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Autore: Maryfiore    25/03/2024    0 recensioni
[Chainsawman]
Pairing: AkixHimeno
Aki alzò la testa verso di lei.
Doveva ammettere che aveva un certo carisma così: porgendogli il pennello come un signore avrebbe porto una spada al proprio cavaliere. Trovò impossibile rifiutare. Mise da parte la lattina e prese il pennello dalla mano di Himeno, accettando tacitamente di diventare il suo cavaliere in quella battaglia.
Battaglia che aveva per nemico un riquadro di tela bianco.
~
Oppure: l'Akihime artist au che nessuno ha richiesto ma di cui io avevo disperatamente bisogno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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"Allora? Lei dov'è?"

"Denji. I pancake bruciano."

Denji imprecò e si fiondò alla piastra.

Nel frattempo Power stava cercando di suonare la canzone della radio utilizzando il campanello alla cassa.

"Ohi! Ho ordinato quei pancake da ben due minuti! Voterò con una stella il servizio clienti e manderò questo posto in bancarotta" decretò.

Il vecchio proprietario si affacciò dal magazzino e lanciò un'occhiata sospettosa verso di loro.

Denji trasalì. Le puntò contro la paletta per pancake con fare minaccioso.

"Zitta! Sto lavorando qui!"

Ruotò il busto e la paletta ora puntava contro Aki.

"E tu" iniziò, "se scopro che mi hai detto una balla riguardo a Reze..."

Per nulla impressionato, Aki gli sfilò la paletta dalla presa e girò i pancake dall'altro lato.

"Te l'ho detto" sospirò, "copre il turno di pomeriggio. Non la vedrai prima delle quattro."

"Ma sono le quattro!"

Il corvino guardò l'orologio e scoprì che aveva ragione.

"Fa sempre ritardo" aggiunse. Restituì la paletta a Denji e si tolse il grembiule, preparandosi a finire il suo turno.

"Puoi usare questo tempo per rifare quei pancake a Power. Dovrete prepararvi il bento da soli a partire dal mese prossimo: almeno uno dei due deve saper cucinare."

A quel rammento Power s'incupì e iniziò a brontolare.

"Di certo non mangeremo pancake per pranzo..."

"Esistono i pancake salati, sai?" obiettò Denji.

Aki indossò giacca e tracolla.

Sopravvivranno, si disse.

Si recò sul retro per posare il grembiule e congedarsi al proprietario, senza accorgersi che Denji lo aveva seguito.

"Ehi" richiamò la sua attenzione.

Il corvino si voltò.

"Ehi."

"E così... tra un mese, eh?"

"Sì."

"L'Accademia di belle arti."

"Sì..." ripeté lentamente, incerto su dove volesse andare a parare.

"Be', quando diventerai famoso" riprese "e vedremo il tuo nome scritto all'ingresso delle gallerie, vedi di non fare l'ingrato e di ricordarti di noi."

"Dubito accadrà mai, Denji."

Lui si appoggiò allo stipite della porta e si fece serio.

"Non sarò un esperto in materia, ma ho visto i tuoi disegni, e sono praticamente... vita su carta."

Aki si mise a rovistare nella borsa, fingendo di cercare qualcosa. Il complimento lo aveva colpito più di quanto volesse ammettere.

"Dovresti vedere le tele di Himeno" disse dopo un po'.

"A proposito."

Qui Aki si era preparato a ricevere una domanda inappropriata sulla sua vita sessuale, invece Denji chiese:

"A lei lo hai detto?"

Mantenne lo sguardo fisso sul fondo della sua borsa.

"Non ancora..."

"Oh, ma che cazzo!" si lasciò sfuggire.
Si guardò subito alle spalle poco dopo. Il proprietario non parve averlo sentito.

"E quando hai intenzione di farlo?"

"Non lo so."

"Fantastico."

Il locale echeggiò della voce squillante di Power.

"Cameriere!"

Denji serrò le palpebre e scoprì i denti.
Aki provò una fitta di nostalgia che in realtà non era ancora iniziata.

"Per favore, assicurati che mangi le verdure" gli disse.

Lui si strofinò la nuca con una smorfia.

"Ci proverò, ma non prometto nulla."

"Me lo farò bastare."

Chiuse la borsa e fece per uscire, ma Denji gli bloccava ancora il passaggio.

"Sai, dovresti proprio finirla di scappare dalle cose che ti fanno scomodo."

Aki sospirò, chiedendosi interiormente da dove venisse all'improvviso tutta quella saggezza. Denji continuò ostinato.

