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Autore: DarkYuna    15/03/2024    0 recensioni
"Se amarla è una condanna... allora che io sia dannato.".
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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8.
  
 
 
 
   
 
 
 
“Nelle tenebre dell'oblio, ti nascondo la via,
Tra le pieghe del tempo, lontano da qui,
Del mio amore per te, tu non ricorderai,
Solo nel mio cuore, questo segreto serberai.”
 
 
 
 
 
 
 
Al mare affido il mio cuore.
La Luna, signora pallida, è piena ed alta nel manto di tenebre, testimone inquieta del sacrificio. La costa, il palcoscenico dell’agonia. Le acque nere trangugiano l’incantesimo e con esso anche la pietra runica che Aidan ha inciso per me.
Spezzo la mia anima.
Spezzo la sua anima.
Le strade si dividono.
Finisce qui per sempre.
 
 
All’alba il nome svanirà dai suoi ricordi, sarò sabbia portata via dal vento, e lui dimenticherà che sono mai esistita, si risveglierà nel suo letto e sarà la routine di sempre. Ma io… io rimarrò intrappolata nei frammenti dell'anima, in una follia immortale e devastante. Eppure, è l'unico modo. È l'unica via per salvarlo dalla mia oscurità.
 
 
Condanno me stessa a una vita di tormenti e pazzia per amore, rifiuto l'eternità per quell’irripetibile istante di felicità che non sarà mai più mio, rinuncio all'infinito per un'unica speranza di liberazione. Ma il mio cuore è ormai lacerato, e mentre l'oscurità dell'incantesimo prospera, so che il mio destino è sigillato, perché ho scelto la via dell'ombra, il percorso della solitudine eterna, ho deciso di diventare uno spettro dell'abisso per proteggerlo, anche a costo della mia stessa vita.
 
 
Cammino, cammino tutta la notte, un fantasma nero che vaga per ogni strada di Coralba, negli angoli pieni di Aidan, sento le sue risate, la luce negli occhi, la bellezza del sorriso. Passo dopo passo il sortilegio cancella le mie tracce e di me non v’è altro che il niente.
Torno a quella mattina al porto, è tutto uguale stanotte, sono io ad essere diversa.  
Nel silenzio dell’inferno, ogni varco è un stiletto che affonda nel petto, un ricordo che svanisce come fumo tra le dita, il dolore è l'unico compagno che resta, l'unica impronta dell’amore alla quale ho rinunciato, l'unico legame con un passato ormai corrotto nell'oblio.
 
 
<< Hai pronunciato l’incantesimo con il dolore nel cuore. >>, sussurra sconvolta mia madre dietro di me. Ha sentito il potere scatenato dall’antico sortilegio, ciò nonostante non è arrivata in tempo, ogni cosa è compiuta. Ha il fiato corto, ha corso più che ha potuto, ma non può più salvarmi, oltre mio padre perderà anche me.
 
 
Come se avesse azionato un tasto diretto agli occhi, scoppio a piangere a dirotto, le corro incontro e crollo in una voragine dalla quale non risalirò mai più. Le lacrime scorrono copiose, un oceano di dolore che mi affoga nell’oscurità, inondando ogni angolo del mio essere. È il prezzo della scelta.
<< Divisi c’è una speranza, insieme siamo morti entrambi. >>. Perché non ci sarò io, se lui non vive.
 
 
Bacia sulla fronte, tiene stretta tra le braccia, vezzeggia i capelli, cerca i primi flutti dell’insania.
<< Torniamo a casa Hespera, la nostra vera casa… rincolliamo i cocci, rincominciamo tra la nostra gente, lì saremo al sicuro. Per favore, Hespera. Per favore! Basta cercare una soluzione, un modo per rompere la maledizione, basta con tutta questa disperazione, non ce la faccio più ! >>. Tra le altre streghe, il mio squilibrio sarà vigilato.  
 
 
Annuisco più volte, tiro su sgraziata con il naso, oramai ho perso tutto, le mani tornano ad essere vuote, così come la mia vita. Non rimane altro che le vestigia di un amore mai conosciuto, una cicatrice fuggevole nel passato, un sospiro di contrizione velato nel baratro di giorni che non si ripeteranno mai più.
<< Andiamo via mamma. >>.  
 
