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Autore: Ladyhawke83    15/03/2024    0 recensioni
Avevo tanta voglia di tornare a scrivere e questa raccolta di One shot è stata scritta proprio grazie alla “challenge senza scadenza”del gruppo Facebook “Prompts are The Way ~” che mi ha un po’ sbloccato.
I prompts scelti li ho trovati perfetti per ritornare a scrivere dei miei due ragazzacci “mai una gioia” preferiti: Vargas e Callisto.
Vargas riflette sul “dopo” Callisto…
Chi mi legge e mi conosce già, non faticherà a capire da dove riprendo le fila, anzi sono andata un po’ a ritroso in verità, nella loro storia.
Per tutti gli altri: se non vi è chiaro qualcosa, sappiate che ho scritto del loro primo incontro/scontro nella storia “Il bianco e il nero. Il Re e il Mago.”
Questa sarà una nuova raccolta di One shot varie sul rapporto Vargas e Callisto.
Sono passati 5 anni da quella prima storia erotica e slash che ho scritto, e dopo ne sono venute molte altre di di loro, ma a quella resto particolarmente affezionata.
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Una parola al giorno toglie il blocco di scrittura di torno!”
del gruppo Facebook Prompts are the way

 

PROMPT 12/11/2023

 

Nel posto giusto al momento sbagliato

 

 

Temi’ell e Callisto 

 

“Lui chi era?” Chiese a bruciapelo Vargas, allo stregone, non appena lui e Callisto si furono sistemati, alla bell’e meglio, in una locanda non troppo lontano dal luogo dove Vargas era stato attaccato da Temistocle, un misterioso stregone e abile arciere, che a quanto pare conosceva bene Callisto e, per proteggerlo era disposto a tutto.

“Dobbiamo per forza parlarne ora? Sono già abbastanza provato da… da tutto questo!” Sospirò Callisto, indicandolo per poi lasciarsi andare, esausto, sulla panca accanto al giaciglio.

“Sì. Dobbiamo. Soprattutto perché quello stregone sembra sapere molte cose e, mi ha quasi ammazzato con una sola freccia, usando un incantesimo che in pochi conoscono. Quindi sì, Callisto, mi sembra il minimo sapere di lui”. Vargas non avrebbe desistito facilmente, Callisto lo sapeva, ma avrebbe tanto voluto rimandare quella conversazione.

“Temi’ell… Temistocle era… Oh Vargas, non guardarmi così… non so da dove cominciare…” ammise Callisto in evidente difficoltà, mentre l’altro lo scrutava con occhi acuti e indagatori.

“Deve essere stato qualcuno di molto importante se ti lascia senza parole e quasi balbetti pronunciando il suo nome…” lo punzecchiò Vargas sorridendo del lieve rossore sulle guance di Callisto.

“Oh, insomma… e va bene. Cosa vuoi sapere?” Sbuffò Callisto a disagio e un po’ infastidito, come se il mezzelfo avesse toccato un nervo scoperto.

“Tutto. È ovvio. Ma se tu non volessi parlarne, non c’è problema, ma ti vorrei ricordare che sono una persona molto insistente e tenace se mi ci metto, oltre al fatto che potrei usare i miei incantesimi…” Vargas si tirò su a sedere e lo guardò in attesa.

Di nuovo quel suo sguardo diretto e senza ombre.

A volte Callisto aveva l’impressione che Vargas potesse leggerlo dentro, che sapesse già i suoi segreti, che volesse però che fosse lui a parlarne, ad avere il coraggio di rievocare antiche passioni e antichi dolori.

“Davvero avresti il coraggio di leggermi la mente, contro la mia volontà? Arriveresti a tanto? Solo per sapere del mio passato? Credimi non ne vale la pena…”. Callisto si sentì a disagio e sentì l’urgenza di mettersi sulla difensiva, di proteggersi, pronto ad alzare una barriera magica contro Vargas, se fosse stato necessario.

“No. Non se tu mi dirai la verità. Io devo sapere se mi posso fidare… di te…”. Vargas lo stava volutamente provocando, ma Callisto davvero rimase senza parole. Davvero quel mago non si fidava di lui? Dopo tutto quello che avevano passato insieme, Vargas ancora temeva che lui potesse tradirlo o abbandonarlo?”.

“Sei proprio una grande testa di cazzo se ancora non ti fidi di me, ma che ci posso fare… sei un mago e i maghi, si sa, non brillano per intelligenza su certe cose…” Callisto rispose a tono e la provocazione andò a segno, perché Vargas si alterò, ma non reagì, come era nel suo stile, si tenne tutto dentro, facendo trapelare quell’emozione solo da un guizzo dello sguardo.

“Avanti stregone, sto aspettando…dimmi di te e di questo Temistocle…” lo incalzò Vargas con la voce nervosa e irritata.

