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Autore: Selene123    31/03/2024    6 recensioni
Che cosa sarebbe successo se l'unico posto libero, dopo la richiesta a Maria Antonietta, fosse stato davvero in Marina invece che alla Guardia nazionale? Un what-if che cambia completamente le carte in tavola rispetto alla storia canon.
(un ringraziamento speciale a xwaterice per avermi lanciato l'idea)
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo non fece in tempo a decretare il destino della nave che due mani gli si avventarono addosso e lo afferrarono per le spalle per rovesciarlo a terra, di nuovo sul pavimento del corridoio.

"Fuori di qui!" gli urlò André mentre lo rialzava schivando i suoi colpi e lo spingeva verso Alain che riprendeva la lotta, intenzionato a serrarlo dentro una qualche cabina vuota e impedirgli di uscire.

"Oscar, stai bene?" domandò il marinaio. Si abbassò per recuperare la spada e restituirla in fretta alla proprietaria, incredula.

Lei annuì e si precipitò fuori. "Cosa sta succedendo?"

"È come ha detto Alain: ci sono dei traditori e ci hanno abbordato. Una nave di predoni—"

Una nave di predoni. L’aveva avvisata il navigatore che erano stati segnalati pirati al largo della Spagna, come aveva fatto a non pensarci?

Un altro colpo sopra le loro teste, forte come un tuono, e uno squarcio li interruppe. André si gettò su Oscar per proteggerla dal soffitto che temeva venisse giù del tutto, mentre Alain bloccava con un pezzo di legno la porta del ripostiglio dove era stato chiuso il ribelle.

"Dobbiamo sbrigarci, o quelli ci ammazzano tutti!" esclamò lui facendo strada agli altri due.

Dovette prendere a pugni un paio di altri sconosciuti assetati del loro sangue prima di raggiungere il ponte di coperta. Si affacciarono su un vero e proprio campo di battaglia.

Sparsi ovunque sulla nave c’erano uomini che lottavano per la supremazia dell’imbarcazione, molti dei quali illecitamente. Tra gente che incrociava le spade e altri che si arrangiavano come potevano con le proprie mani, sul pavimento c’era chi si contorceva per le ferite e i calci e, da una parte e dall’altra, si cominciavano a contare i primi morti.

Un pugnale sfrecciò veloce e si piantò nello stipite sinistro della porta nell'esatto momento in cui il Capitano si affacciò dalla scala per uscire sul ponte. Lo spostamento della piccola arma nell'aria mosse leggermente i capelli sul suo viso, ora impassibile.

Davanti a lei lo scenario era ancora peggiore di quanto avesse potuto scorgere nel tragitto dalla cabina a lì. Alcuni membri dell'equipaggio stavano dando man forte ai predoni, il timoniere era stato sostituito da un altro uomo e una seconda nave – più piccola ma non meno fornita del necessario per attaccare e difendersi – viaggiava legata al vascello, unito ad esso anche da una lunga passerella di legno. Una delle vele dell’albero di trinchetto1, poi, aveva un enorme buco al centro causato da una palla di cannone e costringeva la nave a rallentare.

"Finalmente vi conosco!" affermò qualcuno da sinistra.

Oscar si voltò e vide una figura alta, snella, con i capelli corvini e l'abbigliamento trasandato avvicinarsi a lei, mentre intorno a loro infuriava l’inferno. Anche Alain e André vennero coinvolti, mentre la persona a capo della spedizione la faceva indietreggiare di nuovo nel corridoio e la pioggia non pareva voler cessare.

Alla cintura portava altri pugnali simili a quello che il Capitano aveva fatto giusto in tempo a sfilare dal legno e una spada. Lo guardò, poi tornò su quel volto chiaro abbronzato dal sole e lo infilò nella tasca della giacca.

"Quello è mio." e richiuse il passaggio alle sue spalle con un colpo secco. Non voleva disturbo. Rimasero nella penombra, rischiarata soltanto dalla luce proveniente dagli oblò delle stanze ancora aperte.

"Se lo rivolete, presentatevi e lasciate andare i miei uomini." provò a tagliare corto Oscar, ma subito si accorse che da dietro una porta alla sua sinistra c’era ancora al ribelle che cercava di buttarla giù.

