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Autore: carlyxy    05/10/2009    9 recensioni
Finalmente la piccola Renesmee Cullen è cresciuta ed è pronta ad affrontare tutte le novità che le riserverà il futuro. Ce la farà? Per scoprirlo basta cliccare!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Successivo alla saga
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00.Prologo ~



“RENESMEE!” la dolce voce di mia madre, che in quel momento si era fatta più stridula del solito, mi chiamò a gran voce.
Passai le dita fra i miei capelli bronzei, mi attendeva una brutta giornata quest’oggi.
“Sbrigati o faremo tardi, ti aspettiamo da Carlisle” e in pochi minuti sia Bella che Edward scomparirono dalla mia vista.
Avrei tanto preferito tornare a dormire beatamente, ma stamane mi toccava andare per la prima volta a scuola. Forse qualcuno si starà chiedendo per quale assurdo motivo una ragazza di diciassette anni – o sette, dipende dai punti di vista – cominci la scuola solo ora.
Fino agli anni passati ero riuscita persino a cavarmela..voglio dire, avevo convinto i miei a non farmi andare a scuola fin’ora.
Grazie alle doti da vampira, non ce ne era alcun bisogno perciò che utilità c’era? Non riuscivo a capire come queste motivazioni non fossero riuscite a convincere i miei, anzi, in realtà quello che aveva insistito tanto era stato mio padre. E ovviamente non potevo di certo ribattere con Mr.Impiccione, quando era lui a parlare non si poteva nemmeno provare a ribattere…e nemmeno a pensare di farlo.
Comunque sia, l’idea un po’ mi piaceva..infondo io un lato umano ce l’avevo, mi allettava l’idea di farmi degli amici, uscire e tutte quelle cose da umani, ma avevo anche un po’ di paura poiché non escludevo la possibilità di essere esclusa e via discorrendo, m’immaginavo già d’essere come il resto della mia famiglia anche se la loro emarginazione era voluta.
Del resto andare a scuola con madre, padre e zii vari non era di certo il sogno di ogni adolescente, poi con un padre come il mio non era facile avere un po’ d’intimità. Ridacchiai. Intimità era una parola che non esisteva nemmeno nel vocabolario della famiglia Cullen.
Per ultimo ma sicuramente non meno importante c’èra la sete. Mia madre diceva che questo problema non si sarebbe presentato per via del mio forte autocontrollo ed aveva ragione, ma poi Jasper mi aveva dato un sacco di suggerimenti che mi avevano confusa molto. Si preoccupava soltanto per me come potevo biasimarlo?

Guardai l’orologio, costatando che effettivamente era davvero tardi, siccome avremmo dovuto raggiungere una città poco distante da Forks.
In realtà, Carlisle aveva persino suggerito di trasferirci da qualche parte, lontano da Forks.
I suoi colleghi stavano – ovviamente – invecchiando e lui no, il ché non sarebbe passato ancora per molto inosservato, ma Jacob aveva insistito pesantemente pur di non farci allontanare così presto – perché prima o poi saremmo dovuti partire per forza –.
Io supponevo che non volesse allontanarsi troppo da mia madre, visto che sono grandi amici ed ero anche fermamente convinta che da parte sua provasse anche qualcosa di più.
Un po’ mi dispiaceva per lui, visto che in quel senso mia madre non provava minimamente nulla poiché aveva occhi ed attenzioni solo per mio padre. D’altra parte la cosa mi sollevava poiché..per ora diciamo soltanto che da qualche mese a questa parte Jacob non mi era più del tutto indifferente.

Lanciai un’ultima occhiata all’orologio azzurro appeso al muro: diavolo, dovevo muovermi o sarei arrivata in ritardo anche il primo giorno di scuola!

