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Autore: liviawood    02/06/2005    5 recensioni
Davvero tutto ciò che rimane del giovane Anakin Skywalker è il corpo fatto di macchine di Darth Fener? Davvero il suo cuore non è più di carne e di sangue ma di metallo?
E chi è quella giovane Jedi che ha fondato una ribellione in seno all'Impero Galattico?
Saranno pronti entrambi per lo scontro finale, lo scontro dell'odio con l'amore?

P.S.: incredibile ma vero, sono tornata. Perdonatemi!!
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin, Skywalker/Darth, Vader, Luke, Skywalker, Obi-Wan, Kenobi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Un lungo e sinuoso fiume nero di gente in lutto si snodava per le vie della capitale di Naboo; erano tutte le persone accorse per tributare i più solenni onori funebri alla salma della ex Regina e Senatrice Padmè Amidala, morta, o almeno così sapeva la gente, in seguito ad un malore dovuto ad un brusco calo di quota del suo trasporto. La Senatrice era sempre stata una figura molto amata dal suo popolo, e la sua morte aveva causato molto dolore sia da un punto di vista più emotivo, anche perché al momento della morte la giovane era incinta, e come appariva evidente dal ventre gonfio della salma il bambino non si era salvato, sia per le implicazioni politiche che questo decesso comportava: ora il neoimperatore Palpatine non aveva più alcuna opposizione, poiché l’unico forte leader democratico rimasto, il senatore Bail Organa di Alderaan, era stato abbandonato anche dai pochi sostenitori che gli erano rimasti, per paura di possibili ritorsioni politiche; erano pochi, infatti, a pensare che lei fosse realmente morta a causa di un malore.
Ma erano ancora di meno quelli che sapevano la verità; la giovane Padmè Amidala non era morta, come il cavaliere Jedi Obi-Wan aveva temuto all’inizio. Dopo il parto, terribilmente travagliato a causa dello stato della ragazza, traumatizzata dal tentativo di omicidio del marito ma ancora di più dal suo aver cercato rifugio nel Lato Oscuro.
No, Padmè non era morta. Era caduta in uno stato di coma profondo, che Obi-Wan, accecato dal dolore, aveva interpretato impulsivamente come morte; quando poi lei si riprese, il giorno dopo, ormai era stata diffusa la notizia della sua morte.
Il Cavaliere Jedi aveva però subito afferrato al volo l’occasione: inscenare la morte di Padmè, per poi scappare con lei e fondare un moto di ribellione segreto contro l’Impero Galattico.
In quel momento Padmè stava osservando il suo funerale dalla finestra di un piccolo appartamento di periferia, affittato per lei da Obi-Wan, il quale in quel momento era alla ricerca di un mezzo per scappare verso l’Orlo Esterno, lontano dall’Imperatore.
Come succedeva ormai troppo spesso in quegli ultimi giorni, dovette cacciare indietro le lacrime che, ostinate, si affacciavano ai suoi occhi; aveva ricordato ancora una volta il calore delle braccia do Anakin che la stringevano, nelle fredde notti d’inverno su Naboo, il suo sorriso allegro, le sue labbra, sempre pronte a ridere o a baciarla, i suoi occhi, così profondi... perdersi negli occhi di Anakin era come perdersi nello spazio intergalattico. Non c’era possibilità di scampo.
Ma sapeva di doverlo dimenticare.
Aveva cominciato imponendosi di odiarlo, ma poi aveva capito che non avrebbe mai potuto odiare il padre dei suoi bambini, quei bambini che amava con tutta la sua forza di madre disperata, quei bambini che aveva dovuto abbandonare. Non poteva odiarlo, ma poteva dimenticarlo. O almeno tentare. Il primo passo era stato il lasciare il ciondolo che lui le aveva regalato tra le mani del cadavere, che ora stava per essere bruciato.
Il solo pensiero che non avrebbe più avuto neanche quel ricordo cui attaccarsi la faceva pentire di ciò che aveva fatto, ma sapeva che era un passo in avanti nel tentativo di dimostrare a sé stessa che poteva farcela.