L'aria sembrava irrespirabile talmente alta era la tensione. Il Capitano osservò meglio la solitudine in cui era finita e deglutì inorridita difronte ad un secondo tradimento di una parte dell'equipaggio, questa volta evidentemente pianificato meglio e chissà da quanto tempo. La nave per un istante sbandò e con essa anche loro due, che si sorressero contro le pareti per non cadere.

"Non credo il mio nome sia di vostra utilità. Ciò che conta è che voi sappiate che io non cedo nulla di mio a nessuno. Che sia uno stupido pugnale o il mare. È chiaro?"

"Il mare, dite? Il mare non è di n—" Oscar si interruppe nella protesta alle assurdità che aveva appena sentito, come colta da un'illuminazione. "Voi... Voi siete una donna!"

"Siete sveglia, Capitano!" rispose l'altra, che vedendo la propria nemesi ancora appoggiata con il braccio sul muro si impose su di lei e la costrinse con la schiena contro il muro. Nel tentativo di avvicinare una mano alla sua guancia, però, venne spostata con un gesto brusco. Si indispettì di quella reazione: "Ora consegnatevi, non ho voglia di perdere tempo."

Oscar si lasciò scappare una mezza risata di disappunto. "E perché dovrei? Il mare non è vostro e nemmeno mio, ci stiamo entrambe.”


"Non c'è affatto posto per entrambe, Capitano Oscar François De Jarjayes..."

I suoi occhi azzurri si sgranarono su quelli castani della rivale e un'espressione di furiosa indignazione ridiede colore al suo volto pallido.

Si studiarono quel tanto che fu necessario per comprendere perfettamente che, se avessero potuto, l’avrebbero risolta all’istante. Non c’era spazio, però, e soprattutto c’era un codice d’onore che in ogni caso andava rispettato sia da una parte che dall’altra e loro lo conoscevano e seguivano a dovere. Per scopi differenti.

"So tutto di questa nave. E di voi. Avete presente gli uomini che sono saliti a bordo mentre non c’eravate?" disse picchiato il palmo della mano contro la porta che resisteva ai colpi dall’altra parte. "Sono mesi che ho informatori tra loro e non solo: prima ancora c’erano quegli idioti che hanno tentato l'ammutinamento mesi fa.” poi commento: “Dio, che imbecilli!”

"Se non volete fare la stessa fine, dovrete essere voi a consegnarvi. Al soldo di chi siete?”

"Un'altra cosa che non vi deve interessare."

La sconosciuta le si avvicinò di più, viso contro viso alla medesima altezza, e provò a riprendersi il proprio pugnale anche se una mano continuava a impedirglielo.

"Vi ho detto che è mio.”

"Anche questo vascello è mio."

"Vorrà dire che dovrò uccidervi."

"Ci hanno già provato in tanti e nessuno ci è mai riuscito. Chi vi assicura di essere la persona giusta?"

Nel pronunciare quelle parole Oscar ebbe un moto di orgoglio. Aveva scampato più volte la morte lei di chiunque conoscesse, non temeva quell'ennesima prova nonostante fosse in svantaggio.

"Dato che vi piace tirarla per le lunghe, direi che l'unico modo per risolverla è un duello."

"Mi sfidate senza neanche presentarvi, mademoiselle, non è corretto." puntualizzò l'ufficiale.

L'altra sbuffò. "Milady. Non voglio avere più nulla a che fare con voi francesi." poi fece cenno a un tizio alla sua sinistra e impugnò la spada. "Se vinco io mi prendo la nave e voi sarete mia prigioniera mentre gli altri saranno obbligati a servirci: abbiamo bisogno di rinforzi all'equipaggio anche noi. Al contrario, io libero tutti e vi lascerò tornare a terra. Sarebbe comunque una mezza soddisfazione per me: vorrei proprio vedere la faccia del Viceammiraglio quando scoprirà che il Capitano dell'Héros gli ha servito sul piatto d'argento l'occasione per il disarmo.”

La sua risata soddisfatta mise Oscar davanti a un'ipotesi che non si aspettava. Quell'uomo aveva messo bene in chiaro la propria posizione nei suoi confronti, ma era davvero disposto ad arrivare a tanto pur di non avere più i problemi del vascello tra i piedi?

"Trogoff De Kerlessy vi ha mandato sulla nostra rotta, è così?" glielo domandò con rabbia composta, perché sapeva che, se avesse perso la razionalità, ci avrebbe rimesso.

