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Autore: endif    17/10/2009    12 recensioni
“«Edward…» non mi accorgo neppure di avere sussurrato il suo nome, ma forse l’ho fatto perché lo vedo girarsi verso di me come a rallentatore. Il tempo si cristallizza qui, in questa stanza, in questo momento, restando sospeso a mezz’aria.
Sgrano gli occhi a dismisura quando capisco chi è tra le sue braccia.
No. Non può essere.”
Piccolo spoiler per questa nuova fic, il seguito di My New Moon. Ci saranno tante sorprese, nuove situazioni da affrontare per i nostri protagonisti. Un E/B passionale e coinvolgente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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CAP.7


EDWARD

In piedi, con le mani nelle tasche dei jeans, vicino alla portafinestra del salone che da nel giardino, osservo distrattamente Emmet e Jasper discutere tra loro su quale sarà la caccia più proficua di lì ad un’ora. Quei due sarebbero stati una coppia perfetta, non fosse altro che per la loro smodata passione per le scommesse.
I due viandanti sono ritornati in mattinata. Pare che Rosalie abbia mollato una sfilata nel pieno del suo svolgimento, solo per un commento poco lusinghiero nei confronti del suo fondoschiena da parte di una sarta. Direi che ne avesse le scatole piene di una delle poche esperienze che non aveva ancora vissuto. Come per tutte le altre, l’incostanza e la volubilità avevano preso il sopravvento.
La cosa non mi stupisce affatto.
Edward, ti unisci a noi? Emmet porta il suo sguardo su di me, aspettando una risposta.
Scuoto il capo impercettibilmente. Non sono dell’umore giusto per una caccia in loro compagnia. In verità non sono dell’umore giusto per niente.
Lancio un’occhiata a Jasper che rifugge il mio sguardo. Non riesco a trattenere un moto di stizza e lui, ovviamente se ne rende perfettamente conto.

Di ritorno dal college con lui, Bella ha varcato l’uscio ridendo e con gli occhi brillanti dall’eccitazione per la folle corsa in moto. Si è zittita non appena mi ha visto e mi si è avvicinata con circospezione. Immobile ho accettato il suo bacio senza scompormi, senza accennare al minimo movimento.
Mi ci è voluto meno di un attimo per capire che qualcosa non andava.
Mi ha guardato con indecisione e ha detto che si ritirava in camera per riposarsi un po’.
Direi che sfuggente riassuma bene il suo comportamento.
L’ho lasciata andare senza dirle una parola.
Ho guardato Jasper negli occhi per un lungo momento, dai suoi pensieri solo le immagini della corsa in moto.
E dopo un’ora una stranezza ancora maggiore. Ho sentito chiaramente Bella raggiungere Alice in camera sua e chiederle di andare a fare shopping in centro.
Bella, l’avversione più ostinata per le tendenze modaiole, invitare Alice, la più invasata delle modaiole, a fare shopping insieme.
Assurdo.
Ma la cosa più assurda è che sono state di ritorno dopo meno di due ore, neanche il tempo per entrare ed uscire da una boutique, secondo gli standard di mia sorella.
Mi concentro ancora sulla mente di Alice al piano superiore.
College, economia, strategie industriali … Nulla di meno interessante. E’ evidente che mi vuole tenere fuori da qualcosa, come Jasper. Qualcosa che include Bella. E che automaticamente include anche me.
Una strana agitazione mi pervade le membra. La sensazione di inafferrabile, bilico, inconsistente mi incatena i pensieri. Non riesco ad essere lucido, non riesco a non pensare che Bella mi voglia tenere all’oscuro di qualcosa, che i suoi occhi sfuggivano ai miei, che il suo modo di fare era … come definirlo … colpevole?
Già colpevole.
Sprofondo ancora di più le mani nelle tasche dei pantaloni. Le stringo e poi le rilascio. Devo darmi una calmata … devo darci un taglio.
Mi riscuoto con una scrollata di spalle.
Ho bisogno di rinfrescarmi le idee.

