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Autore: H u m a n o i d    18/10/2009    4 recensioni
“B-Bella serata no?” Balbettò imbarazzato. Era perfetto, nella sua insicurezza. Ogni suo gesto, era così dolce, e qualche volta goffo; sicuramente a causa dell'imbarazzo. “S-si...davvero bella!” Ricambiò Alessia il sorriso che le era stato rivolto dal ragazzo. Tutto di un tratto, si trovarono fissarsi negli occhi. Rimanevano immobili, a guardarsi silenziosamente. Gli occhi di lui: castani, dolci, ma allo stesso tempo furbi. Profondi, capaci di far trasparire ogni emozione che il ragazzo provava. Gli occhi di lei: azzurri, chiarissimi. Di ghiaccio. Facevano venire i brividi soltanto guardandoli. Si avvicinarono sempre di più, senza accorgersene il loro visi si fecero più vicini, sempre di più... I loro cuori battevano a mille, erano come impazziti. Chi li avrebbe più fermati ora? Le loro guance erano a fuoco, e le loro labbra, desiderose di un contatto. Si stavano quasi per toccare, stavano per trovare un contatto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


New York: la grande mela.
Città confusionaria; i cui abitanti, trascorrono il loro tempo tra il traffico caotico, una corsa frenetica per non perdere la metropolitana, e party esclusivi, con V.I.P. sempre presenti.
Per alcuni, era l'Inferno in terra; per altri, era il Paradiso. E poi, c'erano delle persone che la pensavano in entrambi modi; e una di queste era Alessia.
Per una come lei il liceo ara l'Inferno. Appassionata di fumetti, Star Wars, Star Treck videogiochi, e di musica. Inutile dire, che era reclutata da tutti, o quasi, una sfigata cronica.
Gli amici che aveva erano pochi, ma almeno, erano fedeli. A casa, era peggio che a scuola. La madre, le ripeteva in continuazione di essere troppo maschiaccio, di vestirsi in modo più femminile, di uscire il sabato sera, invece di rimanere a casa con i suoi amici.
“Perché indossi sempre questi abiti orrendi? Perché ti trucchi sempre così scura? Perché non ti metti mai un po' di ombretto chiaro? E poi, le scarpe! I capelli con queste meches bianche orribiliii!!”
Era sempre la stessa storia; mai una volta, che la lasciasse uscire di casa senza rimproverarla, o facendo finta di non averla vista.
“Perchè non esci mai? Sempre con quegli sfigati dei tuoi amici! Ma mettiti una mini gonna e vai in discoteca!”
Alessia si meravigliava sempre quando sentiva la madre parlare in quel modo. Alcuni genitori, avrebbero, dato non si sa cosa, per avere una figlia come quella: voti alti a scuola, niente ragazzi portati clandestinamente in camera sua, mai un'uscita di nascosto... Perché la madre, non riusciva a capire, che sua figlia, odiava, quello stile di vita, e soprattutto le persone che lo adottavano. Odiava, l'ipocrisia, che c'era tra le sue compagne di classe; tutte amore di qui, cara di la; e poi, si ritrovavano a parlare male di chiunque, anche di quella, che chiamavano la loro migliore amica. Suo fratello, era il tipico ragazzo, appartenente a quella parte di mondo, da lei tanto odiata.
Il fratello gemello, ragazzo popolarissimo; nonché capitano della squadra di football della scuola, organizzava in continuazione feste a casa loro, con quella che lui e i suoi amici energumeni, osavano chiamare musica, rovinando così tutta la magia, che si celava dietro quello splendido nome.
“Ahaha, che sfigati che siete!!” Urlava in giro per i corridoi della scuola, con a seguito tutti i trogloditi della squadra di football, con ragazze pon pon, attaccate al... ok, lasciamo perdere, rischierei di diventare volgare. Passava davanti alla sorella, e poi, prendeva uno dei suoi amici a caso, e lo rinchiudeva nell'armadietto; la maggior parte delle volte, era Josh a fare la brutta fine; essendo il più gracilino del gruppo
Quando però la scuola finiva, o Alessia, usciva di casa, i suoi occhi, vedevano il mondo, sotto una luce diversa. Poteva essere se stessa, senza che nessuno la giudicasse e la prendesse in giro ingiustamente. Fumetterie, negozi di musica ad ogni angolo, scuole di canto, piano, chitarra; parchi in cui praticare skateboarding. Cosa poteva volere di più dalla vita?

