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Autore: serpeinseno    17/10/2009    5 recensioni
"Comincia a piovere, i suoi capelli si riempiono di gocce brillanti alla luce del lampione e i nostri sguardi non si spostano di un centimetro, imprigionandosi e facendosi milioni di domande silenziose che forse mai avranno risposta."
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi dispiace non aver aggiornato prima, ma l'influenza è dannatamente snervante, soprattutto se ti ostruisce la gola e il naso ARGH!
Approfitto di questo momento di pausa dal mal di gola per scrivere.
Ringrazio chi ha aggiunto la storia ai preferiti e chi la segue.
@Yle_cullen: eh già, io adoro Alice, non potevo non metterla nella ff! Grazie dell'appoggio morale che mi dai :*
Bene! Anche se è presto per dirlo e della storia c'è ben poco da leggere ancora, mi dispiace che non venga amata come lo sto facendo io... abbiate un briciolo di bontà dicendomi cosa ne pensate XD


Edward Use somebody . Paramore version

I neon non sono illuminati come a Los Angeles, hanno qualcosa di fioco, caldo, morbido, non sono accecanti e freddi. O magari sono io, io e la mia mente bacata, stanca, confusa. Il mio albergo non dovrebbe essere tanto distante da qui. Non ho avvisato Alice. Ho preferito stare al di fuori del caos che gira in casa sua. Sicuramente pagherò per questo. Arrivo davanti ad una porta a vetri, mi sistemo la borsa sulla spalla e mi ritrovo in un ingresso circolare, al di sopra di un grande sole incastonato nel pavimento.
Uh. È artistico come posto, e le pareti color arancio danno la sensazione di aver davvero intrappolato qualche raggio solare.
Bonsoir monsieur, qu'est-ce que je peux faire pour vous?” Oh cavolo, questo parla francese…
“Emh… E-Emh Je suis Cullen… Edward Cullen… uh” Scena muta, sono pietrificato e non so cosa fare, cosa dire… Sono negato per il francese, a scuola mia sorella Alice aveva il massimo dei voti con la prof. Joly, mentre io me la cavavo con una sufficienza… diciamo che ero stato per parecchio tempo il preferito dell’insegnante.
“Oh! Il signor Cullen! Benvenuto in Francia!” Sia ringraziato il cielo.
“Grazie, mi scusi ma non parlo il francese”
“Si figuri, vuole vedere la sua stanza?” Quasi mi incanta questo suo accento, è gutturale ma allo stesso tempo delicato.
“Si, la ringrazio” sorrido al tipo della reception che prende dalla bacheca la chiave della mia suite. Mentre mi fa strada mi guardo intorno. È uno spettacolo, ogni colore si sposa perfettamente con le stanze e il mobilio, ad Alice piacerebbe. Mmh… potrei proporle un cambio. Vengo distolto dai miei pensieri quando si apre la porta della mia stanza, ma chiamiamolo portone, visto che è in legno massiccio.
“Eccole la chiave signor Cullen, le auguro un buon proseguimento di serata” mi sorride e torna al suo lavoro.
Poggio la borsa sul letto a baldacchino e mi guardo intorno. Due librerie. Drappi che dividono ogni stanza scendendo morbidamente sui muri ricoperti della stessa fantasia della trapunta del letto. Una porticina alla fine del salotto nasconde il bagno, e mi basta vedere gli asciugamani pronti sul bordo della vasca per decidere di passare la mia serata a rilassarmi… Alice può aspettare fino a domani, anche perché non sa ancora niente.
Uno squillo. Un altro squillo. Questa sarà sicuramente lei.
“Edward. Dove. Sei.” Oh, oh. Lo sa.
“Alice, ciao… s-sono… nella mia stanza! Tu?” Ti prego stasera lasciami al mio bagno rilassante, domani sarò tutto tuo, anche per lo shopping se vorrai.
“Scommetto che con la mia stanza non ti riferisci alla tua camera da letto monocolore del tuo appartamento di L.A., ma ad una suite che si trova nel quartiere Rive Gauche, in un colorato albergo a 4 stelle di Paris. Che aspettavi ad avvisarmi? Mi sarei occupata del viaggio, della tua sistemazione, sai quanto mi dispiace saperti in una stanza d’albergo e non a casa mia?”
“Alice, non volevo disturbarti, voglio dire… tu lavori, non sei di certo in vacanza…” e qui ovviamente parte la sua risata dall’altro capo del telefono.
“Ma per favore, sai bene anche tu che sono più in vacanza che a lavoro. Sai, sto per entrare a far parte della co-direzione di Elle, sarà meraviglioso poter stare così tanto a contatto con il mondo letterale della moda!” la immagino battere i piedi dalla felicità…
“Piccola peste, tu sei già nel mondo della moda… non ti accontenti mai!”
“Si ma sarà tutto un altro paio di maniche, ci sarà da lavorare seriamente… Ma non era di questo che volevo parlare… ti faccio venire a prendere tra un’ora. Fatti trovare pronto.” Non mi piaceva affatto la sua voce quando diventava seria ed autoritaria in quel modo. Voleva dire essere obbligati ad accontentare un suo capriccio. Ma non potevo dire di no.
“Va bene, ma non starò molto, sai… il viaggio è stato stancante”
“Si, certo. E magari domani vorrai dormire più del solito e ripartire nel pomeriggio e alla fine starai con me solamente due ore in tutto il tuo viaggio. Ti conosco. E stavolta non ti permetterò di portare la tua svogliatezza anche qui.” Mi conosce.
“Perfetto, avevo proprio bisogno di un cambiamento.” Ironia. O forse le mie parole non sono del tutto false, ho davvero bisogno di lasciarmi alle spalle le mie abitudini, adattarmi a qualcos’altro, per poi cambiare nuovamente. Non mi farebbe male provare qualcosa di nuovo.
È come per il dopobarba, non cambio dopobarba da quando ho saputo che è una delle cose di me che piacciono a Leah. La ragazza delle corde. Non la vedo da mesi, eppure ogni volta che ci incontriamo, anche per sbaglio, sento un magone, come se dovessi farle sapere che provo qualcosa, un sentimento senza nome.
Forse è solo ammirazione.
L’ho conosciuta durante una serata dedicata alla musica folk, lei e la sua viola erano lì, per esibirsi. Mi ha lasciato senza parole la sua performance, la musica, l’interpretazione e i suoi occhi. Così profondi.
Un suono acuto mi disturba mentre sogno ad occhi aperti.
“Edward, non posso stare al telefono con te all’infinito. Ho da fare. A dopo”
“Oh, va bene, a dopo”.
Poso il telefono sul tavolino del salotto e mi dirigo in bagno. Una doccia bollente non me la toglie nessuno.

