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Autore: Viandante88    16/10/2009    2 recensioni
Ok, cambiamo un pò le carte in tavola! Pensate se Bella fosse nata esattamente nello stesso anno del nostro Edward ad una settimana di distanza, pensate se fossero cresciuti insieme come due affezionatissimi amici d'infanzia. E se lei ci fosse stata quando Ed e sua madre si sono ammalati? E se fosse stata proprio Bella a chiedere a Carlisle di 'salvarlo'? E se anni dopo la trasformazione Edward ritrova una Bella diversa da quella che conosceva un tempo? Spero possa piacervi. Buona lettura!
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Allora, è da un bel po' di tempo che non scrivo più sul sito e mi dispiace tanto!

In questi ultimi giorni, tra una cosa e l'altra, ho ritrovato il tempo di rileggere tutte le mie storie qui pubblicate e rileggendo questa, ho travato opportuno (tempo permettendo!) provare a continuarla, visto che era molto seguita da tutti voi, e vi ringrazio per questo!

Che dire di altro, spero possa piacervi e vi chiedo scusa se vi risulterà un po' corto, ma il tempo è davvero tiranno! Sperando di riuscire nuovamente a coinvolgervi, vi auguro Buona Lettura!



9: Pensieri + Domande = Confusione!



Quella notte non chiusi occhio, continuai a pensare e a ripensare alla foto trovata, e all'impossibilità del fatto che, realmente, potesse trattarsi dell'Edward che io conoscevo.

Era una cosa assurda, risaliva ad anni e anni prima, e lo ritraeva esattamente come ancora oggi

si presentava: adolescente.

Mi girai e rigirai nel letto, cercando di trovare risposta a delle domande che erano senza senso,

eppure una spiegazione doveva pur esserci...


Quando riaprii gli occhi mi resi conto, infine, di essermi addormentata, se pur per poche ore; la

mia radiosveglia segnava le sette e venti, tra dieci minuti sarebbe suonata, e a tentoni, con la

mano, cercai l'interruttore per evitarlo, dopo di che mi stirai rumorosamente e

mi tirai su. Rimasi a guardarmi attorno, scombussolata, per qualche secondo, con una strana sensazione addosso, come se avessi momentaneamente scordato qualcosa di essenziale, poi

tutto mi tornò in mente. Mi alzai scattante e mi diressi verso la mia scrivania in ciliegio, dal quale cassetto, estrassi la fotografia trovata il giorno prima, e la osservai per la milionesima volta.

L'unico modo per sapere, è portarla a lui.”

Sussurrai tra me, determinata. Di corsa mi vestii e andai di sotto a fare colazione; come sempre Charlie era già uscito e mi aveva lasciato sulla tavola la mia tazza da latte, tonda e bassa.

Presi i cereali dalla dispensa e il latte dal frigorifero, versandoli contemporaneamente per fare prima, e li mangiai in fretta e furia. L'orologio segnava le otto meno dieci e decisi di uscire; non appena spalancai la porta, vedendo il mio Pick up, mi tornò in mente la conversazione

avuta con mio padre la sera precedente. Avevo dovuto inventarmi una scusa al momento, sul perché la mia macchina non fosse parcheggiata nel vialetto; mi prese alla sprovvista, in quanto i miei pensieri erano concentrati esclusivamente su Edward, e non ricordavo minimamente di non esser tornata a casa con la mia auto, per ciò, su due piedi, dissi che ero andata a fare un giro a Port Angeles e che il Pick up aveva improvvisamente deciso di non mettersi in moto e, per questo, avevo preso un taxi per tornare a casa.

Charlie, dopo avermi osservata con fare circospetto, aveva prontamente chiamato Steve, proprietario del carro attrezzi, e si era fatto accompagnare a riprenderlo, dopo essersi fatto spiegare dove era parcheggiato; pensate la sorpresa quando, accendendolo, è partito senza esitazione...

Fortunatamente, riuscii a fingermi giustamente stupita ed entusiasta...

Sospirai al ricordo della fatica e dell'agitazione che avevo provato!

Dopo di che scossi la testa e recuperai il mio obiettivo: trovare Edward Cullen.

Misi in moto e mi diressi verso la scuola, parcheggiai al primo posto libero, poi iniziai a scrutarmi attorno, alla ricerca della mitica Volvo argentata, ma non la vidi da nessuna parte.

