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Autore: InsurgentMusketeer    26/03/2024    0 recensioni
Eiren-Kal Jinn è la nipote del defunto Maestro Qui-Gon, figlia del misterioso fratello Daar, separato da lui alla nascita. È gentile, dal cuore nobile e dai lineamenti insolitamente docili: "forse troppo per un Jedi", sostiene il suo Maestro, Mace Windu. Ma Eiren non ha solo l'animo del Jedi; come suo zio, è dotata di grandi capacità oratorie e possiede un talento particolare: a differenza degli altri Cavalieri, riesce a manipolare anche le menti più solide. Un tratto fin troppo riconoscibile, perché ogni volta che Eiren entra in una mente potente, il suo naso sanguina.
Durante l'addestramento del giovane Anakin Skywalker, Eiren viene nominata Jedi e le viene affidata la sua prima missione: il sopralluogo della città di Saareteh, dove un gruppo appartenente alla Federazione dei Mercanti si muove in modo sospetto.
Il suo enorme potere manipolatorio, però, mette in allarme il Consiglio che, con grande disappunto della ragazza, le affianca il Maestro Obi-Wan Kenobi.
Un rapporto turbolento ma complice, due caratteri diametralmente opposti, la scoperta che, forse, l'Equilibrio nella Forza si può raggiungere solo attraverso la cooperazione tra due energie completamente diverse.
Riuscirà Eiren a ignorare il Canto del Lato Oscuro?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mace Windu, Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi, Yoda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le palpebre pesavano come non mai, al loro interno gli occhi bruciavano come le fiamme dell'inferno. La fatica incredibile di riuscire a muovere un solo dito, che devastante sforzo.. 

Con un mugolìo eloquente, Eiren si destò con lentezza, si sforzò di aprire un solo occhio, poi l'altro, ma quello che intravide glieli ferì di nuovo come se una lama li trapassasse. 

Improvvisamente, a seguito dello shock, scoprì che le sue dita si muovevano eccome, e non solo quelle: portò le mani agli occhi per coprirli, istintivamente, e solo quando ebbe compreso che poteva muoversi agilmente si tirò su sulla schiena - che pure faceva un male lancinante. 

Quando ebbe recuperato pienamente la consapevolezza del suo corpo, Eiren riaprì gli occhi e quasi sentì il petto esplodere quando vide che tutt'intorno non era che un'accecante luce bianca. 

Ci fece molto lentamente l'abitudine, continuando a schermare gli occhi quel tanto che bastava a tenerli perlomeno socchiusi. Cercò qualcosa, qualsiasi cosa lì nei paraggi che potesse avere una qualche forma nello spazio, ma c'era solo bianco.

Si guardò istintivamente per capire perché il suo corpo sembrasse tanto pesante, e quando chinò lo sguardo vide che anche lei era vestita di bianco. Era una tunica, ma aveva una consistenza strana. Aggrottò la fronte, si ravviò i capelli dietro le orecchie - almeno quelli li aveva ancora. Poi una voce parlò alle sue spalle, come leggendole nel pensiero:

“Certo che li hai ancora”, disse divertito Qui-Gon Jinn, “così come tutto il resto.”

Eiren si mosse di scatto verso la voce di suo zio e, stavolta senza sorprendersi, vide che anche lui era vestito di bianco ed incrociava le mani dietro la schiena. Eiren spalancò gli occhi, inerme, per qualche istante che sembrò infinito, poi reagì: 

“Zio..” 

Qui-Gon fece un sorriso obliquo e annuì, avanzando verso di lei. Lei, però, memore dell'esperienza con Sacha Kalon, indietreggiò. 

“Sei prudente, nipote”, ridacchiò Qui-Gon orgoglioso, “ma puoi abbassare la guardia, ora. Darth Noctis non può arrivare fin qui.”

Eiren rilassò il corpo e avanzò lentamente verso di lui: 

“Sei.. Sei davvero tu?”

“Il tempo che ci è concesso è poco”, rispose Qui-Gon sorridendo, “ma faremo in modo che possa ospitare le tue domande e le mie risposte.”

