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Autore: Darik    02/10/2009    4 recensioni
Tutto era cominciato come una tranquilla serata in compagnia...
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Days of Japanese Legends'
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3° Capitolo-MISATO

Misato Katsuragi stava finendo di sorseggiare l’ennesimo drink.

Era seduta davanti al bancone di un bar, da sola.

Aveva un appuntamento con Kaji e Ritusko, ma le avevano mandato un sms per dirle che avrebbero fatto tardi, causa la foratura di una gomma.

“Se io e Kaji fossimo fidanzati, dovrei avere dei sospetti”, pensò mentre dava l’ultima sorsata, con il suo sguardo che si alternava tra il bicchiere, il grande orologio posizionato sopra il bancone e le diverse bottiglie che il barman teneva esposte dietro di lui.

L’uomo le si avvicinò. “Scusi signorina, devo andare un momento nella dispensa a prendere alcune bottiglie. A lei non serve niente?”

“No, nulla, non si preoccupi. Farò la brava bambina”, rispose Misato con un sorriso malizioso.

Il barman rimase un po’ perplesso e un po’ imbarazzato, e se ne andò scomparendo in una porta coperta da una tendina e posta alla sinistra del bancone.

Quando rimase sola, Misato si lasciò scappare una risatina.

“Chissà cosa avrà pensato quel poveretto. Forse che volevo rimorchiarlo”, disse tra sé e sé.

Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva usato quell’espressione: fare la brava bambina.

L’ultima volta era stato prima della morte di suo padre, nel vano tentativo di farsi apprezzare da lui.

Un tentativo andato a vuoto.

Come tutti gli altri.

Sarà stata la frustrazione per quel fallimento a spingerla ad odiare i comportamenti da bravo bambino che aveva sempre rimproverato a Shinji?

Scosse la testa. “Bah, basta con queste stupidaggini. Appartengono al passato ormai”.

Certo lei non aveva intenzione di comportarsi in quel modo, dato che prese una bottiglia di liquore sporgendosi dietro il bancone e si riempì il bicchiere, che poi svuotò in un colpo solo come soltanto lei sapeva fare.

Senza contare che in quel momento aveva un altro problema più grave: Shinji.

Non avesse mai accettato la proposta di andare al cinema.

Ma come poteva immaginare che sarebbe successa una cosa del genere?

Dopo la fine di quel dannato film horror, Shinji era andato un momento al bagno, respingendo imbarazzato la proposta di Asuka di aiutarlo a svuotare il tutto.

Le risate di Asuka risuonavano ancora chiaramente nella memoria di Misato.

Era stata una bella serata, e fino ad allora il problema più grosso era stato l’impossibilità di andare con loro da parte di Rei, Ritusko e Kaji.

La prima e la seconda erano impegnate in chissà quale test alla base, Kaji invece in una delle sue strane commissioni.

Tuttavia la sua migliore amica e il suo ex-ex-ex-ragazzo le avevano fatto sapere durante l’intervallo del film che sarebbero stati disponibili per un drink in seconda serata.

E Misato aveva accettato ben volentieri.

Quindi l’unico problema sembrava essere stato risolto.

Fino a quando Shinji non era ritornato di corsa, pallidissimo e ansimante.

Quando si era fiondato addosso a Misato, stringendola fortissimo, come un bambino che si stringe alla propria madre.

Asuka, Suzuhara e Aida a fatica lo avevano staccato da lei.

Alla fine erano riusciti a fargli dire solo che nel bagno gli era successo qualcosa di orrendo.

Dopo averlo affidato ad Asuka e alle sorelle Horaki, Misato e i due compagni di Shinji erano andati a controllare nel bagno.

Misato aveva bussato, senza ottenere risposta.

Aveva aperto la porta tenendo pronta sotto la sua giacca rossa la pistola di ordinanza.

Ma Toji risoluto era entrato lo stesso.

