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Autore: kalaea    11/10/2009    4 recensioni
Mi sono sempre chiesta:
Cosa prova il partner di un licantropo che ha avuto l'imprinting?
E' possibile che le cose non vadano come dovrebbero andare?
Dal capitolo 5: "Lo guardai negli occhi, la mia gratitudine verso di lui era enorme, gli dovevo la vita, ma non era solo quello il sentimento che provavo in quel momento. Un misto di felicità nel rivederlo, emozione e complicità per il segreto che condividevamo. Il mio cuore alla sua vista aveva accelerato il battito e io non mi sentivo più così rimbambita."
Spero di avervi un po' incuriosito, fatemi sapere!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Amaryllis 4
Amaryllis

Capitolo quattro

Mi svegliai che mezzogiorno era passato da un po'. Con calma mi alzai e mi preparai. Ero pronta per un'altra giornata con i ragazzi. Puntuale come sempre Rebecca tornò a casa per l'una, l'aiutai a preparare un pranzo veloce e mangiammo.
Intorno alle due suonò il campanello. Uscii di casa saltellante. Non vedevo l'ora!
Aspettandomi di trovare Leah o Quil o Embry, rimasi sorpresa alla vista di Jacob con due caschi in mano, che mi aspettava in fondo al vialetto.
« Ciao! » esclamai raggiungendolo.
« Ciao. Gli altri non potevano venirti a prendere e hanno mandato me. » spiegò.
« Ah, ok! Dove si va oggi? » gli sorrisi mentre mi passava uno dei due caschi.
« Restiamo alla riserva. » rispose e salì in sella alla moto.
M'infilai il casco e salii dietro di lui. Si assicurò che fossi a posto e partì.
Mi mancava la sensazione che l'andare in moto dava: l'aria tra i capelli e sulla pelle, la velocità, il paesaggio che ti scorre accanto veloce, una schiena calda a cui appoggiarsi...ok, questo non devo pensarlo...arrossii, ma rimasi stretta a Jacob. Mi dava un senso di sicurezza che da tanto non provavo.
Arrivammo in fretta alla radura, dove c'erano gli altri ad aspettarci.
« Ciao Amy! » salutarono appena scesi dalla moto.
« Ciao ragazzi! » mi tolsi il casco « Questo dove lo metto? » aggiunsi rivolta a Jacob.
« Dallo a me. » lo prese e si diresse verso quella che presupposi essere casa sua.
Andai a sedermi accanto a Leah, intorno a un tavolo. Stavano giocando a carte.
« Cosa giocate? » domandai.
« Poker! » rispose Quil.
Effettivamente avrei potuto capirlo da sola: tutte le fish erano impilate sul tavolo e ogni giocatore aveva cinque carte in mano.
« E come sta andando? » mi guardai attorno, Jacob stavo tornando.
« Ovviamente vince il migliore! » replicò Embry sorridente.
« Ah beh, giusto! » scoppiammo a ridere.
« Com'è andato il viaggio in moto? » domandò Quil intanto che distribuiva le carte.
« Bene,bene! Era da un sacco che non ci andavo, mi mancava! » risposi entusiasta.
« Jake guida bene? » aggiunse Embry.
« Ehm...sì,sì! » arrosii leggermente al ricordo delle sensazioni che avevo provato. Fortunatamente l'unica ad accorgersene fu Leah, che mi fissava divertita. Evitai il suo sguardo, imbarazzata.
« Abbiamo intenzione di stare qui a giocare a carte tutto il giorno?!? » Jacob ci aveva raggiunti e si era seduto accanto a Quil.
« Qualche altra proposta? » replicò Embry.
Rimanemmo tutti in silenzio. Incoraggiante... passare tutto il giorno a non far niente non era proprio una prospettiva allettante.
La nostra riflessione fu interrotta dall'arrivo di Sam. Aveva un'espressione molto seria in volto.