Bella

Jasper non è di molte parole stasera. Magari è solo agitato.
"Ehi, tutto ok?" Idiota, la risposta sarà sicuramente secca.
"Mmh? Si, c'è traffico" Almeno mi ha dato spunto per deviare il discorso Mary Alice.
"Sai, hanno chiuso la via Bonaparte, sembra che stiano sistemando le fognature, eh si che ogni volta che si passava di lì si alzava un tanfo che…”
“Bella, non riesco a pensare a via Bonaparte in questo momento. Scusami” Cavolo, è super agitato.
“J, pensa che non è poi la fine del mondo, voglio dire… lei è umana, u-m-a-n-a quindi rilassati, prendi un grande respiro e concentrati su te stesso. Cos’è ciò che vuoi?”
Ovvio.
“Lei”
“Va bene. Non ci spreco neanche il fiato. Ora, visto il traffico e visto che siamo proprio qui davanti, tu scendi e la vai a cercare mentre io cerco un parcheggio non in divieto di sosta”
È incerto.
Apro lo sportello senza pensarci e scendo dalla macchina.
Vado dalla parte del guidatore e gli apro lo sportello “Scendi e muoviti”
“Hai ragione. Lei è solamente un essere umano, di cosa ho paura?” detto ciò prende la sua giacca dal sedile posteriore e mi lascia sola in mezzo al traffico delle nove in piena Parigi. Forse farò un po’ tardi.

La macchina di Jasper (scusate ma io provo uno smisurato amore per questo ferro arrugginito XD... e vista l'ambientazione ci stava proprio bene)
Abbigliamento Edward
Abbigliamento Jasper
Abbigliamento Bella

ps. L'albergo di Edward esiste veramente, è il Saint Germain, ma non sono riuscita a trovare delle foto chiare... appena ne troverò le caricherò.
  
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