Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
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Autore: _Pan_    26/09/2009    9 recensioni
Mikan è al suo primo anno di superiori, ma niente si prospetta come lei lo aveva immaginato: tra l'amore, inganni, e addii, la sua permanenza nella Alice Academy si preannuncia molto movimentata.
La storia tiene conto del manga (a tratti da capitolo 51 in su), quindi ci sono spoiler disseminati un po' ovunque. Inoltre, sarà raccontata alternativamente sia dal punto di vista di Mikan che che da quello di Natsume, ma non ci saranno capitoli doppi, nel senso che uno stesso capitolo non sarà raccontato da entrambi.
Coppie principali: Mikan/Natsume, Hotaru/Ruka (accennata)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hotaru Imai, Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Ruka Nogi
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2 – La missione
(Natsume)


Mi svegliai, all'inizio non sapevo bene per quale motivo, sentivo solo che, nella stanza, qualcosa era cambiato. Mikan era stretta a me: tutto normale. Quando percorsi tutta la stanza con lo sguardo trovai il problema. Anzi, almeno due.
«Toccala, bastardo, e potrai usare il tuo braccio per alimentare un barbecue» promisi, mentre Persona, il problema numero uno, sogghignando, ritraeva la mano che aveva avvicinato a Mikan. Lo guardai con astio, ma non avrei dovuto sorprendermi del fatto che sapesse dov'ero e che fosse venuto a prendermi. Già, per la missione, il mio problema numero due. Le odiavo tutte, ma questa in particolare. «Se esci, puoi risparmiarti lo spettacolo.» dissi, mentre accennavo ai miei vestiti. Il perenne sorriso sul suo volto non scomparve, anzi, si allargò maliziosamente. Dopodiché, per fortuna, uscì dalla stanza. Cosa voleva dire quella storia? Che mi sorvegliava? Che tutti gli sforzi che avevo fatto per mantenere segreta la mia relazione con Mikan non erano serviti a niente? Adesso, oltre che Ruka, avrebbe preso di mira anche lei, l'unica cosa che volevo evitare. «Bastardo.» soffiai, fra i denti.
Quando mi alzai dal letto, Mikan si mosse, probabilmente per il fatto che aveva più freddo, ora. Non le avevo detto niente della missione per non farla preoccupare, ma lei aveva sorprendentemente capito che c'era qualcosa che non andava. Non l'avrei mai fatta così perspicace, la mia Mutande-a-Pallini. Sorrisi, guardandola mentre si raggomitolava; presi un'altra coperta dall'armadio e la misi sopra quelle che già aveva addosso, dopodiché smise di agitarsi.
Una volta che fui completamente vestito, mi voltai di nuovo a guardarla, perché, se davvero la missione era pericolosa come Persona mi aveva lasciato intendere, quella sarebbe potuta essere l'ultima volta per farlo. Poi vidi i suoi nastri per capelli sul comodino e ne presi uno, mettendomelo in tasca, così da avere qualcos'altro di suo oltre alla collana col kanji della felicità che mi aveva regalato per il compleanno. Quando mi resi conto di quello che stavo facendo, alzai gli occhi al cielo, pensando che stavo diventando troppo sentimentale. Uscii facendo attenzione a non sbattere la porta, ma avrei scommesso che anche se l'avessi fatto, lei non si sarebbe accorta di nulla: ero convinto che avesse il sonno più pesante di quello di un orso in letargo.
Appena io e Persona svoltammo l'angolo, dovetti ricredermi. «Natsume?» sentii la sua voce assonnata chiamarmi – sicuramente aveva aperto la porta – e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per non risponderle o tornare indietro.
«Allora,» dissi, attirando l'attenzione del mio accompagnatore, nel parcheggio posteriore dell'Accademia. «adesso vuoi spiegarmi il mio ruolo nella missione?»
«Tortura.» fu tutto quello che mi rispose, lasciandomi un attimo perplesso, mentre salivamo in macchina e sentivamo il rumore del motore in accensione. Tutto lì? C'era tutto questo pericolo nel torturare qualcuno? Quando salii in macchina, notai subito Andou Tsubasa, che mi salutò con un cenno della testa. Ricambiai, sul punto di sbuffare. Dovevo andare in missione con Ombra? Ah, con quella bella notizia sì che mi sentivo meglio. Non avevo mai torturato nessuno, quindi non sapevo neanche come immaginarmi questa missione. Beh, torturare non è peggio che uccidere, pensai.
«Mi hai fatto fare di peggio.» gli feci notare, infatti, con una punta d'acidità nella voce. Insomma, di solito portava me in missione quando c'era da uccidere parecchia gente. Tipo bruciare un palazzo o automobili, o cose simili. Guardai l'orologio per sapere che ore fossero: erano le tre di notte e stavo morendo di sonno.