Dopo essermi lavata e vestita percorsi velocemente il tragitto che distanziava casa mia da casa di nonno Carlisle. Erano già tutti nelle proprie auto, fatta eccezione per mio padre che discuteva di non so cosa con il nonno, avanti il vialetto.
“Ness, finalmente, per poco non faceva notte!” sentì il vocione di Emmett provenire da fianco Rosalie, seduta dietro in una porche guidata da una sorridente Alice con affianco l’inseparabile compagno Jasper.
“Ho fatto tardi solo di poco..” dissi facendogli la linguaccia mentre entrai nell’auto, dove avanti sedeva mia madre che mi rivolgeva un sorriso come sempre amorevole.
Dopo di ché mio padre s’infilò in macchina e mise in moto, seguito a ruota da Alice.
“Buona fortuna Nessie!” pronunciò sorridente la nonna Esme che affiancando il nonno salutava dolcemente.
Ne avrei davvero avuto bisogno accidenti!
“Nessie andrà tutto bene, non ti mangeranno mica..” disse mio padre che come al solito – e sì, dovete sapere che non faceva altro – aveva letto nei miei pensieri, avvolte pensavo persino che la sua vita ruotasse tutto attorno a questo, ma la zia Alice mi aveva consigliato d’ imparare un testo a memoria e ripeterlo quando ero in sua presenza per cercare di non pensare a qualcosa che lui non doveva sapere, e accidenti se funzionava! Mi divertiva da matti vederlo innervosito in questi casi.
“Mpf, già m’immagino la mia vita da emarginata totale” dissi incrociando le braccia, mentre fissavo il paesaggio che variava dal finestrino.
Non mi andava davvero di essere considerata la “diversa” della scuola, quella da evitare..non che volessi diventare una classica reginetta del ballo o una cheerleader solo che a me piaceva stare con la gente, tutto questo era davvero così sbagliato?
“Oh Nessie, tu piaci a tutti vedrai che te la caverai benone” disse mia madre.
“Si come no” ho sempre pensato che mia madre m’immaginasse come una sorta di Mary Sue, una cosa perfetta e intoccabile, cosa che non ero affatto!Oh, certe volte dovevate proprio vedermi nella mia “perfezione”, per farvi un esempio una cosa che proprio non sapevo fare era cucinare. Non che per come cucinassi facessi vomitare, ma dietro ai fornelli proprio non sapevo stare! Quando avevo quindici anni Esme voleva insegnarmi a preparare dei dolcetti, che io avrei dovuto regalare poi al mio amico Jacob ma i dolcetti ovviamente non vennero mai infornati poiché poco prima avevo rischiato d’incendiare i capelli della povera Esme.
Sentii mio padre ridacchiare davanti..l’ho detto che è un impiccione.
“Siamo arrivati!” disse mia madre.
Davanti a noi stanziava un enorme edificio fatto in parte da mattoni rosso scuro verso il basso mentre in alto era tutto grigio.
“Si ricomincia signori!”disse Emmet avanzando verso l’ingresso della scuola a grandi passi.
Come mi aspettavo tutte le coppie della mia famiglia si erano già felicemente formate fatta eccezione per Jasper e Alice, ove il primo mi stava accanto.
“Ti sento agitata Ness” disse sornione Jasper.
