Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Marian Yagami    30/09/2009    2 recensioni
In un mondo parallelo, umani e Starlight (luci stellari) vivono in armonia. A turbare questo equilibrio, però, ci si mette di mezzo il malvagio e spietato sovrano di un impero sotterraneo, che mira ad impossessarsi dell'incredibile e illimitato potere delle Starlight.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7

 

La navetta procedeva silenziosa e a velocità moderata giù per il tubo di vetro trasparente, quasi come un ascensore.

Nola e Mick, incredibilmente simili nonostante le differenze caratteriali, ammiravano il paesaggio come due bambini.

Per un breve periodo non videro altro che la nuda roccia della Repubblica dell’Aria, il consistente ammasso di terra fluttuante nell’aria che ospitava un continente intero.

Poi la loro vista cambiò improvvisamente: la roccia terminò, lasciando spazio all’immenso cielo che, all’orizzonte, si congiungeva con un meraviglioso oceano azzurro e brillante. Sul versante opposto si estendeva il territorio del Regno della Terra, il continente più ampio di tutti.

- È proprio vero! L’estate è arrivata! – disse Wythe, sistemandosi sul sedile della navetta.

- Voglio andare al mare! – si lamentò Nola, muovendo le gambe.

Mick rise, e dalla tasca dei pantaloni estrasse un foglietto, su cui era disegnato un fiocco di neve. Lo mostro a Nola, poi lo strappò in tanti piccoli pezzi e li nascose in una mano. Quando la riaprì, al posto della carta si trovava una conchiglia rosa perlata.

- Per te! – disse, porgendola alla ragazza. – Un “assaggio” di mare in anticipo! –

I due risero.

Shia girò la testa per non guardarli.

 

 

Con un leggero sobbalzo, la navetta atterrò alla stazione.

I ragazzi recuperarono velocemente tutti i loro bagagli, scendendo in fretta dalla navetta.

- Se non ci sbrighiamo perderemo la coincidenza con il treno che ci porterà a Neapolys! – esclamò Wythe, correndo come una forsennata seguita dagli altri.

- Ma come? Non dovevamo andare direttamente a Beryl City? Perché andiamo a Neapolys? – fece Mick, già con il fiatone.

- È troppo lontana, il treno non ci arriva… Ecco! È questo! Sbrighiamoci o lo perderemo! –

La stazione dove erano arrivati con la navetta, Stazione Centrale, era il punto di arrivo e di partenza più importante del Regno, e qui si incrociavano anche tutti gli altri mezzi di trasporto: da qui partivano treni, bus e aerei, servizi di taxi e navette.

Shia salì sul treno, un gigantesco serpentone di vagoni metallizzati con una striscia verde acqua che li divideva in senso orizzontale, e poi prese Nola per i fianchi, senza sforzo, issandola su.

Salito anche Mick, la locomotiva sbuffò rumorosamente, e il capostazione fischiò un’unica potentissima nota.

- Wyhte! Sbrigati, si stanno chiudendo le porte! – gridò Mick e si sporse fuori da esse, tendendo un braccio.

La ragazza afferrò la sua mano saldamente e lui tirò con tutta la sua forza.

Le porte si chiusero con uno sbuffo, subito dopo che i piedi di Wyhte toccassero lo scalino.

- Per un pelo! – sospirò lei, poi si rese conto che Mick le teneva ancora la mano.

- Ti spiacerebbe mollarmi? Così mi consumi! – disse, e il ragazzo obbedì, fissandola con uno sguardo strano.

 

 

Qualcuno bussò alla grande porta bianca. Non aspettò neanche che gli dicessero avanti, che spalancò la porta con un colpo.

- Mio caro Dray! Ho saputo che tu e la tua… “compagna”… avete fatto cilecca anche questa volta? Ne sono compiaciuto! –

Dray, seduto alla poltrona della scrivania, alzò lo sguardo da alcuni fogli che stava leggendo.

- Anthias. Che piacere vederti. – disse, con scarso entusiasmo.

