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Autore: ArrowVI    27/04/2024    0 recensioni
Un nuovo Killing Game prende luogo in un mondo che cerca lentamente di riprendersi dopo il disastro causato da Junko Enoshima.
Sedici nuovi Ultimate finiranno parte di un gioco sanguinoso e malsano dove dovranno usare tutta la loro materia grigia per salvare la loro stessa pelle, mettendo a rischio le loro stesse vite per risolvere misteri mortali presentati loro da un organizzatore che vuole solamente vedere la loro disperazione.
Riusciranno a seguire le orme di Makoto Naegi, sconfiggendo la Disperazione, o falliranno finendo inevitabilmente vittime di questo pazzo gioco mortale?
In una battaglia tra Speranza e Disperazione, solamente una delle due l'avrà vinta... O, per lo meno, così dovrebbe essere.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 1-15: Una Singola Bugia in questo Sconosciuto Mondo Oscuro

 

NB: In questo capitolo sono inseriti link a video di youtube contenenti musiche dei vari "Danganronpa" che ho immaginato stare bene nelle scene seguenti.
Se volete, potete aprire suddetti link e lasciare la musica in sottofondo in loop finché non inserisco un nuovo link o vi stanca. La scelta è vostra.
NB2: Tutte le musiche appartengono al creatore originale, Masafumi Takada, e la storia di "Danganronpa" è proprietà della Spike Chunsoft. Non possiedo alcun diritto sull'opera o le sue musiche, che sto usando per creare un "Fangan" senza scopo di lucro.

 



https://www.youtube.com/watch?v=ZlPupxGyxZM


 

Nonostante fossi riuscita nel mio intento, continuai a provare una sensazione di sconforto e terrore che non fui in grado di sopprimere.
La risalita dell'ascensore verso le mura ormai familiari dell'Istituto Butterfly sembrò quasi schiacciarmi. Il silenzio assordante dei miei compagni mi perforò i timpani.

Pur essendo sollevata dal fatto che fossimo sopravvissuti a quel Trial, l'oscura ombra aliena dei probabili casi futuri continuò a persistere nella mia mente come il mostro che i bambini hanno paura viva sotto il loro letto.
Mi sembrò quasi si essere schiacciata dalle mura di quell'ascensore tremante... Con il passare dei minuti, invece, il terrore del Motive che MonoPhox ci avrebbe presentato il giorno dopo cominciò a divorarmi viva.

L'immagine di Chiyo... Non riuscii a togliermela dalla testa.
Nonostante quello fosse solo un manichino, la persona che rappresentava era morta davvero.

Chiyo Yoshida, l'Ultimate Chessmaster, era caduta vittima dello stesso gioco mortale in cui noi eravamo finiti.


"Nella nostra situazione attuale, giocare a fare gli amici non farà altro che segnare la vostra condanna."
Haruo... Aveva ragione.
Chissà quante persone Chiyo accettò di tradire, in un disperato tentativo di salvare se stessa da questo orribile gioco... Persone che, forse, la consideravano un'amica... 


Posso veramente fidarmi degli altri?


Quei dubbi... Non fui in grado di levarmeli dalla testa.
Perfino il sorriso, forzato, di Asuka mi sembrò terrificante.


La sola idea di ciò che sarebbe potuto accadere in futuro... Mi terrorizzò così tanto che pensai di andare in frantumi. Mi sentii quasi come sull'orlo di un precipizio, pronta a cadere da un momento all'altro e senza alcun appiglio.



Finalmente, l'ascensore si fermò.
La campanella suonò ancora una volta, quindi le porte si aprirono davanti a noi rivelando ancora una volta l'Istituto Butterfly, esattamente come lo lasciammo.
Non passammo molto tempo nelle Trial Grounds, ma mi sembrò quasi come se fossimo rimasti li giù per una eternità.

La gran parte di noi si separarono, andando per la loro strada.
Nanase mi bloccò per un braccio, facendomi cenno di seguirla.


Salutai Asuka, quindi seguii l'Ipnotista accompagnata da un altro piccolo gruppo di persone fino a quando non raggiungemmo la Living Room.
Il gruppo era composto da Nanase, Haruo, Akira, Kaori e me. 


