C’era qualcosa in
lui che lei sola riusciva a non cogliere.
La ballerina
danzava sopra ad una teca di cristallo e contemplava lunghi monologhi
Da freddo
monolocale in periferia.
Vi era un tempo in
cui aveva creduto che anche la neve che
Avvertiva prima o
poi sarebbe disparsa con le prime nubi del mattino.
Impossibilitata e
disillusa , forse inacidita voleva incidere
La sua pelle con le
note di un pianoforte suonato da
Beethoven… Sonata al chiaro di luna.
Una tranquillità
agonizzante, la morte e la nascita di ogni parola,
il sospiro mozzato di un’amante intrappolato
nel sadico gioco
perverso di.. niente di meno che Se stesso.
Una carrozzina
ferma sul ciglio della strada con dentro
Una bambina dalle
gote rosse che traspirava sangue dalla pelle
Più che dalle lacrime
stesse.
Danzava lei,
piroettava attonita lungo il lago della vita.
Tragicomicamente sobria e inerme di fronte alla lunga crepa
Che avvertiva sotto
di se.
Nessun passato
comprometteva alcun futuro
Due concetti
intercambiabili.
Eppure c’era
qualcosa, di lieve e malinconico,
di radioso e comico, di futile e menzognero
che spingeva
la luna a dimezzarsi ogni notte e perdere
parte di se nel mare.
I suoi dissapori
affogati nell’acqua salmastra che da sempre
Si impossessava di
lei e di menti fugaci alla ricerca di un faro.
Come salsedine
impigliata nei capelli lei si avvinghiava alle onde
Sperando di
diventare un tutt’uno con esse,
disparire fredda
E impertinente da
sola e segretamente.
Le pagine di un
diario congelato fra i ghiacciai o dentro un
Freezer di ultima
generazione.
Quelle pagine, quei
fili, racchiudevano tutto il suo moto
E forse anche tutto
il suo niente scenico che la rendeva lunare
E psicotica.
I giochi dei
bambini, sorridono la mattina presto e
In un bicchierino
di plastica con l’acqua ad una ad una annegano
Le formiche nere a
vantaggio di quelle rosse.
Cuori annegano,
luna si sbriciola, la teca si incrina,
la ballerina diventa polvere da sparo.