«Beh, in verità, dobbiamo anche catturarla questa persona.» mi spiegò. Era fantastico sapere che mi dava informazioni a puntate. «Sii contento, Natsume: oggi farai squadra con Nobara.» con Nobara? Ero talmente elettrizzato che mi sarei messo a dormire all'istante. Tra Nobara e Ombra, preferivo Ombra, senza alcun dubbio. Detestavo Nobara, non c'era un motivo preciso. La detestavo e basta. Ma non ci si poteva lamentare della preferita del bastardo. Comunque, il fatto che portasse anche lei mi fece presagire che la missione fosse molto più leggera di quanto mi avesse fatto credere in precedenza. Persona non è il tipo che mette in pericolo Nobara, a meno che lei non abbia gravemente tradito la sua fiducia. Sperai di no, per me e anche per quel poveretto che non si sa bene cosa ci facesse nella classe di Abilità Pericolose, dato che può solo controllare le ombre ed è stato spostato dalla classe di Abilità Speciali alla nostra senza un reale motivo circa sei anni fa.
«Hai intenzione di torturare questa persona con entrambi i nostri Alice?» domandai, immaginando già la risposta. I nostri Alice sono totalmente opposti: io fuoco e lei ghiaccio. Non avrei voluto essere nei panni di quel pover'uomo e, sinceramente, neanche nei miei.
La vettura passò davanti al dormitorio delle ragazze, per far salire Nobara, casomai Persona potesse farla scomodare come aveva fatto con me; già che era venuto a svegliarmi, potevamo passare a prendere anche Nobara, no? Lasciai perdere, dopotutto sapevo che la logica non era il forte della maggior parte degli idioti che controllavano l'Accademia. Tutta quella gentilezza, tuttavia, mi fece presagire non ce l'avesse con Nobara. Tutto a posto. «Scusate il ritardo.» disse lei, entrando col fiatone in macchina. Aveva i capelli più in disordine del solito e sembrava avesse dormito poco: di sicuro non era la sola.
«Ma figurati!» dissi, pieno di sarcasmo che lei non avrebbe colto. «Eravamo noi in anticipo.» Subito dopo averlo detto, mi morsi la lingua. Avevo appena ironizzato sulla principessa e, di certo, a Persona la cosa non era granché andata a genio.
«Menomale!» sospirò lei, abbandonandosi su un sedile. Persona non disse una parola, e non potei neanche giurare che mi avesse lanciato un'occhiataccia, dato che la maschera gli copre praticamente tutta la faccia. Rimasi comunque sorpreso, pensando che magari non voleva mostrarsi troppo brusco davanti alla sua adorata. Sospirai, trattenendomi dal vomitare. Nobara ci guardò tutti lentamente. «Natsume-kun...» riprese lei, fissando i suoi occhi vuoti su di me. «hai l'aria di chi non ha dormito molto stanotte. Qualcosa non va?» oh, no, figurati. Tutto a meraviglia. Devo solo torturare un uomo. Avrei voluto risponderle così, ma ebbi la decenza di tenerlo per me. «Le discussioni inutili a più tardi.» ci rimproverò Persona, mentre l'auto si dirigeva a tutta velocità fuori dai cancelli dell'Accademia. «Concentriamoci sulla missione.» straordinario, adesso che c'era Nobara poteva anche smetterla di dire le cose a rate. Sarà che non avevo mai capito come una come lei potesse essere la preferita di uno come lui... «Abbiamo raccolto abbastanza informazioni su questa azienda. Nei loro archivi sono presenti i nomi di tutti gli esseri umani dotati di Alice che sono riusciti a rintracciare e a nascondere all'Accademia.» non so perché ma la notizia non mi stupì affatto. Ho sempre pensato che fosse meglio fuori che dentro. Non sapevo se avevo tanta voglia di torturare quell'uomo per far finire dei ragazzini con Alice rari dentro la Classe di Abilità Pericolose, come era successo con me. «Non siamo riusciti ad inserirci nel loro sistema, perciò abbiamo deciso di usare qualcuno già all'interno.» cioè, dovevamo costringere qualcuno a darci una password? Che piano geniale... chi l'aveva pensato? Il preside delle elementari? Forse oltre al corpo gli si era rimpicciolito anche il cervello. Neanche questa volta, fortunatamente, esposi la mia opinione. «Non avendo il tempo di inserire qualcuno dei nostri tra il personale, dobbiamo costringere questa persona.» ci passò un foglio con la foto e la descrizione di un tizio sulla cinquantina quasi completamente pelato. «È il meno prudente di loro, perciò l'abbiamo scelto. Inoltre, possiede tutte le password di accesso di cui abbiamo bisogno.» avrei voluto fare un'altra battuta tipo: “Guarda che fortuna” ma mi morsi la lingua. Quella sera la mia vena sarcastica era più attiva del solito. Proprio quando serviva di meno.