Callisto lo guardò serissimo, poi proruppe in una risata vera, di pancia, se lo tirò vicino per baciarlo sulla bocca con un bacio tutt’altro che casto e quando si staccò da lui, soddisfatto vedendo nell’altro solo confusione ed eccitazione gli disse: “Sei geloso! Ecco cosa! E Hai ragione ad esserlo: Temistocle è bello come un Dio greco, ma è la tua lingua che poco fa avevo, e volevo, nella mia bocca, non la sua…”.

“Che idiota che sei…” gli rispose Vargas, agitando una mano in segno di resa, ogni accenno di tensione andato via dallo sguardo, permaneva solo il dolore sordo alla spalla, dove prima era conficcata la freccia di Temistocle, Vargas chiuse e aprì il palmo della mano, cercando di allontanare l’intorpidimento del braccio.

Callisto gli si sdraiò accanto, e sospirando, si preparò a raccontare di quel passato tanto lontano nel tempo, quanto troppo vicino al cuore.

 

***

 

“Avevo sedici anni quando Temi’ell arrivò, o per meglio dire naufragò sull’isola dove vivevamo. All’epoca non potevo sapere che lui non sarebbe mai dovuto arrivare lì, sulle nostre coste, poiché l’isola era invisibile a chiunque venisse da fuori, a tutti gli altri, insomma. Eppure lui aveva oltrepassato la barriera magica che circondava l’isola. Lo stesso dicevano di me, quando da neonato fui raccolto dal bagnasciuga in una cesta, a bordo di una zattera mezza marcia.

Per secoli solamente Temistocle ed io eravamo riusciti, non si sa come, a trovare quelle quattro pietre che chiamavano isola. Non puoi capire come mi fece sentire vedere qualcun altro “diverso” che non fossi io.

Per tutta la mia vita fino a quel momento ero stato quello diverso, l’elfo coi capelli bianchi, quello coi poteri strani, quello dalle mani di ghiaccio…” Callisto si interruppe per guardarsi le mani, i palmi segnati e i calli sulle dita in corrispondenza dell’uso dell’arco e delle frecce, e Vargas pensò che non aveva mai sentito quelle mani come fredde, rudi e forti, ma fredde mai.

“Il mio elemento più istintivo è il ghiaccio… non guardarmi così, Vargas, è la verità… nonostante io usi costantemente il fuoco e possegga un elementale di fuoco, è il ghiaccio che canta nel mio corpo. Evocare il fuoco è sempre stato un mascheramento, una protezione, ed è faticoso anche, talvolta doloroso”.

“Non ne avevo idea, Callisto, davvero… anche se avrei dovuto immaginarlo, quando ho capito da chi discendi tu…”.Vargas era sincero, non c’era giudizio nello sguardo, ma solo comprensione. 

Come mago ( Vargas non riusciva ancora a rinunciare a quel suo ruolo, nonostante fosse stato rigettato dall’Academia dei maghi e ora dovesse solo chiamarsi stregone) lo capiva perfettamente, anche lui, in quanto orfano e mezzelfo, nonché mezzo demone aveva sempre avuto una vita difficile, il diverso tra i simili.

“Insomma… Temistocle con la sua nave, i suoi modi da pirata, i suoi capelli rossi, l’arco e tutto il resto, rappresentava per quella nostra isola e per le nostre noiose vite di ragazzini e di pescatori un evento straordinario.

Lui era uno stregone, un pirata, un arciere e un poeta, il bello era che non sapevi mai con quale lato del suo carattere avessi a che fare, quando parlavi con lui”.

“Insomma un sofista… un affabulatore, un po’ di tutto senza sostanza…” aggiunse Vargas per nulla impressionato dalle presunte doti di quel Temistocle.

“No, credimi. Lui sapeva quello che faceva e lo faceva anche bene. Da lui ho imparato a usare l’arco, e i miei veri poteri, Temi’ell mi ha liberato dall’isola e da Heliantes…” Nel dirlo Callisto si toccò lo sterno, là dove stava la cicatrice del vecchio incantesimo che gli aveva lanciato contro il suo vecchi maestro Heliantes per impedirgli di lasciare l’isola e per tenerlo sotto controllo.

“Ah, un salvatore… Ricordami di ringraziarlo allora, la prossima volta che lo vedrò…” disse Vargas e Callisto non capiva se fosse serio o ironico.

“Tu non capisci, lui non voleva avere niente a che fare con me, sono stato io a insistere perché mi insegnasse tutto quello che sapeva. Gli altri ragazzini lo adulavano e basta, ma in segreto ne avevano paura, io invece vedevo in lui solo un modo per liberarmi… beh tu sai da cosa...” Callisto si vergognava anche se non avrebbe dovuto, si maledisse perché si sentiva fragile e spezzato quando parlava di quel passato lontano, come se certi fantasmi potessero tornare a tormentarlo.