Eiren fece un sorriso che le annacquò gli occhi: 

“Non posso crederci”, mormorò afferrandogli le braccia e poggiando la testa sul suo petto, “ma come posso.. Come possiamo noi due essere nello stesso posto?”

Il sorriso di Qui-Gon si affievolì, cullò sua nipote tra le braccia per qualche secondo, poi la distanziò per poterla guardare negli occhi: 

“Beh, mettiamola così”, rispose, “questo è il mio posto. E ti sto temporaneamente ospitando.”

A Eiren bastò una manciata di secondi, poi la paura prese il sopravvento su di lei risalendole lo stomaco come un'onda annerita. Si toccò il viso: 

“Sono.. Io sono..?”

“Questo è un luogo di passaggio”, disse Qui-Gon, “la tua vita è appesa a un filo. La battaglia contro il Lato Oscuro ha esaurito le tue energie vitali.”

Eiren si portò una mano dietro la testa:

“Che accidenti è successo? Non ricordo niente. Solo.. Un momento di silenzio totale.

Qui-Gon sollevò le sopracciglia:

“Beh, da lì in poi la storia ricomincia”, disse, “credo che le dinamiche siano più chiare di quanto possano sembrarti.”

“Non sono riuscita a manovrare la mente di Darth Noctis”, commentò Eiren sovrappensiero e delusa, “ricordo di aver mentito. Ho dovuto.. Attaccare Mace perché i Sith si fidassero di me.”

“Ed ha funzionato. Darth Noctis ha fatto leva sul tuo trascorso difficoltoso al Tempio, sulle tue mancanze. Credeva di poter scatenare in te l'odio che avrebbe innescato il tuo passato al Lato Oscuro.”

“Ho finto di aver sposato la sua causa. E poi.. Lui si è come rilassatoNon so spiegarlo, zio, ma da quando Darth Noctis ha soltanto creduto che io fossi passata dalla sua parte, le sue Copie di Forza hanno perso ogni consistenza. Vibravano, come se fossero state instabili.”

“Questo perché Darth Noctis non poteva manipolare la tua mente, ma solo introdursi al suo interno. Ricordi? Entrare nella tua mente e gestire al contempo tutte le sue copie gli richiedeva uno sforzo imponente. Non appena ha potuto riequilibrare la Forza senza dover più violare la tua mente, ha sbilanciato il peso della sua concentrazione.”

“Certo. È stato come se non avesse più ritenuto necessario muoversi di nuovo nella mia mente. Ha abbassato la guardia. E si è depotenziato, consentendomi di entrare nella sua.”

“Alla fine sei riuscita a manipolarlo”, aggiunse Qui-Gon, “ti è costato molto, Eiren.”

Eiren annuì tristemente:
"Il Lato Oscuro ha cantato. Ma non ho sentito quella melodia irresistibile di cui Noctis aveva parlato.."

Qui-Gon sorrise:
"Sei rimasta fedele alla tua missione."

“Ho perso molto sangue”, rispose Eiren, “ricordo che non riusciva a fermarsi. Le mie orecchie.. Sentivo il sangue fluire lungo tutto il mio collo. È stato lì che ho iniziato a sentire silenzio. Soltanto silenzio.”

“Le Copie di Forza di Darth Noctis sono sparite subito dopo”, replicò Qui-Gon Jinn, “hai manipolato la sua sfera di fuoco perché esplodesse nella sala, ma ecco qual è il punto sorprendente, Eiren: nonostante lo sforzo e la concentrazione estenuanti che la manipolazione ti hanno richiesto, hai trovato il tempo e la forza di spingere il Maestro Yoda, il Maestro Windu e Obi-Wan fuori dalla stanza.”

Eiren scosse la testa: 

“Non so come ho fatto”, disse, “ho solo pensato..”

Il pensiero di Eiren corse immediatamente non a se stessa, ma a qualcun altro: 

“Mace.. Come sta Mace? Dov'è? E Obi-Wan? Sono vivi?”

“Sono vivi”, confermò Qui-Gon, “ed è a te che devono la loro vita.”

Eiren sospirò: 

“Sto morendo. Non è così?”

“Le vie della Forza sono infinite, nipote. E la Forza stessa scorre potente in te. Se è finita o meno, sei tu a deciderlo.”