Mi morsi l'interno della guancia per non sbuffare. Non volevo che pensasse che mi stessi annoiando, altrimenti chissà quando avrei potuto liberarmi di lui. «Il piano?» chiesi. Se non avevamo un piano già fatto, dovevamo farne uno. Benché non fosse un tipo prudente secondo noi, non significava che non lo fosse davvero e lo sperai seriamente per la sua incolumità. Feci appena in tempo a finire la domanda che l'auto si fermò, davanti a un palazzo orrendamente alto. Sperai che quel tizio non avesse in mente di uscire di lì tanto presto e sperai che dovesse scendere dagli ultimi piani perché, anche in ascensore, ci avrebbe messo una vita. Non avevo nessuna fretta di fargli del male, anche se, onestamente, non vedevo l'ora che la missione finisse. Sperai che fosse un debole, almeno ci avrebbe dato immediatamente ciò che stavamo cercando, anche se dubitavo seriamente che Persona l'avrebbe lasciato andare, vivo almeno.
Un quarto d'ora dopo, ancora non si vedeva nessuno. Fu allora che sbuffai, senza rendermene conto, ma non per noia, per irritazione: avrei voluto essere qualche chilometro indietro. «Ti annoi, Natsume?» mi chiese Persona, glaciale. Non mi lasciò il tempo di rispondere. «Oh, forse avresti voluto passare maggior tempo con quella ragazzina.» il suo tono si addolcì malevolmente. Le budella cominciarono a torcersi fino a farmi male. «Porta a termine la missione con successo, se non vuoi che le accada qualcosa.» concluse, acido e sbrigativo; lo guardai con odio. Non Mikan. Giurai a me stesso che non le sarebbe mai arrivato così vicino da riuscire anche solo a sfiorarla. Adesso che sapeva, l'unica cosa che potevo fare per proteggerla era tenerla lontano da lui.
Tsubasa aveva un sopracciglio inarcato e guardava verso di me con l'espressione di quello che ha capito tutto e con un sorrisetto dannatamente irritante. Distolsi lo sguardo, in imbarazzo. Non poteva impicciarsi degli affari suoi? Nobara, al contrario, sembrava non aver seguito neanche un briciolo di quella discussione. Guardava fuori pacificamente, come se non fossimo venuti a uccidere, nella migliore delle ipotesi, qualcuno. Era per questo che la odiavo: era troppo stupida e ingenua, non si può essere ingenui quando si fa parte della classe di Abilità Pericolose; per questo mi sono sempre chiesto se facesse la finta innocentina. Poi pensai che, forse, era l'altra sua personalità che a Persona piaceva tanto.
«Persona,» mentre lo stavo fissando malissimo, Persona si girò verso Nobara, che cercava di attirarne l'attenzione. «qualcuno sta uscendo. Che facciamo?»
Ombra incrociò le braccia al petto, appoggiandosi allo schienale del sedile, come se la missione non fosse appena cominciata. «Aspettate che salga in macchina.» ci disse Persona, guardando nella nostra stessa direzione. «Così metteremo fuori gioco la guardia del corpo che si porta dietro.» feci in modo che nessuna espressione particolare comparisse sul mio viso, per non dare a Persona il modo di vedere cosa stessi pensando e di commentare, ma lo trovavo un piano piuttosto improvvisato. Di solito, eravamo organizzati molto meglio.
Inoltre, sembrava che Nobara facesse la telecronaca di una partita di calcio, non che ne avessi sentita una, di recente. «Sta salendo in macchina.» alzai gli occhi al cielo, gesto che sfuggì a tutti, nel buio dell'abitacolo.
«Tu che ruolo avrai nella missione?» chiesi, piano, a Ombra mentre Persona faceva abbassare il finestrino. «Torturerai con noi?»
Lui scosse la testa, sembrava alquanto disgustato dalla mia proposta. Di sicuro, non lo potevo biasimare: l'idea non elettrizzava neanche me. «No, io dovrò ordinare all'ombra della macchina di quel pover'uomo di schiantarsi da qualche parte, dopo che avrete finito con lui.» proprio come avevo previsto. Poi si avvicinò di più a me per bisbigliarmi qualcosa. «Comunque non mi convince.» accennò con la testa a Persona.
«No,» risposi, concordando pienamente. «neanche a me.» Persona si girò verso di noi, come se lo avessimo chiamato a voce alta, sentii Ombra irrigidirsi sul sedile accanto a me. Persona faceva quest'effetto praticamente a tutti.
«Potreste anche smettere di parlottare inutilmente.» ci disse, facendomi sperare che non avesse sentito. «Abbiamo una missione da portare a termine.»
A quel punto, mi chiesi se fosse sempre stato così fissato o se avesse le frasi standard. «Sì, sì.» risposi, cercando il più possibile di non suonare scocciato quanto, in realtà, ero. «Ditemi che cosa devo fare.» mi rivolsi anche a Nobara, dato che era quella che ne sapeva sempre più di tutti.
