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Autore: Swan Song    24/03/2024    5 recensioni
Nella pittoresca Venezia, si sta celebrando la festa in onore di un matrimonio molto speciale. L'atmosfera è allegra, e Steve e Susan Sheppard sono tra gli invitati.
E' risaputo, tuttavia, che quando si tratta di matrimoni, qualcosa va sempre storto.
[Mini indagine degli Sheppard, introdotti nel racconto "The Windsor Chalet"]
Genere: Comico, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'THE 1950s'
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Dolce








«Comandante Sheppard, che cosa trova fastidioso nel comportamento del suo partner, il maggiore Price?»
Steve inarcò le sopracciglia, alquanto stupito «Come, prego?»
«Adesso chi è il sordo?» domandò il vecchietto che faceva la corte a Susan, accavallando comodamente le gambe «Su, non sia restio. Risponda.»
«Forse non ha capito, qui le domande le facciamo noi.»
«Avanti, vi farà bene un po’ di terapia di coppia.» insistette l’uomo «Sono uno psicoterapeuta. Vi ho osservati, sapete? Credete di essere gli unici bravi a farlo?»
La verità, nuda e cruda, era che il “simpatico” anziano se l’era presa a morte per il comportamento di Steve nei suoi confronti. Lui voleva soltanto dare una bella vita alla figlia!
Price scoppiò a ridere e lo imitò, accavallando le gambe. Si era cambiato, la divisa era diventata scomoda, ora sfoggiava una camicia azzurrina e dei pantaloni blu scuro. Lo stesso Steve, anche se la sua camicia era bianca.
«No, no, no, no, non faremo nessuna “terapia di coppia”, è chiaro? Lei è l’interrogato, lei deve rispondere alle domande.» chiarì il Maggiore.
Steve, tutto sommato, ci pensò davvero a quella domanda «Bè...» le parole gli uscirono di bocca in maniera naturale, come le note che dallo spartito prendono vita «Credo che Jonathan sia un po’ troppo suscettibile.»
Price corrugò la fronte e si girò verso di lui «Che cosa? No, non la darai vinta a questa cariatide, Steve!»
Il vecchietto si offese ancora di più «E’ interessante il termine che ha usato.» si ficcò la pipa tra i denti e l’accese «Proceda.»
«Massì, volete anche un po’ di tè? Due biscotti?» borbottò Price «E’ assurdo.»
«In quale senso?» chiese lo psicologo.
«Nel senso che...» Steve, al contrario, sedeva con le gambe spalancate, nella classica posa che Price definiva “da scimmione” e che allo psicologo non passava inosservata «Si offende facilmente, se la prende troppo. Io dico una cosa e lui la interpreta come un insulto. Ma non è così, è lui che esagera.»
Price non resistette più, scoppiò come un bollitore lasciato troppo sul fuoco «Non esagero affatto! Non cogli la gravità delle tue parole.»
«Non colgo la gravità delle mie parole? Ma che dici?»
«Forse la interpreto come un insulto perché sono un essere umano, non un neanderthal.»
«Un...questo è assurdo. Ti stai riferendo a me?»
«Conosci altri neanderthal? Io no.» Price cominciò a prendere la faccenda seriamente, ed altrettanto seriamente guardò il terapeuta «Sa che cosa penso?»
«Sono nella sua testa fino a un certo punto, quindi no, non so cosa pensa.» disse l’uomo, aspirando dalla pipa «Me lo dica lei.»