Due ore prima …

ALICE
«Entra» le dico senza attendere che bussi alla porta.
Bella apre l’anta e si infila piano in camera. Mi viene da sorridere. Cerca di muoversi silenziosamente, ma anche da ferma noi possiamo capire in che stanza della casa si trovi.
Sono indaffarata a riempire delle buste di abiti dismessi. Bhè in realtà sono praticamente nuovi di zecca, ma li abbiamo già indossati una volta, quindi sono da portare in beneficenza.
Tre enormi buste sono disposte a terra. Una quantità impressionante di abiti  è piegata con precisione sul mio letto. Abiti maschili, femminili e scarpe, ogni paio  riposto con cura in sacchetti singoli.
Feeding, Thoroughbred Charities … divido gli abiti in base all’associazione a cui sono destinati.
«Problemi con gli esercizi di statistica?» le chiedo senza guardarla, ma lanciando un’occhiata alle due buste già piene vicino alla porta. Miss Holy, la curatrice timorata di Dio che si occupa della raccolta abiti per il nostro paese, sarà entusiasta.
«Più o meno …» risponde lei con voce insicura.
La guardo di sfuggita. «Tranquilla, ho quasi finito»
In realtà questa operazione mi richiede sempre un mucchio di tempo. Ci tengo che tutto sia in ordine, perfettamente diviso e piegato.
«Si … bhè … volevo … un consiglio da te.» dice d’un fiato.
Mi concentro un attimo, ma Bella è troppo indecisa, e non vedo l’immediato futuro.
Le lancio una rapidissima occhiata, ma registro ogni particolare.
E’ nervosa, si agita dondolando da un piede all’altro e si stropiccia le mani. Fingo noncuranza e le dico: «Certo, tutto quello che vuoi, sono a tua completa disposizione.»
Tentenna ancora più in imbarazzo. Prende un gran respiro e, invece di parlare, si blocca. Sul volto le si disegna un sorriso via via più accentuato.
«Prima volevo chiederti … la vedi ancora la mia trasformazione?» mi domanda con un filo di voce.
La guardo con calma, mi concentro: «Sì, perché?» le chiedo interrogativa.
Scuote la testa una volta, il sorriso le si allarga sul viso, e poi dice allegra «Alice, vorresti accompagnarmi a fare shopping?!»

Due ore e mezza dopo …

BELLA
«Cavolo!» sbotto chiudendo con forza l’ultimo cassetto del comò.
Questa volta me la paga.
Alla faccia della sorella disponibile, angelica e insostituibile.
Questo è davvero un tiro sporco.
Mi raddrizzo e metto le mani sui fianchi. Non posso credere che Alice mi abbia mentito su una cosa così importante. E se Edward lo venisse a sapere… non mi và che si turbi.
«Cerchi qualcosa?» la sua voce è tagliente, proprio alle mie spalle.
Sobbalzo e il cuore mi arriva in gola.
Mi giro con una mano sul petto a fermare questo cuore che sembra voler prendere il volo.
Con le mani in tasca, la posa rigida, lo sguardo affilato, Edward è in piedi di fronte a me.
«S … sì. Ehm … il cd che hai inciso con le mie canzoni.» gli dico dopo un attimo di smarrimento. Non è poi una bugia, solo una mezza verità, perché, se è vero che mi serve, in realtà so perfettamente dove è conservato.
Mi guarda assorto, mi … studia.
Porca miseria, ma perché mi sento come se stessi rubando la marmellata?
Semplice, perché gli stai mentendo Bella. Perché hai paura che possa rimproverarti, perché hai il terrore di deluderlo. Mi risponde una fastidiosa vocina interna.
Fatti gli affari tuoi, vocina del cazzo, a tempo debito gli dirò la verità.
La metto a tacere e faccio un impercettibile passo indietro.
Impegnata nel botta e risposta con la mia coscienza colgo solo l’ultima parte della sua frase: «… cassetto.»
Scuoto la testa e gli guardo le labbra.
Calmati Bella, mantieni il sangue freddo. E sii rilassata, non stai facendo niente di male.
«Primo cassetto … » comincia a dire avvicinandosi lentamente a me, mentre automaticamente io indietreggio. Mi sovrasta in un attimo, e si inclina su di me costringendomi ad inarcare la schiena sul comò «… dietro di te» e con il viso ad una spanna dal mio, apre un po’ il cassetto dietro al mio sedere.
Si raddrizza immediatamente, ma non si allontana. Ipnotizzata dai suoi occhi, ubriaca della sua vicinanza, trattengo il respiro.
Cazzo Bella, è tuo marito. Lo vuoi? Saltagli addosso…
Deglutisco: «Gr … grazie» gli dico con un filo di voce.
Resto immobile, mentre i nostri respiri si intrecciano. Vedo perfettamente la perfezione del suo viso, reso duro dalla mascella rigida.
Non c’è calore nei suoi occhi, ma gelo e … rabbia?
La tensione che si è creata tra di noi è palpabile. Vedo i suoi occhi ridursi a due fessure, il suo respiro mi pare leggermente più affannoso.
Inclina il capo verso il mio orecchio e bisbiglia roco e sensuale: «Scusami, vado a fare la doccia»
E detto ciò scompare in un lampo nel bagno della nostra camera.
Chiudo un attimo gli occhi, per riabituarli alla normalità dopo che sono stati abbagliati dalla sua bellezza, afferro a tentoni il cd e mi avvio verso la porta diretta al piano inferiore.
Mi blocco, la mano già sulla maniglia, quando sento il rumore dell’acqua scorrere.
Sei fregata … la mia vocina interiore si fa sentire in tutto il suo fragore.

