Capitolo 1
New
York: la grande mela.
Città confusionaria; i cui
abitanti, trascorrono il loro tempo tra il traffico caotico, una
corsa frenetica per non perdere la metropolitana, e party esclusivi,
con V.I.P. sempre presenti.
Per alcuni, era l'Inferno in terra; per
altri, era il Paradiso. E poi, c'erano delle persone che la pensavano
in entrambi modi; e una di queste era Alessia.
Per una come lei il liceo ara
l'Inferno. Appassionata di fumetti, Star Wars, Star Treck
videogiochi, e di musica. Inutile dire, che era reclutata da tutti, o
quasi, una sfigata cronica.
Gli amici che aveva erano pochi, ma
almeno, erano fedeli. A casa, era peggio che a scuola. La madre, le
ripeteva in continuazione di essere troppo maschiaccio, di vestirsi
in modo più femminile, di uscire il sabato sera, invece di
rimanere a casa con i suoi amici.
“Perché indossi sempre questi
abiti orrendi? Perché ti trucchi sempre così
scura?
Perché non ti metti mai un po' di ombretto chiaro? E poi, le
scarpe! I capelli con queste meches bianche orribiliii!!”
Era sempre la stessa storia; mai una
volta, che la lasciasse uscire di casa senza rimproverarla, o facendo
finta di non averla vista.
“Perchè non esci mai? Sempre
con quegli sfigati dei tuoi amici! Ma mettiti una mini gonna e vai in
discoteca!”
Alessia si meravigliava sempre quando
sentiva la madre parlare in quel modo. Alcuni genitori, avrebbero,
dato non si sa cosa, per avere una figlia come quella: voti alti a
scuola, niente ragazzi portati clandestinamente in camera sua, mai
un'uscita di nascosto... Perché la madre, non riusciva a
capire, che sua figlia, odiava, quello stile di vita, e soprattutto
le persone che lo adottavano. Odiava, l'ipocrisia, che c'era tra le
sue compagne di classe; tutte amore di qui, cara di la; e poi, si
ritrovavano a parlare male di chiunque, anche di quella, che
chiamavano la loro migliore amica. Suo fratello, era il tipico
ragazzo, appartenente a quella parte di mondo, da lei tanto odiata.
Il fratello gemello, ragazzo
popolarissimo; nonché capitano della squadra di football
della
scuola, organizzava in continuazione feste a casa loro, con quella
che lui e i suoi amici energumeni, osavano chiamare musica, rovinando
così tutta la magia, che si celava dietro quello splendido
nome.
“Ahaha, che sfigati che siete!!”
Urlava in giro per i corridoi della scuola, con a seguito tutti i
trogloditi della squadra di football, con ragazze pon pon, attaccate
al... ok, lasciamo perdere, rischierei di diventare volgare. Passava
davanti alla sorella, e poi, prendeva uno dei suoi amici a caso, e lo
rinchiudeva nell'armadietto; la maggior parte delle volte, era Josh a
fare la brutta fine; essendo il più gracilino del gruppo
Quando però la scuola finiva, o
Alessia, usciva di casa, i suoi occhi, vedevano il mondo, sotto una
luce diversa. Poteva essere se stessa, senza che nessuno la
giudicasse e la prendesse in giro ingiustamente. Fumetterie, negozi
di musica ad ogni angolo, scuole di canto, piano, chitarra; parchi in
cui praticare skateboarding. Cosa poteva volere di più dalla
vita?
La scuola, per fortuna, era finita. Tre mesi di totale libertà, prima di tornare alla solita routine.
Alle
undici passate, Alessia si alzò
mugolando dal letto. Si diresse in cucina, dove trovò il
fratello, intento a fare colazione con una tazza di cereali, che in
poco tempo divorò, con i suoi modi da cavernicolo.
Alessia prese la sua tazza, e si mise a
mangiare sulla sua poltrona, di fronte alla grande vetrata, che
circondava tutta sala dell'enorme loft.
Lei e la sua famiglia abitavano in un
palazzo di proprietà del padre; grandissimo uomo d'affari,
raramente a casa.