«Forse dovresti mirare alle gomme col tuo Alice.» propose Nobara. Giuro che non avevo mai sentito niente di più idiota, neanche da Youichi quando aveva due anni.
«Certo,» dissi, con una vena di sarcasmo nella voce. Un ottimo piano, non c'era davvero che dire. «così la macchina esplode e addio amico da torturare. Ho l'Alice del fuoco, ricordi?» era in movimento, quante probabilità avevo di prendere la gomma?
«Non ci avevo pensato.» ammise lei, rammaricata. Mi domandai perché non tirava fuori l'altra sua personalità, se non altro era più furba.
«Perché invece non congeli la strada, così la macchina slitta e l'autista perde il controllo?» suggerii, affacciandomi al finestrino. Anche la nostra macchina era ripartita e avevamo l'auto di quel tizio proprio davanti. Certo che, pensai, fare un inseguimento con una limousine nera era proprio da telefilm di quarto ordine. Ricordavo di averne visto uno, una volta, in tv, quando ancora abitavo con mio padre. Ero convinto che il significato di essere mimetici dovesse sfuggire abbastanza al preside, altrimenti ci avrebbe mandati in giro con una macchina un tantino più anonima.
Nobara annuì, preparandosi ad usare il suo Alice. Sbagliò mira diverse volte, finché Persona non disse qualcosa che fece risvegliare in lei la sua seconda personalità. «Concentrati, e non deludermi, Nobara.» bastava davvero poco.
La seconda personalità di Nobara è completamente diversa dalla solita: è aggressiva e non ci pensa due volte a congelare qualche arto a qualcuno se è ha fatto qualcosa che a Persona non piace. Sì, pensai, è senz'altro lei che Persona adora.
«Non preoccuparti, Persona.» disse, con una voce che non era neanche la sua. Mi chiesi che razza di Alice dovesse essere quello: era semplicemente mostruoso. «Avrai il tuo uomo in poco tempo.» Appena finì di dirlo, dal finestrino a cui io e Ombra eravamo affacciati, potemmo vedere la strada che si congelava sotto le gomme dell'automobile. La scena sarebbe stata inquietante se non avessi ucciso un sacco di gente, da che ero entrato all'Accademia, contrariamente a Ombra che si appoggiò al sedile, pallido come un lenzuolo, e non si mosse per un bel pezzo. Mi sembrò di rivedere me stesso da bambino.
Ancora una volta, come avevo previsto, la macchina slittò, andando a sbattere con la fiancata contro un muro. Ci fermammo abbastanza lontano, su ordine di Persona.
«Fate attenzione: potrebbero essere vivi e armati, e il preside mi ha raccomandato di riportavi a casa tutti, più o meno sani e salvi.» ci informò, lasciandoci carinamente intendere che l'importante era rimanere vivi, anche se, se ci avessero staccato un braccio, non sarebbe stato rilevante se avessimo ancora potuto usare i nostri Alice. «Natsume, se le guardie del corpo sono vive, sai cosa fare.»
Alzai gli occhi al cielo, trattenendo un sospiro. Menomale, pensai, che il mio ruolo era solo torturare. Finora avevo pensato a tutto io. «Ovvio.» risposi. Ero sempre io quello che faceva il lavoro più sporco. Chiaramente, non poteva essere la delicata e gentile Nobara a imprigionarli nel ghiaccio, l'avrebbe impressionata. Poverina...
L'uomo che uscì dal posto di guida della macchina sembrava abbastanza stordito, ma andò comunque ad assicurarsi che l'uomo che ci interessava stesse bene. Aprii la portiera e scesi, per non rischiare di sbagliare mira: non era una cosa che potevo permettermi, dato che Persona voleva che andasse tutto liscio come l'olio. Sentii la presenza del fuoco sul palmo della mia mano, senza che neanche avessi pensato di usarlo, tanta era l'abitudine. Lo colpii quando si girò verso di noi, e cadde a terra, lasciandoci la visuale di quell'uomo che era accasciato sul sedile, privo di sensi. Fu allora che Persona scese dall'auto. Non degnò di uno sguardo il corpo dell'uomo riverso a terra ed evitai di farlo anche io per più del necessario, visto che sapevo per esperienza che a uccidere non ci si abitua mai. Non avevo mai guardato negli occhi nessuna delle mie vittime – e non credevo di aver intenzione di farlo adesso – eccetto una volta, e avevo rivisto la sua faccia nei miei incubi peggiori; era successo prima del mio decimo compleanno.

Quando entrammo in una specie di magazzino buio, mi appoggiai al muro, con la maschera sul volto e una voglia irreprimibile di scappare da qualche parte, lontano da lì. Ombra stava portando dentro il corpo dell'uomo, che ancora non aveva ripreso conoscenza. Lo mise su una sedia e Nobara si affrettò a legargli i polsi e le caviglie.