Non può non venire proprio oggi!” esclamai tra me, continuando a sparare occhiate a destra e a manca.

Se pensi che lui abbia un'interesse per te, sappi che ti sbagli, e di grosso!”

Una voce acida e alquanto sgradevole, interruppe le mie ricerche, attirando la mia attenzione; mi voltai e con enorme dispiacere, vidi alle mie spalle Megan, poggiata comodamente alla sua

Carrera Coupè, intenta a specchiarsi in un piccolo specchietto rosa.

Mi sentii offesa solo dal fatto che nemmeno mi riteneva degna di esser guardata, quando

mi concedeva 'l'onore' di parlarmi, e non so cosa mi trattenne dal colpirla in modo tale da scompigliarle i suoi preziosi capelli, forse semplicemente non mi sembrava il caso, considerando la mia netta superiorità.

Di che parli?” le chiesi con fare disinteressato, mentre ripresi a cercare i Cullen.

Di Edward mia cara.” Disse con fare ovvio. “Mi sembra abbastanza palese che tu...”

si interruppe guardandomi dall'alto in basso con espressione quasi schifata. “Tu.. non sia affatto alla sua altezza, per cui volevo solo dirti di non illuderti troppo. Un consiglio da 'amica.”

concluse con tono fintamente socievole, dopo di che mi mostrò un sorrisetto falso e scansandomi,

si allontanò.

Sculettando in quel modo prima o poi ti slogherai il bacino!!” Borbottai tra me, sbuffando scocciata.

Che succede Bella? Megan ti da delle noie?” la voce di Mike mi risvegliò dai miei pensieri.

Al mio fianco c'era lui cinto a Jessika, ed entrambi mi osservavano accigliati e interrogativi.

Scossi la testa. “No, figuriamoci. E' un problema suo...” dissi tagliando corto. Non avevo nessuna voglia di spiegare tutto, soprattutto non lo ritenevo opportuno.

Be, comunque se hai bisogno, chiedi pure!” esclamò Jess determinata. “Quella non l'ho mai potuta vedere! Fa la gatta morta con mezza scuola, ma quando ha provato a miagolare con lui...”

indicò Mike con un cenno della testa. “L'ho rimessa nella sua cuccia!” disse fiera.

Risi. “Bene, allora nel caso, so a chi rivolgermi!”

Lei annuì frettolosamente. “Assolutamente!”

In quell'istante suonò la campanella e ci dirigemmo in classe, prima di varcare la soglia, però mi voltai ancora indietro, speranzosa, ma la delusione mi sovrastò di nuovo. Sospirando rumorosamente feci per entrare in classe, quando Jessika mi ridiede le speranze.

Guarda com'è bello oggi Edward!” Mi sussurrò all'orecchio, dandomi una leggera gomitata.

Senza attendere seguii il suo sguardo, ed eccolo, bello più che mai, camminare verso di noi; aveva indosso una giacca a vento nero a tre quarti, sotto la quale si intravedeva un maglioncino bianco dal collo alto, perfettamente intonato ai jeans scuri e alle scarpe.

Lentamente si avvicinava, passo dopo passo, e il mio cuore batteva forte, sempre di più; quando poi mi passò a fianco il suo profumo mi invase il respiro e mi sentii quasi svenire.

Ti ha sorriso!” esclamò saltellando Jessika, entusiasta. “E' incredibile...” continuò sorpresa.

So-sorriso?” ripetei stranita.

Mi guardò attonita. “Non te ne sei accorta!?” domandò sbalordita.

Mi ero incantata a guardarlo e a pensare talmente tanto al suo intenso profumo, che nemmeno mi ero resa conto che mi aveva sorriso!

Allora! Volete entrare!” La voce grave del prof. di inglese mi riportò alla realtà, e dovetti resistere alla voglia di corrergli dietro, per entrare in classe.

Non feci minimamente attenzione alla lezione, e fui più volte rimproverata dal professore, ma poco importava; l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a lui, a lui e ancor a lui, nient'altro.

Mi toccai la tasca dei jeans, dove avevo riposto la foto prima di uscire e cercai di recuperare la sicurezza con la quale ero partita quella mattina.