Eiren ci rifletté su un momento: 

“No”, disse, “forse è meglio che io rimanga qui.”

Qui-Gon aggrottò la fronte, sorpreso, e lei continuò: 

“Il mio potere e la mia presenza hanno scatenato tutto questo. E quanto a Obi-Wan.."

Si fermò immediatamente, impaurita da non sapeva neppure cosa: era quasi morta. Le emozioni avrebbero dovuto smettere di far parte di lei, e invece quasi con amarezza constatò che non era per niente così.

"Vuoi dirmi qualcosa?" chiese Qui-Gon, all'apparenza per nulla turbato.

"Sono sicura che tu sappia già tutto", rispose Eiren, "forse lo sapevi da prima che lo sapessi io stessa. Ho ceduto, zio. Ho lasciato che il Lato Oscuro aprisse la strada per raggiungermi."

Qui-Gon poggiò una mano sulla spalla impalpabile della nipote:

"Amare non è una colpa, Eiren", la confortò, "nemmeno per un Jedi. Qualunque Jedi riesca ad equilibrare i sentimenti nella propria vita, assimilandoli alla missione per la quale è nato, sarà sempre lontano dal Lato Oscuro."

"Ho creato solo problemi, Maestro. Forse il mio tempo è davvero finito.”

"È in nome di quell'amore che hai sconfitto il Male. Chiediti se questo non faccia la differenza tra cosa lo è davvero e cosa, invece, no."

Eiren lo guardò quasi stordita, e 
Qui-Gon Jinn annuì lentamente: 

“Le tue riflessioni ti fanno onore, Eiren. Tuttavia, ci sono volontà che si ergono al di sopra della tua e che, in questo momento, hanno stabilito che il tuo posto sia altrove. Al Tempio.”

Eiren esitò, poi disse con cautela:

“Darth Noctis ha devastato ogni cosa. Ha squarciato il Tempio, lo ha violato. Sento che qualcosa è cambiato: i Sith hanno scoperto i nostri punti deboli. Non saremo mai più al sicuro.”

“La tua analisi è corretta”, rispose Qui-Gon, “ma è anche la base dell'equilibrio nella Forza. Gli eventi si ripetono ciclicamente, la Storia succede a se stessa; il giovane Skywalker, Anakin: tu lo hai conosciuto, non è così?”

“Mi dispiace, zio. Non conosco il ragazzo.”

“Lui è il Prescelto.”

Eiren aggrottò la fronte:

“Quello di cui.. Ha parlato la Profezia?”

“È esatto. E perché la Storia si svolga esattamente per come è scritto e tracciato, egli dovrai essere presente nel suo cammino.”

Eiren aggrottò le sopracciglia:

“Io non.. Non posso essere una guida per Anakin.”

“Il Prescelto non è guidato, ma guida a sua volta. Anakin Skywalker sarà il peso che bilancerà l'equilibrio nella Forza, e questo influirà anche sulla tua esistenza.”

“Ma allora.. Cosa devo fare?”

Qui-Gon fece un sorrisetto furbo: 

“Fidarti del tuo vecchio.”

“Cosa..?”

Eiren temette di non aver mai pronunciato quella domanda. Improvvisamente e a una velocità sconcertante, il suo corpo si allontanò da quello di Qui-Gon: la ragazza credette di aver urlato, ma non lo fece mai; piuttosto aprì la bocca per prendere respiro nel vortice in cui si sentiva risucchiata fin dalla radice dei capelli e l'aria che penetrò i suoi polmoni fu vorace e violenta. 

Si risvegliò spalancando gli occhi su un'altra luce, meno fredda e meno bianca, e tutt'altro che infinita. Il suo petto si alzò e si abbassò a gran velocità, come fosse appena riemersa dall'acqua, la luce davanti ai suoi occhi si ridimensionò ed assunse le forme umane e concrete di una lampada. Sotto le sue dita che lentamente recuperavano sensibilità il tocco era soffice, Eiren riconobbe un letto: il suo olfatto si acuì lentamente finché un forte odore di medicinale non le invase le narici. 

Era in ospedale? 