 
 
 
 
 
 
 
5 anni dopo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Niente resta mai immutato, neanche la fine.
Le anime scelte dal destino troveranno incessantemente un modo per rincontrarsi, anche se le attese e il vuoto sembrano separarle. La connessione è scolpita nell'eternità, e le forze dell'universo le guideranno implacabilmente verso il rinnovo di quel legame, senza curarsi di sfide e prove che dovranno affrontare lungo il loro cammino.  
 
 
Torniamo sempre dove siamo stati più felici, perché quelle sono le terre che il cuore conosce meglio. Non importa quanto tempo sia trascorso, né quante avversità abbiamo incontrato. Le radici dei ricordi felici sono profonde e salde, e ci tirano dolcemente indietro, come una casa a cui si è sempre appartenuto, anche se per un po' ci si era smarriti per strada.
Tutto rifiorisce, anche quello che non credevamo mai avremmo potuto riavere.
 
 
Raccolgo altri Boletus edulis, il faggeto quest’anno ne è straripante, sono spuntati per la prima pioggia d’autunno. Il bosco è una tavolozza di tonalità che vanno dal vermiglio ardente, all'arancione brillante e allo zafferano dorato, i colori si mescolano in un caleidoscopio naturale che istoria il paesaggio.
L'aria è pervasa da aromi terrestri, con il profumo della terra umida, del muschio e del legno bagnato. È un richiamo alla vitalità della natura che si prepara per l'inverno.
Nonostante la vivacità delle nuance e dei suoni, c'è un senso di pace e tranquillità che avviluppa. La Baia del Silenzio mantiene la promessa di quiete, con i ritmi naturali come il canto degli uccelli e il fluire del ruscello.
Gli animali selvatici si preparano per il lungo letargo freddo, cercando cibo tra i frutti caduti dagli alberi.
Riconciliarmi con Madre Terra ha presentato l’eremo più sopportabile.
 
 
Le foglie cadono lentamente dagli alberi, cammino su un tappeto soffice e multicolore e, sotto i piedi, il fruscio delle fronde secche è una costante melodia autunnale. Godo dei tiepidi fulgori del giorno, canticchio spensierata, gli scoiattoli, abituati alla mia presenza, trottano accanto a me, regalo loro delle ghiande.
Un formicolio nella frescura cattura l’attenzione, una sottile vibrazione elettrica, sussurri di magia che aleggiano tra gli alberi secolari: un’altra strega è qui.
Una strega con il mio stesso sangue.
Seguo il sentiero di terra fino al cottage di massiccio legno scuro, divenuto oramai parte integrante del paesaggio silvano.
Mia nipote Aria è qui.
In realtà non è mia nipote in senso letterale, è la cugina della cugina di qualche altra cugina di una lunga stirpe che non avrà mai fine, l’ho vista nascere e crescere, è come se fosse la figlia che non avrò mai. Una giovane strega dalla dissidente chioma ramata, le iridi verdi ferine, porta abiti leggeri e fluttuanti mogano, decorati con dettagli ricamati di stelle e lune dorate. A tracolla una borsa marrone ingombrante.
L’ultima volta che l’ho vista era una ragazzina non ancora sbocciata, mentre ora una donna bellissima è quella che mi attende all’entrata di casa.
 
 
<< Zia Hespera! >>, strepita, illuminandosi. Corre verso di me, getta le braccia al collo e m’investe con il brio della sua gioventù. << Non sei cambiata per nulla! >>.
 
 
<< Uno dei pochi aspetti positivi dell’essere una strega: si invecchia con calma. >>, commento divertita, e sorpresa della sua presenza qui. << È da tanto che non ci vediamo, quanti anni hai ora? >>.
 
 
<< Diciotto compiuti da poco! >>. Si scosta dalla stretta, tiene la mia mano tra le sue.
 
 
<< Che ci fai qui? >>. Baia del Silenzio non è luogo di passaggio, se si viene qui c’è una chiara intenzione di avere a che fare con la sottoscritta.
 
 
<< Oh zia! Ho tante cose da raccontarti. >>, freme al solo pensiero. Non sta più nella pelle. << Ho bisogno del tuo aiuto. >>.
 
 
Annuisco, non ho la più pallida idea del motivo che l’ha spinta a me, suppongo siano cose leggere, delle stupidaggini, in fondo è ancora una bambina ai miei occhi.
<< Vieni, entriamo in casa: ti preparo una cioccolata calda. >>. La guido all’interno del cottage, il fuoco è ancora acceso e crepitante.
 
 
Si siede al tavolo vintage in cucina, toglie la tracolla, intanto che mi appresto a preparare una buona cioccolata calda.
 
