Quei dieci giorni erano passati velocissimi.
La notte i sogni erano increspati dai loro visi che finalmente avrebbe visto dal vivo.
Era in fibrillazione e se non si fosse calmata gli sarebbe venuto un infarto fulminante.
Si alzò dal letto,tanto dormire era inutile con l’agitazione che saliva quasi a raggiungere la cellula più nascosta del suo corpo.
A piedi scalzi Trinitie andò verso la terrazza per fumarsi una sigaretta,sperando che la facesse calmare.
In punta di piedi sorpassò la piccola stanza dove dormivano i gemelli Dean e Ginevra e aprì lentamente la porta finestra. l’aria fresca di Gennaio la inebriò del tutto scompigliandole appena i capelli neri corvino.
Le accarezzava il viso da bambina sfiorando il nasino piercingato.
Buttò via il pacchetto di “Diana Blu” per terra accendendosi l’ultima sigaretta.
Il fruscio dimesso della rotella dell’accendino risuonò nella notte mentre il suono di proiettili squarciava l’aria.
Trinitie si portò la sigaretta alle labbra sentendo la nicotina invaderle la bocca e tranquillizzarla per un attimo.
Inspirò la piccola fumata grigia appoggiandosi alla ringhiera arrugginita davanti a lei.
Le luci della città si spaiavano per chilometri e chilometri davanti a lei,un quadro ben studiato che solo chi era attento poteva capire.
Perché ognuna di quelle luci racchiudeva una storia.
La ragazzina che scriveva sul suo diario,la madre che metteva a letto il suo bambino baciandogli al fronte,la vecchietta logorata dalla solitudine che aveva donato la sua anima al signore,la coppietta che viveva la loro prima volta,il padre e il suo figlioletto che guardano la partita in tv,la donna che litiga con il marito sbronzo,la festa sfrenata di ragazzini che si credevano già degli adulti.
Mille e più finestre che raccontavano storie diverse.
-ma perché la nicotina mi fa questo effetto?-disse Trinitie fissando stranita il filtro delle sua sigaretta –basta non fumo più…-disse buttando giù dal cornicione il mozzicone.

Dall’altro lato della città un’altra persona aveva fatto il suo stesso gesto buttando a terra il mozzicone giallastro dal terrazzo di un Hotel a cinque stelle.
Tom respirò appena quel venticello che lo calmava.
Si girò verso l’interno della sua stanza guardando il suo letto.
Avvolta nelle lenzuola bianche c’era una ragazza che dormiva con un sorriso beato sul viso.
Non si ricordava nemmeno come si chiamasse,era stato attratto dal suo corpo e doveva soddisfare quel suo capriccio.
Sorrise soddisfatto sapendo di essere in cima al mondo.
Lui era Tom Kaulitz,chitarrista dei Tokio Hotel,il Sexgott indiscusso di tutto il gruppo,bello,irresistibile,ricco,famoso e predatore.
Lui aveva tutto.
Lui era tutto.
Non avrebbe voluto niente in cambio di quello che viveva giorno per giorno.
Fissò ancora la ragazza prima di rientrare nella porta finestra.