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Autore: LorasWeasley    23/03/2024    1 recensioni
AU|Omegaverse [soukoku]
"-Prova a toccarlo e ti faccio a pezzi.
Dazai rise, non allontanandosi neanche di un millimetro dalla posizione che avevano in quel momento -Pensavo di aver capito che non ti interessasse di lui, che ti serviva solo per il suo potere.
-Questo prima di farlo nascere.
-E adesso?
-Adesso brucerei il mondo pur di salvarlo."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CODE 05: Piano Man

 

L’eco lontano di un’esplosione fece tremare le pareti, facendo cadere diversa polvere dal soffitto e facendo tremolare la luce.

Da un lato Sigma alzò uno sguardo preoccupato verso il soffitto, ma dall’altro Arthur saltò in piedi con sguardo febbricitante ed eccitato mentre urlava -è la mamma!

-Non sarebbe dovuto venire- borbottò in risposta Sigma mentre si metteva in piedi a sua volta ed elaborava velocemente le informazioni.

-La mamma verrà sempre a salvarmi! Portami da lui!- impose il bambino con uno sguardo di fuoco.

-É un suicidio!- urlò in risposta il beta -non sopravvivrà, non contro il potere di Fyodor!

Gli occhi di Arthur si riempirono di lacrime per l’ansia e la rabbia -Allora portami da loro! Posso annullare il suo potere! Posso aiutarlo!

-Non puoi- Sigma fu diretto e veloce con la sua sentenza, poi lo afferrò per il braccio e iniziò a trascinarlo fuori dalla stanza.

-Posso! Mi sono allenato!

-Sei solo un bambino, l’unica cosa che puoi fare è scappare da qui e non rendere vano il sacrificio della tua famiglia.

Arthur spalancò gli occhi -Dove mi stai portando?

-Lontano da quella stanza, Gogol non perderà tempo ad arrivare e portarti via per usarti come ostaggio contro Chuuya.

Arthur era senza parole, in ansia per la sua mamma ma anche confuso sul perché Sigma avesse deciso di aiutarlo a scappare.

-Perché mi stai aiutando?

Non ci fu risposta, perché Sigma stesso non lo sapeva, aveva solo agito d’istinto seguendo quanto fosse giusto secondo lui. Accelerò il passo e aumentò la presa sul braccio del bambino, sapendo bene che se Gogol li avesse trovati non sarebbe sopravvissuto nessuno di loro.

 

La scia di distruzione che Chuuya si stava lasciando dietro era nulla in confronto a quello che avrebbe fatto una volta trovati i ratti che avevano deciso di distruggere la sua famiglia.

Non passò molto tempo prima che trovasse Fyodor Dostoevskij. L’uomo era tranquillo e solo in quella che sembrava essere una sala delle riunioni, seduto al tavolo mentre sorseggiava un the caldo e di sottofondo della musica classica.

-Chuuya-kun- lo accolse come se fosse un ospite che stava aspettando -non abbiamo mai avuto un omega qui dentro, ti senti a tuo agio?

Chuuya gli ringhiò contro -ridammi il mio bambino.

Fyodor posò la tazza che teneva tra le mani e scosse la testa come se stesse rimproverando un bambino che faceva i capricci -Saresti dovuto rimanere a casa, nascosto insieme a quell’alpha del quale ti porti dietro l’odore, sono sicuro che l’avresti convinto a darti un altro bambino, sarebbe stato semplice.

-Non parlare di Arthur come se potessi sostituirlo tanto facilmente- tutti i contorni  della sua figura si fecero rossi, con delle crepe che iniziarono a formarsi sul pavimento a partire dai suoi piedi.

-Ah beh, il mio era solo un semplice consiglio. Morirai invano e io userò il potere di quel bambino fino a quando ne avrò bisogno.

-Ti ucciderò ancora prima che tu riesca anche solo a pensare nuovamente a lui.

-Davvero? E come pensi di fare, Chuuya-kun? Non puoi usare corruzione, non in un posto sotterraneo come questo dove crollerebbe tutto, non puoi rischiare di uccidere anche il mocciosetto, vero?

-Hai fatto male i conti, stupido ratto- il sorrisetto dell’omega si fece cattivo e malizioso mentre si metteva in posizione da combattimento -il mio potere non è solo corruzione.

Fyodor rise a sua volta -Oh lo so bene, ma prova a toccarmi e il mio potere ti ucciderà- aprì le braccia in un muto invito ad avvicinarsi -quindi avanti, fammi vedere quello che hai preparato per me.