- Right Said Fred - I'm Too Sexy 

Ok, è ufficiale.
Prendete pure accordi per il mio funerale.
Dalla porta socchiusa del bagno vedo fuoriuscire una nuvoletta di vapore e la mia testa prende il direttissimo sola-andata per la terra di nessuno.
Come mosse da vita propria le mie gambe si spostano verso la porta del bagno.
Allungo il collo e cerco di sbirciare all’interno.
Attraverso il vapore riesco a scorgere Edward di spalle.
Nudo.
Tutto nudo.
Mi ritraggo come se avessi preso la scossa, il cuore al galoppo.
Ma che cavolo sto facendo?!!
Mi sento una guardona, ma non riesco a trattenermi dal dare un’altra occhiata. Sta entrando nella cabina doccia, e non posso non ammirare la linea forte e decisa delle spalle, la curva flessuosa della schiena, la rotondità e la perfezione del suo sedere.
E che sedere …
Mi soffermo su questa parte del suo corpo. E’ bello da togliere il fiato, liscio marmoreo. Sosto ancora un po’ sulla porta anche dopo che è entrato nella doccia. Credo mi ci voglia qualche secondo per essere sicura di potermi reggere in piedi.
«Se vuoi puoi unirti a me» la sua voce è divertita.
Schizzo lontano dalla porta arretrando senza girarmi e manco a dirlo finisco a gambe all’aria inciampando nel tappeto a fondo letto.
Che. Figura. Di. Merda.
Bella, ma quanto pensi gli sarebbe occorso per capire che lo stavi spiando?
La sua risata dall’interno del bagno raggiunge le mie orecchie, mentre il calore invade il mio volto in tonalità rosso-gambero.
Più goffa e impacciata del solito, cerco in vano di rialzarmi e di filare via come un razzo, prima che esca. Ovviamente lui mi ha già raggiunta e mi osserva sornione dall’alto, sul viso un sorriso beffardo. Mi aggiusto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e cerco di darmi un contegno.
Fino a quando non alzo lo sguardo e non registro la situazione: io seduta a terra, lui in piedi di fronte a me a gambe leggermente divaricate con indosso solo un microscopico asciugamano bianco.
Con un altro asciugamano più grande si friziona i capelli.
Minuscole goccioline d’acqua raggiungono il mio viso, altre scendono sul suo fino a bagnargli il collo e le spalle.
Bella, calma …
Lo sguardo calamitato sul rettangolino bianco a portata di mano e di … bhè … viso, non mi rendo neanche conto di aver passato la lingua tra le labbra e di aver deglutito automaticamente.
Adesso mi viene un infarto.
Si accovaccia vicino a me e il suo viso è all’altezza del mio. Sbatto le palpebre un paio di volte e focalizzo i suoi occhi.
Neri.
«Tutto ok?» quando usa quel tono di voce sarei capace di uccidere.
Basso, roco, melodioso.
Faccio su e giù con il capo. Annuire è l’unico gesto che posso permettermi in questo momento.
Scorgo con la coda dell’occhio un’ampia porzione del suo fianco scoperta, lasciata libera dall’asciugamano che si è aperto a ventaglio pur rimanendo ancora avvolto intorno al suo bacino.
E no … non è possibile …
Non riesco a non pensare a quello che quei pochi centimetri di spugna coprono a malapena.
Roteo gli occhi verso l’alto e li chiudo. Quel che è troppo è troppo.
Dio ti prego, abbi pietà di me …
Riapro gli occhi e …
Lui non è più vicino a me, ma in piedi di fronte all’armadio aperto, mentre sceglie distrattamente gli abiti da indossare.
Con tono noncurante, freddo mi chiede: «Tutto a posto al college?»
Mi ci vuole un attimo per riprendermi dalla sorpresa. Lo osservo con la bocca spalancata mente prende un paio di jeans sbiaditi ed una maglietta bianca e li poggia su una sedia.
L’incanto del momento precedente sembra svanito nel nulla, forse è ritornato da dove è venuto, dalla mia immaginazione.
Mi alzo un po’ impacciata, cerco di non barcollare.
La sua indifferenza mi ferisce, mi tocca più di una sua sfuriata.
«Sì» gli rispondo con una freddezza pari alla sua.