Dato che il palazzo apparteneva a loro,
non avevano fatto complimenti,e si erano stabiliti nel loft
all'ultimo piano. Da lassù si poteva vedere New York in
tutto
il suo splendore. Di giorno, non era un grande spettacolo, ma di
notte, toglieva letteralmente il fiato. Le luci della città,
i
fari delle auto... tutto appariva così bello,
così
calmo; specialmente dopo la mezzanotte. Anche se si scorgeva ancora
qualche taxi e qualche limousine per la strada; la città
sembrava come assopita.
Quella vista, le conciliava il
pensiero. La faceva riflettere ogni volta. Fissava un punto
indefinito oltre la vetrata e si perdeva nei suoi pensieri. Quella
mattina, però i suoi pensieri furono interrotti
dall'assillante fratello, che le picchiettava la spalla
freneticamente.
“Hai rotto il cazzo! Se non ti caco
manco di striscio, vuol dire che non ho voglia di parlarti!!”
Sbraitò innervosita Alessia.
“Oh, cazzo, calmati! Stasera, faccio
una festa, quindi smonta gli strumenti di la!”
“Si quando ne ho voglia! Non rompere
la minchia, che mi sono svegliata adesso!” Il fratello si
dileguò
nella sua camera.
Come previsto, il ragazzo, si era
subito approfittato dell'assenza dei genitori, volati per due
settimane a Parigi in vacanza.
La ragazza sbuffò sonoramente.
Odiava il fratello, quando pretendeva di comandare solo
perchè
era l'uomo, o meglio, il cavernicolo.
Trattene le parole a fatica: quante ne
avrebbe volute dire.
Si alzò scocciata dalla
poltrona, e andò in camera sua. Sapeva già che
avrebbe
dovuto spostare gli strumenti dalla sala prove da sola, dato che i
suoi amici erano tutti in vacanza; e di chiedere una mano al
fratello, proprio non se ne parlava.
Si chiuse in camera sua, battendo la
porta e si sommerse di nuovo nelle coperte.
“Aleee!! Ha chiamato papà! Ha
detto che al piano di sotto ci sono degli inquilini nuovi, e due
hanno la nostra età e che dobbiamo andarli a
salutare!!” Il
fratello batteva incessantemente il grosso pugno sulla porta di legno
scuro.
“Fanculo! Ci vai te!”
“Va bene! Tanto poi papà si
incazza con te!”
“Ma fai poco il lecca culo, che a te
te ne frega meno che a me!"
Sbraitò per l'ennesima volta la
ragazza buttando un cuscino contro la porta. Era impossibile in
quella casa trovare un attimo di pace. Anche quando i genitori non
erano presenti, la casa era un' inferno.
Dopo una buona ora che si rigirava nel
letto, decise di farsi una doccia e di vestirsi.
Uscì dalla camera,e sentì
la televisione accesa, il fratello, non era ancora andato a trovare
gli inquilini al piano di sotto evidentemente. Gli annunciò
che stava andando a farsi una doccia, che durò per una lunga
mezz'ora.
Il pranzo tra i due fratelli, si svolse
nel più assoluto silenzio. Anche se erano gemelli, tra loro,
c'era un rapporto molto distaccato, forse anche troppo, per due
fratelli.
Le uniche parole che uscirono dalle
loro bocche furono “Puoi passarmi il sale?” oppure
“Mi
passeresti l'acqua?”
Ognuno sparecchiò le proprie
stoviglie, e le misero nella lavastoviglie.
“Senti, io vado a salutare i nuovi
inquilini, invito anche loro alla festa... va bene?”
“Sai a me che me ne frega...”
Il fratello uscì scocciato
dall'appartamento; lasciando Alessia sola.
Sospirò rumorosamente ancora una
volta,e decise di andare a togliere gli strumenti dalla sala prove.
Per prima cosa, doveva staccare i fili
degli amplificatori. Immancabilmente inciampò, rischiando
quasi di rompersi una gamba.
