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Autore: pietradiluna    22/03/2024    1 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Harry Potter aspettava da oltre mezz’ora fuori dall’ufficio di Shacklebolt, capo del dipartimento Auror del Ministero della Magia, mentre picchiettava nervosamente le dita della sua mano destra sulla lettera allarmante che aveva ricevuto poco prima, e avanzava, ininterrottamente, avanti e indietro, ma la porta di fronte a lui rimaneva inesorabilmente chiusa.


Hermione era sparita. Hermione. La sua più cara amica d’infanzia, quella che poteva considerare come una sorella, era sparita, e se il suo istinto non lo stava ingannando proprio ora si trovava probabilmente in pericolo in mezzo a un gruppo di mangiamorte vendicativi.

Ma al Ministero questo sembrava non importare.

Diversi maghi e streghe, nei loro lunghi abiti appariscenti, stavano pigramente continuando le loro insulse attività come se niente stesse succedendo, come se non ci fossero affatto dei prigionieri evasi da Azkaban e almeno due persone scomparse. Due persone, perché Harry sospettava (con sollievo) che Theodore Nott si trovasse proprio insieme ad Hermione, e che Huxley fosse invece sparito intenzionalmente.
Non aveva ancora visitato l’ala del castello colpita dalla lotta e questo non aveva fatto altro che preoccuparlo di più.
Non aveva indizi, soltanto flebili, incerte notizie.

La avevo pregata di stare attenta, pensò Harry, mordendosi la punta delle dita.
Tutto questo non può essere vero. Se le succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai.
Hermione mi è stata vicina da sempre, non ha mai dubitato di me, non mi ha mai lasciato.
È la mia famiglia.


Affollato da pensieri febbrili Harry si sentiva completamente impotente di fronte ai fatti, impotente e piccolo come un bambino, poiché nessuno sembrava volerlo ascoltare.
Proprio mentre stava considerando di irrompere nell’ufficio del suo capo e spiegare forzatamente quando fosse grave la situazione la porta si aprì, rivelando non soltanto Shacklebolt ma diversi, influenti, membri del Ministero della magia.

Ognuno di loro lo stava osservando.
 
 
 
 
 
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Hermione si svegliò ansimando, la sua visione era ancora sfocata mentre cercava di capire dove si trovasse.
Sibilando di dolore, si accorse di avere le braccia legate dietro di lei; la stanza era buia.
Il suo corpo sembrava ancora addormentato e pesante, ma la sua coscienza piano piano si stava risvegliando.

Continuò a guardarsi intorno, anche se con difficoltà, respirando di sollievo non appena si accorse di essere sola, e cercando di trovare una soluzione ai legami che la tenevano bloccata su quella sedia al centro della stanza.


“Vieni con me e lo lascerò andare”.
“Accetto”.



Le parole di Huxley le tornarono in mente come un getto d’acqua gelido quando meno te lo aspetti.

L’hai fatto per Theo, continuò a ripetersi febbrilmente.


Io ti amo”.


E anche lei lo amava, e forse non avrebbe mai potuto dirglielo, ma sperava che il suo gesto fosse valso più di quelle tre parole. Lei lo amava e lo avrebbe protetto.
Era ora che qualcuno lo proteggesse, per una volta, Theo doveva sapere di non essere solo.
La consapevolezza di amare e di essere amati le scaldò il cuore, portando una flebile speranza nella situazione in cui si trovava. Non aveva più la collana che l’aveva protetta, a quanto pare, tutto quel tempo, ma poteva farcela. Era Hermione, cazzo, Granger! Ordine di Merlino I classe!
La sua magia vibrò di anticipazione, era ora di dimostrare a quel bastardo con chi avesse davvero a che fare.
Si guardò nuovamente intorno poiché i suoi occhi iniziarono ad abituarsi pian piano al buio, riuscendo quindi ad individuare alcuni oggetti: delle tende pesanti, una scrivania scura, delle pareti dipinte dall’aria soffocante.
Candelabri, argenti.
Probabilmente si trovava nuovamente in qualche sorta di maniero sperduto, lontana da tutti quelli che le volevano bene, ma cercò di non farsi prendere dallo sconforto e prendendo dei respiri profondi iniziò a concentrarsi e focalizzare l’attenzione sulla magia senza bacchetta.