«Penso che il qui presente Steven Sheppard sia un autentico maniaco del controllo. Deve sempre scegliere tutto lui, fare la prima mossa. Essere al centro dell’attenzione!»
«Al centro...difatti, lascio spesso fare a Susan!»
«E’ tua figlia, non conta, ovvio che la lasci fare.»
«Come?»
«Il Maggiore non ha tutti i torti, Sheppard. L’affetto che abbiamo verso i nostri famigliari ci spinge ad essere persone migliori, a cedere, quindi a celare i nostri difetti e ad evidenziare i pregi.» disse saggiamente lo psicologo «Ma al di fuori di quella cerchia, torniamo ad essere persone peggiori. In tutta onestà, c’è chi fa il contrario. E ciò avviene quando si odia la famiglia e si amano coloro che con noi non hanno legame di sangue alcuno.»
Steve si strofinò stancamente una mano sulla fronte «Abbiamo finito?»
«No, non abbiamo finito.» tuonò Jonathan «Hai voluto iniziare, ora andiamo avanti.»
«Ti prego.»
«Da una prima analisi, il Maggiore ha ragione, signor Sheppard. Lei è di sicuro una persona maniaca del controllo, e lo si capisce da come agisce.» il vecchietto rilasciò altro fumo «Cerca di pianificare ogni dettaglio, spesso a livelli eccessivi. Qualsiasi cambiamento di piano o deviazione dal percorso stabilito, genera ansia e angoscia. Per esempio, il dubbio provocato da un qualcosa di…soprannaturale.» non a caso puntò lo sguardo sul cavaliere in armatura.
Steve alzò le sopracciglia «E’ stato lei ad organizzare tutto il teatrino delle luci traballanti e menate varie?»
«Quali luci traballanti? È stata solo suggestione, signor Sheppard. In ogni caso, le persone come lei tendono a sentirsi responsabili per le loro azioni e per gli altri. Questo può tradursi in affidabilità e dedizione.»
«E’ una cosa positiva, no?» domandò il marine, girandosi verso Price «Questo non è un difetto!»
«Sarà l’unico.» disse Price con lo stesso tono di una donnetta pettegola.
«Non faccia il passivo-aggressivo, Price.»
Il Maggiore guardò lo psicologo con gli occhi fuori dalle orbite «Allora faccio l’aggressivo-aggressivo, che dice? Va meglio?»
Steve scoppiò a ridere, Jonathan sbuffò «E ride anche, non ci posso credere. Esilarante.»
«Tu sei esilarante.»
«Visto, doc? Mi ha fatto un complimento. Andiamo super d’accordo. Ora possiamo passare al caso, per favore? Un uomo è morto.» ringhiò Price.
Il terapeuta tirò fuori un libro dalla borsa maschile che aveva sempre con sé «Vi regalo una copia del mio manuale. Di solito lo raccomando ai miei alunni, ma...voi ne avete proprio bisogno. Ecco qui.»
Fu Price a prenderlo e a leggere il titolo “Il manuale del partner perfetto”.
«Carino.» scoppiò a ridere dopo averlo letto a voce alta «Che dobbiamo farci?»
«Leggerlo, magari? E imparare qualcosa! Questo sarebbe ancor più gradito.» il vecchietto schiacciò l’occhio «Vale anche per le coppie d’innamorati.»
«Lei conosceva la vittima?» saltò su Steve, bruscamente «Risponda senza troppi giri.»
«Un tizio che amava vestirsi da coniglio pasquale? Perché avrei dovuto?»
«Quindi lei è stato invitato dagli Windsor.»
«Bè, un uomo elegante e a modo come me...come potrei far parte della fazione “Lopez”?»
Steve e Jonathan si scambiarono uno sguardo e un sospiro «Può andare.»