"Cosa non avete capito di non voglio avere più nulla a che fare con voi francesi?" Alzò gli occhi al cielo spazientita e sfilò un altro pugnale dalla cintura. Guardò scontrosa la donna davanti a sé e senza cambiare espressione piantò la piccola arma nel legno accanto al suo volto. "Io so tutto ciò che vi riguarda e che mi interessa. So che il Viceammiraglio vuole questa... questa cosa distrutta, tanto quanto il Re d'Inghilterra desidera che la flotta francese si indebolisca. I motivi sono diversi, naturalmente. Uno vuole un guadagno personale sulla vostra pelle, l'altro non sa nemmeno che esistiate e gli interessa solo vedere il nemico indebolirsi."

"Il Re d'Inghilterra..." ripeté l'altra perplessa tra sé e sé.

"Si dà il caso che Re Giorgio mi paghi meglio di quanto non farebbe Luigi XVI... Beh, non lui dato che è matto2, ma chi per lui sa ricompensarmi a dovere."

Oscar percepì un rumore a poca distanza da sé, lo scricchiolio delle cerniere della porta che si aprì. Si sentì chiamare da André tra le urla e i colpi e capì al volo. Fece un gesto con la mano per chiedere di calmarsi e Milady non mancò di notarlo.
"Avete anche l'angelo custode, un vero onore!" commentò lei sarcastica, poi tornò seria: "Accettate il duello o devo dare ordine di affondare questo vecchio relitto con tutti voi sopra? Fate il vostro gioco."

Il Capitano respirò profondamente. Non aveva alternative, la vita dei suoi uomini valeva più di qualsiasi altra cosa al mondo. Offrì la mano. "E sia."

Una stretta vigorosa sigillò l'impegno. Lì, nel corridoio sottocoperta.

Le lame fischiarono nell’incrocio e un sibilo tagliente attraversò la penombra. Oscar si mosse istintivamente, schivando di poco un fendente improvviso. Milady emergeva come un predatore, il suo sorriso la sfidava mentre brandiva la spada con una destrezza acquisita negli scontri più disparati.

Poi, con un movimento repentino, la donna pirata riuscì a spingere la sua avversaria indietro, facendola inciampare su un asse sconnesso. Fece forza con la spada, mentre Oscar lottava per rialzarsi. Non appena si presentò il momento giusto, Milady la rispinse a terra e corse verso la porta.

Nonostante la febbre che saliva, Oscar si rimise in piedi con rabbia, determinata a non lasciarla fuggire. Con passo deciso corse lungo il corridoio, sovrastata dai passi dei suoi uomini che si precipitavano in ogni angolo della nave per vendere cara la pelle. Il suono di lame e pugni che si scontravano risuonava sempre più forte mentre il Capitano riusciva ad afferrare la sua rivale per una spalla e bloccarla contro la parete accanto all’uscio aperto.

“Non c’è onore a scappare da un duello.” le intimò l’ufficiale.

L’altra la studiò, cercando di respingere a sua volta la pressione della sua spada. Si accorse che aveva gli occhi lucidi e la fronte sudata; sfiorò casualmente la sua mano e la percepì rovente. Guardò le labbra e le vide arrossate e screpolate. Si stupì nel constatare quanta resistenza avesse per duellare con la febbre alta.

“Non c’è nemmeno onore a vincere contro chi sta male…” la provocò.

“Io sto benissimo, mademoiselle.”

Era vero. Da che aveva memoria, era l’adrenalina a tenerla in piedi nei momenti di difficoltà. Esattamente come quello.

L’appellativo francese, mademoiselle, fece andare Milady su tutte le furie e tra i denti glielo ripeté che non doveva in alcun modo chiamarla così. Invece di cedere alla violenza dello scontro che stava crescendo, decise di prenderla alla sprovvista.

Senza pensarci due volte, abbassò la propria arma e si avvicinò al volto dell’ufficiale e premette le labbra contro le sue.

Oscar contrasse ogni muscolo per l’improvvisata e si allontanò, tirandole uno schiaffo in pieno volto con la mano sinistra. Passò la manica della giacca sulla bocca e puntò di nuovo la spada al volto della rivale.

“Non vi dovete permettere!”

“Perché? È già esclusiva di qualcuno?”