 

Nikolaj li aveva trovati, ovvio che l’avrebbe fatto, Sigma si diede dell’idiota per aver pensato che sarebbe riuscito a sfuggire a quei due, c’era un motivo se era stato costretto a lavorare per loro tutta la sua vita.

-Parleremo dopo di quello che hai fatto- lo minacciò Gogol con quel solito sorriso sadico che non prometteva nulla di buono -adesso dammi il bambino.

Sigma si bloccò sul posto, il gelo e la paura che gli impedivano di muoversi o di fare una qualsiasi cosa, che fosse correre via in un pallido tentativo di salvare il bambino o di consegnarlo a Nikolaj come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio.

Non aveva idea di cosa avrebbe fatto, se avrebbe vinto la paura o quella piccola scintilla di ribellione che Arthur aveva messo in lui semplicemente parlando di casa e famiglia. Ma non ebbe mai modo di scoprirlo, perché un aiuto esterno arrivò in loro soccorso.

Dazai Osamu era lì, l’uomo che avevano provato a reclutare e catturare per anni era entrato di propria volontà nel loro rifugio, Sigma avrebbe riso per l’assurdità della situazione se non fosse stato così teso da tutto il resto.

Dazai non era mai stato bravo nel combattimento corpo a corpo, quindi si limitò ad arrivare alle spalle di Gogol, annullare il suo potere e tramortirlo con un colpo alla testa prima ancora che questo potesse anche solo pensare di reagire.

Arthur urlò felice e corse verso di lui mentre esclamava -Lo sgombro è venuto a salvarci!

Osamu alzò un sopracciglio e incrociò le braccia sul petto -Non chiamare così tuo padre!

Arthur rispose con la stessa espressione e la stessa posa -Ti chiamo come voglio! Però ci posso ripensare se mi compri del cioccolato.

-Piccolo ingrato…- borbottò Dazai in risposta, ma aveva anche un piccolo sorriso orgoglioso che gli spuntò sul viso.

Una nuova esplosione fece tremare le pareti della struttura e Arthur saltò sul posto con uno sguardo risoluto -Dobbiamo salvare la mamma!

-No, gli ho promesso che ti avrei portato fuori di qui, vuole solo che tu sia salvo.

-Ma non possiamo abbandonarlo! Sigma dice che lo uccideranno!

Dazai alzò lo sguardo su di lui per la prima volta, guardò un attimo intorno a loro e capì subito la situazione -Perché lo stavi facendo scappare?

Sigma non aveva una risposta, stava quindi per dire un sincero “non lo so” quando Arthur lo precedette affermando -Sigma non è cattivo! Lui è stato buono con me e vuole solo una famiglia, gli ho detto che può fare parte della nostra. Può diventare lo zio Sigma!

Sigma arrossì per l’imbarazzo, Dazai rise -Lo zio Sigma eh? In effetti Atsushi sarebbe felice di avere un nuovo amico.

-Ora andiamo ad aiutare la mamma?- Arthur era impaziente e Dazai sapeva bene che non c’era modo di fargli cambiare idea, a meno che non l’avesse preso con la forza per portarlo in salvo, ma era troppa fatica.

-Sai come uscire di qui?- Osamu lo domandò a Sigma.

-Certo- rispose questo velocemente senza neanche pensarci.

-Bene, te lo affido allora, io vado a controllare che Chuuya non muoia lasciandomi un bambino a carico dall’oggi al domani.

-Aspetta!- Sigma era nel panico -Ti fidi di me? Così?

-É una scommessa che sono sicuro di vincere, riesci a portarlo fuori di qui entro i prossimi dieci minuti?

-Anche prima.

Dazai annuì soddisfatto, poi tornò a rivolgersi al bambino -Ti sei dimostrato forte e coraggioso oggi, io vado ad aiutare la tua mamma, tu riesci a essere bravo come Piano Man?

Il codice era stato emesso e Arthur capì subito la situazione. Se la poteva cavare da solo, era riuscito a portare Sigma dalla sua parte e avrebbe continuato a manipolarlo se fosse stato necessario, avrebbero lasciato quei sotterranei e Chuuya avrebbe potuto sprigionare tutto il suo potere senza paura di fargli del male. Non gli sarebbe stato d’intralcio, avrebbe dimostrato che poteva cavarsela da solo.