«Come potrei far parte della fazione Lopez?» ripeté, senza nemmeno farlo apposta, Gertrude «Zuccherino, pensavo lo avessi capito. Una donna di classe come me...e naturalmente lo stesso vale per la mia amica.» aggiunse, poggiando con affetto una mano su quella della novantenne.
Price, che aveva tirato fuori un taccuino da non si sa dove, fece una X sulla casella “Windsor”. Era quasi annoiato, perché gli invitati degli Windsor battevano quelli dei Lopez 6 a 1.
«Si credono degli Dei e reputano gli appartenenti alla fazione Lopez degli autentici straccioni. Non so cosa sia peggio.» bisbigliò con una mano appoggiata sulla guancia.
Grazie alla sordità, le due vecchiette non lo sentirono.
«Sapevo che la sorella della sposa era fidanzata, naturalmente, ma non sono pettegola. Non crediate che lo sia!» tuonò Gertrude.
«No, certo, chi lo pensa?» ironizzò Price «Quindi non ha niente di interessante da dire sulla vittima?» gli stava venendo un sonno incontrollabile.
«Volete sapere se ero a conoscenza della cosa del coniglio pasquale? Fino ad oggi, no. A dirla tutta, pensavo il ragazzo fosse un buon partito...»
«Intende un medico o un avvocato...» disse tra sé e sé Susan, che era in ascolto in piedi accanto alla finestra.
Steve sorrise «E invece era “solo” un coniglio pasquale.» la prese in giro.
«Lasciate che vi esponga la mia teoria, però.» andò avanti Gertrude, con fervore «Secondo me la chiave è la droga.»
«La droga?» ripeté Price.
«Sì. Questi intrattenitori sono sempre coinvolti in certi giri...»
«Wow. Hanno pochi pregiudizi verso chi non è un dannato riccone, eh?» commentò il Maggiore «Ne so qualcosa.»
«Giudicare qualcuno per un costume da coniglio è il massimo.» concordò Steve «Signora…signorina Gertrude, non l’è mai passato per la mente che Benny potesse essere un bravo ragazzo?»
La riccona ricambiò con un’espressione schifata, scambiandosi un’occhiata allusiva con l’amica «Ho i miei dubbi.»
«Questo lo vedo.»
Susan, che fino ad ora era stata zitta, decise di rendere l’interrogatorio più innovativo «Signore, voi credete nei fantasmi?»
Un tuono s’impossessò del cielo, la luce traballò un’altra volta.
Le due vecchiette spostarono lo sguardo su di lei, così come Price e Steve, sorpresi «Che domande sono, figliola?»
«Semplice curiosità. Allora?»
«Fantasmi?» trillò la novantenne «Baggianate da veggenti.»
«Già.» concordò Gertrude «Non esistono i fantasmi e le leggende su questo posto, bè, restano leggende. Qualcuno in carne ed ossa ha ucciso quel poveretto.»
«E come spiega che il fatto è avvenuto proprio mentre tutti eravamo alla festa?» domandò Susan.
Gertrude la fissò e sorrise «Semplice. Non tutti eravamo alla festa.»
Steve sorrise. Quella donna era appiccicosa, ma anche parecchio scaltra.