Milady le rise in faccia nonostante la punta della lama fosse ormai a pochi millimetri dalla sua gola.

Un rumore possente catturò l'attenzione delle duellanti, che spostarono entrambe lo sguardo per guardare cosa stesse accadendo a metà del corridoio.

La porta che da molti minuti ormai subiva un gran numero di forti colpi venne sfondata e finì in pezzi sul pavimento. Il traditore chiuso nello stanzino da Alain era riuscito a liberarsi e correva a gran velocità verso il Capitano.

All’improvviso però si fermò e finì a terra in una pozza di sangue. La mira infallibile di Milady le aveva permesso di lanciargli uno dei suoi pugnali dritto nello stomaco, uccidendolo.

“Non pensate che io vi abbia salvata. Al contrario, vi sto condannando a morte: per mano mia e solo mia.”

Le due donne a quel punto proseguirono nello scontro, nessuna delle due intenzionata a concedere neanche un centimetro all'altra. Si decisero a uscire sul ponte, però, che seppur caotico e fradicio di pioggia, non le obbligava allo spazio ristretto del corridoio.

Finirono anche loro in mezzo alla bolgia, circondate da uomini che vendevano cara la pelle ogni istante di più. Per un momento il Capitano riuscì a gettare un’occhiata alla fregata abbordata al vascello e notò delle mani battere su uno degli oblò.

Fece in tempo a dare un solo ordine: “Non affondate la nave!”

Gli uomini ai cannoni si voltarono perplessi nell’agitazione del momento caotico.

“Se non attacchiamo ci affonderanno loro!” obiettò il Maggiore, liberatosi di un paio di pirati.

“Hanno degli ostaggi, non affondate la nave!”

La lotta ricominciò senza tregua, entrambe determinati a non cedere. Oscar, con la sua precisione, cercava di trovare un varco nelle difese della sua avversaria, mentre Milady continuava a sferrare colpi agili e potenti.

D’un tratto, un rumore dall’alto catturò l'attenzione delle duellanti, che alzarono entrambe lo sguardo per guardare cosa stesse accadendo sopra le loro teste nonostante fossero ancora nel mezzo di un braccio di ferro serratissimo con le loro spade incrociate.

La balaustra di legno del castello di quarto si piegò sotto il peso di due uomini troppo presi dallo scontro per far caso a dove fossero finiti. Un pezzo di legno si sgretolò, ma il resto rimase ancora al suo posto benché in equilibrio molto precario.

"Se ci cade addosso ci saranno due equipaggi senza capitano." commentò sarcastica Milady, poi alzò la voce per essere udita da tutti: "Il mio saprà cavarsela da solo e non avrà pietà del vostro!"

Le due donne proseguirono nello scontro, nessuna delle due intenzionata a concedere neanche un centimetro all'altra. D’altronde, non c’era lo spazio per potersi allontanare troppo.

All’improvviso, la condanna definitiva. Al pirata venne in soccorso un suo compagno, che si precipitò addosso a un rivale della nave francese ancora vicino al legno pericolante.

La balaustra non resse il peso dei tre uomini e cedette, provocandone la caduta. Oscar se ne accorse appena in tempo e tentò l'impossibile. Afferrò il braccio libero della rivale per tirarla verso di sé poi lontano dove sapeva non sarebbero state colpite. Mentre la spingeva per evitare a entrambe di rimanere schiacciate, però, scivolò sulle assi di legno e ci cadde sopra strisciando l'intero fianco sinistro e la spalla.

Sentì il dolore del colpo confondersi con il bruciore dell'abrasione scoperta dalla stoffa dell'uniforme e della camicia ormai lacerate. Provò ad alzarsi, ma il peso di uno stivale sul braccio la obbligò a rimanere a terra.

"Encomiabile il vostro gesto, ma non aveva più senso consegnarvi subito?" la provocò Milady, che le puntò la spada sotto il mento per impedirle di protestare.

"Sono una persona corretta, io."

"Che ora è nelle mie mani." puntualizzò l'altra, caustica: "Il Capitano Jarjayes ha perso e da questo momento siete prigioniera mia e solo io posso decidere della vostra sorte."

Milady, nell'annunciarle la condanna, era rimasta in piedi e china sul volto della rivale. Oscar ne approfittò e senza farsi notare infilò la mano nella tasca sinistra per afferrare il pugnale.

