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Autore: Angel TR    20/04/2024    1 recensioni
Rise for me, come and alchemise me!
Kerli - Alchemise
Raccolta dedicata al Gene del Diavolo e ai suoi ospiti
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Devil Jin, Jin Kazama, Kazuya Mishima
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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IV Preghiera: Inno al Dio con Corna [Jin]


To ancient Pagans, Gods with horns were related to the hunt (both as hunter, the life-taker, and as hunted, the life-giver; thus, he perpetuates the cycles of life).
MacKenzie Sage Wright, “Who is the Horned God?”


The devil that you know
Looks now more like an angel

Taylor Swift - The Albatross


A volte, a Jin pareva di poter ancora toccare con mano la morbidezza delle grosse piume nere – dalle lunghe remiganti esterne fino alle più minute scapolari.
Quelle poche volte che Devil gli aveva permesso di essere presente, Jin aveva sempre provato un forte disgusto verso tutto ciò che rientrasse tra gli attributi tipicamente demoniaci: le grosse corna ricurve, i bianchi canini appuntiti, gli occhi a volte d'argento e a volte di sangue, i ghirigori neri sulla sua pelle e le ali, soprattutto le ali. Immense ali del colore della pece, possenti e irriverenti esattamente come il loro proprietario.
L'ultima volta che, invece, Devil gli aveva offerto il suo potere, Jin, colto da un terribile rimorso o da alcuni rimpianti – e innanzitutto da un forte senso di colpa –, aveva sfiorato le sensibili e lucenti piume con le dita, in una sentita richiesta di scuse e, chissà, in una goffa dimostrazione di vago affetto. Aveva letteralmente avvertito sulla punta della lingua la sorpresa del demone a quel tocco timido e delicato, e quasi gli era scappato da ridere – una risata dolceamara perché, in fin dei conti, il demone, a differenza sua, aveva avuto solamente Jin come sua unica compagnia; una terribile compagnia, avrebbe osato definirsi Jin, sentendosi colpevole, mentre disponeva delle candele – che aveva comprato mosso da chissà quale istinto suicida – in cerchio.
Almeno era riuscito a ringraziarlo, dunque, prima di dividersi per sempre da lui e quella carezza aveva rappresentato il sigillo sul testamento della loro riappacificazione.
La testa non gli doleva da mesi ormai; e se quello non fosse bastato come indizio, Jin sentiva di essere ormai l'unico ospite di quel corpo che finalmente poteva considerare come solamente suo. Fino a quando il Gene del Diavolo aveva scorso prepotente nelle sue vene, era chiara la sensazione di un altro cuore che batteva poderoso nel suo petto, un tu-tump, tu-tump che gli martellava in testa, costante, onnipresente, a ricordargli che il sangue che veniva pompato nelle sue arterie era dello stesso colore del più profondo degli abissi.
Devil era vivo, un'entità tangibile che si muoveva nello spazio e nel tempo e che, come tutti gli esseri viventi, aveva delle esigenze fondamentali da soddisfare e che anelava la libertà di esistere; sarebbe stato corretto definirlo un parassita che, per continuare a respirare, doveva cibarsi del suo corpo – finché, almeno, non fosse diventato abbastanza potente da ottenerne uno suo. Ora, se lui fosse stato ancora presente, Jin era sicuro che avrebbe commentato quella sua definizione con uno sbuffo sonoro, e la sua voce cavernosa avrebbe riverberato nelle pareti della sua mente.
Era arrogante il demone – superbo, persino; eppure… Jin sospirò, stanco, e fece scivolare il pollice sull'interruttore di un economico accendino. La piccola fiammella baciò gli stoppini delle candele e quelle presero vita, illuminando in modo sinistro l'ambiente.