Si volta verso di me, negli occhi un lampo di … dolore?
«Bene. Le tue aspettative non sono state disattese, dunque …» dice con un sorriso tirato.
Mi sento una rincoglionita. Ma che vuol dire?
Apre il cassetto con i suoi indumenti intimi. Prende uno slip e un paio di calzini. Lo guardo inebetita e capisco solo ora perché.
Si muove a velocità umana, anzi ancora più lentamente se possibile.
Mi sta provocando. Deliberatamente.
«E la passeggiata con Alice, interessante?» ora è passato a scegliere la cintura.
«Molto» gli rispondo ed il mio tono è cambiato.
Mi libero con un calcio delle ballerine e comincio a sbottonarmi la camicetta.
Se vuoi la guerra Edward Cullen …
Mi volta ancora le spalle, ma si è irrigidito. Noto i muscoli tesi delle spalle e del collo.
Sorrido appena e mi volto anche io, mentre lascio cadere la camicetta sul pavimento.
«Scusami, vado a fare una doccia» e con una lentezza esasperante mi avvio verso il bagno facendo scattare tutti i bottoni dei jeans insieme. Quasi nei pressi della porta, sempre di spalle a lui, li abbasso di scatto, inchinandomi a gambe tese. Gli mostro, così, il fondoschiena in tutta la sua interezza e, forse, anche qualcosa di più. Arrossisco della mia stessa audacia, ma in guerra e in amore tutto è lecito …
Mi rintano in bagno, e chiudo la porta.
Chiudo la porta a lui.
Ho appena il tempo di liberarmi del reggiseno che la porta si spalanca.
Sebbene me l’aspettassi, non sono preparata al suo sguardo, al suo impeto.
Sembra fuori di sé, si trattiene a malapena.
Poche volte l’ho visto così. Il suo sorriso è sinistro, è quasi un ghigno. I pugni chiusi lungo i fianchi, è decisamente al limite.
Rimane sulla porta, i suoi occhi fissi su di me mi percorrono tutta, centimetro per centimetro, fino a posarsi sul seno.
Un brivido mi trapassa la schiena. Indietreggio inconsapevolmente.
Lo desidero. Lo voglio con una tale violenza da spaventare me stessa, da provare un dolore fisico.
Il respiro mi si blocca in gola, ci fissiamo , entrambi immobili.
Restiamo così, forse un minuto, forse due. Lui fermo sulla porta, in lotta con se stesso. Io dal lato opposto al suo, quasi incollata alla parete su cui è addossata la doccia.
Tutta la spavalderia che mi aveva animata fino a qualche minuto prima, mi sta ora abbandonando.
Sono quasi del tutto nuda dinnanzi a mio marito, lo desidero da morire, e non riesco a fare un passo.
Ma che mi prende?
Ripercorro in un baleno le nostre ultime “volte”: coinvolgimento, tenerezza, dolcezza, passione …
Arrossisco e abbasso gli occhi ripensando al mio comportamento in quelle occasioni.
Ero diventata … propositiva.
Esitante, incerta, Edward mi aveva guidato con dolcezza e pazienza verso vette sconosciute e misteriose di piacere. Mai con invadenza o prepotenza, il suo desiderio si era modellato al mio, ai miei tempi, come fosse morbida creta. Ed io ne avevo approfittato.
Oh se ne avevo approfittato!
Ovunque e in ogni momento. Bastava un mio sguardo languido, sognante e lui comprendeva al volo.
Era come se aspettasse un mio cenno per liberare il suo desiderio.
Ma ero sempre stata io, inconsapevolmente, senza alcuna malizia a cercarlo. E lui non mi aveva mai, mai dato il minimo tempo di attesa, un cenno di tentennamento.
Mai.
Adesso, invece è … diverso.
Mi sta provocando.
Dal primo istante che a messo piede in camera. Non l’aveva mai fatto prima.
Ed è arrabbiato.
Molto.
Mi sento all’improvviso a disagio. E’ come se volesse mettermi alla prova, come se volesse dimostrare qualcosa.
Ed io ho raccolto in pieno. E l’ho sfidato.
O forse, volevo sfidare me stessa. Dimostrare che potevo averlo con un atto della mia volontà, che sarei riuscita a farlo cedere.
Ora, però … non mi sento più tanto sicura.
Incrocio le braccia sul petto, cerco di nascondermi.