Sorrisi tristemente: anche se l'avesse lasciato libero, dove sarebbe potuto andare? Eravamo vicini al niente più assoluto, fuori città. Intorno avevamo solo campi e, forse, il posto in cui ci trovavamo apparteneva all'Accademia e lo usavano per questo genere di cose. Rabbrividii per il disgusto. E l'unica cosa positiva che riuscii a pensare era che, in due anni, mi sarei diplomato e me ne sarei finalmente andato da quel posto orribile.
«Posso cominciare io?» domandò l'altra personalità di Nobara. Mi chiesi il motivo di essere tanto impazienti, avevamo tutta la notte per completare il lavoro. Persona annuì, e mi sembrò di vederlo sorridere compiaciuto. Non potevo neanche quantificare il ribrezzo che provavo per lui.
Dieci minuti più tardi, l'uomo, che io e Ombra avevamo visto chiamarsi Nakamura Kei, si svegliò e si guardò intorno, confuso. Persona si avvicinò a lui, che cominciò a cercare di liberarsi dalle corde. «Dove mi trovo? Cosa vuole da me?» domandò, con una voce ferma che non mi sarei mai aspettato, soprattutto per qualcuno che si rivolge a Persona e che ce l'ha anche piuttosto vicino.
«Una cosa molto semplice, in verità.» fu la risposta melliflua di Persona. Si inghinocchiò vicino a lui, ma non gli andò abbastanza vicino da toccarlo. Avrebbe potuto facilmente ucciderlo con il suo maledetto Alice. «Le password che permettono di accedere ai file dei bambini.»
Per tutta risposta, il suo interlocutore si mise dritto sulla sedia, e lo guardò negli occhi, per quanto fosse possibile, a causa della maschera. Nessuno aveva mai guardato negli occhi Persona, che avesse la maschera poco importava. Ammirai il suo coraggio, ma sapevo che non sarebbe bastato da solo a salvargli la vita. Mi chiesi se ucciderlo fosse proprio necessario, anche se conoscevo bene la risposta. «Mai.»
Persona fece una faccia teatralmente dispiaciuta. La falsità gocciolava da ogni fibra del suo essere, e pensai che un tale bastardo non poteva essere creduto neanche in punto di morte. «Un vero peccato.» rispose, allontanandosi un po'. «Significa che dovrò usare mezzi più persuasivi.»
«Quelle password moriranno con me.» fu la risposta di Nakamura, facendomi mordere un labbro. L'uso del mio Alice non sarebbe stato molto soddisfacente per Persona: non sapevo se sarei riuscito a fargli del male. «L'Accademia non avrà mai quei bambini.»
Persona sorrise, beffardo. «Vedremo.» chiamò Nobara con un cenno, al quale lei rispose immediatamente. In pochi secondi fu al suo fianco, mentre il ghiaccio le faceva brillare le mani. «Vedi cosa puoi fare per convincerlo.»
Lei lo guardò, adorante, e annuii. Puntò i palmi delle mani in direzione di Nakamura, al quale cominciarono a congelarsi le gambe e le braccia. Cominciò a tremare per il freddo già abbastanza pungente qualche secondo dopo e, da dove mi trovavo, potevo vedergli la pelle d'oca. La sua bocca, però, era ben serrata e non uscì neanche un lamento. Nobara sorrise, mi parve quasi di vedere la versione ancora più femminile di Persona, ma non fu quello che mi fece distogliere lo sguardo; fu piuttosto la reazione di Nakamura al congelarsi del resto del suo corpo, fino al collo: vomitò, ma di nuovo non si lamentò. Rischiava l'ipotermia, ma a Persona non sembrava importare molto. Quando i vasi sanguigni si fecero più visibili, in cerca di calore, Persona mi fece cenno di entrare in gioco. Mi consolai un po': forse avrei potuto salvargli la vita.
All'inizio pensavo di non fare proprio niente, ma mi chiesi che sarebbe successo a Mikan se mi fossi rifiutato. Non mi avvicinai a Nakamura, ma pensai a controllare il calore del fuoco, in modo che non potesse sentirsi troppo male; l'unica cosa utile che potevo fare era sciogliere il ghiaccio.
Tuttavia, sapevo che il mio debole piano non sarebbe durato a lungo: Persona era un bastardo, ma di sicuro non era un idiota. «Più calore, Natsume, non devi metterlo a suo agio come se fosse nel salotto di casa sua.» mi disse, acido. Non risposi e aumentai un po' la temperatura. Non avevo intenzione di toccarlo con le fiamme, infatti feci in modo che lo circondassero. «Natsume, non fare l'idiota.» mi mise in guardia di nuovo con la sua voce minacciosa. Portai il fuoco a trentotto gradi, se avessi prolungato la sua esposizione al calore, la temperatura corporea sarebbe salita troppo e avrebbe rischiato l'ipertermia. Potei notare che la parte della sofferenza di quella persona, il preside l'aveva davvero studiata a puntino. «Alza ancora.» quando cominciò a balbettare cose senza senso e a rischiare di vomitare, di nuovo, capii che non potevo farlo.