La scuola, per fortuna, era finita. Tre mesi di totale libertà, prima di tornare alla solita routine.

Alle undici passate, Alessia si alzò mugolando dal letto. Si diresse in cucina, dove trovò il fratello, intento a fare colazione con una tazza di cereali, che in poco tempo divorò, con i suoi modi da cavernicolo.
Alessia prese la sua tazza, e si mise a mangiare sulla sua poltrona, di fronte alla grande vetrata, che circondava tutta sala dell'enorme loft.
Lei e la sua famiglia abitavano in un palazzo di proprietà del padre; grandissimo uomo d'affari, raramente a casa.
Dato che il palazzo apparteneva a loro, non avevano fatto complimenti,e si erano stabiliti nel loft all'ultimo piano. Da lassù si poteva vedere New York in tutto il suo splendore. Di giorno, non era un grande spettacolo, ma di notte, toglieva letteralmente il fiato. Le luci della città, i fari delle auto... tutto appariva così bello, così calmo; specialmente dopo la mezzanotte. Anche se si scorgeva ancora qualche taxi e qualche limousine per la strada; la città sembrava come assopita.
Quella vista, le conciliava il pensiero. La faceva riflettere ogni volta. Fissava un punto indefinito oltre la vetrata e si perdeva nei suoi pensieri. Quella mattina, però i suoi pensieri furono interrotti dall'assillante fratello, che le picchiettava la spalla freneticamente.
“Hai rotto il cazzo! Se non ti caco manco di striscio, vuol dire che non ho voglia di parlarti!!” Sbraitò innervosita Alessia.
“Oh, cazzo, calmati! Stasera, faccio una festa, quindi smonta gli strumenti di la!”
“Si quando ne ho voglia! Non rompere la minchia, che mi sono svegliata adesso!” Il fratello si dileguò nella sua camera.
Come previsto, il ragazzo, si era subito approfittato dell'assenza dei genitori, volati per due settimane a Parigi in vacanza.
La ragazza sbuffò sonoramente. Odiava il fratello, quando pretendeva di comandare solo perchè era l'uomo, o meglio, il cavernicolo.
Trattene le parole a fatica: quante ne avrebbe volute dire.
Si alzò scocciata dalla poltrona, e andò in camera sua. Sapeva già che avrebbe dovuto spostare gli strumenti dalla sala prove da sola, dato che i suoi amici erano tutti in vacanza; e di chiedere una mano al fratello, proprio non se ne parlava.
Si chiuse in camera sua, battendo la porta e si sommerse di nuovo nelle coperte.
“Aleee!! Ha chiamato papà! Ha detto che al piano di sotto ci sono degli inquilini nuovi, e due hanno la nostra età e che dobbiamo andarli a salutare!!” Il fratello batteva incessantemente il grosso pugno sulla porta di legno scuro.
“Fanculo! Ci vai te!”
“Va bene! Tanto poi papà si incazza con te!”
“Ma fai poco il lecca culo, che a te te ne frega meno che a me!"
Sbraitò per l'ennesima volta la ragazza buttando un cuscino contro la porta. Era impossibile in quella casa trovare un attimo di pace. Anche quando i genitori non erano presenti, la casa era un' inferno.
Dopo una buona ora che si rigirava nel letto, decise di farsi una doccia e di vestirsi.
Uscì dalla camera,e sentì la televisione accesa, il fratello, non era ancora andato a trovare gli inquilini al piano di sotto evidentemente. Gli annunciò che stava andando a farsi una doccia, che durò per una lunga mezz'ora.
Il pranzo tra i due fratelli, si svolse nel più assoluto silenzio. Anche se erano gemelli, tra loro, c'era un rapporto molto distaccato, forse anche troppo, per due fratelli.
Le uniche parole che uscirono dalle loro bocche furono “Puoi passarmi il sale?” oppure “Mi passeresti l'acqua?”
