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Autore: elenabastet    26/03/2024    2 recensioni
Dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema.
Genere: Drammatico, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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LA SOGLIA

 

Rating: passione e amore con qualcosina di hot, paranormale, mistero

Fandom: Lady Oscar.

Note: dopo aver partecipato ai moti del 13 e 14 luglio, Oscar decide di tornare a casa con André che vuole chiarire alcune cose e non abbandonare sua nonna. Ma presto dovranno fare i conti con visite e confronti scomodi, mentre fuori tutto crolla e arriva il vento del Terrore e della Rivoluzione. In parallelo, una giovane donna con un segreto inquietante inizia un nuovo lavoro in un posto interessante ma che può crearle qualche problema. I cinefili riconosceranno qualche riferimento man mano che si andrà avanti.

 

Prologo

“André, hai ragione tu. Torniamo a casa, non possiamo abbandonare tua nonna e devo comunque parlare con mio padre e chiarire la mia posizione!”, disse Oscar, in groppa a Cesar, rivolta all’amato.

“Sono contento che tu voglia fare questo, ma devi essere convinta, non voglio forzarti”, rispose André.

“Te l’ho detto l’altra mattina e l’ho detto anche agli altri Soldati, io ti seguo sempre d’ora in poi, quello che tu mi dici di fare io lo faccio”, disse lei, risoluta.

André sorrise con dolcezza, vedendo la sua indomabile e coraggiosa Oscar mostrargli di nuovo il suo amore.

“Io voglio che tu mantenga la tua libertà e faccia le tue scelte”, disse ad un tratto André.

“Ma io scelgo di stare con te per sempre, perché credo in quello in cui tu credi, amo quello che tu ami e voglio quello che vuoi anche tu”, disse Oscar con dolcezza.

André avvicinò il suo cavallo Alexander a Cesar sopra cui stava Oscar e la abbracciò, baciandola. I due animali rimasero tranquilli, del resto non era la prima volta, in quei giorni, che assistevano ad effusioni dei loro compagni umani, un qualcosa che li rendeva felici.

“Su, andiamo a casa, non vorrei che ci sorprendesse la pioggia”, disse poi André. Era vero, il sole estivo era scomparso e nuvoloni neri ingombravano il cielo.

Arrivarono in vista del cancello di palazzo Jarjayes mentre stavano cadendo le prime gocce d’acqua. Riuscirono a mettere Cesar ed Alexander al sicuro nella scuderia e poi corsero sotto la pioggia, una pioggia calda, da luglio, non gelida come c’era stata fino a giugno mentre montavano la guardia fuori dalla Sala dell’Assemblea nazionale. Una pioggia che Oscar conosceva bene, per quello che le aveva provocato.

Spalancarono la porta di casa mentre un lampo illuminava l’interno: era tutto silenzioso.

“Padre!”, chiamò Oscar.

“Nonna!”, chiamò a sua volta André.

Nessuno rispose. La porta dietro di loro si chiuse sbattendo per un soffio di vento. I lampi illuminarono l’ingresso, lo scalone che portava al primo piano, e l’infilata di stanze in basso. Oscar e André le percorsero: non c’era nessuno in casa, Oscar sapeva che la madre era a Dijon da sua sorella Marianne, ma non aveva idea di dove potessero essere suo padre, la nonna di André, le cameriere Mireille, Lucille e Cecile, e nemmeno Didier, il valletto del generale. Era una cosa molto strana.

“Mio padre è probabilmente a Versailles con Didier”, disse Oscar, “ma non ho idea di dove possano essere tua nonna e le ragazze...”

“Spero non sia successo loro niente, quello che è capitato a Parigi è davvero qualcosa di sconvolgente, nulla sarà più come prima”, disse André, pensieroso. Scontri, sangue, morti… e poi la capitolazione della Bastiglia, con Oscar grande protagonista nell’assedio, a dirigere le cannonate verso la fortezza, che aveva dovuto arrendersi dopo ore di resistenza, durante le quali André aveva temuto più volte per l’incolumità della sua donna.

“Lo avranno saputo?”, chiese Oscar, più a se stessa.

“Credo che le notizie di quella portata viaggino in fretta”, disse André.

“Ci accuseranno di diserzione”, disse Oscar.

“Non conviene, a Parigi ci hanno acclamati come eroi, ti hanno acclamata come una condottiera da leggenda… tu hai lasciato il merito dell’impresa della Bastiglia ad Alain ed Hulin, ma eri tu a dirigere il fuoco e questo nessuno lo dimenticherà mai...”

“André… credo che questa nuova Francia abbia ancora molta strada da percorrere verso la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza. Ma come ti ho detto, io adesso voglio pensare a noi...”

André si voltò verso la sua amata e la abbracciò. Oscar gli aveva rivelato il suo segreto, la sua malattia, la diagnosi del dottor Lassonne e sapeva della situazione del suo occhio ormai quasi cieco. Era sopravvissuto per miracolo agli scontri di quei due giorni, ricordava quando Alain lo aveva portato via durante quella carica, ma era meglio non forzare ulteriormente il destino.

“Certo, Oscar, non verranno a cercarci e a punirci, non temo nemmeno più tuo padre, tanto ormai ci siamo sposati, staremo insieme per sempre”, disse André, iniziando a dare piccoli baci sui capelli di lei, poi scendendo con la bocca sul resto del suo volto, felice finalmente di essere libero di amarla, e di sentire l’amore di lei, appassionato, totale, finalmente venuto fuori.