Anthias fece un passo avanti, in modo che la luce potesse illuminarlo bene in viso.

Era un bell’uomo, più basso di Dray, ma più grande di età. Aveva i capelli corti e scarmigliati, e un paio di occhiali tondi con la montatura fine. Indossava una lunga tunica blu con i bordi dorati che gli arrivava fin sotto la vita, sotto la quale portava un paio di pantaloni e degli stivali.

Dallo specchio di lato sbucò Morgan. – Dray ti piace di più la panna o… - la ragazza non concluse la frase, lanciando un’occhiataccia al nuovo arrivato.

Anthias rise. – Ehilà, Morgan, giochi a fare la mogliettina? –

Lei si sistemò di fianco a Dray, che le prese una mano.

- Cosa vuoi? – sibilò.

- Giusto! – esclamò Anthias, come se si fosse ricordato solo in quel momento. – Sono venuto a dirvi che il Sommo Langarth mi ha affidato il prossimo attacco alle Starlight! – disse, con voce melodiosa.

- Che cosa? – esclamò Dray, sbattendo un pugno sulla scrivania e alzandosi in piedi.

- Non può farlo! Io ho eliminato molte Starlight della vecchia generazione, compresa quella dell’Acquario! –

 - Oh, è vero! Immagino che ci voglia un sacco di coraggio e di forza per eliminare una vecchietta indifesa! – fece Anthias, applaudendo compiaciuto.

- Sta zitto! – gli intimò Dray.

Anthias sorrise.

- Ora devo andare, amico mio. Le mie donne mi aspettano! – disse, poi, invece di uscire dalla porta, sfiorò lo specchio e sparì.

- Quanto lo odio! – mormorò Morgan, stringendo un pugno.

Dray si alzò dalla poltrona, andando ad osservare il paesaggio dalla finestra.

- Andrò a fare una chiacchierata con Langarth. – disse.

Morgan lo guardò preoccupata.

 

 

- Vado in bagno. – disse Wythe, aprendo la porta dello scompartimento. Con un balzo, Mick si alzò e la seguì, lasciando Nola e Shia soli.

- Che c’è? – chiese Wyhte. – Non puoi entrare nella toilette delle donne, sai? – rise.

- Devo dirti una cosa molto importante! – mugugnò il ragazzo.

- Prima fammi andare in bagno… -

- Aspetta! È urgente! –

- Va bene, ma sbrigati, me la sto facendo addosso! –

 

 

Nola guardò fuori dal finestrino le immense pianure che sfilavano veloci.

- Ti piace qui? – chiese Shia, che la fissava dolcemente.

Lei sorrise, annuendo, però poi un’ombra passò sul suo viso.

- Mi dispiace solo di aver abbandonato la mia terra. Non avevo mai viaggiato così lontano come adesso. –

- Non l’hai abbandonata. Sono certo che quando tutto questo sarà finito ci tornerai. – disse, prendendole una mano.

Lei sorrise. E capì. Capì che ormai avevano dato origine a qualcosa che li avrebbe cambiati completamente nel profondo e da cui non ci si poteva ritrarre. Dovevano andare fino in fondo e trovare tutte le altre Starlight. Dovevano proteggersi a vicenda.

- Shia! – fece Nola, improvvisamente. – Qui nel Regno della Terra c’è la tua famiglia! Potrai andare a trovarla! –

Gli occhi del ragazzo si oscurarono improvvisamente, e grazie al contatto con le loro mani, involontariamente lui trasmise una fortissima emozione alla ragazza, che fece aumentare il suo battito cardiaco.

 

 

- Che cosa? – esclamò Wythe, scoppiando a ridere, ma trattenendosi subito dopo. Non poteva rischiare, visto che tutte le sue mutandine erano in valigia.

- Non sto scherzando, vuoi essere la mia ragazza? – chiese Mick con enfasi.