No, non gli mancava mica il demone, attenzione! Per troppo tempo aveva diviso la sua vita con lui, un coinquilino indesiderato che l'aveva privato della sua spensieratezza – e, tuttavia, anche quel pensiero non era totalmente corretto, si ricordò Jin, con una punta di colpevolezza: era stato lui a creare il mostro laddove c'era solo un altro essere vivente, era stato lui a immaginarsi scenari distopici qualora il demone avesse preso possesso del suo corpo – scenari che, a dirla tutta, non si erano mai avverati.
Non era stato lui, d'altronde, ad aizzare Azazel per eliminare il Gene del Diavolo? E cos'aveva dovuto scatenare, quanta morte aveva causato, quanta distruzione, pur di giungere al suo fine? Ah, quante volte si era chiesto se il fine giustificasse davvero i mezzi…
Inizialmente Devil si era limitato ad osservarlo, sì, vagamente perplesso; poi si era convinto che lui stesse semplicemente prendendo in mano le redini della sua vita per reclamare ad alta voce il suo posto nel mondo. Non aveva mai giudicato, si era semplicemente schierato dalla sua parte, pronto a intervenire, per difenderlo, come aveva sempre fatto.
E invece, Jin aveva sempre frainteso le azioni del demone, ritenendole la manifestazione del suo desiderio bruciante di potere, sempre più potere. Certamente Devil anelava il potere ma, ancor di più, anelava…
Jin rabbrividì. Osservò morbosamente affascinato il suo braccio allungarsi per posizionare all'interno del cerchio un biglietto accuratamente dispiegato, il cui contenuto era stato scritto in un impeto di furia.
«Non ti negherò mai nulla» gli aveva sussurrato il demone, i suoi lineamenti scultorei ammorbiditi da un'espressione che Jin non avrebbe mai ritenuto possibile vedere sul suo volto.
Come sarebbero andate le cose se Jin avesse provato sin dall'inizio a conoscere il suo demone personale? Sarebbe stato poi costretto a liberarsene? Avrebbe potuto donargli una nuova vita o avrebbe sempre avuto bisogno di un corpo estraneo a cui agganciarsi?
Erano troppe domande alle quali Jin non avrebbe mai potuto trovare risposta, domande con le quali non aveva più senso torturarsi perché ormai aveva finalmente ottenuto il suo scopo: si era liberato del Gene Devil dopo una vita intera passata a combattere con lui a un tiro alla fune che vedeva come premio il guadagnare terreno sul proprio corpo.
D'altronde, come poteva biasimare il demone? Anche lui aveva diritto alla vita – non a discapito della mia, però, scosse la testa Jin, sentendo un fremito nella gambe incrociate. Un altro sospiro – l'aria gli si intrappolò nel petto, nelle spalle irrigidite dalla tensione.
Il calore emanato dalle fiammelle delle candele stava diventando sempre più opprimente; forse era una sua impressione, ma sembrò serrargli la gola in una morsa e lui infilò un dito nel collo della t-shirt per farsi aria.
Quando si guardava allo specchio, le sue ciglia sbattevano più volte, quasi aspettandosi di rivedere il proprio riflesso distorto. Il sollievo che spazzava via l'ansia accumulata quando vedeva solamente se stesso rivelava quanto avesse sofferto a causa del Gene del Diavolo – quanto fosse assolutamente felice di non avere più ospiti. Quindi, a dirla tutta, quel lambiccarsi su cosa avrebbe fatto o non avrebbe fatto se fosse stato possibile offrire un'altra soluzione al demone non era altro che un riflesso della sua coscienza sporca, del suo senso di colpa, eppure la verità era che non avrebbe mai rinunciato alla sua vita. Anche se il demone si era rivelato un valido alleato, Jin non aveva più intenzione di condividere i suoi pensieri con lui.
Pensò alla sua nuova quotidianità fatta di semplici piaceri giovanili che prima gli erano negati, pensò al modo in cui Xiaoyu lo guardava, e il forte brivido che avvertì lungo la schiena gli rese chiaro l'impossibilità di uno scenario dove il Gene Devil continuava ad albergare nel suo corpo.
Fu per quello che prese un bel respiro profondo e soffiò con ferma delicatezza sul cerchio di candele nere, la cui cera si era ormai sciolta. Dai loro stoppini si sollevò una nuvola di fumo che aleggiò nell'aria, invadendogli le narici. Il calore che fino a quel momento l'aveva avvolto sparì improvvisamente, sostituito da una ventata gelida che gli sollevò i ciuffi di capelli dagli occhi.