“Sì, lo so. Scusami, a volte dovrei solo chiudere la mia boccaccia da mago che mi fa diffidare di chiunque…” ammise Vargas sorridendogli, come a offrirgli una piccola tregua.

“Sono felice che qualcuno ti abbia aiutato in quel momento…” ribadì il mezzelfo, sfiorandogli la mano sentendo il freddo metallo degli anelli, che Callisto indossava, sotto le dita.

“Insomma lui mi ha aiutato a fuggire, e non solo me, ma anche quella che poi sarebbe diventata la mia sposa, Nephele. Siamo fuggiti in una notte calma e serena: io ricordo solo che vedevo più sangue e bruciature sul mio corpo che stelle in cielo, ma non mi sono fermato, nemmeno quando la magia di Heliantes mi ha richiamato indietro… La nave di Temi’ell era salpata per il largo e io stringevo forte la mano di Nephele, quando la magia ha iniziato a ferirmi da dentro, di nuovo. Mi sono sentito morire. Heliantes non voleva lasciarmi andare, ero come una sua proprietà, il suo burattino preferito...”

Vargas deglutì sentendo su di sé parte di quel dolore, vivendolo negli occhi di Callisto mentre ricordava, e si costrinse a mandar giù la rabbia cieca che si stava allargando dalle sue viscere.

“Io urlavo di dolore. Credo di non aver mai più provato un dolore simile… come se mi strappassero l’anima dal petto… ricordo solo che Nephele non lasciava la mia mano e che Temi’ell mi parlava. Non smetteva di dirmi parole, come una litania, mentre la nave si allontanava dall’isola e la magia di Heliantes tentava di trascinarmi indietro. 

Respira, piccolo drago, respira. Puoi farcela. Fidati del tuo potere… respira… Lui era convinto potessi farcela, e una parte di me gli credette. Nel dolore e nel delirio mi sono aggrappato disperatamente alla sua voce, a quel suo potere che, sentivo, tentava di rendermi libero… e ci è riuscito. A Temi’ell devo la mia vita”.

“Non avevo idea avessi passato tutto questo… qualcosa in questi anni avevo intuito, ma non pensavo fosse stato così difficile per te…”. Gli disse Vargas stringendoglisi addosso, come se il solo ascoltare tutto quel dolore non fosse sufficiente. Il mezzelfo voleva fargli sentire che lui c’era, che lui ci sarebbe sempre stato e che Callisto ora era al sicuro.

“Non devi dirmi tutto per forza, se non vuoi… Non avrei dovuto insistere…” si scusò Vargas, sollevando il viso per guardare Callisto negli occhi.

“Non preoccuparti dolcezza sono felice di parlarne con qualcuno finalmente, di dare corpo a certi incubi e ricordi…”. Lo rassicurò Callisto sorridendogli in quel modo che lo faceva sempre sentire a casa.

“Per farla breve, dopo quell’evento sulla nave, non riuscivo a pensare ad altro che a Temi’ell e a quello che aveva fatto per me. Gli ero talmente debitore e grato che ho finito per scambiare la mia riconoscenza verso quel pirata per amore...” Confessò Callisto, e Vargas avvertì il cuore dello stregone accelerare il battito.

“Ti eri innamorato di lui? Una cotta da manuale… ma allora perché sento una punta di risentimento quando lo racconti?” Domandò curioso Vargas.

“Perché non mi ha aiutato quando più ne avrei avuto bisogno. Mi ha voltato le spalle quando ero solo un ragazzino spaurito, un uccellino ferito e piombato giù dal nido, solo e a pezzi. È anche responsabilità sua se la mia Nephele e il bambino che portava in grembo sono morti.” Callisto prese fiato e una scheggia di dolore tornò a tormentargli il cuore. Vargas lo comprendeva, aveva vissuto quasi le stesse identiche emozioni, era stato più volte sul punto di crollare, in pezzi, schiacciato dai sensi di colpa. Sapere che Callisto aveva vissuto quell’inferno lo ferì più di quanto volesse ammettere e gli fece ancor di più capire quanto quello stregone fosse ormai parte della sua vita, della sua stessa anima.

“Temi’ell sapeva che mi avrebbero stanato, prima o poi, e attaccato, ma non ha fatto nulla per impedirlo… Io gli sarò sempre grato per tante cose, ma non lo potrò mai perdonare mai per aver lasciato che succedesse…”

Callisto si irrigidì staccandosi dall’abbraccio di Vargas: lo stregone non si era reso conto che il mezzelfo lo aveva stretto a sé, fino a quando un suo sospiro triste non vibrò sulla sua pelle.