 
<< Allora, che si racconta nella comunità magica? >>. Non sono davvero interessata a cosa è accaduto durante la mia assenza, è solo un modo come un altro per imbastire una conversazione di circostanza. Sono davvero contenta che lei sia qui, un volto familiare dopo tanta emarginazione.   
 
 
<< Conflitti, alleanze, c’è chi viene, c’è chi va: le solite cose. >>.
 
 
La sento trafficare alle mie spalle, sta tirando fuori delle cose dalla borsa.
<< E a te? Cosa mi racconti di bello? Cosa ti ha portato qui? >>.
 
 
Pensa bene a come divulgare la causa perno, poi capisce che non può addolcirmi la pillola e parla come meglio le viene.
<< Zia mi sono innamorata. >>, confessa a bruciapelo, procurandomi una stilettata a tradimento nel costato. Lì dove c’è la cicatrice imputridita di un’anima spezzata, che non è mai guarita davvero, l’oscurità ha ricamato mostruosità ed ossessioni.
Le mani tremano, faccio fatica a non far cadere il pentolino sul fuoco, con la cioccolata che sto mescolando.
 
 
Deglutisco a fatica un groviglio che s’è serrato in gola, gli occhi dilatati nel vuoto, il corpo si contrae impulsivo: so perché è qui.
La guardo da sopra una spalla, i denti talmente serrati che rischio di frantumarli.
<< Aria… no. >>, sibilo glaciale. È un inganno alla quale non ero preparata. Mi volto a guardarla rigida, ha subissato il tavolo di libri vecchi, fogli di pergamena, documenti più recenti. È come essere tornata di colpo al passato.  
 
 
<< Zia tu sei l’unica! L’unica che ha inseguito la maledizione! >>, insiste con l’estro che solo un giovane cuore preso d'amore dispone. 
 
 
<< Ed ho perso! >>, grido, spaventandola. << Guardami Aria! Guarda dove sono! Guarda la mia vita! Mi hai guardata bene? Io ero come te, con quel fuoco di guerriglia, credevo che l’avrei vinta, che l’avrei spezzata, che per me sarebbe stato diverso… >>, le ultime parole vanno via via spegnendosi, lo squilibrio bussa insistente alla mia porta, riesco a tenerlo imbrigliato a fatica. Non sono impazzita no, ma forse impazzire sarebbe stata una sentenza migliore, <<… che sarebbe stato diverso. >>. Un paio di occhi di terra sono ancora ben chiari nella mente.
 
 
Ricordo ancora tutto di lui, benché non abbia sue foto, è qui, immutato, radicato, perpetuo nel tessuto delle memorie, il suo viso non è mai sfiorito. Non ho smesso di pensare a lui neppure per un anelito dell’artefatta bonaccia, di un trillo dell'alba, o un riflesso dorato del tramonto.
 
 
<< Non c’è soluzione, non c’è… preparati a soffrire. >>. Non voglio avere mai più a che fare con questa storia. Mai più!  
 
 
Aria balza in piedi, non mollerà tanto facilmente.
<< Ma l’ultima volta che ci hai provato ti mancavano dei pezzi, zia! Ascoltami un momento. >>. Prende un vetusto dipinto e me lo ficca a forza sotto il naso.
 
 
Lo sfondo del dipinto è un paesaggio incantato, con un prato fiorito che si estende fino all'orizzonte: La Collina delle Rose Nere. Gli alberi secolari e maestosi circondano la coppia, creando un'atmosfera di serenità e mistero. Il cielo è dipinto con sfumature di cobalto e viola, mentre le stelle iniziano a puntellare il firmamento.
Vi sono due persone ritratte.
Lei è vestita con un abito da dama del 1400, realizzato in tessuti preziosi e ricamato con dettagli floreali e gioielli scintillanti, lunghi capelli corvini, iridi di ghiaccio. Lui invece ha su di sé abiti più semplici e rustici, una giacca di lino e un cappello di paglia, la capigliatura è castana, ribelle, l’espressione però è dolce. Un netto contrasto tra i due.
I volti sono affrescati con espressioni appassionate. Lei guarda lui con occhi luminosi e un sorriso radiante, mentre lui la tiene delicatamente per la vita, con un’intensità di devozione e amore negli occhi.
Le mani dei due amanti sono intrecciate in un gesto d'amore e connessione.
 Il dipinto è incorniciato da dettagli fatati, piccoli fiori che brillano di luce propria e farfalle che volteggiano nell'aria.
Nel dipinto, è evidente che l'amore tra i due è eterno ed indissolubile, nonostante le differenze sociali.
 