"Devi parlare con lei."

"Lo farò. Devo solo... pianificare il discorso."

Il biondo lo fissò con gli occhi ridotti a fessure.

"Sarà meglio. Se ti lasci sfuggire una donna di quella portata, allora sei proprio un coglione."

"Sì, bene... posso passare ora?"

Denji si spostò, salvo fermarlo di nuovo per una spalla.

"E comunque" disse, "ci mancherai. A tutti e due. Anche se Power è troppo stupida e orgogliosa per dirtelo."

Per un lungo e imbarazzante momento Aki restò in silenzio, completamente estraneo a simili manifestazioni d'affetto da parte di quei due. Vedendolo in difficoltà, Denji gli porse la mano. Aki fece per stringerla, ma lui le fece schiantare insieme per poi chiudere la mano a pungo e fare lo stesso.

In quell'esatto momento la porta d'ingresso cigolò e una liceale dai vivaci capelli viola fece il suo ingresso con la solita aria scocciata.

Non si preoccupò di salutare Aki, quando questo la incrociò per uscire.

La porta si chiuse alle sue spalle e l'ultima cosa che sentì fu Denji che si esibiva in un:

"Ma se non è Reze! Guarda un po' che coincidenza!"

*

"Il mese prossimo inizierò L'Accademia."

Glielo disse nel modo meno meno pianificato e nella situazione meno consona possibile.

Himeno gli rivolse un'espressione sorpresa da dietro la spalla. Si agitò sui cuscini del divano, cercando di voltarsi verso di lui, ma Aki glielo impedì tenendole il palmo in mezzo alle scapole.

"Ferma" le intimò. Fece scorrere il pennello sulla sua schiena nuda.
Una margherita comparve in corrispondenza di una vertebra.

"Ho ricevuto l'e-mail di accettazione" aggiunse.

La sentì dibattere le gambe in segno di entusiasmo. Un suo tallone andò a finirgli nello stomaco.

"È assolutamente fantastico, Aki! Sono così contenta per te!"

E dalla voce con cui lo disse Aki era sicuro che lo fosse davvero, ma questo non rese più facile continuare il discorso.

Temporeggiò decorando la sua spina dorsale con un'altra margherita.

"E tu? Tu sei contento?" gli chiese dolcemente.

Il pennellò disegnò un filo verde tra i due fiori. Il movimento verticale delle setole la fece rabbrividire, Aki si chinò e le posò un bacio sul trapezio, lì dove la sua pelle era ancora inviolata dal calore. Riuscì a distrarla solo per poco.

"Ehi..."

Si tirò a sedere, svincolandosi piano dalla gabbia del suo corpo.

"Cosa frulla in quella tua bellissima testolina?"

Aki si prese un momento per ammirare la parte superiore esposta del corpo. L'idea di baciarla di nuovo e lasciar cadere la conversazione gli attraversò la mente, ma gli occhi di Himeno lo scrutarono apprensivi, e capì di non avere più scampo.

"Kishibe suggeriva di fittare un appartamento lì. Sai, per un risparmio di tempo, più comodità... e tutto il resto."

Himeno si limitò a sorridere.

"Mi sembra una buona idea, considerate le distanze."

"Sarò lontano da te."

L'ammissione gli scappò dalle labbra prima di quanto avesse previsto. La guardò in attesa, mentre lei gli sfilava il pennello dalle dita per intrecciarle con le sue. Le lasciò impronte di pittura sul palmo, ma non sembrò importarle.

"È questo che ti preoccupa?" sussurrò.

A te... no?

Il pensiero era intrusivo e accompagnato da una punta di rancore che Aki non riuscì a controllare. Abbassò la testa, sentendosi mortificato.

"Aki."

Himeno lo chiamò, e come se gli avesse letto dentro gli disse:

"Solo perché non ti sto pregando di restare, non vuol dire che non sentirò la tua mancanza."

Aki ricacciò indietro il groppo che gli si era formato in gola e accarezzò il dorso della sua mano mentre l'ascoltava continuare.

"Sono stata anch'io una studentessa fuori sede e conosco bene tutte le difficoltà dell'esserlo. Kishibe ha ragione: prendere un appartamento lì è davvero la scelta migliore che puoi fare. Farai quello che ti piace in un posto che ti piace, conoscerai nuove persone con la tua stessa passione e tutto nelle condizioni più favorevoli possibili."

"Lo so..." rispose lucidamente.

