The Vision of Escaflowne
«Il Richiamo della Terra»
17
Barlume di un Inizio
« Un’attrazione esiste.
Presto la Ragazza della Luna dell’Illusione
Farà ritorno su Gaea. »
Quando riaprì gli occhi, la prima persona che vide, fu sua madre.
« Hitomi, figlia mia, finalmente ti sei svegliata. »
La luce del giorno sembrava davvero forte, si trovava su un prato. In pochi
istanti capì che si trovava nel suo giardino.
Un cinguettio delicato e vivace si frappose al suono del vento che le
accarezzava i capelli.
Indossava ancora i pantaloncini corti e la canottiera che usava per allenarsi.
« Possibile che tu abbia dormito per tutto questo tempo? Avresti potuto riposare
in casa dopo la corsa anzi che crollare qui sul prato! Non sei più una bambina!
»
Hitomi sbatté più volte le palpebre, confusa.
« Mamma..? » domandò guardandosi intorno, soffermandosi poi sul viso della
madre che la guardava perplessa.
« Hitomi, la prossima volta non sforzarti così tanto, la Festa dello Sport non
sarà che fra tre settimane, avrei avuto bisogno del tuo aiuto in cucina. »
Hitomi si sollevò e guardò il cielo, era il tramonto. Il sole era oramai calato
e già le luci della città si erano accese, dietro di lei la sua casa, non era
cambiato nulla.
« Sono tornata? » domandò, più a se stessa che a sua madre, oramai sulla porta
di casa.
Si chinò appena, prendendo il suo borsone, che evidentemente aveva lasciato a
pochi passi da lei e si diresse dentro casa.
Il calore dell’acqua calda si diffuse per tutto il suo corpo, rilassandolo nel
profondo.
Sua madre le aveva preparato un bagno caldo, l’ideale dopo aver corso per tutto
il pomeriggio. Solo che.. lei non ricordava affatto di aver corso.
Non aveva dimenticato un solo istante di ciò che le era successo su Gaea.
« Ma se io sono qui… allora!! »
La consapevolezza si diffuse nella sua mente, risvegliandola completamente.
« Gaea sarà distrutta..» il fiato le si bloccò in gola.
« Van.. »
« Non temere. »
Hitomi si voltò, aveva riconosciuto la voce di sua nonna.
Era ancora in piedi davanti a lei, come l’ultima volta che l’aveva vista. Non
era più tanto giovane e le teneva un asciugamano.
« Nonna.. ma tu..! »
« Io non sono più in questo luogo. E nemmeno tu. Sei nelle coscienze dei tuoi
genitori, nell’animo di tua madre e di tutta la tua famiglia. Sei nei loro
sogni. »
Hitomi sobbalzò. « Quindi, vuol dire che sto dormendo? »
La donna scosse il capo, sorridendo.
« No. I tuoi genitori ti stanno sognando. Questo è l’unico modo per rivelare
loro la verità. »
Hitomi l’osservò, perplessa.
« Che cosa vuol dire? »
« Significa semplicemente, che uno dei tuoi desideri si è avverato.
Restare su Gaea, ma anche quello di poter rivelare ai tuoi genitori che cosa ti
è successo e dire loro che stai bene e che non devono preoccuparsi. »
Hitomi comprese e sorrise.
« Ti ringrazio, nonna. Sei sempre stata qui con me per aiutarmi. »
« Il tempo è un cerchio, Hitomi. Ed il tuo destino è circolare come lo
era il mio, ma tu hai potuto vivere quello che a me non fu concesso. Ma
non temere, anche sulla Terra, così come su Gaea esistono persone meravigliose e
non ho rimpianti. Il ciondolo che ti ho dato ti avrebbe condotta a questo:
essere la custode dell’antico potere di Atlantide e degli abitanti di Gaea. »
Hitomi sorrise, non avrebbe lasciato nulla in sospeso, anche se quello fosse
stato un addio definitivo.
S’inchinò con sincera riverenza davanti alla sua famiglia riunita al tavolo.
Tutti erano perplessi e sua madre era in lacrime.
« Potrai tornare a trovarci, Hitomi? » domandò quest’ultima con voce rotta dal
pianto.
« Certamente, poiché i vostri sentimenti mi raggiungeranno, potrò sempre trovare
la strada per ritornare da voi. »
Suo padre sorrise e suo fratello minore gli schiacciò l’occhiolino.
« La prossima volta portaci un souvenir! »
Hitomi sorrise, e si avvicinò ancora ad una volta ai suoi familiari.
« Abbi cura di te, Hitomi. »
La voce di suo padre la rasserenò, anche lui aveva capito quanto fosse
fondamentale la sua esistenza per tutto il pianeta di Gaea.