- Senti… io… -

- No, scusa, non avrei dovuto chiedertelo… io… non lo so, appena vedo una ragazza mi escono queste parole di bocca! –

Wythe rise ancora di più, e gli mise una mano sulla spalla.

- Tu sei malato, te ne rendi conto? E poi che significa “appena vedo una ragazza”? –

- Ehm… l’ho chiesto anche a Nola… - rise lui.

A quel punto Wythe corse in bagno, scoppiando a ridere come una scema.

Ne uscì poco dopo.

- Scusami tanto, ma se non correvo subito sarebbe successa una tragedia! –

- Non preoccuparti, e poi sono io che dovrei farlo! Hai ragione tu, sono malato, malato d’amore! – esclamò interpretando la frase come un attore melodrammatico.

- Su, non fare così. Quando troverai la donna giusta te ne accorgerai! –

- Una curiosità: ma tu lo chiedi a tutte le ragazze che vedi, sul serio? –

- Purché vivano e respirino… Tranne alle vecchie e alle bambine, però! –

I due risero, dirigendosi allo scompartimento.

 

 

Il treno ebbe un sobbalzo.

- Che succede? – chiese Nola, ridestandosi da un piccolo sonnellino.

Vi fu un altro sobbalzo, poi un altro ancora.

- Vado a chiedere al macchinista se va tutto bene. – disse Shia, alzandosi dal sedile.

Appena mise la testa fuori dallo scompartimento, vide che anche gli altri passeggeri avevano fatto lo stesso, per vedere cos’era successo.

Shia si diresse verso la locomotiva, camminando velocemente. I sobbalzi si susseguivano ormai quasi ritmicamente.

Il ragazzo capì che qualcosa non andava fin dal principio. La porta della locomotiva era scardinata, e il macchinista con il suo secondo erano privi di sensi a terra.

- Signore! Signore, si sente bene? – esclamò Shia, accucciandosi vicino al primo, ma non ricevendo risposta andò dall’altro.

Sentì il polso ad entrambi.

- Sono vivi, meno male! – sospirò di sollievo.

Poi, lo colse una repentina folgorazione. Mentre sentiva il polso del secondo, un’immagine balenò nella sua mente: quella di tre bellissime ragazze che tramortivano i due uomini.

Improvvisamente sentì un grido provenire da uno degli scompartimenti.

- Nola! - mormorò, stringendo un pugno.

 

 

I ragazzi tesero le orecchie.

- Hai sentito quel grido? – fece Wyhte, allarmata.

I tre ragazzi si alzarono contemporaneamente dai sedili.

Il treno entrò in galleria. Nola guardò fuori dal finestrino, ma l’unica cosa che riusciva a vedere era il suo riflesso nel vetro.

Inaspettatamente, sul vetro sembrava accadere qualcosa. All’inizio fu poco più di una vibrazione, ma Nola non riusciva già più a staccare gli occhi da quella vista. Il vetro continuava a vibrare, ed era come se sulla sua superficie si formassero delle piccole onde che si ingrandivano man mano.

Nola gridò.

Dalla superficie ondosa fuoriuscì una mano, poi un braccio ed infine tutto il resto del corpo di una bellissima ragazza. Dietro di lei sbucarono altre due ragazze, altrettanto belle ma anche altrettanto diverse.

- Finalmente li abbiamo trovati! – disse la prima, sistemandosi le pieghe leggere dell’abito.

- Te l’avevo detto che la cabina non era quella giusta, ma tu mi ascolti? Certo che no! – fece la seconda ragazza alla terza, che per tutta risposta le fece una linguaccia.

La porta dello scompartimento si spalancò ed entrò Shia, affannato.

Guardò prima i suoi compagni, atterriti, poi quelle tre affascinanti ragazze, una bionda, una rossa ed una mora.

- Voi chi siete? – gridò il ragazzo, parandosi davanti a Nola con discrezione.

La bionda, il capo, fece un passo avanti.

- Io sono Phoebe. – disse.

- Io invece sono Ivy. – disse la rossa, con una risatina da civetta.