«Harper, perché ha scelto di comprare questo posto?»
La luce fioca dei lampadari antichi danzava sulle pareti.
«Io...bè, mi piaceva. E mi piace tuttora, a discapito di ciò che si racconta. Mi piacciono le leggende, Sheppard.»
La pioggia picchiettava contro le finestre, creando un ritmo ipnotico.
Sussurri. Sussurri che, come ombre senza forma, s’insinuavano attraverso le pareti.
Steve scrollò la testa e sbatté rapidamente le palpebre, cominciando a sudare «Che caldo, qui dentro...mi...mi scusi. Ha detto?»
«Che amo questo posto.»
Un eco di disperazione, un lamento senza fine che si contorceva nell’aria densa.
Susan, che al contrario del padre provava i brividi, decise di allontanarsi dalla finestra.
Le voci non avevano volto, ma il loro respiro gelido aggrediva le orecchie dei presenti come artigli invisibili.
«Avete sentito...» a Steve cominciò a girare la testa «Avete sentito anche voi?»
«Cosa, papà?» anche Susan stava combattendo contro i demoni del soprannaturale, aggrappandosi disperatamente alla realtà «Sentito cosa?»
«Queste...queste voci.»
«Non ci sono voci, Steven.» le orecchie di Price fischiarono e, poco dopo, le sentì anche lui.
Fu come se si fossero risvegliate da un sonno secolare «Hanno detto “artigiani”? Voi avete sentito questa parola?!» chiese, agitato.
«C’è una spiegazione...ci dev’essere una spiegazione logica.» avvampò Steve.
«Detective, la vedo in difficoltà.» disse Harper «Forse ha bisogno di una pausa.»
«No!» tuonò Steve a voce alta «No. Dobbiamo proseguire. Non possiamo indugiare. Proceda.»
Harper respirò profondamente «Sono loro, sì. Gli artigiani. Io li ho già sentiti.»
«E’ sempre stata suggestione.» insistette il marine.
«Anche adesso è suggestione, detective?» domandò la donna, seria.
«Quando si è da soli in una dimora inquietante, ogni minimo rumore ci sembra sinistro.»
«Ma in questo momento non sono sola. Siamo in quattro.»
Steve s’irrigidì. I sussurri sembravano provenire da ogni angolo della biblioteca, e lui non poteva avere occhi ovunque. Si sentì precipitare nel baratro dell’ignoto. E mentre la pioggia continuava a battere contro le finestre, si chiese se avrebbe mai trovato la chiave o se sarebbe stato inghiottito da quelle voci.
«Naturalmente...» disse, premendo una mano sulla fronte, in evidente difficoltà «Naturalmente avrà una lista di tutti gli invitati.»
«Vuole sapere se qualcuno si è imbucato alla festa?» rispose Harper «Solo sotto camuffamento. Ho riconosciuto ogni singolo volto presente in sala, detective.»
«Anche gli invitati dei Lopez? Quando ha avuto occasione d’incontrarli prima?»
Harper sventolò una mano per aria con fare teatrale «Non le sfugge niente, eh? D’accordo, diciamo che ho riconosciuto la mia parte. Ma ho parlato con Aisha, e ha confermato ciò che ho detto io.»
«Dunque intende che l’assassino si sta improvvisando qualcuno che in realtà non è? Un cameriere, forse? Non un ospite.» proseguì il maggiore Price.
«E’ la mia teoria, sì.» disse la donna, squadrandolo da capo a piedi «Sta bene, Maggiore? Mi sembra pallido.»
Jonathan vide vorticare la stanza come se fosse sotto l’effetto di funghetti allucinogeni «Tutto bene, sì.» mentì spudoratamente.
Harper fece un mezzo sorriso «Se volete quella lista, ce l’ho. Ma dubito che servirà a qualcosa. Scavare nel passato della vittima è la chiave. Voglio dire, chi è quello stupido che s’imbuca ad un matrimonio senza travestimento? L’avremmo già beccato, garantito!»
«Abbiamo...abbiamo finito.» tagliò corto Steve, stanco, esausto.
Harper annuì con comprensione «Un po’ di tè?»
«Se non è all’arsenico, ci farebbe piacere, sì.» rispose Susan per tutti.