Gli occhi di Eiren schizzarono ovunque, si levò a sedere con la schiena che faceva male, aveva ancora indosso quella specie di tunica bianca che portava davanti a Qui-Gon, si guardò le mani: riusciva a muoverle. 

Intorno a lei qualcosa si mosse così velocemente che la spaventò. 

Eiren Jinn è..

Ma questo è impossibile!

Chiamate un medico, presto!

Voci. Tante voci. Tutte impastate, confuse, accavallate le une sulle altre. Che stava succedendo? 

Si toccò la testa dolorante, strinse gli occhi. 

Zio Qui-Gon.

Mentre un infermiere le afferrava delicatamente i polsi lei lo guardò negli occhi, e lui trasalì: 

“Eiren-Kal”, disse flebile, “sei.. Sei proprio tu?”

Eiren non capì quella domanda. Un brusìo maledetto continuava a ronzarle nella testa senza sosta. Annuì per quel che poteva, poi si sforzò a rispondere perché temeva che la voce non la seguisse nell'intenzione: 

“Sì”, mormorò, “ho sete.”



 

***


La notizia si sparse velocemente come un'epidemia: Eiren Jinn era viva. 

I medici non riuscivano a spiegarselo in alcun modo. A nulla era valsa la tavola rotonda imbastita per analizzare, definire, capire cosa fosse andato storto nelle cure e cosa, invece, avesse funzionato, perché nessuno del team medico ne veniva a capo. 

A costo di sembrare insistenti, era stato più volte ripetuto il tracciato cerebrale e cardiaco a Eiren che però sembrava in perfetta forma: man mano che i controlli si approfondivano, venivano a galla alcune complicazioni. 

“Quello che ti è accaduto ha del miracoloso”, disse il medico togliendosi lo stetoscopio di dosso, “è soltanto alla Forza che possiamo attribuire un risultato del genere.”

Eiren annuì: 

“Già”, disse sciogliendo i polsi e ricostruendo l'immagine di suo zio nella mente, “suppongo che sia così.”

“Le complicazioni che ti ha causato la manipolazione permarranno. Dovrai andarci cauta.”

“Peggiorerà?”

“Questo dipende soltanto da te.”

Due infermieri l'aiutarono a vestirsi mentre i passi familiari di Jocasta Nu correvano riempiendo l'aria del corridoio. Quando la donna fu giunta al cospetto di Eiren, i suoi lineamenti erano ancora perfettamente come la ragazza li ricordava: nitidi e materni. 

Quando i loro sguardi si incrociarono sull'uscio della porta, gli occhi di Jocasta si annacquarono. La donna portò una mano alla bocca: non poteva crederci. 

Eiren..

La ragazza batté le palpebre più volte, scese dal lettino lentamente, si aspettò che Jocasta le andasse incontro con foga e pertanto si preparò fisicamente, ma quello che arrivò dalla Responsabile degli Archivi Jedi non fu che una stretta dolce e morbida, rassicurante, lunga, data con cautela. 

Eiren abbracciò Jocasta di rimando sentendo quasi un formicolìo alle dita per la sensazione ritrovata. 

“Eiren”, sussurrò la donna prendendo il viso della ragazza tra le mani, “tu.. Ma come..?”

Eiren fece un sorriso, accarezzò le mani di Jocasta e annuì: 

“Zio Qui-Gon”, disse a bassa voce, “è stato lui.”

Jocasta aggrottò gli occhi e fece un sorriso incredulo: 

“Qui-Gon..”

Eiren annuì, le venne spontanea una risata. Le due si abbracciarono strette e, nella confusione che la circondava, Eiren capì che la vita era tornata a scorrere dentro al suo corpo. 

Prese un respiro lungo, profondo: l'aria penetrava i suoi polmoni, le sue dita si muovevano, le sue labbra sorridevano. Si portò una mano alla bocca, il personale medico si strinse attorno a lei toccandola e dicendo “che la Forza sia con te”. Jocasta l'aiutò a scendere dal lettino, a muovere i suoi nuovi, primi passi. 

La notizia che Eiren Jinn fosse tornata alla vita fece il giro del Tempio in pochi istanti, ma non fu altrettanto per il resto della Galassia, dove le voci non arrivarono tempestivamente. 