“Sono solo un po’ confusa tutto qua..è tutto così nuovo per me” dissi accorgendomi di tutte le occhiatine – e occhiatacce – che ci dava ogni essere vivente che si accorgesse dei nuovi arrivati.
“Non c’è niente di cui preoccuparsi” proruppe Alice facendomi l’occhiolino.
Io sospirai sorridendo di rimando, mi stavo facendo tanti problemi per niente, probabilmente se invece della scuola avanti a me avessi avuto i Volturi sarei stata più tranquilla e decisa in qualche modo.
Era incredibile come Alice riuscisse a tirarti su di morale anche con un semplice sorriso..non mi sorprendevo del perché Jasper l’amasse così tanto.
Mi separai da tutti loro con rammarico, poiché per ora avevamo materie differenti. L’orario scolastico e informazioni varie ero andata a prelevarle con Edward qualche giorno prima.
M’incamminai nel corridoio cercando l’aula di chimica, avevo quella alla prima ora, una volta trovata l’aula bussai alla porta e un coro di voci rispose “Avanti”.
“Ah signorina Cullen ben’arrivata!” disse cordialmente il professore.
“Grazie!” dissi, ero abbastanza nervosa, ora che l’attenzione di tutti si era concentrata su di me.
“Prego, prenda posto vicino al signor Jackson, c’è un posto vuoto” guardai verso il ragazzo con cui avrei dovuto condividere il resto dell’ora e mi avvicinai sorridendo ma dentro, anche se loro non potevano sentirlo come Jasper, ero molto tesa.
“Ciao!Io sono Alan piacere!”disse il ragazzo sorridendomi a trentadue denti.
Ricambiai il sorriso “Renesmee..” dissi tendendogli la mano.
A primo impatto il ragazzo sembrava uno di quei classici sfigati ma simpaticoni da telefilm americani. Fisicamente invece era un tipo di media statura e dalla corporatura gracile: nulla, se messo a confronto con Emmet o Jacob. Però aveva degli occhi scurissimi e i capelli mossi e di media lunghezza.
“Renesmee?Hai un nome buffo sai?” mi chiese alquanto divertito..la cosa mi offese un pochino.
“E’ il mio nome” risposi accigliata.
“No dai scusami..solo che è un po’ insolito”
“Lo so..è l’unione tra i nomi delle mie due nonne, Reneè ed Esme” dissi rigirandomi fra le dita la biro che tenevo in mano, attenta a non sbriciolarla.
“Però se ci fai l’abitudine è bello come nome” mi venne da sorridere.
“A me piace..ma se preferisci puoi chiamarmi Nessie, gli amici mi chiamano così..e niente domande sul mostro di Loch Ness per favore!”
“Nessie?!E chi ti ha dato questo appellativo?” lo disse ridacchiando, probabilmente i miei nomi gli sembravano uno più strano dell’altro..ma effettivamente lo erano.
“Un amico”
“Dovrà essere un simpaticone immagino..uhm..” si portò la mano sul mento, penso che stesse pensando a qualcosa.
“Già” effettivamente il nome Nessie non mi era mai piaciuto molto, ma ormai ci avevo fatto abitudine.
“Senti, posso chiamarti Resme?E’ molto più carino così” disse facendomi l’occhiolino.
“Se così preferisci” assentii ridacchiando..infondo che differenza c’èra? Ormai collezionavo solo nomi, uno più buffo dell’altro.
“Signori Cullen e Jackson, se avete tanta voglia di fare conoscenza perché non lo fate nell’ufficio del preside?”