"È solo che tutto questo" fece un timido gesto con la mano per indicare entrambi, "è completamente nuovo per me. E ti ho promesso che non mi avresti perso... ma non ho la minima idea di come funzioni una relazione a distanza, o di come farla funzionare."

"Ci siamo dentro insieme, troveremo insieme il modo migliore per gestirla."

Annuì debolmente. "Insieme."

Himeno gli sollevò il mento e lo spinse a guardarla. La sua voce era ferma e seria.

"Ti amo, Aki" disse. "E certo che la lontananza mi farà male... ma questo non mi dà il diritto di tenerti tutto per me. Soprattutto se significa privarti di qualcosa che desideri davvero."

"Io..." esitò, in cerca delle parole giuste. "Desidero davvero darmi questa opportunità."

Lo guardò dolcemente. "Lo so."

"Ma desidero davvero anche stare con te."

"E lo farai. Lo faremo" ribadì. "Poi non staremo sempre lontani: ci sono le pause festive, più qualche fine settimana, di tanto in tanto. "

"Ho promesso a Denji e Power che avrei riservato il primo sabato disponibile per loro" ammise.

"Allora ci vedremo di domenica."

"Una domenica al mese per quattro anni... è così poco..."

"E quattro anni sono altrettanto pochi, nella prospettiva di una vita insieme. Non ti pare?"

Aki sgranò gli occhi e il suo cuore fece una capriola nel petto. Un sentimento di speranza frizzante iniziò a mischiarsi confusamente con l'afflizione.

"Himeno... intendi-" Lei lo interruppe.

"Immagina" cominciò, "una casa con un ampio balcone come questo, o con una piccola terrazza, così da poter fare colazione fuori nelle belle giornate. Waffle e tofu alle mandorle su un tavolino in acciaio a forma di foglia."

"A forma di foglia?"

Era vagamente consapevole di quanto suonasse sciocca la domanda, così di quanto lo sembrasse il sorriso che gli tendeva le labbra.

Himeno confermò entusiasta.

"Sì! Ne ho visto uno al negozio proprio qui di fronte e ho pensato che fosse molto artistico."

Ancora frastornato, Aki annuì con fervore, trascinato dalla scintilla nei suoi occhi.

"Sì, certo... sarebbe fantastico" disse.

"Waffle fatti da te" precisò lei.

Annuì di nuovo. Il suo cervello che ritornava pian piano a stare al passo con la conversazione.

"E caffè" aggiunse, "non puoi parlare di colazione senza parlare di caffè."

Himeno sorrise.

"E caffè" concordò.

"Potremmo sederci lì anche di sera. Tu fumerai una sigaretta con gli occhi sulla città, mentre i miei occhi saranno su di te e ti farò un ritratto mentre non starai guardando."

"Avremo un'intera stanza come laboratorio artistico, con tele, cavalletti, e colori ovunque."

"Potresti dipingere tu le pareti" le suggerì.

"Dipingerò un vero cielo sul soffitto della camera da letto, e faremo l'amore sotto una distesa di nuvole iperrealistiche. Come suona?"

Comunicò la sua approvazione con un sospirato 'sì', prima di rendersi conto che non rispondeva esattamente alla domanda.

Himeno ridacchiò e si sporse verso di lui. Le sue braccia s'incrociarono dietro al suo collo e la sua voce calda gli accarezzò il guscio dell'orecchio.

"Puoi pensare a questo, quando la lontananza ti sembrerà troppa. Io farò lo stesso."

Per un momento Aki rimase con le mani a mezz'aria, temendo di toccare la pittura fresca sul suo corpo o di lasciare tracce verdi dove non era programmato. Alla fine le poggiò la mano pulita sulla nuca e immerse le dita tra i suoi capelli, già pensando a quanto gli sarebbe mancato farlo tra un mese.

"Nell'attesa, non è detto che non possiamo sfruttare questa cosa della lontananza per divertirci un po'..."

Si scostò e gli rivolse un sorriso malizioso.

"Non so tu, ma io ho sempre voluto provare il sesso telefonico."

Aki non riuscì a fare altro che assentire. Si crogiolò nella vista del suo viso illuminato da tutte quelle promesse, e in quel sorriso stuzzicante che tirava a sé le sue labbra.

"Oppure, se proprio non riesci a sopportare di starmi lontano, potrei anche fare domanda per venire a insegnare nella tua Accademia" propose. Inclinò la testa e accostò le labbra al suo collo. "Che ne pensi? Ti piacerebbe se fossi io a farti lezione in classe, Aki-kun?"

"Sarebbe un disastro" rispose sinceramente.