- Il mio nome è Bellatrix. -  fece l’ultima.

Wythe si voltò verso Shia.

- Sono delle Ombre! – esclamò.

I quattro ragazzi si misero in posizione da combattimento, sfoderando le loro armi magiche.

- Quattro contro tre non è leale! – disse Ivy, trattenendo una risatina.

- Inoltre qui non c’è spazio per combattere! – dichiarò Bellatrix, e con un agile salto, attraversò di nuovo il finestrino.

- Dove sono andate? – chiese Nola, allarmata.

Sopra le loro teste si sentì un rumore di passi.

- Sono sul tetto! – gridò Shia, che corse fuori dallo scompartimento, seguito dagli altri.

Mentre si dirigevano alla fine del vagone, dagli altri comparti giungevano strilli di paura e grida.

Shia, alla testa del gruppo, aprì la porta del vagone, e subito i ragazzi vennero rinfrescati dalla profumata brezza marina.

A lato della porta si trovava una scala a pioli metallici, che portava sul tetto del treno. I ragazzi riposero le armi e salirono ad uno ad uno.

Arrivati sopra, scoprirono che la lieve brezza si era trasformata in un vento molto forte, che, anche se non freddo, riusciva comunque a trattenerli.

- Non riesco a camminare! Questo vento è troppo forte! – si lamentò Wythe, socchiudendo gli occhi.

- Non fare la lagna! – disse Phoebe, apparsa alle sue spalle.

Wythe aprì gli occhi per vedere meglio, scoprendo così di essere rimasta sola.

- Dove sono gli altri? – gridò, per sovrastare il rumore del vento.

- Se ne stanno occupando le mie “sorelle”. Ora non pensare a loro e combatti! –

Wythe non se lo fece ripetere due volte.

- Libra! – gridò, e premendosi le mani sul petto, da esse fuoriuscì una luce verde molto intensa, che pian piano prese la forma di due eleganti pugnali d’argento, dall’elsa elaborata che terminava con un decoro a forma di rosa.

- Oh! Vedo che hai gusto! – mormorò Phoebe, trasformando il suo braccio sinistro in un’ascia lucida e tagliente.

 

 

- Lo sapevo! Sono rimasto solo. E adesso? – esclamò Mick, gironzolando sul tetto, cercando di ripararsi dal vento con le braccia.

- Non sei solo. – disse una voce. Era Ivy.

- Oh, sei tu. Suppongo tu voglia batterti con me, vero? Da un po’ di tempo tutti vogliono battersi con me… -

- Hai capito le mie intenzioni, vedo… - rise Ivy.

- Prima di combattere posso chiederti una cosa? –

- Spara! – fece lei.

- Vuoi diventare la mia ragazza? –

Ivy spalancò la bocca, guardandolo con occhi da pesce lesso.

- Sai che il mio compito è ucciderti, vero? – fece lei.

- Si, certo, però quando ti ho vista ho pensato: che bella ragazza! È proprio il mio tipo! E così… -

Ivy si sedette a gambe incrociate sul tetto, lasciando che il vento la rinfrescasse.

- Per essere una Starlight sei strano! Nessuno mi aveva mai detto queste cose, e ne sono molto felice, ma sei consapevole che dovremmo combattere? –

- Perché invece di combattere non giochiamo a scacchi? – fece Mick, improvvisamente illuminato. – Già! – continuò. – Al posto della violenza la pura e semplice logica! Fantastico! –

- Tu sei un caso disperato… - sospirò Ivy, coprendosi gli occhi con una mano.

- E va bene! – si arrese alla fine. – Tu hai una scacchiera? –

Mick sorrise, furbetto.

Da una tasca dei pantaloni tolse fuori un cubo di legno, che, aperto e dovutamente composto formò una bella scacchiera i cui quadrati neri e color legno risplendevano alla luce del sole.

Sbottonò una manica della camicia e la scosse un po’. Dal polsino uscirono tutte le pedine.