Svuota la mente. Senti la magia fluire dentro di te, Hermione, assaporala mentre ti accarezza dolcemente fino a farti formicolare la punta delle dita, mentre il piacevole calore invade il tuo corpo e la tua anima nel profondo, ed è in quel momento che devi credere con tutta te stessa di potercela fare, quello è il momento in cui sei pronta.

Continuava a ripetersi le parole di Theodore come una ninna nanna, sforzandosi di concentrarsi esclusivamente sul suo respiro e sul suo spirito magico, cercando di venire a contatto con la magia più primordiale che era insita dentro di lei: quella pura, ancestrale, la magia degli elementi.
Non magia bianca o magia oscura, ma semplice e pura magia.
Harry e Ron sarebbero stati orripilati al pensiero che lei stesse imparando quel ramo di magia proibito con Theodore, ma non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza se in questo caso la magia ancestrale fosse diventata proprio la sua ancora di salvezza.

Continuò a concentrarsi per diversi minuti, o forse ore, fino a che non sentì le corde che la trattenevano sulla sedia allentarsi delicatamente fino a far passare le sue mani e a liberarsi, finalmente.
Hermione era elettrizzata. Le corde che la trattenevano non erano apparse da un semplice Incarceramus, ma da magia più potente, più oscura, magia che era riuscita a contrastare grazie al suo potere più puro.
Nonostante fosse, quindi, esausta, non riuscì a trattenere un enorme sorriso al pensiero che Huxley l’avesse sottovalutata nuovamente e con un ultimo sforzo, rendendosi invisibile con un incantesimo di disillusione, si spinse oltre la soglia della stanza per cercare di capire dove si trovasse e cercare di scappare da lì.
La sua pelle formicolava d’eccitazione.

Huxley, maledetto stronzo, questa volta mi hai davvero sottovalutata.

Lo stretto corridoio che aveva appena percorso, al di fuori della sua stanza, l’aveva condotta di fronte a una massiccia porta di legno finemente decorato, di notevoli dimensioni, e immaginò che probabilmente dovesse trattarsi dell’ingresso della sala principale.
Ora il problema è che avrebbe sicuramente dovuto attraversarla per trovare un’uscita, giacché era l’unica porta che aveva trovato, e aveva la spiacevole sensazione che Huxley sarebbe stato lì.
Concentrandosi ancora per un momento cercò di incanalare quanta più magia possibile e iniziò delicatamente ad aprire la porta, cercando di non emettere alcun suono.
Magari sarebbe stata fortunata e avrebbe trovato la stanza vuota, o magari Huxley stava dormendo.
I mezzi-incubi dormono lo stesso, no?
L’avrebbe scoperto a breve.
La porta cominciò a muoversi silenziosamente verso quella che Hermione pensava fosse quasi la sua vittoria ma non appena si aprì quel tanto da consentirle di passare attraverso rimase di sasso:
Huxley sedeva comodamente su una poltrona di velluto davanti a un enorme camino acceso e con il suo solito sorriso beffardo la stava fissando dritta negli occhi.
 
“Finite”, disse svogliatamente, sorridendo.