Mace Windu e Obi-Wan Kenobi si erano allontanati dal Tempio senza parlarsi, consapevoli di non voler essere presenti quando Eiren sarebbe stata addormentata. Il Maestro Yoda, invece, venne informato tempestivamente. 

“Maestro Yoda”, disse un giovane Padawan, “devo.. Devo dirle una cosa.”

Nella sala del Consiglio ormai quasi completamente ricostruita, Yoda si voltò con lentezza ruotando sul proprio vecchio bastone:

“Ascolto io ti porgo, giovane Padawan”, disse. 

Il ragazzo prese un lungo respiro:

“Eiren Jinn. Si tratta.. Di Eiren-Kal Jinn.”

Yoda assottigliò le palpebre rugose, qualcosa nella Forza si mosse di nuovo:

“Eiren.. Viva è”, mormorò. 

“È esatto, Maestro”, confermò il Padawan, “si è.. Risvegliata dal coma. Da sola, pare.”

“Ah.. Da sola, tu dici..”

“È quanto.. Quanto sostengono i medici, Maestro.”

Yoda si concentrò per un attimo, chiuse gli occhi e protese il viso verso l'alto: sì. 

Un sorriso si spalancò sulle sue guance rugose. Quella era proprio Eiren Jinn. Espirò profondamente e con delicatezza, poi replicò: 

“Oggi la Forza con grande potenza si è manifestata al Tempio. Da Eiren conducimi, ti prego, giovane Padawan.”

E il ragazzo così fece. Scortò un veloce e impaziente Yoda nelle stanze mediche dove Eiren, reggendosi al braccio di Jocasta, ricominciava ad esercitarsi nel cammino e nell'uso delle braccia. Un piccolo passo alla volta, sorretta dai medici e da Jocasta, incrociò lo sguardo di Yoda nell'esatto momento in cui percepì la sua presenza nella stanza. 

Eiren spalancò gli occhi, ancora affaticata da tutte le forti emozioni provate in pochi istanti; Yoda, commosso, si sporse verso di lei con un inchino solenne: 

“Eiren Jinn”, disse rauco, “la Forza una prova difficile richiesto ti ha. Onorati siamo, e felici, di poterti riabbracciare. Tutte le nostre vite ti dobbiamo.”

Con gli occhi lucidi Eiren portò la mano al petto e s'inchinò:

“Dovere, Maestro Yoda”, rispose, “avrei dato la mia vita al Tempio, se fosse stato necessario. Mi scuso per la confusione che ho generato nei vostri animi.”

Yoda afferrò le mani di Eiren tra le proprie, piccole e ruvide: Eiren non le aveva mai toccate prima di quel momento. Quello del Maestro era un tocco dolce e paterno. 

“Giovane, coraggioso Cavaliere”, disse solennemente, “siamo noi che le nostre scuse a te dobbiamo. Il Consiglio molto a lungo la distanza da te ha mantenuto; altro non siamo che uomini, ed all'errore esposti. Ma ciò non ci giustifica. Perdono io ti chiedo, Eiren. Per averti costretta a mentire.”

Gli occhi di Eiren divennero lucidi, Jocasta le strinse forte il braccio in cenno di vicinanza. 

“Non c'è niente da perdonare, Maestro”, rispose, “mentire era l'unico modo. Sono addolorata.”

Yoda annuì: 

“Addolorati noi siamo, per averti portata a tanto.”

“Ho dovuto colpirlo. Ho dovuto.. Colpire il mio Maestro.”

Yoda strinse le mani di Eiren con affetto e fiducia: 

“Lui saprà il perché.”

Eiren chinò lo sguardo e poi chiese mestamente: 

“Dov'è?”

Yoda sospirò: 

“Un ritiro spirituale egli ha scelto”, rispose, “per poter ritrovare se stesso.”

“Oh.”

“Molto in colpa egli si sente, per aver pregiudicato il tuo futuro, Eiren-Kal.”

“La prego di contattarlo, Maestro Yoda”, rispose frettolosamente Eiren, “deve sapere che sono viva. Deve tornare qui.”