Ivy lo guardò con occhi sognanti.

- Sei un mago! –esclamò.

 

 

Shia e Nola camminavano chini, cercando di evitare il vento.

- Stammi vicina! – gridò Shia, e le prese una mano. – Così non ci separiamo! – spiegò.

- Che teneri! Mi viene voglia di risparmiarvi ma… non lo farò! – disse Bellatrix, parandosi davanti a loro, gelida.

Shia e Nola estrassero la loro arma, mentre la mora Bellatrix alzò le braccia al cielo, trasformandole in due scimitarre dalla lama ricurva.

- Sembra fatto apposta! Due spade, due avversari! – disse la ragazza, leccandosi il labbro superiore.

Si lanciò su Shia, che spinse di lato Nola, mentre parava un fendente con il suo bastone d’ariete.

Nola diresse il getto della sua anfora contro Bellatrix, che, colta alla sprovvista, venne presa in pieno.

Shia si spostò, per non essere colpito dal getto, ma questo lo distrasse, permettendo a Bellatrix di ferirlo ad un braccio.

Il ragazzo urlò.

Nola sentì montare la rabbia dentro di se, e all’improvviso, l’anfora smise di risucchiare aria, ma ne espulse un getto fortissimo che colpì la nemica in pieno.

Bellatrix si guardò il braccio, incredula, su cui spiccava visibilmente una ferita uguale a quella di Shia.

- La… la mia anfora ha copiato gli effetti dell’attacco e… li ha restituiti al mittente! – esclamò Nola.

Infuriata, Bellatrix si scagliò contro la ragazza, lanciando fendenti a destra e a sinistra. Nola era in difficoltà, perché non poteva parare quei colpi in nessun modo, ma solo schivarli.

Notando questo, Shia alzò il suo bastone in aria, per poi colpire la nemica in piena pancia.

Bellatrix rantolò, sentendosi mancare il fiato. Arretrò di qualche passo, mentre le sue scimitarre tornavano ad essere mani.

Purtroppo per lei, fece un passo di troppo. I ragazzi si voltarono appena in tempo per vederla cadere oltre il bordo del tetto.

Corsero verso quella parte e si sporsero.

Non videro altro che i binari scorrere sotto di loro, oltre un una scarpa con il tacco che sfuggiva attraverso il riflesso sul finestrino.

I due si alzarono.

- È scappata. – sibilò Shia, trattenendo un gemito,

Nola si voltò verso di lui, con le lacrime agli occhi.

- Stupido! Ti sei fatto ferire! – gridò Nola, tra i singhiozzi.

Lui rise, con quella risata che Nola adorava più di ogni altra cosa al mondo.

- È solo un graffio! Non devi preoccuparti! –

La ragazza gli si fiondò addosso, abbracciandolo.

- Scemo! Scemo, scemo! Se provi un’altra volta a farti ferire… ti uccido io! –

Shia ricambiò l’abbraccio, sorridendo dolcemente.

 

 

Wyhte era in difficoltà, e di questo se ne rendeva conto, come anche Phoebe, che non esitava a colpirla violentemente. Wythe riusciva a parare tutti gli affondi e i vari attacchi, ma aveva già il fiatone, mentre la sua nemica era fresca come una rosa.

“Devo fare qualcosa, altrimenti questa belva mi affetta!”

Sempre difendendosi, Wythe cercava di osservare i movimenti della sua rivale. Poi, qualcosa scattò nella mente della ragazza.

Nell’istante in cui un fendente stava per dividerla in due parti, Wythe spiccò un agile salto, atterrando alle spalle di Phoebe, e, prima che questa potesse voltarsi, la ragazza affondò uno dei suoi pugnali nel fianco dell’avversaria.

Phoebe emise un grido di dolore, e cercò di colpire Wythe, ma lei scansò l’attacco con un passo indietro.

La bionda non riusciva più a stare in piedi, perché la ferita perdeva sangue a fiotti.

- Maledetta! Come ti sei permessa! – disse lei, tra i denti.