Oscar apprezzò quei baci, fermandosi un attimo a guardare sulla parete del salotto dove si trovava con André il suo ritratto. Aveva scelto di farselo fare perché sentiva il bisogno di lasciare qualcosa di sé dietro, mentre tutto sembrava precipitare e non sapeva se da un giorno o l’altro ci sarebbe stata ancora. Ora, però quel quadro le dava una sensazione di serenità, era un ricordo ma anche una testimonianza della sua vita, da lasciare alla sua famiglia, che voleva però vedere ancora una volta.

Poi, ad un tratto, notò che c’era qualcosa sul tavolo nell’altra sala dopo.

“Guarda, André, tua nonna ha pensato a noi, ci ha lasciato da mangiare!”

C’erano le specialità di nonna Marie, la quiche lorraine, una torta bretone e un po’ di frutta, con sugose mele su cui si buttò André.

La stanchezza e il dolore di quei giorni era quasi svanita: Oscar sfiorò la mano di André con dolcezza, sapendo e capendo che forse potevano esserci altri bisogni da soddisfare, da parte di lui… ma anche suoi, amava stare tra le sue braccia, gustare il calore del corpo di André, lasciarsi travolgere da una passione intensa e che la travolgeva, la appagava e la completava.

Iniziarono a baciarsi, con dolcezza e passione, con fame di vivere al massimo la loro vita e con volontà di saldare un rapporto che durava da una vita. Salirono le scale continuando a baciarsi ed arrivarono nella stanza di Oscar, passando nel salottino accanto al clavicembalo e al violino, posato nella sua custodia sopra il mobiletto, come l’aveva lasciato lei.

Stavolta, caddero entrambi abbracciati, quasi ridendo, sul letto di Oscar. Le loro uniformi, umide per la pioggia, iniziarono a sparire: André slacciò pian piano la camicia ad Oscar, baciandole la pelle man mano che la denudava, godendo dei gemiti di apprezzamento quando dedicò attenzione ai suoi seni. Non avrebbe mai più rinnegato di essere donna, ma voleva essere donna a modo suo, ed era quello che André amava.

Tutto il tempo del mondo… André voleva avere tutto il tempo del mondo per amarla, avrebbe lottato contro quella diagnosi di sei mesi del dottor Lassonne. Lo giurò a se stesso, mentre godeva il suo piacere, baciandola nei suoi recessi più intimi, sentendola viva, felice, fremente, alla sua mercé. No, non sarebbe morta, lui avrebbe fatto di tutto per tenerla con sé, non poteva lasciarlo così. Fu un’unica cosa con e dentro di lei, la fece di nuovo sua, unendosi ad Oscar.

Lei lo assecondava, lui era parte di lei e della sua vita da sempre: quel calore la faceva stare bene, si sarebbe salvata, non l’avrebbe lasciato solo né avrebbe mai lasciato che glielo portassero via, non c’era vita senza di lui, da nessuna parte. Ogni attimo con lui valeva un’eternità, era un tempo indefinito da amare.

“Con te sento di vivere, con te voglio vivere, tu mi fai sentire viva”, mormorò prima di lasciarsi andare alla passione e accogliere il desiderio pulsante di André. Per un attimo, pensò che forse, prima o poi, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto esserci una nuova vita a sbocciare in lei, grazie al loro amore. Un motivo in più per combattere e vivere, no, non doveva finire tutto in sei mesi.

Oscar si strinse ad André, addormentandosi finalmente, dopo quelle ultime giornate di fatica e di pericolo, sentendo il suo sesso impertinente contro la sua coscia, ora tranquillo, il suo cuore che palpitava contro il suo petto, la sua presenza costante.

“Chissà dove sono andati tutti….”, mormorò Oscar.

“Veramente vorrei saperlo anch’io”, disse André mezzo addormentato. Ma ora voleva pensare a loro due, alla loro nuova vita insieme appena iniziata.

 

Inizio così questo nuovo lavoro, sempre in mezzo alle anticaglie, come direbbe qualcuno pensando di offendermi, ma non è così.

Io in mezzo alle cose antiche mi trovo bene, anche se non è vero che sono morte, parlano e ci parlano, raccontano tante storie e io le sento tutte, da molto tempo. Ed anche Mitzi e Leopold, i miei due gatti, sentono questo e cominciano con me questa nuova pagina della mia vita.

Questo è un bel posto, sulla carta: un lavoro da restauratrice, il mio lavoro alla fine, con alloggio presso la dimora che devo restaurare. Un posto da dove sono scappati in tanti, perché dicono che succedono cose strane, anche pericolose. Mi sono arrivate voci sul perché in tanti mollano, voci che non sono leggende metropolitane e io lo so bene.

Io ci vivo con certe cose da una vita, so che sono vere, so che non sono sempre da avere paura, ma a volte sì. Ma capisco chi le teme, e, se anche gli altri sentono qualcosa, non mancheranno le sorprese e i momenti forse non facili e voglio essere ottimista.

Vorrei non convivere con questa cosa, non l’ho scelta, ma c’è e non ne posso fare a meno.

Ho attraversato un viale di ciliegi in fiore, durano pochissimo, come le tante vite brevi spezzate, che a volte tornano in un’altra forma. Ecco la mia nuova casa e il mio nuovo posto di lavoro: questa dimora antica è stupenda, non c’è che dire, certo c’è da lavorare, ma meglio così, ed è una giornata bellissima, c’è il sole, tutto sembra perfetto e. Ma è quando c’è il sole che le ombre si vedono di più e penso a questo mentre chiudo la porta e disfo le valigie. La mia nuova vita è iniziata a qualunque cosa mi porterà e qui c’è senz’altro molto più del solito a cui sono abituata.

 

 

  
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