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Autore: Prue Cullen    19/09/2009    2 recensioni
Mi chiamo Isabella Swan, Bella per gli amici, ho 18 anni e sono morta...
questa è la mia prima ff...spero proprio che vi piaccia
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ok più stupita di così non si può … ben 9 preferiti e 10 seguite!!!!!! Mi sembra impossibile!!! E anche 162 lette!!! Sono davvero lusingata!!! Un ringraziamento a emmajane e a stellalilly per i loro commenti…

Questo capitolo lo dedico alla mia sorellina e migliore amica angioletto19 che mi sopporta amabilmente… buon compleanno piccola!!!

Ma ora passiamo al cap… buona lettura!

E commentate numerosi!!!!

 

 

 

Avevo paura.

Come potevo essere certa che non avrei fatto del male a quei due ragazzi? Erano bellissimi l’immagine della perfezione, non avrei potuto sopportare di fare a loro quello che avevo fatto a quel povero puma.

<< Non ci farai del male. >> disse improvvisamente Alice, il piccolo folletto, rompendo il silenzio innaturale.

La guardai stupita: come aveva fatto a capire le mie preoccupazioni? In risposta alla mia muta domanda ottenni soltanto un sorriso smagliante.

Mentre la sorella mi sorrideva Edward mi guardava corrucciato. Avevo qualcosa che non andava?

Beh a parte i vestiti stracciati con i quali cercai di coprirmi il più possibile, ma inutilmente dato che la stoffa si strappava appena la sfioravo. Per aiutarmi Alice mi passò una felpa lunga, aveva lo stesso profumo di Edward.

Continuando a tranquillizzarmi Alice mi convinse a seguirli.

Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a Edward, anche se cercavo di non fissarlo apertamente, e notavo che anche lui continuava a guardarmi, ma sempre con quell’espressione tra l’irritato e il curioso. Ero leggermente intimorita da lui, ma nello stesso tempo anche molto attratta.

Camminammo a lungo ma non sentii la stanchezza, anzi mi sentivo molto riposata, come se invece di una camminata a passo sostenuto per diversi chilometri mi fossi appena fatta un rilassante bagno caldo, e pensare che non ero mai stata una grande sportiva, anzi diciamo proprio che io e lo sport, o meglio l’attività fisica in generale, siamo sempre esistiti in due universi differenti.

Quando uscimmo dal bosco mi ritrovai nel giardino posteriore di una immensa villa in stile coloniale la cui intera facciata posteriore era stata però sostituita con delle ampie vetrate a specchio, ero così affascinata da quella casa che mi resi appena conto che mi ci stavano facendo entrare attraverso la sontuosa entrata padronale.

Mi portarono nel salotto, anche se chiamarlo così era riduttivo data la sua grandezza, finemente arredato, nel quale mobili d’epoca e sicuramente molto preziosi trovavano  posto accanto ad altri così moderni da essere altrettanto introvabili, qui, comodamente seduti su un sontuoso divano, ci accolse una coppia che avrei definito “da copertina”.

Lui era biondo, alto ed estremamente pallido, come lo erano anche i ragazzi, non doveva avere più di trent’anni ed emanava un fascino inferiore solo a quello di Edward, lei aveva un viso dolcissimo contornato da una fluente chioma color mogano anche lei era molto giovane, sulla trentina come lui, ma ispirava un senso di pace e di protezione che mi fece sentire subito a mio agio, quasi a casa.

Improvvisamente mi tornarono in mente le immagini dell’incidente, ma dov’erano i miei genitori? Cosa era successo?

Alice si accorse della mia agitazione e cercò di calmarmi dicendomi che sarebbe andato tutto bene, ma io non riuscivo a rilassarmi.

<< Jass vieni ad aiutarci >> disse Edward come se stesse parlando all’uomo biondo, ma in realtà lui non si mosse, invece vidi scendere dal piano superiore un altro ragazzo anche lui pallidissimo e biondo, ma con un aria triste e riservata, appena questi mi tocco la spalla sentii una calma innaturale invadermi, si perché dentro di me sentivo come se le mie emozioni fossero state attutite da qualcosa di esterno, ci misi un poco a capire cosa fosse, quella sensazione che non mi apparteneva proveniva dal ragazzo che avevano chiamato Jass.

<< Bella stai tranquilla >> disse Alice << questo è Carlisle, nostro padre, e lei è Esme, nostra madre e lui è Jasper. >>

<< Ma dove sono? Cosa è successo? Dove sono i miei genitori? >> chiesi tutto d’un fiato per paura che la mia voce non mi sostenesse, anche se mi sembrò strana, più acuta e melodiosa quasi come il canto di un usignolo, nonostante fossi sconvolta da tutto quello che mi stava succedendo, una parte di me registrò questo suono che stranamente proveniva da me e ne rimase stupita, anche se la mia attenzione era quasi tutta concentrata sullo scopo di ricevere delle risposte dai miei ospiti.

<< Ti trovi a casa nostra >> disse Carlisle << siamo alla periferia di Forks. Non ti ricordi niente di quello che ti è successo? >>

Risposi che ricordavo che stavo tornando a casa, a Seattle, in macchina con i miei genitori e che avevamo sbattuto contro qualcosa e avuto un incidente e che poi mi ero risvegliata non so quanto tempo dopo in una grotta vicino a dove mi avevano trovata Alice ed Edward.

<< Molto singolare >> disse lui come se stesse parlando a se stesso << nient’altro? >>

<> risposi quasi urlando ma sentendomi sempre come sotto l’effetto di qualche tranquillante molto potente.

<< Qual è il tuo cognome Bella? >>

<< Il mio nome completo è Isabella Marie Swan, mio padre Charlie è un poliziotto e mia madre di chiama René. >> risposi ancora agitata.

Subito dopo mi fecero sedere sull’enorme divano dove prima erano seduti i padroni di casa.

<< Bella ora cerca di calmarti. Dobbiamo parlare di molte cose e tra queste anche dei tuoi genitori.>> disse Carlisle con voce calma e rassicurante.

 

 

 

La villa: http://static.blogo.it/deluxeblog/villa-mclean/villa_mclean_00.jpg

   
 
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