Attese immobile, il tanto per regolare il respiro affannato, poi al momento giusto estrasse rapidissima l'arma e ferì l'altra di taglio su una gamba costringendola a cadere e liberarla.

Con uno scatto recuperò la spada e la strinse più forte che poté per non che le scivolasse.

Milady si diresse a passo svelto, di nuovo in piedi anche se dolorante e con i pantaloni macchiati di sangue.

Si puntarono di nuovo le armi addosso e senza neanche doverlo annunciare ricominciarono il duello. Entrambe affaticate, una per la febbre e l’altra per la ferita, ripresero lo scontro senza esclusione di colpi.

Nonostante gli sforzi, però, la temperatura alta del corpo pareva essere una buona alleata per la rivale, che passo dopo passo riuscì a far indietreggiare Oscar il tanto per metterla alle strette. Benché la scena gli fosse un po’ lontana, André riuscì a vederla in difficoltà. Si liberò da chi aveva intorno e provò a raggiungerla, ma qualcuno lo anticipò.

Philippe si gettò addosso a Milady e la buttò a terra, prima di essere afferrato da un tizio grosso il doppio di lui. Il marinaio giunse in tempo per mettersi in mezzo tra le due donne e impedire a quella a terra di recuperare la spada caduta sul pavimento.

All'improvviso, però, lei diede un ordine inaspettato. Urlò qualcosa in inglese e alle loro spalle un pirata lo afferrò per immobilizzare il giovane e tappargli la bocca, mentre un secondo uomo obbligava il Capitano con la schiena al muro.

Milady rise flebilmente di nuovo davanti a ciò che lei stessa definì sarcastica un bel quadretto familiare. Tutto intorno l’inferno continuava a dispiegarsi violento. Nonostante la forza di commentare ciò che vedeva, non riusciva ad alzarsi. Il colpo alla schiena contro le assi di legno del pavimento era stato molto forte e la ferita alla gamba continuava a sanguinare. Lasciò a discrezione dei due pirati cosa fare dei suoi ostaggi.

Ancora schiacciata tra la parete e l’energumeno, Oscar con la coda dell'occhio notò che l'uomo che aveva bloccato André lo strattonò e quasi lo buttò a terra. Urlò il suo nome e lui le risposte dimenandosi, prima che lo sconosciuto lo stringesse di più e provasse a portarlo via chissà dove.

"Lui resta qui." sentenziò la donna a terra e guardò. "Vi faccio una nuova proposta, Capitano."

"Non toccatelo!" gridò l'altra, tentando di liberarsi dalla presa.

"Oh certo, non lo tocco... se voi vi consegnate."

Oscar allentò gradualmente la resistenza, incredula. Vide l’amico scuotere la testa e cercare di farle capire senza parlare che non doveva farlo questo sacrificio per lui, a un passo dall’essere trascinato verso la balaustra di tribordo.

André sentì la mano che premeva sulla bocca allontanarsi dopo un cenno di Milady e tentò di intercedere.

"Salvare un marinaio è inutile!"

"Cosa?" fece la loro persecutrice, interdetta. Cercava di rialzarsi, anche se a tentoni.

"Imprigionate il capitano di una nave ma salvate uno che non conta niente? A cosa vi serve?"

"Taci!" gli urlò Oscar. Il pirata la zittì con un sono schiaffo su una guancia.

Il modo in cui la situazione stava cambiando le impedì di sfruttarla a proprio favore. Se fosse successo qualcosa ad André, anche il graffio più piccolo, non se lo sarebbe mai perdonata.

Milady li guardò entrambi un paio di volte con un mezzo sorriso in volto. Ora, quantomeno, era in ginocchio.

Il giovane si impuntò. "Ferma! È molto meglio avere lei sana e salva."

Il Capitano approfittò della distrazione causata dall’uscita del marinaio e atterrò l’uomo con una ginocchiata nello stomaco. Tentò l’impossibile un’altra volta. Si gettò addosso all’altra donna e le puntò il pugnale alla schiena, tenendola ferma. L’altra sentì un brivido attraversarle la spina dorsale per il gesto inaspettato. Come aveva fatto ad essere così veloce?

"Consegnate cintura e pistola." le intimò alle spalle. Teneva gli occhi azzurri fissi sull'energumeno che ancora serrava le braccia al suo amico.