Aveva perlustrato il bagno, senza trovare nulla.

Ne conclusero che se qualcuno aveva aggredito Shinji, ormai se ne era andato.

Una volta tornati dagli altri, Shinji sembrava essersi calmato, però era ancora assai pallido.

Misato aveva deciso che tornassero subito a casa e Shinji non aveva detto nulla.

Era andato nella sua stanza e si era quasi nascosto sotto una coperta.

Siccome sembrava meno terrorizzato di prima, perché aveva smesso di tremare, Misato aveva deciso di andare lo stesso all’appuntamento con Kaji e Ritusko.

Ora se ne pentiva, dopo aver saputo da Asuka che il ragazzo continuava a starsene rintanato sotto quella coperta.

Forse sarebbe stato il caso di avvertire Ritsuko e Kaji che l’appuntamento era saltato.

La donna fece per bere un’altra sorsata, e si ricordò del bicchiere vuoto.

Si riempì un altro bicchiere e prese a sorseggiarlo lentamente.

Si guardò intorno. Poi ritornò a guardare l’orologio che stava sopra. “Strano. Il barista aveva detto che andava a prendere qualche altra bottiglia. Quanto tempo ci sta mettendo?”

Si alzò dal bancone e si diresse vicino allo sgabuzzino.

“Ehi amico, c’è qualche problema?”, domandò senza scostare la tendina.

Non ottenendo risposta, entrò.

La stanza era deserta, piena solo di scaffali con bottiglie e scatoloni dal contenuto vario.

L’illuminazione proveniva da una lampadina che penzolava dal soffitto.

“Che strano. Sarà uscito da qualche porta secondaria?”, si domandò Misato guardando intorno.

In quel momento le squillò il cellulare, Misato lesse il numero. “La chiamata viene da casa. Speriamo non sia successo qualcos’altro a Shinji”.

Misato si avvicinò il telefonino all’orecchio.

Un istante dopo lo allontanò da sé come se le avesse dato una scarica elettrica e lo lasciò cadere a terra.

“Ma… ma che cosa è stato?!”, si domandò attonita.

Quando l’apparecchio aveva toccato l’orecchio, le aveva trasmesso una sensazione… indescrivibile!

L’unica cosa certa era che si trattava di una sensazione orrenda, quasi come se avesse strofinato l’orecchio sulla superficie di un cadavere freddo e rigido.

Misato rabbrividì a quella similitudine.

Si chinò per raccogliere il cellulare, accorgendosi solo allora che davanti a lei era apparso qualcuno.

Deglutendo alzò lo sguardo per fissare questo qualcuno, dalla pelle mortalmente pallida.

“A…Asuka...?!”


Ritsuko e Kaji entrarono nel bar.

“Misato scusaci per il…”, esordì Ritsuko, per poi bloccarsi quando vide che il locale era deserto.

“Strano che non ci sia. Se ne sarà andata?”, riprese la scienziata.

“Senza avvertirci? Non è da lei”, replicò Kaji.

“Prova a chiamarla sul cellulare”, propose allora la donna.

Kaji prontamente lo fece, e pochi istanti dopo sentirono una suoneria provenire da un punto lì vicino.

I due si recarono nella stanza da cui proveniva il rumore.

La stanza era uno sgabuzzino, deserto.

Sul pavimento c’era un cellulare che squillava.

“E’ il telefono di Misato”, lo riconobbe Kaji.

Ritsuko si chinò a raccoglierlo, mentre Kaji interrompeva la sua chiamata.

“Strano. Davvero strano” commentò Ritsuko.

La donna sussultò quando il cellulare che aveva in mano cominciò a suonare.

“Chi è?”, domandò Kaji.

“Non saprei proprio” ,rispose Ritsuko.

Infatti sul display era apparsa solo una sfilza di 4*.



*=Un lungo numero composto solo da 4, in Giappone significa morte.
  
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