« Abbiamo un problema. » disse grave.
« Cosa succede? » s'informò Seth preoccupato.
Invece di rispondere lanciò una strana occhiata verso di me, seguito da tutti gli altri.
« Amy, ti va di fare un giro nella riserva? » Quil mi colse alla sprovvista.
« Come? » ribattei confusa.
« E' vero! Non ti hanno ancora fatto vedere qui attorno? Ci sono posti bellissimi! » Sam sembrò prendere la palla al balzo « Jacob, vai tu con lei. » suonava più come un ordine che come un invito.
Guardai Jacob smarrita. Che cosa stava succedendo? Perché mi stavano mandando via? - perché era quello che stavano facendo... - Cosa nascondevano di tanto grave che io non potevo sapere?
Jake si alzò.
« Vieni. » disse in tono piatto, come se stesse pensando: "perché proprio io?".
Mi alzai titubante e lo seguii. Quando fummo a distanza sufficiente dal resto del gruppo lo interrogai. Avevo bisogno di capirci qualcosa.
« Si può sapere che succede? »
« Non ne ho idea. » rispose evasivo.
« Non è vero! » lo accusai « Tu sai. »
« Non so di cosa tu stia parlando. » replicò facendomi innervosire. E' evidente che lui sa qualcosa, anzi c'è dentro completamente anche lui.
« Non mentire: sai cosa sta succedendo! Ho il diritto di sapere perché sono stata mandata via! » mi fermai e lo fissai negli occhi, arrabbiata.
Si fermò anche lui, ma non riuscì a sostenere il mio sguardo.
« Smettila di dire sciocchezze! » la sua risposta non fece che aumentare la mia rabbia. Ero stufa di quelle frasi, di essere trattata come un'idiota.
« Ok, basta! Me ne vado. » furente mi allontanai e cominciai ad avviarmi verso Forks. Ripercorrevo mentalmente il tragitto da fare e stavo calcolando quanto mi ci sarebbe voluto per arrivare a casa. Ci avrei messo un po', ma avevo tutto il pomeriggio.
« Dove stai andando?!? » mi raggiunse e mi prese per un braccio.
Mi divincolai, mi aveva fatto male.
« Me ne torno a casa. E' evidente che qui non sono gradita! » lo guardai con aria di sfida.
« Resta qui. » come si permetteva di darmi ordini?!?
« No! Io torno a casa! »
« Devi stare qui. » scandì le parole una ad una, come se facessi fatica a capire.
« Non provare a darmi ordini! » urlai esasperata « Io me ne vado e tu non provare a seguirmi! » cominciavo ad avere paura. Tutti quei segreti, ora anche gli ordini...
« E chi ha intenzione di seguirti?!? » ribatté lui « Vattene pure! » il suo sguardo mi spaventò. Era minaccioso e cupo allo stesso tempo.
Mi allontanai in fretta, quasi correndo. Mi sentivo terrorizzata, anche se non era successo nulla di così grave. Non ancora... scacciai quel pensiero, avevo bisogno di calmarmi e non aiutava.
Trassi un respiro profondo e cominciai a cantare, lo facevo tutte le volte che mi sentivo agitata o irrequieta o dovevo rilassarmi: mi costringeva a camminare piano, per avere fiato a sufficienza, mi svuotava la mente da ogni altro pensiero, per riuscire a concentrarmi per prendere le note giuste...
Senza accorgermene mi trovai all'altezza dello spiazzo dal quale ero entrata nel bosco pochi giorni prima. Osservai quegli alberi che mi stavano accanto, trasmettevano un senso di pace e sicurezza che tanto avevo bisogno in quel momento. Completamente raita dalla bellezza di quei luoghi, mi addentrai nella foresta e mi trasformai. La nota sensazione di appartenenza che la terra mi trasmetteva fu ciò che realmente mi permise di tranquillizzarmi. Mi sedetti ai piedi di un albero, la corteccia ruvida a contatto con la schiena, e liberai completamente i sensi come non facevo da tempo. Mi lasciai trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni, finalmente libera.