Il corridoio era un labirinto di ombre e silenzio.
Il pavimento crepitava sotto i passi dei detective; l’aria era densa, carica di un’energia antica ed inquietante.
Avanzavano con cautela, percorrendo una piccola porzione di corridoio alla volta; le loro voci erano appena sussurri, come se temessero di risvegliare qualcosa di oscuro ed insondabile.
Ancora una volta, le pareti sembravano respirare.
Sembrava di udire un flebile gemito o un passo furtivo, di tanto in tanto.
Ma quando i detective si giravano, non c’era nulla. Solo il vuoto e l’eco dei loro stessi respiri.
Jonathan Price si fermò improvvisamente. Aveva visto qualcosa.
Una figura sfocata, un’ombra che si muoveva lungo il corridoio.
«Avete visto?» chiese con gli occhi spalancati dal terrore.
Gli Sheppard scossero la testa, ma i loro volti erano pallidi. Avevano sentito qualcosa anche loro. Un freddo improvviso, un soffio gelido che aveva attraversato il corridoio.
«Siamo un po’ oltre la suggestione, non credete?» balbettò Price «Questa villa è infestata.»
«No...no, qualcuno in carne ed ossa ha ucciso Benny.»
«Continua a ripetertelo, Steven.»
I loro passi si fecero più veloci, ma il corridoio sembrava allungarsi, come se si stesse allontanando da loro.
Poi sì aprì su una grande sala.
Le finestre erano coperte da pesanti tende di velluto, ma la luce della luna filtrava attraverso, illuminando una serie di ritratti appesi alle pareti. Volti pallidi e senza vita, occhi vuoti che sembravano seguirli con lo sguardo.
Si guardarono tra di loro, poi il Maggiore parlò ancora «Siamo circondati da fantasmi, da anime tormentate che vagano ancora tra queste mura. Ed Harper lo sa, l’ha sempre saputo, ecco perché ha voluto celebrare la festa qui. Non vi è sembrata strana?»
«La tua mente ti spinge a pensarlo, amico mio.» disse Steve «Harper è sempre la stessa.»
Price inghiottì della saliva «No...no, era più strana del solito, era... inquietante
Le porte si chiusero con un tonfo, facendoli sobbalzare, tanto che perfino Susan cominciò a nutrire dei dubbi «Papà...»
«E’ suggestione. È solo...» il sudore scivolava lungo la schiena del marine, rendendo la camicia pesante ed appiccicosa.
Si sentiva disorientato come non mai.
Come se fluttuasse tra la realtà e un sogno febbrile.
Susan aprì la porta che li avrebbe condotti nell’altra stanza e che si era chiusa magicamente. Il legno scricchiolò mentre la spingeva, rivelando un corridoio ancora più buio ed angusto.
Allora studiarono ogni stanza che incontrarono lungo il percorso.
Una era piena di mobili antichi, coperti da lenzuola polverose.
«Questa zona è abbandonata a se stessa, noto.» commentò Susan.
Le ombre danzavano lungo le pareti, e sembrava che gli oggetti stessero cambiando forma. Un vecchio specchio incorniciato mostrava riflessi distorti, tanto che il trio si guardò negli occhi, nel disperato tentativo di capire cosa fosse reale e cosa no.
In un’altra stanza, un pianoforte a coda occupava gran parte dello spazio.
«Ora sì che mi sento al sicuro.» Price toccò una delle tastiere, ed immediatamente un suono sinistro riempì l’aria.
Le chiavi sembravano muoversi da sole, e le note si trasformavano in un lamento dissonante.
Il Maggiore, con le mani tremanti, si chinò verso lo strumento. Le dita sudate sfiorarono i tasti ed il suono s’intensificò. Era come se il pianoforte volesse comunicare qualcosa: una melodia di terrore e di tristezza.
«E’ solo la nostra immaginazione, Jonathan.»
Ma il pianoforte continuò a suonare.
«Davvero, Steve?»
Era una melodia antica, una canzone che sembrava provenire da un’altra epoca.
Le pareti sembravano vibrare e i detective si sentirono intrappolati, circondati da un suono che sembrava provenire dall’aldilà.