Callisto guardò Vargas, poi la sua ferita alla spalla, arricciò il naso e si riscosse dal torpore del ricordo.

“Dobbiamo medicare meglio la tua ferita, altrimenti si infetterà. Aspetta qui, torno subito.” Callisto si sollevò in piedi e si diresse verso la scaletta che portava alla parte bassa della stalla e poi all’esterno. 

Il locandiere, un uomo di poco parole smunto e dal piglio sempre ingrugnito li aveva accolti in maniera spicciola:

Non c’è posto qui e comunque non voglio problemi… soprattutto non con voi e le vostre magie”.

Aveva detto il proprietario, continuando a fissare la ferita di Vargas, e il suo colorito pallido, nonché i simboli magici che entrambi portavano addosso. 

Così sia Vargas che Callisto, stanchi e sfiduciati, si erano dovuti accontentare  di un giaciglio improvvisato fatto con una coperta lurida e del fieno secco, al piano superiore di quella specie di stalla. A chiamarla stalla le si faceva un complimento, in verità era piuttosto malmessa e Callisto pensava che fosse un miracolo se stava ancora in piedi. Al piano più in basso, sotto di loro, riposavano alcuni animali: una mucca piuttosto magra e due cavalli, oltre ovviamente ai loro stessi cavalli, che avevano visto parecchie primavere.

Callisto…” lo chiamò Vargas, gemendo per tirarsi sui gomiti, non vedeva molto bene in tutta quella oscurità.

Lo stregone si fermò sul primo piolo della scaletta scricchiolante.

Sì, Vargas, sono qui…” gli rispose prontamente lo stregone con una nota dolorosa ma rassicurante nella voce.

“Mi dispiace per tutto quello che hai passato. Con Heliantes, con Tenistocle, mi dispiace per la tua famiglia… Ammetto di essere stato un terribile stronzo anni addietro a dirti certe cose… non avevo idea, non ne sapevo niente, sono stato un borioso mago idiota e cazzone a trattarti con sufficienza e con poco rispetto… puoi perdonarmi per non essere stato dalla tua parte… prima?”.

Vargas esitò, temendo che Callisto fuggisse o che ridesse di lui, invece lo stregone prese solo un respiro e poi gli rispose: “Non ti devi scusare di nulla, Vargas... Entrambi, lo sai bene, abbiamo fatto e detto cose di cui ci vergogniamo, ma quelle appartengono al passato. Io mi sono innamorato di te anche per come eri allora: cocciuto, testardo, borioso e insopportabile…e per come sei diventato dopo…” Callisto  non fece troppo giri di parole, ma espose i suoi sentimenti con forza e chiarezza. Lo sguardo era limpido, anche se c’era una vena di dorato rammarico nelle sue iridi.

“L’unica cosa di cui mi pento è che sia tu sia Temi’ell siate giunti nella mia vita, per così dire, nel posto giusto, ma al momento sbagliato… chissà come sarebbe stata la mia vita sé alcune scelte fossero state diverse, credo non lo potrò mai sapere anche se ho la grande fortuna di poter viaggiare nel tempo e nello spazio”.

“Non ha molta importanza, in effetti cosa è stato in passato, ma lo ha cosa siamo noi adesso. E io ora sono molto stanco e affamato!”. Gli ricordò Vargas con un fare divertito nella voce.

“Oh… capisco… il mago è ferito e ha fame, e allora il Re Drago, che è anche un potente stregone, provvede!” 

Lo prese in giro Callisto lanciandogli una scintilla di magia, attraverso quel buio, che andò a segno sulla tempia di Vargas procurandogli una lieve scossa!”.

“Ahi! Non si trattano così le persone ferite…” brontolò il mezzelfo.

“E allora ricordati di essere gentile col tuo Re, la prossima volta…” con queste ultime parole Callisto si allontanò a procurare cibo per entrambi e bende per la ferita di Vargas.

Lo stregone si sentiva ancora inquieto, ma dopo quel piccolo scambio di battute con Vargas e l’aver raccontato finalmente a qualcuno, chi era stato per lui Temi’ell, Callisto si sentiva anche un po’ più leggero.

Chissà se un giorno lui sarebbe stato quello “nel posto giusto, al momento giusto”.

 

***

[2594 words]

 

Note dell’autrice: eccomi di nuovo, continuò la raccolta anche sé questa prosegue idealmente i due capitoli precedenti (forse dovrei farla diventare una nuova mini-long?), non succede granché ma, come mio solito, ci metto sempre troppa introspezione…

In questo caso ho raccontato un po’ il passato di Callisto e chi è questo nuovo personaggio Temistocle, spero vi piaccia!

A presto e, se vi va, lasciate un commento!

 

Ladyhawke83 

 

 

   
 
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