Stringendoli con forza sentì le loro coscienze svanire ed i loro colpi
dissolversi. Si stavano svegliando dal loro sogno, ed anche lei.
Sorrise alla sua famiglia un’ultima volta prima di abbandonare quella
dimensione.
L’ultima cosa che vide fu il sorriso di sua nonna e la mano alzata in segno di
saluto.
Umido sulle guance.
Una sensazione fredda, qualcosa di bagnato sul suo viso.
Pioggia?
Hitomi, aprì stancamente gli occhi, prima che li richiudesse in fretta, a causa
della luce.
Sentiva una voce, forte nelle sue orecchie, ma che non riusciva a decodificare,
conosceva quella voce ma il suo cervello non si era ancora del tutto svegliato
per poter capire che cosa stava accadendo.
Poi sentì che la luce che affliggeva i suoi occhi d’un tratto fu oscurata dalla
presenza di qualcuno che la cingeva per le braccia. Fu allora che riebbe
coscienza del suo corpo.
Una mano le accarezzò il viso, togliendo quelle umide gocce dalle sue guance.
Riaprendo di nuovo gli occhi, scorse una sagoma umana, illuminata come una
divinità dal sole che si lo illuminava dall’alto.
« Hitomi! »
Finalmente riusciva a comprendere, il proprio nome e quella voce familiare che
non avrebbe potuto confondere con nessun’altra.
Il suo viso si distese ed i muscoli delle labbra si inarcarono in un sorriso.
« Van.. ho sentito che mi stavi chiamando. »
Si riscoprì più debole di quanto immaginasse, parlare le sembrava un’impresa,
eppure, la gioia che provava in quel momento avrebbero potuto farla librare in
aria.
« Si, Hitomi. Ti prego, perdonami... »
Le mani che le strinsero le spalle si spostarono verso il suo collo,
sollevandolo lentamente prima che quelle labbra che avevano pronunciato parole
così sincere, si posassero sulle proprie, in un bacio lento e fuggevole, ma che
aveva risvegliato nuove sensazioni.
Si scoprì desiderosa di ricambiare quel contatto, riuscendo soltanto a muovere
appena le labbra su quelle dell’uomo, che aveva approfondito il gesto e premuto
le labbra con più forza su quelle sue.
« Perché mi chiedi scusa Van? » domandò Hitomi, sollevando il viso e riaprendo
gli occhi. Il Re di Fanelia aveva ancora gli occhi pieni di lacrime, ma la gioia
del suo volto era impagabile, insieme al suo rimorso.
« Perché stavo per lasciare che quella cosa ti portasse con se, perché non sono
stato abbastanza forte da proteggerti ed evitare che il potere di Gaea ti
risucchiasse. Io, sono stato inutile! »
Hitomi ne percepì il sincero rancore prima ancora che la sua mano stringesse
fortemente la propria che si risvegliava dolcemente a quel tocco, formicolando.
« Ti sbagli Van.. se non fosse stato per te, avrei deciso di restare in quel
luogo. È stata la tua voce a condurmi di nuovo qui. Hai visto..? Te lo dicevo
che i tuoi sentimenti mi avrebbero raggiunta.. » sorrise prima che le sue mani
scivolassero prive di forza parallele al terreno. Vide Van allarmarsi per
qualche istante, prima che ne udisse la voce chiamarla ancora una volta per
nome. Seguirono altre voci, tutte familiari, tutte conosciute e pensò di essere
al sicuro. Poi non vide più niente, lasciò che le sue membra si adagiassero
completamente al sostegno delle forti braccia dell’uomo che amava, prima di
sprofondare in un sonno ristoratore.
« Hitomi!! »
Il suo nome, ancora ripetuto, ancora chiamato. Ma perché?
Il sole accecò i suoi occhi ancora chiusi, svegliandola del tutto.
« Van..? » cercò di mormorare, mettendosi un braccio sugli occhi, la luce era
troppo fastidiosa.
« Hai davvero un’immaginazione meravigliosa, Kanzaki. »
Hitomi sussultò: conosceva quella voce.
« Sempai Amano?! » dandosi uno slancio con gli addominali, si mise a sedere,
riaprì gli occhi velocemente, riuscendo a scorgere il viso del suo compagno di
classe, seduto accanto a lei.
Si trovavano in una collinetta che dava sul mare, proprio all’interno della loro
scuola.
« Finalmente ti sei svegliata.. » riprese lui, con un sorriso sul volto.
« Eh già! Ancora cinque minuti e ti avremmo lasciata qui! »
Hitomi si volse, riconoscendo anche la seconda voce.