Un groppo alla gola tentò di bloccare le parole di Eiren, ma le scalfì appena: 

“Ci sono.. Cose che devo dirgli. E non posso più aspettare. Ho aspettato già abbastanza.”

Yoda annuì e fece per voltarle le spalle, ma Eiren lo richiamò col cuore in gola: c'era un ultimo nome, forse il più importante, di cui le interessava sapere. 

“Il Maestro Kenobi”, disse d'un fiato, “lui..”

Yoda fece un mezzo sorriso reggendosi sul bastone: 

“Di ritorno da una missione egli è”, rispose, “di certo la notizia che la nipote del suo Maestro è sopravvissuta, il suo rientro accelererà.”

La nipote del suo Maestro. 

Eiren vide improvvisamente il confine che il Tempio aveva tracciato, nella relazione tra lei e Obi-Wan: lui era l'allievo di Qui-Gon Jinn, lei era sua nipote. Il Consiglio dava per scontato il legame che correva tra di loro, era innegabile che ci fosse, perfino lo vedeva di buon occhio - o non avrebbero mandato Obi-Wan in missione con lei; peccato che la natura di quel rapporto fosse stata del tutto travisata. E decisamente diversa da come il Consiglio la percepiva. 

Immersa in pensieri complicati e quasi di sollievo, di cui Eiren ebbe paura perché sperava che l'atteggiamento di Yoda occultasse quel sentimento, Eiren perse di vista il Gran Maestro che si era già diretto verso la Sala del Consiglio. Alzò il braccio per richiamarlo, ma si sentì improvvisamente debole: non era ancora il momento giusto per reggere sforzi fisici tanto importanti. 

Sospirò profondamente, si appoggiò a Jocasta e aspettò che le gambe smettessero di formicolare. 



 

***



 

Quattro giorni dopo. 


Non era stato facile, ma finalmente era riuscita ad arrivare fino ai dormitori e nella sua stessa stanza senza l'aiuto di qualcuno che la sorreggesse. Fatto salvo il primo giorno, Eiren cominciava a mal sopportare il fatto di essere così poco autonoma dopo due intense settimane di coma. Ma non c'era stato verso di tenerla inchiodata nel Corpo Medico: aveva chiesto a più riprese di esercitarsi a camminare e aveva intensificato l'attività il più possibile. Voleva che Windu la ritrovasse nel pieno delle forze al suo ritorno, o almeno in condizioni decenti. 

Faceva tutti i giorni esercizi fisioterapici per la ripresa della mobilità del corpo, e a nulla erano valsi gli avvertimenti o peggio, le minacce dei medici, per trattenerla. Si sentiva perfettamente in grado di recuperare il controllo senza farlo gradualmente. 

Yoda e Jocasta la supportavano in tutto, ma c'erano momenti in cui Eiren preferiva la solitudine. Tutte le volte in cui riusciva a chiudersi la porta della camera da letto alle spalle, tirava un sospiro di sollievo col quale pareva lasciar andare tutta la pressione accumulata nel corso della giornata. 

Al Tempio, da quattro giorni a quella parte, tutto era diventato una processione, un bagno di folla. Tutti i Jedi le stringevano la mano, i bambini l'abbracciavano stretta, le dicevano che la Forza sia con te. 

Eiren era estremamente grata per tutto quell'amore e quella cura, ma non riusciva a sottovalutare quanto i medici le avevano riferito in merito alle conseguenze della battaglia. Il quadro non era per nulla incoraggiante, anche se a livello fisico era stato quasi tutto tracciabile nei minimi dettagli nel breve e nel lungo periodo.

Tanto per cominciare, avrebbe avuto importanti conseguenze sulla coordinazione braccia-gambe per qualche mese, e sarebbe stata vittima di forti mal di testa, vuoti di memoria e perdite dell'equilibrio. Le epistassi tipiche della manifestazione del suo potere sarebbero potute diventare più frequenti anche senza manipolazione mentale e avrebbe potuto riscontrare qualche difficoltà nel linguaggio, faticando a trovare le parole per esprimersi o parlando più lentamente di quanto il suo cervello pensasse. 