Wythe rise.

- Se tu ti fossi concentrata di più sulla battaglia, forse non sarebbe successo! L’ho notato, sai? – disse, lanciandole un’occhiataccia. Phoebe si accasciò sul tetto, in ginocchio, fissandola gelidamente.

- Ho notato che hai un leggero ritardo nei riflessi. Per questo motivo riuscivo a pararti tutti i colpi, nonostante i miei pugnali talmente piccoli. Inoltre la tua ascia non dev’essere tanto leggera, ho indovinato? – continuò Wythe.

Phoebe ringhiò.

- Sai quanto mi è costato questo vestito? Ora dovrò comprarne un altro! – disse in tono lamentoso.

- Beh, mia cara… Questi sono gli inconvenienti di combattere per la parte sbagliata!- 

 

 

 

- Bella mossa! – esclamò Mick, mettendosi una mano tra i biondi capelli.

Ivy sorrise, spostando una pedina.

- Sai… tu sei diversa dagli altri nemici… -

- Cos’è, un complimento? – fece lei.

- In un certo senso… Mi piace il tuo colore di capelli. Color lampone. Mi piacciono i lamponi! Inoltre ho scoperto che i lamponi fanno bene alla circolazione, l’ho letto su una rivista. Tu compri di quelle riviste? Io si, perché mi piace prendermi cura del mio corpo… - attaccò a parlare Mick, ma la cosa più improbabile era che anche Ivy ciarlava così tanto.

- Si! Anch’io compro quelle riviste! Ho scoperto proprio ieri una maschera speciale per il viso. È molto efficace, ma puzza un po’ di carciofo. Che buoni i carciofi! Soprattutto fatti a sformato, con l’uovo e la pancetta! –

- Sono buoni anche con le patate! Sai che le patate… -

Un fischio improvviso interruppe l’inconcludente conversazione dei due.

Ivy scattò in piedi.

- Accidenti! È Phoebe, devo andare! Quando ci rivedremo continueremo la conversazione, ok? – sorrise la ragazza, e con un balzo si dileguò.

 

 

I ragazzi si ritrovarono sul tetto del vagone da dove erano partiti.

- Mi chiedo come abbiamo potuto separarci senza accorgercene… - fece Mick.

- Oddio! Shia, sei ferito! – esclamò Wyhte, correndogli incontro.

Dal polsino sbottonato della manica, Mick tirò fuori tre fazzoletti legati tra loro, uno blu, uno giallo e uno rosso.

- Scegli quello che vuoi. – disse il ragazzo.

Shia prese quello rosso, e Nola lo aiutò ad avvolgerlo attorno alla ferita.

- Quando arriveremo a Neapolys andrai di filato da un medico! – gli ordinò lei.

Il ragazzo rise. – È solo un graffio! Ti ho detto di non preoccuparti! –

Alla vista dei due in intimità, Wyhte si frappose tra loro e prese il ragazzo sottobraccio.

- Torniamo dentro Shia, qui c’è freddo! -

 

 

Il treno proseguì la sua corsa senza intoppi.

I passeggeri, anche se ancora un po’ scossi per l’accaduto, ripresero i loro posti, e così fecero i quattro amici.

- Dovremmo esserci, vedo una città in lontananza… - esclamò Mick.

- Che bello! È una città sul mare! -

 

 

Anthias camminava a passo veloce lungo un corridoio illuminato solo da fiaccole, imprecando tra i denti. Aprì di scatto una porta di legno alla sua sinistra ed entrò.

Adiacente ad una parete si trovava un grande letto a due piazze, occupato da una ragazza bionda circondata da medici.

Nel vedere arrivare l’uomo, i dottori si fecero indietro rispettosamente.

Anthias si avvicinò al letto, e prese una mano della ragazza tra le sue.

- Phoebe… - mormorò. Poi si voltò dai medici.

- Le sue condizioni? – chiese.

Un dottore si fece avanti titubante.