Il suo sguardo saetta al mio movimento: dal seno passa agli occhi.
In un attimo mi è accanto, il suo naso ad un palmo dal mio orecchio.
Sussulto involontariamente.
«Sei nervosa, Isabella?» Mormora sensualmente al mio orecchio con una voce strana, bassa e melodiosa, suadente e carezzevole.
Una voce da vampiro.
Faccio un altro passo indietro. Il freddo delle piastrelle mi sfiora la schiena nuda. Salto di nuovo.
«Io … Edward non … non voglio più giocare» sussurro talmente flebile che non riesco nemmeno a sentirmi.
«Ma io non sto giocando … tu sì?» mi prende il polso con uno scatto e lo avvicina al suo viso. Lo annusa. Poi, con una delicatezza infinita, le sue labbra lo baciano.
Sospiro. L’altro braccio, quello che era rimasto stretto al petto, scivola lento verso il basso. Mi appoggio alla parete dietro di me, ignorando il fatto che sia fredda, ma l’alternativa e lasciarmi scivolare sul pavimento.
Sento le sue labbra percorrere il lato interno del braccio e salire con una lentezza esasperante fino alla spalla e da lì al collo.
«Oh Edward …» Apro gli occhi e vedo l’incavo del suo collo.
Non resisto e poggio le mie labbra lì. Lo bacio lentamente, ne assaporo la freddezza della pelle con la punta della lingua.
Sento un ringhio basso e soffocato.
E’ come un segnale. Le mie mani prendono vita propria e le dita si immergono nei suoi capelli, accarezzandogli la base della nuca.
E lui, come se aspettasse questo, prende fuoco.
I suoi gesti sono febbrili, nervosi. Si muove a scatti, segno che è agitato, che il suo controllo è al limite.
Mi alza per il bacino ed io gli allaccio le gambe intorno ai fianchi. Sento la sua eccitazione a contatto con la mia e mi sfugge un mormorio di piacere. A lui sfugge un ringhio soffocato e mi spinge sulla parete dietro di me, facendomi sbattere la schiena. Una fitta di dolore mi prende alla base della colonna vertebrale. Il mio gemito viene soffocato dalle sue labbra che fameliche si incollano alle mie.
Urgenza, brama, desiderio incontrollabile, voracità, dolore.
Questo c’è fra noi due, un bisogno irrefrenabile di soddisfare l’istinto, i nostri corpi che necessitano di fondersi. E’ come se domani ci attendesse la fine del mondo, come se fosse l’ultima volta che facciamo l’amore.
Schiacciata tra il gelo del suo corpo e il freddo delle piastrelle dietro di me, mi sembra di ardere.
Mi dimeno come un’ossessa, lo stringo, lo mordo, lo graffio. Ad ogni suo gemito impiego più forza, più impeto.
Lo sento ridere dei miei tentativi di procurargli dolore e affondo i miei denti nella sua spalla con più forza.
Mi accorgo da una fitta di dolore all’inguine che mi ha ridotto lo slip a brandelli e mi si blocca il fiato quando mi penetra senza preavviso, senza delicatezza come, invece, ha sempre fatto.
La rabbia, la furia, il dolore si impossessano dei nostri corpi e delle nostre menti.
Consumiamo il nostro amplesso così, in bagno, contro una parete di fianco alla doccia, in pochi, eccitanti, interminabili, minuti.
Rapide, possenti spinte mi bloccano alla parete. Il mio corpo amalgama il dolore ed il piacere. I miei gemiti lo incitano a non fermarsi e a non fermarmi.
I nostri respiri affannati si confondono, il mio cuore impazzito sembra essere diventato troppo grande per restare nel mio petto.
Quando, dopo un tempo indefinito, Edward si immobilizza contro di me mi aggrappo alle sue spalle e lascio ciondolare il capo su di lui. Non riesco a muovere nemmeno un dito, a pronunciare neanche una parola.
Non è mai stato così … travolgente tra noi.
Immersa in uno stato di beatitudine e stremata fino all’inverosimile, protesto debolmente quando Edward esce dal mio corpo.
Mi tiene ancora stretta a sé, ma permette che poggi i piedi nudi sul pavimento. Le gambe sono intorpidite, doloranti.
Gli cingo il collo e appoggio la testa sul suo petto.