Himeno schiuse le labbra e Aki sussultò alla pressione dei suoi denti sulla pelle.

"Sì. Sì, lo sarebbe..."

I suoi umidi baci erano delizia per la creatura serpentina che languiva nel suo addome. Aki sentì i pantaloni premere su un'erezione in crescita. Arricciò le dita tra i suoi capelli per scaricare la frustrazione: era nuda dalla vita in su proprio davanti a lui e lui non poteva toccarla.

"Himeno" gemette, "D-dovresti... sciacquarti la pittura di dosso, prima."

I movimenti delle sue labbra rallentarono. Sentì un soffio sul collo e Himeno allontanarsi.

"Non prima di una foto" ricordò, "Voglio vedere com'è venuto!"

Si alzò si posizionò alla luce, mentre lui accendeva la fotocamera. Armeggiò con l'obiettivo e la messa a fuoco, cercando di domare l'impazienza e fare le cose per bene.

Quando la guardò attraverso il mirino, l'immagine gli strappò un sospiro di stupore e meraviglia dal petto. Una fila di margherite bianche e rosa le definiva la spina dorsale, in ordine decrescente dal basso verso l'alto; spirali di edera rampicante si avvolgevano intorno alla lunghezza delle sue braccia.

"Come ti sembro?" domandò, piegando le braccia all'interno.

Aki bevve alla sua vista come se fosse la prima volta.

"Sei l'opera d'arte più bella che abbia visto."

Himeno si voltò leggermente.

"Quale poesia."

Il tono era giocoso, ma un tenue rossore si era diffuso sul suo viso. Aki pressò lo scatto per catturare la prova.

La sua inclinazione caratteriale a portare a termine le cose con la massima devozione possibile prevalse sulla sua libido. Le fece provare diverse pose, scattando da diverse angolazioni, adorandola attraverso la lente della fotocamera fino a quando non fu pienamente soddisfatto del lavoro.

"Sono bellissime" commentò lei quando le fece vedere le foto. "È quasi un peccato dover rimuovere la pittura."

Aki avvicinò una mano al suo fianco e prese a far scorrere le nocche su e giù lungo la vita.

"Temo sia necessario."

Himeno gli sorrise complice. Gli prese la mano e la spostò sulla patta dei pantaloni.

"Ahimè... non credo di riuscire a raschiare per bene la pittura dalla schiena tutta da sola" disse con fare drammatico.

"Se solo ci fosse un gentiluomo nelle vicinanze così gentile da aiutarmi..."

Aki non sapeva se lo scopo fosse quello di eccitarlo o di farlo ridere, ma in entrambi i casi ci era riuscita.

Tenendolo per mano, Himeno iniziò a camminare all'indietro verso il bagno.

Inciamparono, risero e si baciarono contro i mobili e le pareti lungo il percorso, come due ragazzini che si stanno scoprendo a vicenda. Come se quelle interazioni fossero nuove e non all'ordine del giorno da un anno a quella parte.

Himeno varcò la soglia del bagno già nuda, mentre Aki rimase indietro a raccogliere da terra i suoi vestiti. Quando la raggiunse, notò di sfuggita i loro spazzolini che si baciavano sul lavandino (erano due dalla prima volta che era rimasto a dormire lì).

E a quel punto si rese conto che altri piccoli segni della sua presenza era sparsi in quella casa: c'era una sua felpa nell'armadio di Himeno, un suo elastico per capelli sul suo comodino, e alcune sue stoviglie - o meglio, di Kishibe - nello scolapiatti (erano lì da quando aveva scoperto che nelle giornate più fitte di lavoro tendeva a saltare i pasti).

Ultimamente Himeno aveva sempre del tofu alle mandorle in frigo, e una tazza con la stampa di una volpe che finiva sempre nelle sue mani quando prendevano il caffè insieme, come se avesse tacitamente deciso che fosse sua.

Raccogliendo questi dettagli, non era poi difficile immaginare una nuova quotidianità insieme. E Aki sapeva che non c'era al mondo una persona diversa con cui avrebbe voluto trascorrere tutta la quotidianità della sua vita.

Himeno lo tirò irruenta in un bacio e gli fece cadere i vestiti dalle mani.

Aki prese quel bacio e tutti gli scenari futuri che avevano costruito insieme, e si assicurò di conservarli nell'angolo più sicuro del suo cuore. Lì dove margherite fiorivano sul sale e le pareti erano dipinte di verde.

Una confessione sussurrata su labbra sorridenti.

"Ti amo anch'io."

   
 
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