Ognuno sparecchiò le proprie stoviglie, e le misero nella lavastoviglie.
“Senti, io vado a salutare i nuovi inquilini, invito anche loro alla festa... va bene?”
“Sai a me che me ne frega...”
Il fratello uscì scocciato dall'appartamento; lasciando Alessia sola.
Sospirò rumorosamente ancora una volta,e decise di andare a togliere gli strumenti dalla sala prove.
Per prima cosa, doveva staccare i fili degli amplificatori. Immancabilmente inciampò, rischiando quasi di rompersi una gamba.
“Merda!” Urlò, massaggiandosi il polpaccio, per poi tornare in piedi. Era veramente goffa.
Si mise una mano dietro la testa, non sapendo da dove cominciare: di solito era Brad quello che si occupava dei cavi. Se si parlava di suonare e cantare, per lei non c'erano problemi, ma quando si trattava di attaccare gli strumenti, tutto quello che sapeva fare era attaccare la chitarra all'amplificatore.
Si mise le mani tra i capelli arruffati, e si mise a sedere per terra, cercando di capire qualcosa in quel groviglio infernale di fili.
“Uff.. accidenti a Brad e a quando è andato in vacanzaaa!!”
La musica l'aiutava sempre a concentrarsi, così andò in camera sua, e inserì l'ultimo cd dei Linkin Park.
“Ora si che prima no!” Alzò il volume al massimo, in modo da sentire la musica dalla stanza degli strumenti.
Si stropicciò per bene gli occhi, e facendo attenzione a non rompere niente, cominciò a staccare i fili.
“Give me reeaaaaason! To prove my wrong, across this memory clean!!” Intonava alla perfezione le note della canzone New Divide; quando la porta di aprì e non sentì solo la voce del fratello, ma anche quella di altri due.
“Evvai, saranno i suoi amici cretinoidi!” Pensò sconsolata Alessia, fermando il suo canto, e cercando di fare finta di niente.
“Alessia! Abbassa sto schifo di musica!”
“Ma abbassala te coglione! Io c'ho da fare!” Rispose di tutto tono lei, indignata, per aver osato dire che i suoi amati Linkin Park erano uno schifo di musica.
Il fratello, corse nella camera della ragazza, e spense definitivamente lo stereo.
“Almeno presentati!” Urlò scontroso il ragazzo, dai pettorali mastodontici.
Alessia buttò quei pochi cavi che era riuscita a districare a terra, e andò in salotto.
“A chi mi devo presentareee??” Alessia, arrossì di colpo, dopo quella figuraccia. Due ragazzi, tra l'altro, piuttosto discreti, sedevano sul divano del suo appartamento, e la fissavano con gli occhi sgranati, forse un po' sbalorditi dal suo comportamento indisponente; o forse... da tutto! Dai tatuaggi e il percing al sopracciglio e sulla lingua, alla maglietta di Star Wars, dai pantaloni neri a quadri, agli anfibi.
“Aaah!” si lasciò scappare Alessia
“Voi dovete essere i nuovi inquilini del piano di sotto!!”
“Si siamo noi!” Disse ridendo un ragazzo dai vestiti extra large e delle treccine nere, come quelle che usano i rapper. La pelle abbastanza scura, e un sorriso da togliere il fiato. I lienamenti del suo viso erano dolci, e ricordavano vagamente quelli di un bambino.
Un altro ragazzo sedeva acanto a lui. Aveva una cresta sparata in aria; e dei lineamenti più duri del ragazzo seduto di fianco a lui, messi in evidenza con il trucco pensante. La pelle più chiara dell'altro; ma un sorriso altrettanto bello.
“Piacere io sono Alessia!” Si presentò timidamente la ragazza, facendo segno di saluto con la mano.
“Tom!” Rispose il ragazzo dallo stile strettamente hip-hop
“Bill!” Annunciò ridendo l'altro.
Alessia, notò piacevolmente meravigliata, che Bill portava i suoi stessi anfibi. Dopo pochi secondi, le balzò in testa una domanda. Che ci faceva uno come Bill, con uno come suo fratello? Ok, uno come Tom, era del tutto normale che frequentasse quel tipo di persone... Ma, Bill, a dirla tutta, non ci rientrava niente!