Finalmente arrivò la pausa pranzo, il momento in cui avrei potuto parlare con lui senza più attendere; entrai in sala mensa ma non presi nulla da mangiare, lo stomaco aveva automaticamente indotto come delle barriere anti cibo, soltanto al pensiero che tra poco gli avrei parlato. Sapevo che toccava a me andare da Edward, come sapevo che non sarebbe stato facile affiancarmi a quel tavolo, da tutti osservato ma da nessuno avvicinato, un tavolo figurativamente avvolto da una bolla a parte, una bolla divisoria tra noi e i Cullen.

Mi feci coraggio e presi un respiro profondo, poi, senza notare nemmeno Mike e Jess intenti a salutarmi, iniziai a camminare decisa, stringendo i pugni per darmi coraggio; vidi tutti i presenti voltarsi all'istante verso di me e trattenere il respiro per qualche millesimo di secondo, impazienti.

Per fino quell'ossigenata di Megan mi guardava contrariata ma stupita nello stesso tempo.

Cercai di non badare a quelle occhiate troppo inquisitrici e continuai la mia avanzata, determinata più che mai a parlare con lui; ed eccomi ormai al loro tavolo.

Anche i loro occhi erano puntati meravigliati e interrogativi su di me, a esclusione di quelli della bellissima ragazza bionda, che mi guardava come se fossi una minaccia, un moscerino da schiacciare all'istante.

Ehm... Edward dovrei parlarti, per favore.” mentre pronunciavo quelle parole un timore improvviso si impossessò della mia mente; e se mi avesse detto di no? Cosa avrei fatto? Ma soprattutto... che razza di figuraccia davanti a tutti, davanti a Megan!

Stavo per ritrattare tutto quanto e andarmene, quando lui mi prese alla sprovvista.

Certo.”

Una sola parola, ma magnifica, che mi fece battere il cuore a mille e imporporare le guance.

Il sorriso sghembo che mi mostrò nel rispondermi sarebbe stato capace di farmi svenire come una pera cotta, e forse dentro di me lo ero già.

In privato?” mi domandò poi alzandosi dalla tavola senza fare il minimo rumore.

Oh, s-si.” dissi deglutendo, emozionata e anche spaventata per quello che mi aspettava ora.

Uscimmo dalla mensa e ci dirigemmo nel cortile interno, dove il giorno precedente mi aveva svegliata e anche fatta cadere a terra, e ci fermammo nella parte più lontana dalle finestre e dalla porta, così da esser certi dell'assenza di sguardi e orecchie indiscrete...

Si accomodò su una panchina, leggermente sporca e, con un gesto della mano, mi invitò a fare lo stesso; quel gesto mi stranii, era inconsueto da parte sua, solitamente manteneva molto attentamente le distanze.

Dimmi.” proruppe nei miei agitati pensieri, riportandomi alla strana realtà.

Si, ecco vedi io...” all'improvviso fu come se avessi perso tutte le parole, come se la memoria si rifiutasse di farmi arrivare le giuste informazioni; l'unica cosa che riuscivo a pronunciare era un flusso di parole senza senso, che mi uscivano di bocca senza controllo, nonostante io cercassi di evitarlo!

Scoppiò a ridere fragorosamente, divertito, io gli lanciai uno sguardo fulminante per poi sentirmi estremamente in imbarazzo. “Le somigli molto..” Pronunciò una frase che non riuscii a capire, la tonalità che aveva usato mi risultò troppo bassa e lo guardai sconcertata e accigliata.

In quel momento anche i suoi occhi si diressero nei miei e rimanemmo a osservarci intensamente per qualche secondo, che mi sembrarono un'eternità.

Tra poco suonerà la campana...” fu lui a interrompere il silenzio, mettendomi al corrente del tempo. Fu come risvegliarmi da un fulmineo sonno, ma ora era giunto il momento. Rapida e senza attendere oltre tirai fuori dalla tasca la fotografia e gliela porsi.

Ieri, in una vecchia scatola di famiglia ho rinvenuto questa foto. So che i volti non si vedono chiaramente, ma sono convinta del fatto... che questo... questo sia tu! Quindi, gradirei una spiegazione!”

Dissi tutto quanto in un sol fiato, senza interruzioni e con tono più determinato che mai.

Vidi i suoi occhi spalancarsi leggermente, poi le sue labbra rosee si piegarono in un sorriso lieve.

Ebbene si Sono io.”


  
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