« Yukari, sei proprio tu! » e con entusiasmo l’abbracciò finendo
nuovamente sul prato.
« Ehi, ehi! Così mi schiacci, Hitomi! Si sono proprio io che diamine ti è preso
adesso?! » Yukari sorrideva e le sue parole erano ridenti così come i suoi
occhi, ricambiava l’abbraccio cercando di risollevarsi nuovamente per mettersi
seduta.
« Io.. cos’è successo? » Hitomi riconobbe che a quel punto, sarebbe stato
inutile cercare di intuire da sola cosa stava accadendo.
« Ma come, non ricordi? » intervenne il ragazzo alla sua sinistra, in tono
perplesso.
« Hitomi, certo che sei proprio incorreggibile! » esclamò Yukari,
schiacciandole l’occhiolino. « Ci hai appena raccontato una storia assurda per
giustificare la tua lunghissima assenza e poi ti sei addormentata! Ma insomma, è
questo il modo di interrompere una storia così avvincente? »
Hitomi sorrise, sollevandosi in piedi. La seguirono gli attenti sguardi dei suoi
migliori amici.
« La storia si conclude con un ritorno. Devo andare. » disse lei, con
un’espressione tranquilla in volto.
La prima a reagire fu proprio Yukari.
« Che cosa?! Ma Hitomi, che cosa stai dicendo?! »
« Si, Kanzaki. Cosa stai cercando di dirci? » intervenne anche il
ragazzo.
Entrambi si alzarono, mettendosi davanti ad Hitomi.
« Quello che vi ho raccontato è vero e anche se adesso voi state sognando, in
fondo lo avete sempre saputo. Perdonatemi se vi ho fatto preoccupare. »
Gli occhi di Yukari si riempirono di lacrime, allargando le braccia strinse
Hitomi.
« Ma tu sei la mia migliore amica, come farò senza di te?! Perché devi
partire?! »
Hitomi strinse l’amica a se e con la mano destra andò ad accarezzarle la testa.
« Per lo stesso motivo per cui, qualcuno rimane. » e alzò la testa verso il
Sempai Amano, che arrossì e volse il capo leggermente di lato, di chi è stato
colto in flagrante.
« Hitomi ma verrai a trovarci? » domandò la ragazza ancora abbracciata ad Hitomi.
Lei annuì, delicatamente.
« Non preoccupatevi, avrete sempre mie notizie, qualsiasi cosa succeda. »
Yukari si distaccò per guardare negli occhi la propria migliore amica.
« Allora.. non dimenticarti di noi. » e detto questo prese un fazzolettino dalla
tasca della sua gonna e si soffiò il naso.
Fu la volta del Sempai Amano.
« Ci mancherai tantissimo, eravamo una squadra. » commentò lui, con un sorriso
amaro.
« E lo siamo ancora! » rassicurò Hitomi con un sorriso, poi Amano l’abbracciò.
Una volta avrebbe avuto il batticuore ad una simile vicinanza, ma adesso che i
suoi sentimenti per il Sempai erano completamente cambiati, sentì che non
albergavano più in lei se non sentimenti di sincera amicizia, si ritrovò ad
abbracciarlo in una maniera del tutto naturale, senza irrigidirsi.
Proprio in quel momento una luce partì fortissima dal cielo, tramutandosi in una
colonna di luce che avvolse Hitomi.
« Hitomi! » esclamò Yukari, ancora con gli occhi colmi di lacrime.
« Abbiate cura di voi, ragazzi. Amici miei.. Vi voglio tanto bene! »
Hitomi si sollevò dal terreno, come se fosse stata di piuma, conosceva quella
meravigliosa sensazione di leggerezza che la colonna di luce era in grado di
offrirle quando veniva trasportata da un mondo all’altro.
I suoi amici sporsero le mani, ed Hitomi le sfiorò entrambe con le proprie.
Anche lei cominciò a piangere.
« Amici miei.. Arrivederci..!!! » esclamò, quando le loro mani si
separarono dalla propria stretta.
Riuscì a vedere un sorriso nei volti dei suoi amici, prima di restare abbagliata
dalla luce, che la trasportava nuovamente su Gaea.
*********
Ed anche questo capitolo è
finito. ^___^
Spero che vi sia piaciuto il modo in cui ho sistemato le cose :D
Amber: Ciao! ^__^ Qui le cose prendono una diversa piega, cosa ne pensi?
:D fammi sapere, oramai siamo agli sgoccioli della storia!
leidia: ciao! come vedi ho trovato il modo di risolvere la situazione
anche con gli affetti di Hitomi. Spero che questo capitolo così calmo e
risolutivo ti sia piaciuto!
Allora ci rivediamo fra sette giorni!
Ciao!
Usagi