- Stabili, mio signore. Ha perso molto sangue, ma la ferita non era troppo grave, una settimana e dovrebbe rimettersi completamente… -

Anthias sorrise e rivolse nuovamente le sue attenzioni a Phoebe.

- Presto starai meglio. – le disse.

Phoebe sorrise.

 

 

Dray sorrideva vittorioso.

- Lo sapevo! Quelle tre galline di Anthias hanno fallito. Ora chi è il tuo preferito, eh Langarth? – disse tra i denti.

- Devo ricordarti che anche tu hai fallito, e tante volte? – rispose gelido il despota.

Si trovavano in una stanza ampia e scarna, con le pareti di nuda e fredda pietra.

L’unico oggetto di arredamento di quella sala era un maestoso trono fregiato, posto su una piattaforma rialzata, che incuteva timore su chi si trovava al suo cospetto.

Langarth occupava il seggio, e al suo fianco stava una donna dall’aspetto diafano, con i lunghi capelli biondo platino raccolti in una treccia, che le ricadeva al lato del viso.

Il sovrano assoluto aveva un aspetto assolutamente autoritario.

Era un uomo di bell’aspetto, sulla quarantina. Indossava un’armatura nera come la notte, che gli ricopriva l’intero corpo ed era modellata su di esso. Dalle spalle gli ricadeva un lungo mantello rosso sangue, mentre sulla testa portava un elmo che aveva la forma della testa di un leone, con le aperture per gli occhi e per il naso e la bocca, che era unica.

Dray non sapeva come ribattere.

- Beh… Almeno io combatto in prima persona, non mando i miei suddetti a farlo per me! –

Langarth parve pensarci un po’ su.

- Non hai tutti i torti… però sai una cosa? Così mi offendi! Io utilizzo lo stesso identico metodo di Anthias: mando i miei sottoposti a fare le cose al posto mio. Questa tua affermazione non mi è piaciuta… -

- Ti prego! Fammi combattere un’altra volta! Ti giuro che li sconfiggerò, ma tu non fare del male a Morgan! Langarth… - supplicò Dray, inginocchiandosi.

- Come ti permetti di dare del tu al Sommo! Chiedi perdono! – disse la donna bionda, facendo un passo avanti.

Con un cenno della mano venne zittita da Langarth.

- Ti concedo un’ultima possibilità, dopo della quale, se non mi avrai portato almeno una Starlight, potrai dire addio a quella bambinetta che ti porti appresso. –

Con il magone alla gola, Dray assentì con un cenno del capo, poi si alzò e uscì dalla stanza.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi tornata, dopo secoli di assenza dai vostri monitor!

Scusate il vaneggiamento... <.<

Dunque, nuovi personaggi, eh? In genere nelle mie storie non compaiono molti personaggi, perciò mi sono detta, perché non infarcire di gente sconosciuta questa storia? E invece alla fine quella gente sconosciuta mi è rimasta nel cuore...

Le tre sorelle, Phoebe, Ivy e Bellatrix, erano nate solo come comparse, e per giunta molto cattive e determinate, ma alla fine l’affetto della mamma ha prevalso, e le adoro come fossero protagoniste anch’esse!

X Ladywolf: hai proprio ragione, Mick è un ragazzo stravagante! Ce ne vorrebbe di gente così, al mondo! L’ho creato immaginando un saltimbanco, ma alla fine è uscito un biondino pieno di piercing... Vabbè... Che poi non si lamenti se nessuna ragazza lo guarda, anche se quella Ivy un pochino l’ha fatto! Mah...

Per quanto riguarda Wythe, come avrai notato, la sua era una tregua temporanea nei confronti di Nola, ma quest’ultima è talmente buona (o forse un po’ tonta, più probabile) che non si accorge che Wythe ce l’ha con lei.

Perfetto! Se la prossima volta riuscirò a postare più in fretta datemi un premio!

Ci leggiamo al prossimo capitolo, cari lettori! ^________________^

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Marian Yagami