Sospiro di soddisfazione, gli occhi chiusi a godermi il momento.
«Bella, ti prego … dimmi … che nessuno ti ha fatto del male, dimmi … la verità.» la sua voce è ancora roca, ma ora sembra anche … tormentata.
Sbatto le palpebre stupefatta e mi immobilizzo. Le sue braccia sono tese,   rigide. Una è appoggiata al lato del mio capo. L’altra mi cinge il fianco. La fronte è appoggiata alla parete dietro di me. Non mi guarda in viso.
«Ma … no. Edward nessuno mi ha fatto del male.» cerco di spostarlo per trovare il suo volto. Inutile.
«Non mentire»
«Non ti sto mentendo» non su questo almeno, dovrei aggiungere. Ripenso alla piccola disavventura con Vik, ma per fortuna è andato tutto bene. Che senso avrebbe dirglielo adesso …
Un sospiro «Ti ho chiesto di non mentire.» la sua voce si è fatta tagliente.
«E io ti ho detto che non l’ho fatto» il mio tono è secco adesso.
«E questo allora?» mi prende il polso e lo tira verso di sè, distendendo il mio braccio in mezzo a noi.
Guardo in basso. Sono disorientata, non noto nulla di strano, nessun taglio, niente sangue, nemmeno un graffietto. Solo … una lievissima ombra appena una tonalità più intensa di rosa, forse un po’ violetto.
Arrossisco fino alla radice dei capelli quando mi ricordo dello strattone di Vik.
Dovevo sapere che non sarebbe sfuggito ai suoi occhi.
Deglutisco. Devo stare attenta, ma non sono ancora abbastanza lucida.
«Ehm … sì … stavo inciampando e … Alice mi ha sorretta … e, poi, …» le parole mi muoiono sulle labbra quando incrocio i suoi occhi.
«NON MENTIRMI!!!» tuona con rabbia a malapena contenuta.
Comincio a tremare e non me ne rendo nemmeno conto «Edw …»
«Dimmi chi è stato …» dice a voce bassa.
«N … nessuno» trovo appena la forza di sussurrare.
«Voglio il suo nome …»insiste e gli vedo negli occhi una scintilla di follia.
Ci misuriamo con lo sguardo. Ho paura, ma lo sostengo con determinazione.
Dio solo sa cosa potrebbe fare a quel ragazzo se sapesse chi è …
La sua mascella si irrigidisce impercettibilmente. Sul viso spunta un sorriso glaciale.
E’ furioso.
Mi raggomitolo senza accorgermene vicino alla parete e al rumore che sento stringo forte gli occhi, tremante. Alzo le braccia a proteggermi il capo in un gesto automatico.
Tante piccole pietrine mi sfiorano le spalle, le braccia, le gambe.
Resto immobile, con le braccia sulla testa.
Silenzio.
Apro lentamente gli occhi e lui non c’è più.
Guardo al mio fianco il vuoto lasciato dal vetro della doccia ormai ridotto in frantumi. Gli occhi scendono in basso dove il pavimento è ricoperto da una miriade di frammenti brillanti.
Non so quanto tempo sono rimasta ferma. Avrei voluto muovermi, ma nessun muscolo risponde ai comandi.
Scivolo piano lungo la parete alle mie spalle e mi accascio a terra, le ginocchia al petto.
Calmati Bella, calmati …
Mi rendo conto che è trascorso del tempo perché comincio ad avere freddo.
Tremante, indolenzita ed intorpidita mi alzo reggendomi alla parete.
Come passo adesso?
Dopo un attimo di esitazione mi allungo a prendere l’accappatoio e lo distendo alla bell’e meglio per terra. Ci cammino sopra con cautela, il passo malfermo e spicco un piccolo saltello per raggiungere la camera da letto.
Devo stendermi, la testa mi sembra vuota, il silenzio intorno a me fa troppo rumore.
Percorro con lo sguardo l’intera stanza.
E’ vuota, lui non  c’è.
Rabbrividisco. Ora ho freddo davvero.
Un lieve scintillio sul copriletto color nocciola cattura la mia attenzione.
Mi avvicino piano al nostro letto e lascio scorrere lo sguardo.
Sul mio cuscino un bagliore. Mi allungo e mi immobilizzo all’istante.
Con dita tremanti e con le lacrime agli occhi afferro il minuscolo oggetto che Edward ha lasciato lì per me.
La mia fede. La fede che Alice mi aveva detto di aver ritrovato e di aver riposto con cura nel cassetto.