“Hai finito di togliere la roba?” Chiese duro Brett ,il fratello di Alessia,
“No, brutto scassa cazzo! C'è un casino di là manco all'inferno! E poi come cazzo li porto gli amplificatori giù nel magazzino se sono da sola??”
“Non è colpa mia se i tuoi amici sfigati non ci sono! Non rompere il cazzo!"
“Ma non rompere te! Gli strumenti te li lascio di là! E se non ti va bene ti attacchi al cazzo o li sposti da solo! E vaffanculo!”
Bill e Tom, ridevano divertiti sotto i baffi, mentre assistevano a quella scena.
Incavolata come poche volte la ragazza si chiuse a chiave nella sua camera e accese di nuovo lo stereo a tutto volume.
Era ufficiale: odiava suo fratello. Con il suo atteggiamento da superiore, come se fosse chi sa chi. Ma chi si credeva di essere? Per lei gli strumenti rimanevano dove erano. Tanto se li spaccavano, ci pensava quel riccone di suo padre a ricomprarli.
La batteria, non aveva molto valore: avevano comprato quella che costava meno, facendo una colletta, lei e tutti gli altri componenti del gruppo; perchè ci voleva troppo tempo a portarla da casa di Daniel a lì e a montarla tutte le volte. La chitarra, era la sua, ma non era quella che le piaceva di più; quelle meglio le teneva in camera, al sicuro; disposte in fila, ognuna sul proprio cavalletto. Il basso, Jeremy lo portava ogni volta a casa sua, e lo stesso faceva Alex con la sua chitarra.
Alessia prese al sua pallina da tennis e cominciò a farla scontrare con contro il muro, per poi farla tornare nelle sue mani,proprio come faceva il dottor House nei suoi momenti di crisi.
Dopo un po', smise di tirare la pallina contro il muro, perché l'I-phone accanto al suo letto aveva cominciato a suonare. Spense lo stereo, e svogliatamente rispose.
“Oh...”
“Hei Ale! Sono Joe!”
Joe, era un ventenne, proprietario di un negozio di fumetti non lontano da casa d'Alessia. Ci andava spesso con i suoi amici, e proprio li, aveva conosciuto altri ragazzi, con i suoi stessi interessi.
“Bha,,ciao!Che si dice?”
“Stasera ci si ritrova un po' tutti qua in fumetteria, ti va di venire?”
“Certo! Almeno mi levo dal truzzame di casa mia! Stasera mio fratello da una delle sue solite feste..”
“Ah,capito! Allora ti ho chiamato proprio nel momento giusto!”
“Siii! Sei il mio salvatore!”
“Eeeh, modestamente! Oh, porta anche la chitarra, così fai il sottofondo sonoro!”
“Vai, a che ora?”
“Passo da te alleee... sette e mezza va bene?"
“Perfetto! Allora a dopo!”
“Ciao, peace and love!”
Menomale, che esisteva Joe. Alessia tirò un sospiro di sollievo, e si buttò supina sul letto.
Dai, almeno sarebbe stata fuori di casa, e non avrebbe dovuto sopportare tutto il baccano proveniente dalle altre stanze della casa.
Josh bussò per la milionesima volta alla porta.
“Che vuoi?”
“Abbiamo portato giù in magazzino tutto...”
Alessia aprì la porta indispettita. Ah, si, quando non c'era lei a sgobbare, faceva tutto da solo?
“Vedi, che se le cose le vuoi fare le fai, senza che tu debba rompere la minchia a me!”
“E ci credo, che l'ho levata al roba, te ti comporti da super star!”
“Io eh?”
Il fratello sbuffò sonoramente, si era già stufato di litigare con la sorella, era da quella mattia, che non facevano altro che mandarsi accidenti e urlarsi contro.
La ragazza, stava per chiudere di nuovo la porta, quando si fermò, per avvertire il fratello, che quella sera, non sarebbe rimasta a casa.
Brett, fece spallucce, in fondo non gliene importava niente, se la sorella, quella sera, sare
bbe uscita.

  
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