Era accaduto qualcosa di ben poco terreno in quel momento e la consapevolezza, unita all’oramai poca familiarità con il sovrannaturale, lo riscosse dal suo stato di torpore. Cosa diavolo aveva pensato di fare, armato di qualche candela e un accendino prestato? Aveva davvero pensato di poter invocare il suo demone personale per… cosa? Dirgli che se la stava cavando anche senza di lui? Che follia!
Jin si sollevò in piedi di scatto e quasi corse verso la finestra per aprire le tende in un sol gesto deciso. I raggi del sole illuminarono i resti della vergogna: le candele nere si erano completamente consumate, la cera galleggiante nei piattini, e il biglietto… Jin sbatté le palpebre, incredulo; il suo cervello si rifiutava di registrare ciò che i suoi occhi vedevano.
Del biglietto, accuratamente posizionato al centro del cerchio, era rimasto solo un angolo bruciacchiato, simbolo che il suo contenuto era stato accettato quale offerta votiva. Restò imbambolato davanti a quella scoperta, cercando di decifrarne il significato e, soprattutto, le conseguenze. Aveva effettivamente evocato il demone? Lui era ancora lì? Era vivo?
Mosso dall'istinto, Jin si voltò e spalancò le ante della finestra, lasciando che il sole e l'aria pulita di Yakushima purificassero la stanza. Mentre cercava di respirare a pieni polmoni, gli occhi della mamma, intenta a potare le giganti piante che circondavano casa, incontrarono i suoi e la consapevolezza che vi lesse lo paralizzò.
La mamma sapeva.
Cos’avrebbe pensato di lui? Si sarebbe chiesta cosa ci fosse di sbagliato in quel figlio così tormentato?
Le labbra della mamma si distesero in un sorriso pacifico. «Ti va di uscire?» gli chiese.
Preso in contropiede, Jin seppe solo annuire e, senza pensarci troppo, si diresse verso l'ingresso di casa, aprì la porta e si bagnò nella luce del sole che filtrava dalle chiome degli alberi di cedro.
Doveva esserci qualcosa di magico nell'aria perché, improvvisamente, si rese conto di quanto fosse stato sciocco ad andare nel panico semplicemente per aver cercato un contatto con quello che era stato lo spirito che l'aveva accompagnato per tutta la sua vita – più dei suoi amici, più della sua famiglia, addirittura più della sua stessa madre. La sua fronte si distese e i suoi lineamenti si ammorbidirono.
«Credo che abbia ricevuto il mio biglietto» commentò Jin mentre la mamma gli veniva incontro. Le parole lasciarono le sue labbra così, di punto in bianco, e lui non aggiunse nient'altro perché non c'era bisogno di ulteriori spiegazioni: la mamma avrebbe capito, la mamma aveva già capito cos'avesse intenzione di fare ancor prima che lui ne acquisisse coscienza.
E, infatti, lei annuì e gli sorrise di nuovo. «Ne sono sicura» concordo.
Poi, indicò i vasetti di fiori disposti ordinatamente in fila: c'erano margherite sia bianche che gialle, gerbere di vari colori e girasoli ma anche rigogliose piante di limoni e fragole. Jin avrebbe giurato che gongolassero nel crogiolarsi al sole.
«Mi aiuti a innaffiare le piante?» lo invitò la mamma, prendendolo sottobraccio, e, insieme, si incamminarono verso la luce.


And I set you free
Kerli - Giving up the Ghost


N/D: Devil Jin avrà ricevuto le mie mut… Ehm… volevo dire, il mio pupazzetto a forma di piccione carino? <3
Niente, avevo inizialmente pensato a una drabble strana, dai confini sfilacciati, onirica, ma poi è uscita questa os un po’ più ancorata al terreno. Ho pensato che fosse troppo semplice liquidare il rapporto Devil/Jin semplicemente con un “Grazie, amo, ah e scusa, eh! Baci abbracci! :) col cuoreee!” e quindi, niente, boh, ho scritto questa eheheh he
Vabbè ma io so che lui torna nel 9 :)))))))) Perché la Namco sa cosa succede se non torna per questo so che lui torna, semplicemente SO :)

  
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