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Autore: fryderyka    31/05/2005    1 recensioni
Una maga.. una vita come le altre nelle valli del Faerun; poi un incontro, un cambiamento.. ambientazione Forgotten o almeno ci prova ad esserlo ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio fuori, le strade erano illuminate solo dalla luce argentea della luna e dalle deboli luci che uscivano dalle case di un piccolo villaggio di Archenbridge. Nel silenzio della notte, nella locanda del paese, una donna fissava con occhi spenti il fuoco, sprofondata su una poltrona di velluto giallo sbiadito dal tempo. Il fuoco scoppiettava nel camino e qualche scintilla cadeva sul tappeto bruciacchiandolo lievemente, ma la donna pareva non accorgersi di nulla; aveva la testa leggermente china, i lunghi capelli biondi scendevano incolti sulle spalle e davanti al suo viso, nella mano destra aveva un calice di vino rosso, con la sinistra dava leggeri colpi sull’impugnatura della sua spada. A giudicare dall’aspetto la giovane poteva avere circa 25 anni, la sua figura snella e tonica, le cicatrici sulle gambe e braccia lasciavano intendere chiaramente che si trattasse di un’avventuriera temeraria… una come tante nelle valli, ma gli occhi, quegli occhi neri come la notte, stanchi e senza luce facevano capire quanto avesse sofferto e quanto ancora soffrisse. “La carità, la carità per favore” una giovane zingara si avvicino all’avventuriera con le mani protese. La donna la guardò con distrazione, prese dallo zaino un sacchetto colmo di monete d’oro e le diede alla zingara che vedendo tante monete se ne andò ringraziando e sorridendo. Entrarono due guardie nella locanda, si avvicinarono al propietario e gli bisbigliarono qualcosa; l’oste, un uomo basso e tarchiato, intimorito ascoltò la loro richiesta ed indicò debolmente la donna seduta davanti al camino. Le guardie si avvicinarono spedite verso di lei: “siete Kristen Moonrise?” disse bruscamente la prima guardia, un individuo dai lineamenti rozzi quanto i suoi modi. La ragazza alzò lo sguardo vitreo verso i due “si?” disse distrattamente, poi si toccò i capelli e si accorse di non avere il cappuccio: per un secondo i suoi occhi si dipinsero di terrore, poi tornarono ad assumere un tono vago ed inespressivo. La guardia rozza l’afferrò per un braccio e fece per tirarla su di peso, ma il suo compagno lo fermò. “milady” disse garbatamente “siete in arresto” La donna lo guardò e poi mormorò a bassa voce “lo so… ne avete tutto il diritto… sono sfuggita anche per troppo tempo, verrò con voi…” si alzò dalla poltrona e seguì i due uomini. La guardia rozza la spinse in una cella buia e umida, con solo una tavola di legno come giaciglio e niente altro, le prese lo zaino e cominciò a frugare dentro febbrilmente buttando a terra pergamene magiche, fiori, pelli conciate, pozioni, alcuni vestiti ed un armatura: “Bene” disse soddisfatto “questi te li requisisco, e ovviamente questi..” strappò dalla cinta i sacchetti di monete d’oro, la spada e la balestra “vengono con me… qui non ti serviranno”. Sul viso della guardia apparve un ghigno malefico, prese tutto avidamente uscì dalla cella e la richiuse dietro di se, poi se ne andò fischiettando allegramente. L’altra guardia osservava la donna in silenzio, Kristen si guardò attorno per un attimo ignorando l’uomo si rannicchiò in un angolo della cella con la testa tra le mani, chiuse gli occhi e pensò che sarebbe sicuramente morta di li a poco ma il pensiero invece di terrorizzarla le portava un senso di pace nel cuore: finalmente avrebbe messo fine al tormento che portava dentro da troppo tempo. Nella cella la ragazza passava le ore con lo sguardo perso nel vuoto, o verso l’angusta finestrella dalla quale poteva vedere un pezzo di cielo, si rifiutava di parlare e di mangiare: si stava lasciando morire. Il suo stato venne prontamente notato dalla guardia rozza, e una sera ne parlò col suo compagno di guardia. “quella stupida non vuole mangiare” disse addentando una coscia di pollo “se continua così morirà prima del processo, bisogna evitarlo!” “Ha un’aria così triste…” mormorò l’altro “Tu ti fai prendere troppo dai sentimentalismi Argus: è un’assassina! E avrà quello che merita” disse duro il rozzo “eppure non sembra… non ha la faccia d’assassina, e di certo una vera criminale non si sarebbe fatta catturare in questo modo” pensò ad alta voce Argus, c’era qualcosa in quella donna che lo aveva preso; quello sguardo… era come se gli stesse chiedendo aiuto, e questo lo turbava. Si sporse verso le celle e la vide ancora rannicchiata nell’angolo con la testa tra le mani, decise di avvicinarsi a lei; Nik dormiva, non avrebbe interferito, prese delle cosce di pollo e si alzò dalla sedia. Aprì la cella, Kristen alzò lievemente la testa, riconobbe la guardia e reclinò di nuovo il capo. “Perdonate” disse Argus dolcemente “sono giorni che non mangiate… dovete essere affamata, prendete una di queste” e le porse un pezzo di carne, ma la ragazza scosse la testa e rifiutò. La guardia continuò “perché non mangiate e rifiutate di parlare… nei vostri occhi c’è tanta tristezza e disperazione, dividere con qualcuno la vostra sofferenza non può farvi che bene…” La giovane scosse ancora la testa, dopo un lungo periodo di silenzio mormorò “ho sbagliato.. una persona come me non merita di vivere…” si guardò un anello che portava al medio sinistro ed una lacrima prese a scorrerle silenziosamente sulla guancia.
  
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