Il suo incantesimo di disillusione scomparve, così come tutto il suo entusiasmo, mentre realizzava quell’unica, amara, verità.
Aveva giocato con lei.
Huxley non l’aveva affatto sottovalutata, ma l’aveva presa in giro fin dal principio, dandole soltanto l’illusione di poter scappare.
Era nuovamente tutto un gioco per lui. Un gioco malato.
Hermione fu attraversata da una rabbia improvvisa.
“Che cosa vuoi davvero da me?”
Huxley la osservò pigramente, piegando leggermente la testa di lato, e dopo qualche istante si alzò per raggiungerla.
“È già finito il nostro gioco? Che peccato...”
Hermione indietreggiò leggermente.
“Rispondimi!”.
“Non credo che lo farò”, le sorrise Huxley, mentre si avvicinava verso di lei, fino a toccarle il viso con la sua mano, quasi con dolcezza.
“Ma posso dirti che per mia fortuna tu eri proprio nel posto giusto”, continuò accarezzandole inquietantemente la pelle con le labbra prima di applicare una leggera pressione sul suo collo, “al momento giusto”.
Hermione rabbrividì, immobilizzandosi al contatto indesiderato.
“Hai paura?”, le chiese, quando osservò che si appiattiva contro la porta dalla quale era entrata ma lei, alzando fieramente lo sguardo, gli rispose senza esitazione, nonostante dentro di sé si sentisse terrorizzata.

“No”.
Huxley a quel punto sorrise, sovrastandola con la sua statura.
“Bene, dovrò lavorare molto allora per far sì che la situazione cambi”, e si avventò sulle sue labbra.





 
 
 
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Harry osservò, leggermente perplesso, le facce dei suoi superiori e degli altri membri più influenti del ministero, ma riscuotendosi subito cominciò a parlare.
“Ho ricevuto una lettera, è davvero urgente, c’è stato un attacco ad Hogw-”
“Sappiamo già tutto quello che è successo”, lo interruppe un mago dai lunghi baffi grigi.
“E cosa ci facciamo ancora qui?!”
“Harry...”, si intromise Shacklebolt. “Sei un ottimo Auror, hai sempre fornito al ministero un lodevole servizio, ma questa volta credo che tu debba prenderti una pausa, sei troppo coinvolto”.
Harry cominciò ad annaspare come un pesce fuor d’acqua, incredulo.
“Troppo coinvolto? È la mia migliore amica, è ovvio che sono coinvolto! E se pensa che io non ci metta più che tutto me stesso allora si sbaglia di grosso!”
“È proprio questo il problema, Potter, non stai ragionando lucidamente. Faresti saltare in aria tutto”.
Harry si congelò.
“Saltare in aria... Tutto?”
Shacklebolt sembrava nervoso, mentre sembrava scegliere con cura le parole che avrebbe detto di lì a breve.
“Saltare in aria la nostra missione di salvataggio, ovviamente, Harry”.
Il suo tono era condiscendente, ma qualcosa sembrava sbagliato.
“Non credo di essere d’accordo”.
“Non te lo sto chiedendo, Potter. Questo è un ordine”.
Harry sembrava sempre più incredulo, quasi furioso.
“Un ordine?! Dopo tutto quello che ho fatto per il mondo magico così è come vengo ripagato? Mi state impedendo di salvare la mia migliore amica!”
Harry odiava tirare fuori la carta del Prescelto, ma in questo caso sentiva di non aver avuto scelta.
“Proprio questo non capisci, non ti stiamo impedendo di salvare la tua amica, Harry. Ti stiamo impedendo di agire troppo impulsivamente...”.
“Sai che è ingiusto. È INGIUSTO! Non accetterò mai un ordine del genere!”

Nella stanza, tutti, ammutolirono.
Shacklebolt emise un lungo sospiro.

“È per questo che ti dichiaro momentaneamente sospeso dal servizio Auror. Consegna il distintivo, Potter. Se reagisci, sarai trattenuto fino a nuovo ordine”.

Il mondo parve crollargli addosso.


 
 
 
 
 
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Non appena sentì le labbra di Huxley avventarsi sulle sue Hermione fece qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare prima, qualcosa che non era neanche a conoscenza di poter fare.
Tenendolo per le braccia, quasi a respingerlo, con la magia che scoppiettava dentro di lei a causa della rabbia e dell’indignazione, lo guardò fisso negli occhi prima di pronunciare un’unica, potente, parola.

Legilimens.