«Se alzo ancora,» risposi, fremendo per la rabbia, il disgusto e l'irritazione. «la sua temperatura corporea salirà ancora, e sopra i quarantuno gradi, il suo cervello subirà danni permanenti e addio password.» spensi gradualmente le fiamme per impedire un abbassamento troppo brusco della temperatura. Era tutto quello che potevo fare, e la rabbia crebbe. Mi sentivo un inutile idiota. «Siamo qui per quelle, giusto?» e la sensazione di essere preso in giro si fece sempre più forte. Persona non rispose niente, né mi degnò di uno sguardo. Si rivolse a Nakamura, che respirava affannosamente. «Dunque?»
«Tutto... tutto questo» rispose, prendendo molto fiato. «non basterà... mai... a farmi... parlare.» Persona sospirò, spazientito. Mi chiesi se davvero si aspettava di avere ciò che gli serviva in meno di un'ora.
Le successive tre ore, furono quasi completamente uguali. Mi stupii della resistenza di quell'uomo di mezza età. Ringraziai il cielo, per la prima volta in tutta la mia vita, quando mi sentii male per aver usato troppo il mio Alice: tenerlo sotto controllo era molto più difficile che rilasciarlo semplicemente. Persona ci concesse, incredibilmente a tutti e tre, una pausa. Tutto quello che feci, in quella mezz'ora, fu salire in macchina, dove c'era Ombra che mi guardava preoccupato, e cercai di non pensare a quello che stavamo facendo. Lui non fece domande, e gli fui grato per questo; e fui grato anche di avere una maschera sulla faccia, così che non potesse vedere la mia espressione, che lo avrebbe spaventato se mi mostrava sconvolto almeno la metà di quello che ero. Quella mattina, mi ricordai che avevo pensato che la tortura sarebbe stata più facile di un omicidio. Mi accorsi che mi sbagliavo di grosso.

Non seppi neanche quanto tempo era passato da quando eravamo entrati per la prima volta in quel magazzino, so solo che era appena pomeriggio e che Persona ci aveva, di nuovo, concesso una pausa. Fu allora che presi la mia decisione: non potevo più sopportare di vedere un uomo in quello stato.
Entrai nel magazzino, Nobara dormiva in macchina, e lo avrebbe fatto fino a che Persona non fosse tornato; mi tolsi la maschera, mentre mi avvicinavo a Nakamura, il cui respiro si sentiva già dall'entrata. Avevo lo stomaco sottosopra per via della tensione: non sapevo quanto mi sarebbe costato il gesto che stavo per compiere.
«Ehi,» dissi, bisbigliando. Se fosse stato sveglio, per lo meno, avrebbe potuto aiutarmi. «mi sente?»
«Cosa vuoi?» mi domandò. Non c'era astio nel suo tono di voce, ma non potei esserne certo. Era così stanco che dubitavo che sarebbe riuscito a sopravvivere ancora a lungo, nonostante ce l'avesse incredibilmente fatta fino a quel momento, non sapevo se io, a diciassette anni, avrei avuto tutta quella resistenza.
«Darle una mano.» fu la mia risposta, mentre usavo il mio Alice per bruciare le corde. Avevo deciso: l'avrei fatto fuggire e, in qualche modo, avrei trovato il modo per prendermi la responsabilità ed evitare che Ruka o Mikan venissero in qualche modo coinvolti.
«Tu sei quello che chiamano il Gatto Nero, non è vero?» mi chiese. Mi domandai perché si sforzava di parlare, se non ce la faceva. Io annuii, aiutandolo ad alzarsi. «Non sei come ti descrivono.»
«Si fida davvero di me?» chiesi, sorpreso, mentre cominciavo a camminare e a trasciarlo con me in direzione dell'unica uscita. L'uomo tossì, per poi annuire.
«Ho visto cosa può fare il tuo Alice.» mi rispose, per poi tossire di nuovo. «E quando hai potuto, hai usato il tuo Alice per riscaldarmi dal ghiaccio creato da quella ragazza. Tu non sei fatto per uccidere.» non sapevo se quella era la verità, ma scelsi di credergli, probabilmente mi avrebbe fatto sentire meglio.