 
I polpastrelli sfiorano la carta ruvida, riconosco il mio volto in lei, i tratti sono sbiaditi, però identici: non posso sbagliare.
E lui… lui è un sordido dolore, impettito, categorico, nelle concavità del mio essere, dove i cenci sopravvissuti dell’anima si destano.
Aidan.
Gli occhi si velano di lacrime, il vuoto avvolge, un singhiozzo risale violento dai polmoni, un suono straziante che si libera dalla gola senza il mio consenso. È un grido silenzioso di dolore che si propaga nell'aria. Le palpebre pesano, quel ritratto è un ponte verso un passato che non ho mai superato.
È come se l'immagine del volto di Aidan avesse il potere di farmi perdere la presa sulla realtà, e tutto ciò che resta è una sensazione di vuoto.
Siamo noi, ma non siamo noi.  
 
 
<< C-chi… chi sono? >>. I ricordi affiorano in modo travolgente. Le immagini di ciò che ho perduto, dell’amore devastante, della corsa contro la maledizione, della separazione funesta e della solitudine, si riversano nella testa come un fiume impetuoso.
 
 
<< Lei è Eleanor Hastings, una nostra antenata, nata nel 1399 e morta nel 1418. >>.
 
 
<< E… e lui? >>.
 
 
<< Thomas Wakefield. Un pescatore di quella che oggi viene chiamata Coralba, ma all’epoca era agglomerata a Gleannach, hanno conquistato l’indipendenza agli inizi dell’800. >>.
 
 
Le rivolgo l’occhiata più sconvolta e confusa che dispongo.
<< Non l’ho mai sentita. >>. Pensavo di sapere tutto, invece mi sbagliavo.
 
 
<< Eleanor è stata cancellata dagli alberi genealogici della famiglia, zia. Lei era promessa in sposa ad un signorotto locale, un certo Silverfield, quel matrimonio avrebbe conferito lustro, potere e ricchezze, nonché un nome prestigioso. Per obbligarla a sposarsi, il padre di lei uccise Thomas… e la costrinsero a sposarsi con Silverfield, ma aveva in grembo il figlio di Thomas, e dopo che diede alla luce una bambina, si suicidò, gettandosi in mare. >>. Aria si aggrappa letteralmente al mio braccio. << Zia ho controllato almeno mille volte: la maledizione ha avuto inizio da questo evento. Eleanor deve aver fatto qualcosa, forse ha maledetto il suo stesso sangue, ma la maledizione pronunciata con il dolore nel cuore ha preso campo e si è estesa fino ad oggi, fino a noi. >>.
 
 
La verità porta uno scompiglio non indifferente, sbroglio istantaneamente la matassa intricata: Aidan Whitethorn è il discendente di Thomas Wakefield.
L’attrazione irrefrenabile tra me ed Aidan era il riflesso dell’amore immortale tra Eleanor e Thomas, che è esploso non appena ci siamo incontrati… o ritrovati dopo secoli. Ecco perché quell’incessante bisogno di lui che non riuscivo a soffocare.
 
 
<< Guardala zia, Eleanor è uguale a te, e tu sei la prima che è riuscita a salvare la persona che ama, anche se hai dovuto pagare un prezzo altissimo. Questo deve pur significare qualcosa? La soluzione è lei, la soluzione sei tu. >>.
 
 
E come se Aria avesse scagliato un sasso sul pelo di un lago calmo, scoppio in un pianto convulso, perché il desiderio s’accende accecante e mi espone a pelle diretta alla luce del sole.
Ed urlo, urlo con tutto il fiato che mi è rimasto in corpo, urlo la disperazione che ha scavato ad unghiate e sangue un pezzo dopo l’altro, mi accascio su me stessa e finisco sul pavimento freddo. Le lacrime scorrono senza controllo, fiumi tumultuosi di pianto e dolore. È un urlo che squarcia il silenzio dell'anima, una catarsi di emozioni incontenibili.
 
 
Aria si inginocchia al mio fianco, avvolge il corpo sussultante, tenta di contenere la crisi.
<< Non arrendiamoci zia, possiamo ancora spezzare la maledizione, c’è ancora una speranza. >>.
 
 
Ho affidato al mare il sortilegio che spezza le anime, non può essere più sciolto, è tardi… troppo tardi.  
C’è ancora speranza sì, per lei, ma non per me.
  
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