NOTA DELL’AUTRICE: Bene bene … ho pensato …ma sì, adesso a Bella le faccio venire davvero un infarto e finisco qui la ff!
Ovviamente sto scherzando.
Il cappy mi è venuto un po’ lunghetto, lo so … Spero che non vi abbia annoiato, spero di non aver divagato troppo. Non è semplice, sapete, non perdere il filo del discorso quando si comincia.
Coooomunque. Fatemi sapere. Ci tengo a migliorarmi, ad offrirvi una storia piacevole e coinvolgente, ma anche con un minimo di trama, non solo E/B, B/E, e poi E, E, E ….
In ogni capitolo vi ho dato qualche piccola informazione, vi ripeto, niente è scritto a caso. Se avete dubbi , chiedete. Presto ogni inghippo si scioglierà.

keska: Meu corazon, tu sei troppo modesta, una qualità che ammiro molto, ma che non ti rende giustizia!!! Comunque grazie. Quando mi immergo in una storia sono talmente presa che mi domando spesso se è tutto chiaro, se riesco a rendere bene le emozioni come vorrei. E’ per questo che chiedo spesso una conferma. La trama è un po’ complessa, ma cerco di renderla quanto più possibile lineare, come già ti ho detto, non mi sento una “scrittrice” e non voglio strafare. Ti bacio tesoro.
Shahrazad: Siiii, anche io adoro l’Edward morboso. Dopotutto i vampiri hanno tutti i sensi e le emozioni amplificate no? Un abbraccio e grazie per i complimenti.
arual93: Bhèèè, non stuzzicarmi, non posso spoilerare troppo. Diciamo che si, sarà messa in dubbio la vampirizzazione, ma non propriamente come pensi tu. Non per mancanza di convinzione, ecco. Grazie, sei carinissima a seguirmi e a commentare sempre. Mi gratifichi tanto. Bacioni
stellalilly: E’ giusto no? Jazz è suo fratello, in più ha il suo dono che in questo frangente, con Bella così turbata, confusa ed emotivamente instabile può essere estremamente utile. Alla prossima, Kiss
rodney: Grazie Simo, sei davvero gentile a spendere una parola di bentornato al mio computer, pooeretto!! Credo che questo cappy ti sia piaciuto o sbaglio?!!! Fanciulla, tieniti forte, perché sono in serbo parecchie sorpresine …! GARANTITO.

Grazie, grazie e ancora grazie
Baci a tutti voi
M.Luisa
   
 
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