Le sue dita sarebbero state meno veloci del solito e più soggette a scatti involontari, e la sua capacità di generare figli era definitivamente compromessa, avevano detto i medici. Non si sarebbero mai sbilanciati se non fosse stata proprio Eiren a chiedere di farlo: 

Siate più onesti che potete,
 aveva chiesto perentoria, da questo dipenderà la direzione di tutta la mia vita.

E così era stato. Alla richiesta di Eiren di avere stime e numeri spietati e concreti, i medici avevano risposto che la sua fertilità era diventata simile a quella di una donna di oltre sessant'anni di età. Il suo corpo si era come sgonfiato, avevano detto.

Una possibilità su un miliardo. 
Quello era il suo grado di fertilità. 

Al momento della manipolazione mentale contro Darth Noctis, Eiren aveva dato tutto ciò che aveva e il suo impianto riproduttivo aveva avuto la peggio. 

La ragazza aveva preso atto della cosa, consapevole che essendo un Jedi l'idea di una gravidanza sarebbe stata comunque fuori discussione, ma non era riuscita a trattenere un barlume di malinconia nel sentirsi mutilata fino a quel punto. 

Guardando fuori dalla propria finestra, che affacciava sui giardini interni, Eiren sospirò a lungo e chiuse gli occhi, recuperando le forze prima di tornare a dedicarsi agli esercizi. 



 

***


“Generale Kenobi, c'è un messaggio per lei da parte del Tempio.”

“Non adesso, J3-PO.”

“Sono consapevole del suo stato d'animo e delle impellenze da gestire, Generale, ma mi riferiscono l'urgenza della comunicazione.”

Seccato dall'insistenza del droide che lo seguiva a pie’ pari, Obi-Wan sospirò e si fermò sul posto, guardandosi intorno: era fuggito quanto più lontano possibile in tutta la galassia per prendere fiato e scansare l’eventualità che il Tempio lo contattasse. Mille strani sentimenti si affollavano nel suo cuore: la rabbia e il dolore da dover contenere, la confusione, l'amore provato per Eiren che non avrebbe più saputo dove mettere una volta che la ragazza fosse morta - sì, quel viaggio gli era servito soprattutto per quello: abituarsi a chiamare le cose con i loro nomi. 

Eiren era clinicamente morta. Prima di separarsi, lui e Mace Windu si erano perfino definitivamente arresi alla possibilità prospettata dai medici di indurle un'eutanasia perché soffrisse il meno possibile. Non c'era altro di cui discutere. A fior di labbra avevano commentato la cosa con distacco, poi annuendo si erano voltati le spalle a vicenda, dirigendosi in due punti della Galassia completamente opposti e lasciando sgomitare i reciproci sensi di colpa. 

L'uomo Obi-Wan avrebbe combattuto fino all'ultimo barlume delle proprie forze per trattenere Eiren con sé, affinché la vecchiaia non lo costringesse a dimenticare il suo volto. Avrebbe costretto il Corpo Medico a lavorare giorno e notte per cercare una cura, una soluzione, sarebbe andato a cercarne personalmente una fino in capo all'universo; ma il Cavaliere Obi-Wan, il Maestro e il Generale avrebbero fatto la volontà di Eiren: lasciarla andare con dignità. 

Eiren si era riunita alla Forza, proprio come suo zio prima di lei. Da quando si era allontanato dal Tempio, Obi-Wan non aveva potuto fare a meno di notare quanto l'influenza della famiglia Jinn avesse formato il proprio carattere. Con i Jinn avrebbe avuto un debito eterno, che non avrebbe mai più potuto ripagare. 

Si era fatto violenza per familiarizzare quanto più possibile con quel pensiero doloroso, e tra le dune di quel desertico e minuscolo pianeta stava soltanto aspettando che il suo corpo assorbisse il colpo, che quel pensiero diventasse parte integrante delle sue fibre e delle sue ossa.

Tuttavia, non sembrava affatto un'impresa semplice. 

“Non prendo in carico messaggi, PO. Te l'ho già detto.”

Il droide protocollare esitò per un istante, poi riprese: 

“Desolato di dover insistere, Generale. Si tratta di Eiren Jinn.”

   
 
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