Socchiusi gli occhi, ma li riaprii subito perché qualcosa aveva attirato la mia attenzione, un movimento tra gli alberi. Scrutai il bosco attorno a me, con tutti i sensi.
No, di nuovo no... non percepivo nulla, anzi sentivo quasi come un vuoto. Era la stessa sensazione dell'altro giorno, quando avevo incontrato il lupo gigante.
Sforzai gli occhi in quella direzione, il battito del cuore accelerato dalla paura. Degli occhi intelligenti mi fissavano nascosti tra le foglie. Quando si accorse che lo avevo visto, uscì dal suo nascondiglio e mi venne incontro. Trattenni il fiato, pronta a scappare, ma rimasi seduta. Ora che lo fissavo con più attenzione, non potevo fare a meno di notare la sua incredibile bellezza, mostruosa e imponente allo stesso tempo. Il manto folto, di colore rossiccio, la postura fiera, gli occhi intelligenti, tutti elementi che rimandavano a forza e importanza. Tuttavia in quel momento dal suo sguardo trasparivano sia curiosità, sia paura.
Ormai era a pochi passi da me,mi annusava cauto. Non potei fare a meno di allungare una mano; quello, invece di ritrarsi, sembrò sentirsi più sicuro e si avvicinò ulteriormente. Potevo quasi toccarlo. Lentamente mi avvicinai, volevo sfiorarlo. Con mio grande stupore, lui si calmò e si accucciò di fronte a me. Finalmente mi decisi e gli accarezzai il muso.
Setii come una scossa elettrica, che dalla mano percorse tutto il corpo e mi oscurò la vista. Una serie di immagini mi attraversò la mente, in un turbinio vorticoso e confuso. Da quella confusione di immagini, che somigliano molto a ricordi, un nome mi rimase impresso, perché familiare. Jacob... Quell'animale aveva a che fare con Jacob, anzi quelli erano i suoi ricordi. Quel lupo era Jacob.
Licantropo... quella parola mi attraversò la mente, limpida e certa, quimdi le immagini si calmarono e riuscii a tornare in me. Mi scostai dall'animale e lo guardai con occhi sgranati, non ero più spaventata: dal caos d'immagini ed emozioni altre sensazioni erano trapelate, bontà, lontana tristezza e anche qualcos'altro di positivo, che però non riuscivo a identificare.
I suoi occhi intelligenti e profondi erano indecifrabili, non riuscivo a capire se anche lui avesse visto qualcosa quando l'avevo toccato.
Fece un passo indietro, si voltò verso il bosco e se ne andò. Lo guardai scappare via desiderando disperatamente che si fermasse, avevo bisogno di spiegazioni, di risposte. Mi sentii improvvisamente sola, abbandonata, anche se non ne capivo il motivo. Una cosa, però, l'avevo capita: tutti i ragazzi della riserva che avevo conosciuto erano licantropi, ed ecco che si spiegavano tutti i segreti e tutte le stranezze, come la pelle caldissima, l'altezza, la forza...
Tornai a sedermi sotto l'albero, abbraccai le gambe e appoggiai il mento alle ginocchia. Chiusi gli occhi per cercare di fare un po' d'ordine ai pensieri che mi affollavano la mente.
A un rumore di passi alzai lo sguardo. Jacob, a torso nudo, veniva lentamente verso di me. Un senso di sollievo m'invase e non potei fare a meno di sorridere. Si fermò esattamente di fronte a me.
« Ciao... » salutò.
« Ciao! » risposi e gli feci cenno di sedersi.
Si sedette in silenzio. In quel momento realizzai una cosa: come io avevo visto i suoi ricordi, lui poteva aver visto i miei. Comincisi a temere che anche lui sapesse tutto di me.