Hermione stessa fu sorpresa mentre sentiva la parola uscirle dalla bocca.
Quello che di certo non si aspettava è che la sua magia effettivamente le rispondesse, forse alimentata dal fuoco dentro di lei, o forse perché lui aveva momentaneamente abbassato la guardia offuscato dall’arroganza di non poter essere sconfitto, ma in quel momento Hermione non poté non gioire ai chiari lampi di ricordi che riuscì a vedere nella sua testa.

“Sei un patetico mezz’uomo, Huxley”, lo stavano prendendo in giro alcuni Serpeverde, mentre lo spintonavano vicino alle rive del Lago Nero.
“Non avvicinarti neanche a noi sanguepuro, creatura”.

Huxley che studia in biblioteca, nella sezione oscura.

Huxley che passava le sue labbra languidamente sul collo di una ragazza bionda.

“Aiutaci a vendicare l’Oscuro Signore, sarai ricompensato”.

“L’Oscuro Signore aveva degli oggetti che l’hanno tenuto in vita, ma qualcosa è andato storto...”

Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger hanno distrutto quegli oggetti e hanno causato la morte dell’Oscuro Signore.

“Ti dirò tutto quello che c’è da sapere sugli Horcrux. Ma in cambio voglio la sanguesporco”.



Hermione fu spinta improvvisamente contro la porta dietro di lei, gli occhi di Huxley erano attraversati da una furia di tale portata che Hermione pensò che avesse potuto ucciderla soltanto con uno sguardo.
Entrambi stavano ansimando.
“Vuoi sapere la verità, lurida sanguesporco?”
“Beh la verità è che tu mi aiuterai a fare proprio quello che Voldemort non è riuscito a fare. Mi dirai tutti i segreti, tutto ciò che devo sapere per non fare il suo stesso errore. Mi aiuterai a trovare la gloria e a diventare infine Ministro della Magia, che tu lo voglia o meno”.
Hermione impallidì, mentre cercava di trattenere una smorfia a causa della stretta presa con la quale Huxley la stava tenendo.

“Non ti aiuterò mai”, gli sputò con disgusto.

Huxley si limitò ad osservarla, mentre nel suo viso iniziava a formarsi il suo solito sorriso enigmatico ed inquietante.

“E invece mi aiuterai e come” le disse dolcemente, mentre cominciava a trascinarla senza alcuna premura fuori da quella stanza, attraversando velocemente stretti corridoi che non aveva trovato prima, come se si fossero appena materializzati di fronte a loro.
Huxley continuò a camminare e scendere e la casa stava diventando sempre più fredda e umida, un sudore freddo cominciava ad abbracciare la schiena di Hermione, in realtà terrorizzata da quello che stava succedendo.
All’improvviso, si fermarono bruscamente davanti a una porta spessa dall’aspetto lugubre e malandato, umida, fredda, buia.

Un presentimento orribile si fece strada nella mente di Hermione.
“Sai cosa c’è dietro questa porta, piccolo Grifondoro, vero?” Le sussurrò inquietantemente Huxley.

“La mia garanzia”.

Hermione trattenne il respiro mentre la porta si spalancava con un cigolio sinistro.

A terra, coperto di sangue e legato a delle spesse catene arrugginite c’era Theo, incosciente, gravemente ferito.

Se Huxley non l’avesse trattenuta strettamente si sarebbe scagliata immediatamente contro di lui.
“Non hai rispettato i patti!”
“Non ho mai detto di essere un mago di parola”.
“Tu, brutto, schifoso...”
“Shh, Hermione, non vorremmo che il povero Theodore subisca gli effetti delle tue parole velenose, adesso, sei d’accordo?”, le chiese sarcasticamente.

Hermione si costrinse a bloccare ogni parola sulla punta della sua lingua.
Avrebbe dovuto elaborare un nuovo piano, le cose si stavano mettendo peggio del previsto.










Come mai il ministero ha sospeso Harry dal suo incarico? E come aiuterà Huxley la nostra Hermione?
Grazie a tutti voi lettori e alle recensioni che mi avete lasciato, purtroppo non sto aggiornando regolarmente per una serie di impegni ma vi prometto che questa storia avrà una fine :) 
Buon weekend e a presto!
  
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