Mi guardai intorno, sperando che gli altri sapessero per quale motivo Nanase ci avesse chiamati.
Quindi mi rivolsi a lei.

<< Per quale motivo siamo qui, Nanase? >>
Le domandai, confusa ma incuriosita.

Nanase ci mostrò una espressione distaccata e seria, toccandosi gli occhiali con due dita. 

<< Vi ho chiamati perché sono sicura che siate gli unici con un briciolo di cervello. >>
Mi rispose, con una voce che trasmetteva una certa dose di sarcasmo e superiorità verso il resto dei nostri compagni. Non so se, però, fosse anche inteso come un complimento nei nostri confronti.

Kaori scosse leggermente il capo, incrociando le braccia sul petto e ricambiando l'espressione distaccata di Nanase con una piena di disappunto.

<< E' scortese verso gli altri. >>
Sbuffò.

<< Anche se non sono riusciti a trovare la soluzione del caso, hanno provato tutti ad aiutare. >>
Commentò con disapprovazione.

Nanase scrollò le spalle con fare indifferente.

<< Il tentativo non ha importanza, se il risultato non è soddisfacente. >>
Le rispose l'Ipnotista, con un tono sprezzante. 


<< Sbrigati a dirci per quale motivo ci hai chiamati. >>
Intervenne impazientemente Haruo, con voce tagliente e decisa.

<< Così che io possa andarmene. >>
Continuò subito dopo.


Lentamente, Nanase afferrò il suo Phoxpad quindi cominciò a premere dei tasti sullo schermo.

<< D'ora in poi vorrei che, se notaste qualcosa di sospetto o strano, lo mandaste in questo gruppo. >>
Non appena disse quelle parole, all'unisono ricevemmo tutti delle notifiche.

Controllai rapidamente il mio PhoxPad, esattamente come fecero tutti gli altri, e notai che Nanase ci avesse aggiunti tutti e quattro in un gruppo.


<< Mhh...? >>
Borbottò Akira, con un tono incuriosito.


<< Così facendo, potremmo discutere tra noi prima di riferire qualsiasi cosa al resto dei nostri compagni. >>
Dichiarò con fermezza l'ipnotista.

<< Siamo sicuri sia la scelta giusta? Insomma, se notassimo qualcosa di sospetto non sarebbe più opportuno avvertire tutti fin da subito? Quindi, magari, creando un gruppo in cui tutti possano fare ciò che ci stai chiedendo? >>
Le domandò Akira.

<< Ho pensato a questa possibilità. >>
Gli rispose Nanase.

<< Ma sono arrivata alla conclusione che sia la scelta sbagliata. >>
Continuò.


<< Per quale motivo? >>
Fu la domanda di Kaori, che la fissò con uno sguardo confuso.

<< Non credo che abbiano la razionalità di poter analizzare a dovere ciò che li circonda. Intaserebbero la chat con messaggi o dettagli inutili che andrebbero inevitabilmente a distogliere l'attenzione da ciò che realmente avrebbe importanza. >>
Fu la spiegazione di Nanase, che mise di nuovo in tasca il suo PhoxPad.

<< Non dovremmo inserire nel gruppo anche Kenji? Dopotutto è un poliziotto. >>
La mia proposta non andò a genio all'ipnotista, che mi fissò con uno sguardo di disappunto.

<< Mi fido del mio intuito. >>
Fu la sua risposta.

<< E il mio intuito, mi dice che tra i partecipanti di questo Killing Game, gli unici su cui posso fare affidamento siete voi. Il poliziotto non è nella lista. >>
Continuò.
Ciononostante, continuò a fissarci con quel suo sguardo freddo e distaccato, quasi di sfida.

<< Non fraintendete. Non significa che io mi fidi ciecamente di voi. >>
Aggiunse subito dopo.

<< Esattamente perché vi reputo intelligenti e utili, sarete sempre i primi di cui sospetterò durante i casi. >>
Concluse.

<< Ma che gentile. >>
Fu la risposta divertita, ma allo stesso tempo infastidita, di Haruo.