Un rumore di passi che salivano frettolosamente le scale le fecero drizzare le orecchie, ma poi si rese conto che era solo Obi-Wan.
Il Jedi entrò nella stanza ansimando, trafelato. Doveva aver corso per un bel po’.
Indossava una lunga e rattoppata tunica di stoffa grezza, un travestimento che doveva adottare per non dare nell’occhio; anche lei era vestita da contadina, con un semplice abito di lino e uno scialle in testa che le metteva in ombra i lineamenti.
“Presto, Padmè... dobbiamo fare in fretta perché Darth Fener sta per arrivare all’hangar centrale... dobbiamo correre, se no ci troverà”
Padmè lo seguì nei vicoli bui della periferia cittadina. Non sapeva con esattezza chi fosse questo Darth Fener, ma aveva un gran brutto presentimento.
Mentre camminavano frettolosamente verso lo spazioporto, Obi-Wan le sussurrò: “Forse Darth Fener è già arrivato. Non ti deve scoprire. Se lo vedi, cerca di cancellare dalla tua mente pensieri ed emozioni; devi fingere con te stessa di essere come un droide; lui non ti scoprirà, perché se tu non proietti all’esterno la Forza, sotto forma di emozioni, lui non potrà scoprirti”
“Ma chi è questo Darth Fener?”
Padmè era sicura di saperlo già, ma voleva un a conferma.
“È lui. Lo sai”
Un brivido gelido corse lungo la schiena della ragazza.
< Lo rivedrò... non può essere! Non potrò mai sopportare il suo sguardo senza farmi travolgere da tutte le emozioni che si sono affollate in me nel corso di questi giorni! È troppo! Obi-Wan non può pretendere questo da me! >
Intanto avevano raggiunto l’hangar, i cui addetti erano chiaramente in subbuglio; l’imminente visita dell’uomo più potente della galassia dopo l’Imperatore aveva lasciato tutti interdetti. Un rombo profondo annunciò l’arrivo della Nave Imperiale.
“Obi-Wan...”
“Non ti preoccupare. Svuota la tua mente, al resto penserò io”
Lo Jedi appariva teso e concentrato; Padmè poteva avvertire il suo sforzo nel nasconderli entrambi senza farsi vincere dalle emozioni che lo assalivano in quel momento. La ragazza cercò di imitarlo.
Il trasporto imperiale atterrò nell’hangar.
Ad attendere Fener c’era il nuovo Senatore di Naboo, un certo Barmun, convinto seguace dell’Imperatore.
La passerella della nave si abbassò, e dalla nube di vapore apparve un uomo, o almeno la parvenza di un uomo.
Era una figura alta e possente, avvolta in un ampio mantello nero; sul petto era visibile una macchina, che probabilmente serviva a tenerlo in vita. Sul volto portava una lugubre maschera nera; il suo respiro era un profondo rantolo, la sua voce cupa e cavernosa.
“Senatore Barmun. I funerali della Senatrice Amidala?”
“Sono finiti, mio signore. Il cadavere è già stato cremato”
“Capisco. La Senatrice era incinta. Il bambino?”
“Non è nemmeno nato, mio signore. Era già morto quando è arrivata qui, e lei l’ha seguito poco dopo”
“Conducetemi alla pira”
I due si allontanarono, seguiti da una scorta di Cloni Imperiali.
Obi-Wan fece cenno a Padmè di seguirlo verso la loro piccola nave mercantile, situata poco distante. Vedeva che la ragazza si era chiusa in sé stessa, dilaniata da sentimenti contrastanti. Sapeva che quella era una battaglia alla quale lui non poteva permettersi di partecipare; doveva farcela da sola.
Lo Jedi mostrò ad un Clone Guardia i documenti falsi che spacciavano lui per un mercante e Padmè per sua moglie, chiedendo il permesso di partire.
Dopo un paio di minuti questo permesso fu accordato, grazie anche a qualche piccolo trucchetto dello Jedi, e i due salirono a bordo.
Quando finalmente la piccola nave fu lontana da Naboo, Padmè esplose e ruppe in pianto.
“Lui non è il mio Annie, vero?”
  
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