Ok più stupita di
così non si può … ben 9 preferiti e 10 seguite!!!!!! Mi sembra impossibile!!! E
anche 162 lette!!! Sono davvero lusingata!!! Un ringraziamento a emmajane e a stellalilly
per i loro commenti…
Questo capitolo lo dedico alla mia sorellina e migliore
amica angioletto19 che mi sopporta amabilmente…
buon compleanno piccola!!!
Ma ora passiamo al
cap… buona lettura!
E commentate
numerosi!!!!
Avevo paura.
Come potevo
essere certa che non avrei fatto del male a quei due ragazzi? Erano bellissimi
l’immagine della perfezione, non avrei potuto sopportare di fare a loro quello
che avevo fatto a quel povero puma.
<< Non
ci farai del male. >> disse improvvisamente Alice, il piccolo folletto,
rompendo il silenzio innaturale.
La guardai
stupita: come aveva fatto a capire le mie preoccupazioni? In risposta alla mia
muta domanda ottenni soltanto un sorriso smagliante.
Mentre la
sorella mi sorrideva Edward mi guardava corrucciato. Avevo qualcosa che non
andava?
Beh a parte
i vestiti stracciati con i quali cercai di coprirmi il più possibile, ma
inutilmente dato che la stoffa si strappava appena la sfioravo. Per aiutarmi
Alice mi passò una felpa lunga, aveva lo stesso profumo di Edward.
Continuando
a tranquillizzarmi Alice mi convinse a seguirli.
Non riuscivo
a togliere gli occhi di dosso a Edward, anche se cercavo di non fissarlo
apertamente, e notavo che anche lui continuava a guardarmi, ma sempre con
quell’espressione tra l’irritato e il curioso. Ero leggermente intimorita da
lui, ma nello stesso tempo anche molto attratta.
Camminammo a
lungo ma non sentii la stanchezza, anzi mi sentivo molto riposata, come se
invece di una camminata a passo sostenuto per diversi chilometri mi fossi
appena fatta un rilassante bagno caldo, e pensare che non ero mai stata una
grande sportiva, anzi diciamo proprio che io e lo sport, o meglio l’attività
fisica in generale, siamo sempre esistiti in due universi differenti.
Quando
uscimmo dal bosco mi ritrovai nel giardino posteriore di una immensa villa in
stile coloniale la cui intera facciata posteriore era stata però sostituita con
delle ampie vetrate a specchio, ero così affascinata da quella casa che mi resi
appena conto che mi ci stavano facendo entrare attraverso la sontuosa entrata
padronale.
Mi portarono
nel salotto, anche se chiamarlo così era riduttivo data la sua grandezza,
finemente arredato, nel quale mobili d’epoca e sicuramente molto preziosi
trovavano posto accanto ad altri così
moderni da essere altrettanto introvabili, qui, comodamente seduti su un sontuoso
divano, ci accolse una coppia che avrei definito “da copertina”.
Lui era
biondo, alto ed estremamente pallido, come lo erano anche i ragazzi, non doveva
avere più di trent’anni ed emanava un fascino inferiore solo a quello di
Edward, lei aveva un viso dolcissimo contornato da una fluente chioma color
mogano anche lei era molto giovane, sulla trentina come lui, ma ispirava un
senso di pace e di protezione che mi fece sentire subito a mio agio, quasi a
casa.
Improvvisamente
mi tornarono in mente le immagini dell’incidente, ma dov’erano i miei genitori?
Cosa era successo?
Alice si
accorse della mia agitazione e cercò di calmarmi dicendomi che sarebbe andato
tutto bene, ma io non riuscivo a rilassarmi.
<< Jass vieni ad aiutarci >> disse Edward come se stesse
parlando all’uomo biondo, ma in realtà lui non si mosse, invece vidi scendere
dal piano superiore un altro ragazzo anche lui pallidissimo e biondo, ma con un
aria triste e riservata, appena questi mi tocco la spalla sentii una calma
innaturale invadermi, si perché dentro di me sentivo come se le mie emozioni
fossero state attutite da qualcosa di esterno, ci misi un poco a capire cosa
fosse, quella sensazione che non mi apparteneva proveniva dal ragazzo che
avevano chiamato Jass.
<<
Bella stai tranquilla >> disse Alice << questo è Carlisle, nostro padre, e lei è Esme,
nostra madre e lui è Jasper. >>
<< Ma
dove sono? Cosa è successo? Dove sono i miei genitori? >> chiesi tutto
d’un fiato per paura che la mia voce non mi sostenesse, anche se mi sembrò strana,
più acuta e melodiosa quasi come il canto di un usignolo, nonostante fossi
sconvolta da tutto quello che mi stava succedendo, una parte di me registrò
questo suono che stranamente proveniva da me e ne rimase stupita, anche se la
mia attenzione era quasi tutta concentrata sullo scopo di ricevere delle
risposte dai miei ospiti.
<< Ti
trovi a casa nostra >> disse Carlisle <<
siamo alla periferia di Forks. Non ti ricordi niente
di quello che ti è successo? >>
Risposi che
ricordavo che stavo tornando a casa, a Seattle, in macchina con i miei genitori
e che avevamo sbattuto contro qualcosa e avuto un incidente e che poi mi ero
risvegliata non so quanto tempo dopo in una grotta vicino a dove mi avevano
trovata Alice ed Edward.
<<
Molto singolare >> disse lui come se stesse parlando a se stesso <<
nient’altro? >>
<
<<
Qual è il tuo cognome Bella? >>
<< Il
mio nome completo è Isabella Marie Swan, mio padre
Charlie è un poliziotto e mia madre di chiama René. >> risposi ancora
agitata.
Subito dopo
mi fecero sedere sull’enorme divano dove prima erano seduti i padroni di casa.
<< Bella
ora cerca di calmarti. Dobbiamo parlare di molte cose e tra queste anche dei
tuoi genitori.>> disse Carlisle con voce calma
e rassicurante.
La villa:
http://static.blogo.it/deluxeblog/villa-mclean/villa_mclean_00.jpg