La riunione si concluse prima che potessimo dire altro.
Non che ne avessimo alcuna intenzione, dopotutto... O, per lo meno, non trovai la forza in me di sprecare tempo in chiacchiere inutili, in quel momento.



Non appena varcai la soglia della mia stanza, la chiusi prontamente alle mie spalle.
Inizialmente presi un semplice e profondo respiro, ma ben presto sentii le mie gambe cedere.

Caddi al suolo e sentii le lacrime rigarmi finalmente il viso. Il peso delle emozioni e preoccupazioni che accumulai durante quel maledetto Class Trial e dall'incombente Motive che ci avrebbe consegnato MonoPhox divenne troppo da sopportare.
Il fatto che le nostre stanze fossero insonorizzate per me fu un miracolo.

Le lacrime che riuscii a trattenere durante il Trial finalmente trovarono via libera, mentre il terrore del futuro ignoto davanti a me mi fece tremare come una foglia al vento.
Tremai al solo pensiero di cosa quel maledetto organizzatore ci avrebbe detto nel giorno seguente... Quale orripilante Motive ci avrebbe consegnato per spingerci a ucciderci l'uno con l'altro.
Una morsa gelida mi strinse il cuore così intensamente che pensai sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro... Non so in che modo riuscii a nascondere quelle emozioni durante il caso. 

Sentii le minacce davanti a noi pesare sulle nostre teste come la spada di Damocle.

Tremai al solo pensiero di diventare la prima vittima, un semplice numero all'interno di quel macabro gioco organizzato per soddisfare un contorto interesse di chiunque lo stesse guardando.
Urlai davanti alla possibilità di non essere abbastanza astuta da risolvere il primo omicidio.
L'angoscia di non poter più rivedere i miei genitori mi divorò dall'interno, impedendomi di chiudere occhio. 

<< Mamma... >>
Piansi, appoggiata sulla porta della mia stanza. Volevo solamente rivedere il suo sorriso, abbracciarla ancora una volta e sentire la voce di mio padre che mi diceva "va tutto bene".


Il corpo di Chiyo Yoshida mi ricordò quanto fosse fragile la linea che separava la vita e la morte... Gli artigli invisibili del futuro davanti mi bloccarono all'interno di un labirinto di terrore, morte, preoccupazione e incertezze... Un labirinto di cui non pensai esistesse una via d'uscita.






Nel mentre, nella sua stanza, Kenji si lasciò cadere sulla sedia davanti a una scrivania illuminata solamente dalla debole luce di una lampada a olio. Con le mani incrociate davanti al viso, il giovane poliziotto fissò il vuoto davanti a se con una espressione terrificante in volto, pallido come se avesse visto un fantasma. 
Sentì come se il peso del mondo fosse improvvisamente caduto sulle sue spalle, e la rabbia di non aver potuto contribuire al caso che MonoPhox preparò per loro.

Ciononostante, la sua inabilità durante il Trial non fu senza motivi.

Nella sua mente, l'immagine del corpo di Chiyo risuonò come un eco inquietante.
Nonostante non l'avesse mai vista prima, la sua figura fittizia gli sembrò stranamente familiare, come se quella giovane ragazza fosse stata parte della sua vita, in passato, nonostante fosse sicuro di non conoscerla.

L'Ultimate Policeman continuò a interrogarsi silenziosamente sul significato di quelle terrificanti sensazioni, su cosa quella orripilante connessione potesse significare.
Si domandò quali fossero gli orrori e i misteri che avrebbero inevitabilmente dovuto affrontare durante quel malsano gioco... E in che modo avrebbero dovuto superarli.


Quella prigione chiamata "istituto", se avesse potuto l'avrebbe ridotta in frantumi.
Senza i suoi compagni, o una pistola, non era altro se non un semplicissimo ragazzo alla mercé dei suoi rapitori.
Ciononostante, sapeva che doveva trovare una via d'uscita. Doveva assolutamente aggrapparsi alla speranza, anche se fioca e fragile, che i suoi colleghi li avrebbero trovati... Doveva solamente sopravvivere insieme agli altri Ultimates fino a quel momento. 


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Qui si conclude la parte quindici del primo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!





 

   
 
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