Dopo neanche un minuto, per la prima volta da che ero entrato nell'Accademia, mi sembrò che il sangue avesse smesso di scorrermi nelle vene. Per la prima volta, avevo paura, anche se non per me. «Cosa succede?» la voce di Persona mi trapassò letteralmente le orecchie. Nakamura tossì di nuovo, e fu l'unico suono che ruppe il silenzio pesante del magazzino. Vidi Persona fremere per la rabbia. «Vuoi davvero sapere perché siamo qui, Natsume?» Si tolse la maschera con un gesto mostruosamente lento, che mi mise l'angoscia. Non risposi neanche una parola, ero immobile a fissarlo. «Era una prova.» detto questo, prese Nakamura per il braccio libero, facendo attenzione a non toccare nient'altro. Bastò il solo sfiorarlo, che macchie nere cominciarono a formarsi su Nakamura che, questa volta, si lamentò per il dolore. Raggelai e non potei distogliere l'attenzione da lui, senza capirne il motivo. Mi sentii improvvisamente inutile e privo di forze. Mi forzai a fissare lo sguardo da un'altra parte, per non essere costretto a guardare, finché i lamenti non cessarono. Fu la voce di Persona a riportarmi alla realtà. «Una prova che non hai superato.»
«Di che parli?» chiesi, turbato e disgustato nello stesso tempo. Era la prima persona che vedevo morire così da vicino e per giunta, a causa dell'Alice di Persona. Era la prima volta che vedevo anche quello.
«Parlo di fedeltà.» mi spiegò, mentre copriva di nuovo il suo volto con la maschera, ma non prestai attenzione alle sue parole. «Il preside pensava che avresti fatto una cosa del genere.» vidi di striscio Nobara entrare nel magazzino. Si portò le mani alla bocca quando vide il corpo senza vita di Nakamura.
«Cos'è successo?» aveva le lacrime agli occhi, e capii che si trattava della personalità che in questi giorni non si era mai fatta vedere. Era fortunata a non ricordarsi niente di ciò che era successo dentro quel postaccio. Persona la ignorò.
«Per questa volta,» mi disse, glaciale, senza muovere un solo muscolo, cosa che non feci neanche io, ma per mancanza di forze. «non ci saranno ritorsioni. Questi sono gli ordini. Ma la prossima volta che pensi di tradire l'Accademia, Natsume, pensaci molto bene. Quella ragazzina non starà bene per sempre.»
Io non tentai neanche di capire le sue parole, seppi solo che avevamo ucciso delle persone solo per mettirmi alla prova, e non sapevo neanche che cosa significasse.

«Nobara.» disse di nuovo Persona, appena uscimmo di lì. Teneva il corpo di Nakamura come se fosse stato un sacco vuoto. «Chiama quell'inutile studente.»
Nobara annuì, evitando di guardare ciò che Persona portava con sé. Decisi di farlo anch'io, per non rischiare di vomitare e di sognarmelo per il resto della vita. Ombra scese dalla macchina, e il terrore era l'unica cosa che si leggeva sul suo volto.
«Fa' ciò che sei venuto per fare.» fu tutto quello che gli disse, dopo aver posizionato nella sua auto, che ci eravamo portati dietro perché nessuno la trovasse, il corpo di Nakamura. Al posto di guida, c'era il cadavere dell'autista. Lo squallore mi fece rabbrividire di nuovo. Distolsi lo sguardo, non avrei sopportato oltre, volevo solo andarmene.
Ombra annuì alle parole di Persona, e ordinò all'ombra dell'automobile di schiantarsi non so dove, perché entrai in macchina e preferii non sapere. Quando la portiera si aprì, credetti che fosse finalmente ora di abbandonare quel magazzino, ma mi sbagliavo.
«Il tuo lavoro non è ancora finito.» mi disse Persona, calmo, facendomi cenno di scendere.
«Che devo fare?» chiesi, cercando di reprimere il fastidio e cercando di non impazzire per il terribile mal di testa che avevo. Ero stanco morto per aver usato troppo il mio Alice e non avevo la forza di fare nient'altro.
«Da' fuoco all'auto.» sospirai, cercando di non gridare per la frustrazione. Sapevo bene a cosa – o meglio, a chi – avrei volentieri dato fuoco. Lanciai alla cieca una palla di fuoco dietro alle mie spalle una volta che scesi dalla macchina e, dallo scoppio, seppi che avevo centrato il mio bersaglio. Non mi voltai indietro, e salii di nuovo in macchina, mentre Persona sorrideva soddisfatto. Lo odiavo e, per quanto riguarda lui, sapevo benissimo perché.

Durante il viaggio di ritorno, non degnai nessuno di uno sguardo, specialmente quel bastardo di Persona; non riuscivo a sopportare l'idea di aver quasi capito tutto fino all'ultimo e di non aver fatto niente per fermare quella farsa. Mi domandavo che razza di prova avessi fallito e quali sarebbero state le conseguenze, anche se Persona aveva detto che, per quella volta, non ce ne sarebbero state. Ma né lui né, specialmente, il preside faceva mai niente per niente, e se il preside aveva deciso di mettermi alla prova, io sapevo che questo serviva a qualcosa, non sono un idiota. Per ora, erano morte due persone, e non riuscivo a smettere di pensarci.