« Ehm...io sono Jacob... »
« Lo so... » replicai sorridendo sollevata, se si presentava voleva dire che non sapeva chi ero.
« Come...? » mi guardò confuso.
« Ho visto i tuoi ricordi quando ti ho toccato. » spiegai.
« ...quindi sai già tutto...? » mi chiese perplesso.
« Sì, so già tutto: so che ti chiami Jacob, che hai diciassette anni, che vivi nella riserva qui vicino e che sei un licantropo. » replicai stringata.
« E tu? » mi guardò intesamente come se potesse leggermi dentro e capire chi fossi solo fissandomi.
« Io? » ribattei.
« Come ti chiami? Cosa...sei? » mi squadrò dall'alto in basso.
« Ehm...io sono una custode della Terra...mi chiamo... » dovevo inventarmi un nome, subito! « ...Lily... »
« Una custode della Terra...una sorta di ninfa? » stava cercando di capire, sembrava gli importasse sul serio.
« Sì, più o meno... » ridacchiai « e tu un lupo mannaro, non è esattamente come nelle leggende, però... »
« No, non sono proprio così fedeli. Possiamo trasformarci quando vogliamo e argento e acqua santa non ci fanno nulla. » si fermò a pensare « Ma non attacchiamo gli esseri umani! » si affrettò ad aggiungere.
Sorrisi. Lo sapevo, quel ragagzzo non poteva far del male a nessuno.
« Non ci sei solo tu. » affermai, sapevo già praticamente tutto, ma volevo che fosse lui a spiegarmelo.
« No, anche tutto il gruppo dei miei amici. » rispose.
« E cosa fate? Cioè perché siete tutti licantropi? » m'informai, questa era una delle cosa che non ero riuscita a capire dai ricordi che avevo visto.
« Proteggiamo la riserva dai vampiri, nostri nemici naturali. » spiegò serio.
« Vampiri? » spalancai gli occhi. Ma dove sono finita?!?
« Sì, esatto. C'è un gruppo di succhiasange dall'altra parte della foresta, ma in teoria sono "vegetariani", bevono solo sangue di animali. Noi siamo lo stesso sepre in allerta. »
Mi tranquillizzai, sembrava di essere dentro un film dell'orrore per i personaggi, ma in un cartone della Walt Disney per come si comportavano: tutti buoni, tutti bravi. Per fortuna.
« Però fai attenzione a girare per il bosco, sei stata fortunata ad aver incontrato solo me.» aggiunse preoccupato.
Lo guardai interrogativa. Che altro c'era in quei boschi?!?
« Abbiamo avvistato un vampiro, si sta avvicinando alla riserva. Finché non l'avremo sistemato non stare nella foresta, è troppo pericoloso: il tuo profumo è fortissimo, riesco a sentirlo perfino io, che non ho l'olfatto dei succhiasangue. »
Annuii seria. Ci tenevo alla mia vita!
« Ora devo andare, più siamo a cercarlo, prima lo troveremo e lo elimineremo. » mi sorrise. Aveva un sorriso stupendo. Rimasi incantata a guardare mentre si alzava.
« Ciao...spero di rivederti presto... » voleva rimanere, si vedeva da come esitava ad andarsene, Non potei fare a meno di sorridere e di sentirmi lusingata.
« Anch'io...ciao! » molto prima di quanto pensi...
Lo guardai allontanarsi. Nonostante se ne stesse andando, mi sentivo colma di felicità. Quella conversazione mi aveva lasciato una sensazione bellissima addosso, come quando mangi una caramella: anche quando è finita, il sapore fruttato ti rimane in bocca ancora per un po'. Mi alzai in piedi, rinfrancata, pronta per affontare il mondo. Mi trasformai, tornando la solita Amaryllis, perché non avevo dimenticato quello che mi aveva appena detto, e mi avviai fuori dalla foresta.

   
 
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