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Autore: Rota    04/10/2009    2 recensioni
**Cap. uno: Sesso, nome, razza, posizione sociale…
Non mi interessano questi boriosi particolari insignificanti. Sono limiti posti da Dio, sono catalogazioni atte solo a rassicurare anime che non sanno reggersi in piedi da sole, senza un semplice bastone a sorreggere le membra tremanti.

[Belial Centric]
**Cap due: Ho ucciso perché il mio rossetto non perdesse il suo colore, ho ingannato perché la pelle non fosse ricoperta di calli virili, ho finto perché i miei capelli dorati non perdessero la loro lucentezza.
Mi sono divertita nel ritrovarmi dietro la maschera, ho gioito nello scoprirmi finalmente me stessa dietro quella che sembrava una semplice dannazione impostami dal fato crudele.

[Arakune centric]
**Cap. tre: Graffiante, la sensazione di una voce alterata che si introduce senza un esplicito consenso nelle orecchie, nella mente degli interlocutori che osano pronunciare suoni alla mia persona.
Spaesati gli uomini si trovano davanti agli occhi qualcosa di troppo bianco, troppo alto, troppo puro perché la loro semplice ragione possa intenderlo appieno. Come gocce nel mare, si perdono nella mia immensità splendente.
Nel mio bianco talmente abbagliante affogano docilmente, lasciandosi trasportare dalla marea incontrollata.

[Sevoftarta centric]
[Prima posizione al contest del forum di EFP, indetto da Darkrose86, "[Fanfiction, Originali]- Crossdresser per caso (?)"]
[Nonsense]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arakune, Belial (Cappellaio Matto), Sevoftarta (Laira)
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Kyrie 1
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Il mio cappello

Il mio cappello a cilindro è di quel nero di notte che tutto ricopre, come un manto invisibile, come l’oscurità irreversibile.
Il mio cappello, come un trucco che rende rosse le labbra, pallida la pelle, lungo l’occhio, nasconde i miei capelli crespi, del colore delle foglie morte d’autunno. Perfettamente in bilico tra il cadere e il calare saldo ad accarezzare il mio cranio, non sa decidersi neanche lui su cosa fare esattamente.
Non vuole, e resta a traballare sull’incertezza.
Come la cravatta che cinge il mio collo, rossa di sangue, come la giaccia scura che copre le mie spalle - non esili quanto quelle di una donna, non forti quanto quelle di un uomo – nera di morte, come le scarpe lucide che picchiettano sul suolo ad ogni mio passo, confonde la vista, reca incertezza alla mente del nemico. Non lascia pietà alcuna nel concedere il minimo appiglio col quale sostenersi.
In un mondo che tutto traballa chi impara a camminare sui cadaveri dei propri nemici vince senza indugio. E io mi ergo vittorioso sulla pila di quei demoni, di quegli angeli, che hanno tergiversato anche per un solo attimo davanti alla mia vista.

“Ha scoperto la mia menzogna. Il mio travestimento non l’ha ingannata. Tutto ciò è dipeso dalla volontà del cielo fraudolento. Però non mi fa affatto male. Neanche un po’.  Anche Dio mi conosceva come il più sgarbato e osceno tra gli angeli caduti nell’Inferno. Laggiù tutti amavano il male. Già, lui sapeva ogni cosa fin dall’inizio, ma ha lasciato che accadesse. Infatti, alla mia nascita, mi ha dato il nome di Belial…”(*)

Sesso, nome, razza, posizione sociale…
Non mi interessano questi boriosi particolari insignificanti. Sono limiti posti da Dio, sono catalogazioni atte solo a rassicurare anime che non sanno reggersi in piedi da sole, senza un semplice bastone a sorreggere le membra tremanti.
Io senza un sesso, ho voluto darmi un nome, sfidando la volontà di Dio che mi aveva etichettato come creatura ignobile, immeritevole persino d’esistere. Io, senza un cuore, ho amato il male più di qualsiasi altra persona, più della luce abbagliante dello stesso Cielo sconfinato.
Io, senza un destino, senza una volontà indipendente, mi sono macchiato di reati inimmaginabili, ho versato sangue di angeli, demoni e umani, tinto di rosso le mie mani peccaminose.
Caduta dal piedistallo perfetto, sono diventato una delle spade taglienti del Mio Signore, Lucifero.

E il mio cappello tace, silenzioso, muto spettatore di quest’opera melodrammatica e patetica.
Di questa guerra senza senso tra luce e ombra.
Non è più la notte che dipinge il suo volume, ma linfa vitale che sgorga dalle gole recise.

Dio, eravamo così orridi da non meritarci neanche un poco del tuo amore?

(*)Angel Sanctuary, volume 7, parole di Belial







Perché proprio “Il mio cappello”? Analizzando il personaggio di Belial, un dei Sette grandi Satana, la Superbia fatta persona, si scopre come, lo dice egli stesso, il suo comportamento “ambiguo”, il suo cercare di non appartenere né all’uno né all’altro sesso faccia parte della sua “rivolta” contro Dio. Per quanto abbia il sesso femminile, egli ha un petto piatto ed è incapace di procreare, si veste e si comporta da uomo per dissimulare meglio quanto in realtà è. Per cui, da questo punto di vista, il cappello è parte integrante il vestiario di un uomo perfetto. Fa parte della sua maschera eterna.


Hola ^^
Questa è la prima flash fic partecipante al contest di Dark sempai "Cross dresser per caso".
Saranno tre in tutto.
Spero vi sia piaciuta ^^
Alla prossima
   
 
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