 

Il sangue gli scorreva lungo la fronte accecandolo da un occhio, il suo respiro era pesante mentre cercava di riprendere fiato e i suoi sensi erano all’erta per capire da dove sarebbe arrivato il prossimo attacco.

Ma nonostante tutto quello che Chuuya aveva fatto, Fyodor era davanti a lui a sorridere incolume. Non era un uomo, era un mostro.

L’omega era pronto ad attaccare ancora e ancora, quando dei passi attirarono la sua attenzione e Dazai fece il proprio ingresso nella stanza ormai quasi del tutto distrutta.

-Ehilà Fyodor-kun! Da quanto tempo! Sono felice che tieni tanto a me da fare tutto questo pur di avermi nella tua squadra, ma avresti potuto chiedere gentilmente il mio aiuto.

Dostoevskij rise -Immaginavo non saresti stato lontano, aspettavo solo te come spettatore prima di far fuori la tua puttana.

Gli occhi di Dazai si illuminarono e batté le mani felice -Sarebbe davvero bello se tu ci riuscissi, ma Chuuya è difficile da far fuori, ne so qualcosa.

-Quindi non ti intrometterai in questa battaglia?

-Oh no, è il mio cane che fa il lavoro sporco, io sono qui solo a godermi lo spettacolo.

Fu Chuuya a interrompere quello scambio di battute, raggiungendo Dazai e afferrandolo per il bavero della camicia mentre sibilava con odio -Che cazzo ci fai qui? Avevi una sola cosa da fare! UNA! Dove hai lasciato il mio bambino? Mi sono fidato di te!

-Sai cosa? Devo ammettere che non hai fatto totalmente un lavoro pessimo con lui. É stato abbastanza intelligente da trovare da solo un modo per scappare da qui. Non ha bisogno di essere salvato, ha bisogno che la sua mamma torni a casa vivo, ecco perché sono qui.

-Giurami che sta bene.

Dazai rilasciò il proprio odore calmante, poi sorrise e affermò -Puoi non trattenerti più.

 

-

 

Due ore dopo, quando ormai era solo questione di minuti prima che arrivasse l'alba, si trovavano tutti e tre nella stanza di Dazai situata nei dormitori dell’ADA.

Gli Angeli erano stati sconfitti, Chuuya aveva usato corruzione contro di loro e aveva fatto crollare ogni cosa. Non avevano trovato i corpi di Fyodor o Gogol per accettarsi della loro morte, ma nessuno sarebbe potuto sopravvivere a un crollo del genere.

Dazai stesso aveva faticato a non morire tra le macerie, ma dopo che Chuuya era tornato in sé li aveva portati fuori di lì. L’omega poi ebbe il tempo di accertarsi che il suo bambino stesse effettivamente bene e stringerlo tra le sue braccia prima che svenisse per la troppa fatica.

Sulla via del ritorno, infine, anche Arthur si era addormentato stremato da tutto quello che aveva dovuto affrontare per tutta la notte alla sola età di quattro anni.

Dazai li aveva portati nel proprio appartamento poiché quello di Chuuya ormai non esisteva più e perché il suo alpha interiore non gli avrebbe in ogni caso permesso di lasciarli da qualche parte senza di lui, non dopo la notte che avevano appena avuto.

Dazai li guardò dormire abbracciati sul suo letto e non poté fare a meno di pensare che non poteva continuare a vivere in quella stanza, avrebbero dovuto comprare una casa più grande.

-Ehy- borbottò Chuuya con gli occhi ancora chiusi e la voce impastata dal sonno -vieni qui.

-Non sei tu che dai gli ordini- rispose Dazai a tono, nonostante si fosse già alzato per raggiungerlo.

-Sta zitto- rispose l'omega con sguardo e tono infastidito mentre lo sentiva stendersi al suo fianco.

-Ti ho già detto che non prendo ordini da...

La sua protesta fu interrotta dalle labbra di Chuuya che si posarono sulle sue in un bacio per zittirlo. Fu un bacio dolce, morbido e caldo. Uno di quei baci che ti fa sciogliere, che permise finalmente a Dazai di rilassarsi con la consapevolezza che poteva prendere un attimo di respiro dopo tutto quello che era successo nelle ultime ore, a partire dalla scoperta che aveva una famiglia.

Chuuya tornò a dormire all’istante e Dazai, dopo averlo stretto in un abbraccio con un gesto non del tutto volontario, si permise di fare lo stesso.

  
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