Dopo un tempo che mi parve infinitamente lungo e massacrante, cominciammo a vedere i cancelli dell'Accademia. Sospirai di sollievo, insieme a Ombra, che era teso e pallido come uno straccio. Io non dovevo avere un aspetto migliore. Quando entrammo nel vialetto, mi sentii stranamente sollevato, probabilmente perché non avrei più dovuto condividere spazi ristretti con quella spazzatura non del tutto umana che si spacciava per un professore. Infatti, appena la macchina si fermò, ne balzai fuori come se fossi stato seduto su un puntaspilli. Nessuno, grazie al cielo, mi fermò, anche perché in quel momento avrei potuto uccidere senza pentirmene. Non sapevo che cosa volevo fare, e neanche dove andare: volevo solo dimenticarmi di quella brutta giornata.
«Ehi, Natsume.» mi chiamò Tsubasa, mentre si massaggiava le tempie. Mi girai e gli lanciai un'occhiataccia, e capii che ebbe l'effetto desiderato dalla sua faccia. «Se non le hai detto niente, vai a cercare Mikan, sarà preoccupata, se la conosco.»
Mikan. Il suo pensiero mi colpì come uno schiaffo, facendomi passare di mente ogni altra cosa. Mi ricordai solo dopo quelle parole che, davvero, non le avevo detto niente. Appena mi chiesi dove potevo trovarla, mi venne subito in mente l'albero di ciliego sotto cui avevamo l'abitudine di sederci da bambini. Mentre stavo facendo la strada per andare dove avevo pensato, la vidi. Il problema era uno solo: era insieme a Naru. Non so perché, ma ha sempre dimostrato un interesse particolare per Mikan, la qual cosa mi ha sempre reso geloso, sin da quando avevo dieci anni. E, devo ammetterlo, non avevo smesso di esserlo sette anni dopo. Decine di domande mi si presentarono in testa: perché diavolo stava abbracciando la mia ragazza? Non poteva mettere mani e braccia da un'altra parte? E perché lei stava piangendo? Che diavolo le aveva fatto quel pervertito? L'unica cosa di cui ero sicuro era che i ferormoni non avrebbero avuto effetto su di lei, perché Mikan ha l'Alice dell'annullamento.
Il sarcasmo che mi aveva accompagnato nel viaggio in macchina di non so più quanti giorni fa, tornò a farmi visita, e stavolta non potei trattenerlo. «Non dovresti prenderti tutte queste libertà, Naru.» non l'avrei mai chiamato per intero. Sarebbe stata una specie di ammissione del fatto che lo rispettavo, e non lo facevo affatto. «Soprattutto con una ragazza fidanzata. Il suo ragazzo potrebbe essere geloso.» e lo ero anche parecchio.
La vidi staccarsi da Naru a velocità supersonica. Non potei reprimere un sorriso, anche se non capivo il motivo per cui sorridesse anche quella faccia di bronzo di Naru. Forse avevo solo bisogno di sfogarmi, ma l'avrei preso volentieri a pugni. «Natsume!» sentii Mikan gridare e, quando si lanciò letteralmente tra le mie braccia, capii il motivo per cui mi ero sentito come a casa quando ero entrato dai cancelli e passò anche la voglia di pestare Naru e qualsiasi altra persona. La strinsi forte, per farle capire che ero felice di vederla quanto lo era lei. Era di sicuro il momento migliore che avessi avuto in quei due o tre giorni, quando c'era lei era facile non pensare a qualcos'altro. La baciai, e questo fece sparire definitivamente ogni altro pensiero che non la riguardasse. Di sicuro, sapevo solo che non volevo muovermi più dall'Accademia e rivedere la brutta faccia di Persona, per molto tempo.
«Sono tornato.»

*****

Risposte alle recensioni:

MatsuriGil: grazie mille! Sono molto lusingata dalle tue parole! Spero che ti sia piaciuto anche questo!
Kahoko: ma figurati se mi offendo XD. Ben vengano le critiche costruttive, ho sempre desiderato che qualcuno mi recensisse come hai fatto tu XD. Anzi, se hai qualcosa da dire su questo capitolo, non farti scrupoli.
mikamey: facciamo un po' sia metalli preziosi che marmo XD però la statua la voglio per Natsume *ç*. Mamma mia quanti complimenti! Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento.
marrion: ragazze, con tutti questi complimenti, rischio di gasarmi XD. Sono contenta che ti sia piaciuto il primo capitolo, e spero che continui ad essere così per questo e per i prossimi. :P
smivanetto: mi piacerebbe sapere che pensi di questo capitolo XD. Spero tanto che tu non sia rimasta delusa dal “risveglio”.

Inoltre, ringrazio tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra i preferiti:

1.bella95
2.Erica97
3.Kahoko
4.mikamey
5.piccola sciamana
6.rizzila93
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E anche chi ha inserito la mia storia tra le seguite:

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