Milady fece un gesto con le mani, come a darle il permesso di sbrigarsela da sé. Le armi finirono a terra in un secondo.

"Come diavolo avete fatto? Dannazione a voi!" sibilò.

La risposta però non riuscì a raggiungerla. Un ennesimo predone si era avventato su loro due, schiacciandole.

André non aveva fatto in tempo ad avvertirla. Quell’uomo aveva spinto sia lui che il suo aguzzino da un lato ed erano caduti su altra gente, in mezzo al marasma; quando aveva urlato a Oscar di fare attenzione era già troppo tardi.

Il vento infuriava e le due navi procedevano scostanti in mezzo al mare, tra le onde e la pioggia scrosciante. Da una parte feriti e caduti non si contavano neanche più talmente era dirompente la violenza. Dall’altra, c’erano ancora delle persone che tentavano di attirare l’attenzione di qualcuno, segregati dentro un’imbarcazione, la frégate Saint Antoine che prometteva morte e distruzione.

Non c’era più controllo sull’Héros. Pareva ormai un tutti contro tutti senza soluzione di continuità. Ma quantomeno i cannoni seguivano il dubbioso ordine del suo Capitano: sparavano ovunque, ma non affondavano il nemico. I pirati sembravano ormai a un passo dalla vittoria, nonostante la loro guida fosse ancora distesa sul legno fradicio e, sopra di lei, la sua rivale venisse sollevata per essere gettata di nuovo contro la parete del castello di quarto. Serrò gli occhi e strinse i denti, una reazione spontanea all’imminente urto doloroso.

Finì effettivamente contro un muro, ma non quello che credeva. Si era sentita trasportare altrove e quando riaprì le palpebre non si trovava più sul ponte. Era di nuovo sottocoperta, in uno stanzino con la porta divelta. Era immersa nell’ombra, però: qualcuno doveva aver chiuso la porta del corridoio. C’erano alcuni corpi inermi a terra, immersi nel sangue.

“Capitano, state bene?”

Oscar provò a cercare di capire chi le stesse parlando. I rumori della lotta sopra le loro teste rimbombavano tanto quanto il temporale.

“Capitano? STATE BENE?”

Era una voce maschile.

Si strofinò gli occhi, tutto di lei tremava. Aveva caldissimo e freddissimo allo stesso tempo, le era difficile trovare la minima concentrazione per rispondere. Poi un pensiero le rischiarò all’improvviso il buio in cui la sua mente cominciava a sprofondare.

“André!” esclamò terrorizzata. Lo aveva visto con la coda dell’occhio gettato lontano da dov’erano il secondo prima di essere schiacciata a terra. “Dov’è André? D… Devo andare da lui!” Tossì violentemente, come se fosse ancora vittima del peso che l’aveva sovrastata.

“Dovete restare qui, Capitano!” rispose l’altro, che la sorresse mentre sopra di loro un frastuono fece tremare il soffitto.

La giovane non voleva sentire ragioni.

“André è in pericolo!” Si sbracciò per provare a liberarsi e tornare sul ponte, proseguendo nella protesta. “Il mio André! Il mio André è in pericolo!”

“Il… Il mio André?”

Oscar si rese conto. Di chi aveva davanti e di cosa aveva appena detto. Socchiuse le labbra, ma la voce non le uscì. Per quello che poté, strinse tra le dita la stoffa delle maniche dell’uomo, attonita.

Provò a ripetere ciò che aveva appena detto, neanche lei sicura di cosa stesse realmente accadendo. “Il mio…”

L’altro provò a cercare il suo sguardo nell’ombra. Percepì la presa sulla propria giacca farsi sempre più leggera e il suo respiro affannoso.
“Ma certo…” replicò lui in uno slancio di accondiscendenza: aveva compreso cosa stesse succedendo. “Vado… Vado io a salvarlo, non preoccupatevi.”
Nel momento esatto in cui lui pronunciò quelle parole, però, Oscar si sentì sopraffare dalla fatica e dalla febbre. Istintivamente chiuse di nuovo gli occhi. Tutto divenne ancora più buio, le voci lontane e indistinte. Svenne, scivolando contro la parete.

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Note:
1) Albero posto sul castello di prua (nella parte anteriore della nave)
2) Re Giorgio III è famoso (anche) per la sua infermità mentale, probabilmente conseguente della porfiria
 

   
 
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