione. “Cosa dichiara il padrone di casa?”
“Ehm …”
Si pentì di aver fatto la domanda l’istante successivo. Padre Samuel era un giovane esecutore promettente, ma il suo modo di squittire o di evitare le domande dirette erano il preludio alla vera tempesta in arrivo. “Per quel che riguarda la questione dei Pontieri … uhm … ecco, Padre Whiteflame ha detto che deve conferire soltanto con lui”.
Trovato il problema.
  
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