Finalmente era arrivata ora di pranzo, così gran parte degli studenti si diresse verso la mensa. Alan dopo esserci conosciuti, non mi aveva lasciata da sola un attimo e un po’ gliene fui grata visto che non conoscevo nessuno e lui era di gran compagnia. Credo che quella mattina non ci fosse stato un solo attimo di silenzio da parte sua, trovava ogni situazione come scusa per attaccare discorso e beh, io non è che fossi da meno.
Varcammo le soglie dell’enorme sala e notai subito la gran massa di studenti che era presente. Ci andammo a servire con le “delizie” che offriva la cucina scolastica dopo di ché andammo a occupare un tavolo – ovviamente – vuoto.
Anche se non ne avevo sentito l’odore, lanciai un’occhiata speranzosa alla ricerca della mia famiglia, ma non li trovai, non erano ancora arrivati o chissà cosa stavano combinando..in effetti loro non avevano nemmeno bisogno di cibarsi.
“Resme, allora come ti è sembrata questa scuola?” mi chiese Alan mentre spremeva una busta di mostarda sul suo panino.
Feci spallucce, impegnata a perseguitare con la forchetta i malcapitati piselli che erano nel mio piatto e che mai e poi mai avrei mangiato. Accidenti, avrei persino giurato che nonno Charlie cucinasse meglio.
“Fa schifo insomma!” disse ridacchiando.
“No, è solo un po’..”
“Hey, Alan mi hai portato i dieci dollari che mi devi? Hey ma chi abbiamo qui?” due ragazzi si erano catapultati al nostro tavolo.
“Lei è Resme..è nuova sai?”
“Piacere io sono Holly, Holly Taylor!Vedrai ti troverai bene qui con noi!” mi disse sorridendo. Quella che aveva parlato era una ragazza, la cui voce stridula e acuta avrebbe persino potuto creare fastidio a qualcuno.
“Io invece sono Donnie Hall..dimmi il tuo nome è davvero Resme?” l’altro invece era un ragazzo alto e di bell'aspetto anche.
“No, in realtà mi chiamo Renesmee..Renesmee Carlie Cullen...Carlie senza h” ormai dovevo sempre specificarlo, da quando ero bambina mia madre aveva sempre insistito nel fatto che dovessi dirlo. Ed ora eccomi qua a sette anni a ripetere ogni volta che Carlie è senza h. 
“Ah lo sapevo diamine!” urlò Holly “Alan quando cavolo la smetterai di affibbiare alla gente nomignoli idioti?!”
“Ma se Resme è il nome migliore che abbia mai inventato!”
Holly si mise una mano sul viso sbuffando.
“Vedi Renesmee, quest’idiota qui ha l’abitudine di appioppare soprannomi a tutti..pensa che quando l’ho conosciuto voleva chiamarmi Lily, Lolly o qualcosa del genere”
“Qual è il problema?”
“Sei un caso perso…ah hai detto di essere una Cullen giusto?” mi chiese Donnie.
“Si perché?”
“Abbiamo conosciuto i tuoi fratelli!”
“Io ho l’ora di arte con..mi pare si chiami Jasper..è un po’..” cominciò titubante Holly.
“Riservato? E’ fatto così..ma se lo consci è un tipo simpatico, davvero” dissi facendo spallucce, non mi andava che sparlassero di Jasper, e nè di nessun'altro dei miei familiari.
“Bè se sono tutti come te sono fantastici!” mi disse Alan facendomi l’occhiolino.
Io arrossii, era una cosa che mi accadeva spesso “Non hanno niente di male, sono solo molto timidi..” la buttai lì.
“Comunque sia non siete di qua vero?”
“No, veniamo da Forks”
“Cavoli, e ogni mattina venite fin qua?..comunque ti piace la scuola?” chiese nuovamente Donnie.
“No le fa schifo!” rispose al mio posto, Alan.
“No, no non è vero!” disse agitando le mani “è solo che mi ci devo abituare tutto qua” dissi sorridendo, mentre notai Holly scrutarmi per un secondo.
“Ascolta Renesmee..stiamo organizzando una festa, ti va di aiutarci? Ovviamente sei invitata!” disse ridendo sola, alla sua battuta, se così possiamo chiamarla.
“Io non lo so dovrei chiedere..”
“Oh andiamo Resme!Ci divertiremo un sacco!” sorrise Alan.
“Veramente non saprei proprio”
“Ti prego non dirci di no!” mi implorò.
“Ok, vi aiuterò” infondo fino a qualche ora fa ero proprio alla ricerca di esperienze nuove e via discorrendo, sarebbe stato divertente.
“Quando si comincia?” chiesi impaziente, ma non ottenni alcuna risposta visto che tutti guardavano dietro di me. E me ne accorsi. Tutta la mia famiglia era finalmente giunta alla mensa che mi fissava poco più in là, seduti ad un tavolo e zio Jasper, credeteci o meno, si era avvicinato circondandomi con le braccia appoggiate al tavolo.
“Tutto bene?” mi sussurrò all’orecchio.
“Certo, a meraviglia” poggiai la mia mano sul suo viso in una sorta di carezza e gli mostrai la mia normalissima giornata. Adoravo il modo in cui la mia famiglia si preoccupava per me, gliene ero immensamente grata e avvolte avrei tanto voluto ricambiarli.
Mi sorrise, poi posò per qualche secondo i suoi occhi su i tre ragazzi che erano seduti con me e con uno sguardo tremante se ne andò via. Ok, alcune volte esageravano anche.
In questi ultimi anni Jasper aveva aquisito un buon autocontrollo, il merito - anche se involontario - era anche il mio. Insomma avere tra i piedi un essere che ha odore di sangue umano misto all'odore dolciastro di vampiro, - il chè mi rendeva ancora più invintante - non doveva essere affatto facile. Per niente. Perciò ormai si era abituato a quell'odore. Certo, a volte con altri umani aveva ancora qualche "voglia" in più rispetto agli altri, ma papà mi diceva sempre che questo rimaneva solo nei suoi pensieri.
“Wow” sospirò Alan, seguito da una gomitata di Holly.
Trovavo davvero buffo il fatto che gli esseri umani provassero paura per la nostra razza senza nemmeno esserne al corrente.

 

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Spazio Autrice: Salve! In primis ringrazio tutti coloro che hanno letto fin qui. Questa è la mia prima fiction su Twilight, perciò non so cosa ne sia venuto fuori! Spero non la troverete troppo banale o scontata. Vi ringrazio ancora per aver letto! Saluti, Resme.

 

 


   
 
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