Nel cuore della notte, tra ombre e silenzio, le anime tormentate danzano nel vuoto. La villa custodisce segreti sepolti nel tempo, e il pianoforte suona la loro triste melodia.

«Chi ha parlato? Chi ha cantato?» si chiese Susan.
«Usciamo! Usciamo di qui!» strillò Steve.
Questa volta, fu ascoltato immediatamente.

La porta della camera degli Sheppard venne aperta con impeto e i tre ci si barricarono dentro.
«Io mi rifiuto!» cominciò a protestare Steve, camminando in maniera nervosa per tutta la stanza «Mi rifiuto di credere al soprannaturale!»
«Ma l’hai vista anche tu!» tuonò in risposta Price «Quella figura nel corridoio! So che l’hai vista, Steve, non mentirmi! E tu, Susan?»
«I-io non...»
Il marine fronteggiò Price una volta per tutte, piazzandoglisi davanti con sguardo serio e di sfida «Che cos’hai visto, di preciso, Jonathan?»
«Una figura.»
«Di donna?»
«Non lo so, è stato tutto frettoloso, forse sì.»
«Giuri di aver visto qualcosa, quindi descrivimi quel qualcosa.»
«Adesso mi metti in difficoltà.»
«Era una donna o no?»
«No, io...forse era uno degli artigiani.»
Steve scoppiò a ridere, poggiando le mani sui fianchi «Uno degli artigiani. Certo.»
«Perché vuoi negarlo? Perché ti ostini a dire che non hai visto nulla?! Insulti me perché vuoi a tutti i costi rifiutarti di ammettere che qualcosa hai visto anche tu, e non era qualcosa di umano!» gridò Price.
«Per favore...smettetela.» implorò Susan.
Steve rise più forte «Oh, quindi il caso è risolto. Un fantasma ha posseduto l’armatura presente nella camera della vittima e le ha sparato. Ottimo, scendiamo e andiamo a dirlo a Didy. Sarà contenta di sapere che l’assassino non sarà mai assicurato alla giustizia! O sei in grado, forse, di acciuffare un fantasma?»
«Ti prego, Steve, sai che non intendevo questo.»
«E che cosa intendevi, Jonathan?»
Susan alzò l’indice e si permise di entrare nella conversazione «Conosco qualche cacciatore del paranormale che si vanta di essere in grado di catturare i fantasmi.»
«Non ti ci mettere anche tu, per cortesia, figliola.»
Susan sorrise.
«Stiamo tutti calmi.» il maggiore Price prese un ampio respiro «D’accordo? Stiamo calmi. Riposiamo e domattina proseguiamo con le indagini, come abbiamo fatto allo Chalet.» propose.
«No.» ma Steve era troppo agitato per dormire, oltre che dannatamente curioso «No. Questa volta no. Finirà stanotte.»
«Stanotte?! Intendi risolvere il caso in una notte?»
«I migliori detective ne sono in grado, e io e mia figlia ora siamo detective a tutti gli effetti.»
Price respirò profondamente e si sedette sul bordo del letto del marine «Ascolta, Steve. Ovvio che non credo, razionalmente, alla teoria del fantasma possessore. Ma eravamo tutti giù alla festa, quindi se vuoi che torni l’uomo di sempre, mi devi spiegare chi diavolo c’era dentro quell’armatura.»
Calò un breve silenzio.
«Hai detto che non è mai qualcuno venuto da fuori.» aggiunse Price.
«Gertrude ha detto che non tutti eravamo alla festa. Ma non si è allontanato nessuno tranne Benny, lo abbiamo visto.» disse Susan «E se l’assassino lo aspettava da tempo dentro l’armatura...non poteva essere in quella sala.»
Gli occhi di Steve puntarono improvvisamente il vuoto, ed un sorriso impercettibile si disegnò sulle sue labbra.
«O forse c’era. C’è stato, ma non c’è in questo momento.»
«Che intendi, papà?»
«Che questa volta sono gemelli.»








Angolo Autrice:

Carissimi! Bentrovati! *-* 
Vi ringrazio per l'attesa e per farmi ancora compagnia. Grazie davvero! <3
Siamo vicinissimi alla soluzione, che verrà spiegata nel prossimo capitolo, quello finale. Qui abbiamo un'anticipazione.
Sì, lo so che una regola dei gialli è non insierire mai i gemelli: proprio per questo ho voluto fare un'eccezione, dato che l'idea mi è venuta, in parte, dall'affermazione "non sono mai gemelli", molto famosa a livello di racconti gialli. Steve e Susan si rendono conto che questa è l'eccezione ad una regola sacrosanta che forma i pilastri del genere giallo. E tutto per puro caso.
"Non è mai così, ma questa volta è così".
Vero è che quella frase riguarda, come spiegato dai nostri protagonisti, l'impossibilità che due casi siano esattamente identici, più che due gemelli a livello biologico.
Ovviamente questo caso non è identico ad altri, ma a livello biologico, invece...
attendete ancora una settimana, e scroprirete ogni cosa.

Io vi ringrazio ancora e vi do appuntamento a sabato prossimo.

Buona settimana,

SwanXSong




 
  
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