“Merda!” Urlò,
massaggiandosi il polpaccio, per poi tornare in piedi. Era veramente
goffa.
Si mise una mano dietro la testa, non
sapendo da dove cominciare: di solito era Brad quello che si occupava
dei cavi. Se si parlava di suonare e cantare, per lei non c'erano
problemi, ma quando si trattava di attaccare gli strumenti, tutto
quello che sapeva fare era attaccare la chitarra all'amplificatore.
Si mise le mani tra i capelli
arruffati, e si mise a sedere per terra, cercando di capire qualcosa
in quel groviglio infernale di fili.
“Uff.. accidenti a Brad e a quando è
andato in vacanzaaa!!”
La musica l'aiutava sempre a
concentrarsi, così andò in camera sua, e
inserì
l'ultimo cd dei Linkin Park.
“Ora si che prima no!” Alzò
il volume al massimo, in modo da sentire la musica dalla stanza degli
strumenti.
Si stropicciò per bene gli
occhi, e facendo attenzione a non rompere niente, cominciò a
staccare i fili.
“Give me reeaaaaason! To prove my
wrong, across this memory clean!!” Intonava alla perfezione
le note
della canzone New Divide; quando la porta di aprì e non
sentì
solo la voce del fratello, ma anche quella di altri due.
“Evvai, saranno i suoi amici
cretinoidi!” Pensò sconsolata Alessia, fermando il
suo
canto, e cercando di fare finta di niente.
“Alessia! Abbassa sto schifo di
musica!”
“Ma abbassala te coglione! Io c'ho da
fare!” Rispose di tutto tono lei, indignata, per aver osato
dire
che i suoi amati Linkin Park erano uno schifo di musica.
Il fratello, corse nella camera della
ragazza, e spense definitivamente lo stereo.
“Almeno presentati!” Urlò
scontroso il ragazzo, dai pettorali mastodontici.
Alessia buttò quei pochi cavi
che era riuscita a districare a terra, e andò in salotto.
“A chi mi devo presentareee??” Alessia,
arrossì di colpo, dopo quella figuraccia. Due
ragazzi, tra l'altro, piuttosto discreti, sedevano sul divano del suo
appartamento, e la fissavano con gli occhi sgranati, forse un po'
sbalorditi dal suo comportamento indisponente; o forse... da tutto!
Dai tatuaggi e il percing al sopracciglio e sulla lingua, alla
maglietta di Star Wars, dai pantaloni neri a quadri, agli anfibi.
“Aaah!” si lasciò scappare
Alessia
“Voi dovete essere i nuovi inquilini
del piano di sotto!!”
“Si siamo noi!” Disse ridendo un
ragazzo dai vestiti extra large e delle treccine nere, come quelle
che usano i rapper. La pelle abbastanza scura, e un sorriso da
togliere il fiato. I lienamenti del suo viso erano dolci, e
ricordavano vagamente quelli di un bambino.
Un altro ragazzo sedeva acanto a lui.
Aveva una cresta sparata in aria; e dei lineamenti più duri
del ragazzo seduto di fianco a lui, messi in evidenza con il trucco
pensante. La pelle più chiara dell'altro; ma un sorriso
altrettanto bello.
“Piacere io sono Alessia!” Si
presentò timidamente la ragazza, facendo segno di saluto con
la mano.
“Tom!” Rispose il ragazzo dallo
stile strettamente hip-hop
“Bill!” Annunciò ridendo
l'altro.
Alessia, notò piacevolmente
meravigliata, che Bill portava i suoi stessi anfibi. Dopo pochi
secondi, le balzò in testa una domanda. Che ci faceva uno
come
Bill, con uno come suo fratello? Ok, uno come Tom, era del tutto
normale che frequentasse quel tipo di persone... Ma, Bill, a dirla
tutta, non ci rientrava niente!
“Hai finito di togliere la roba?”
Chiese duro Brett ,il fratello di Alessia,
“No, brutto scassa cazzo! C'è
un casino di là manco all'inferno! E poi come cazzo li porto
gli amplificatori giù nel magazzino se sono da
sola??”
“Non è colpa mia se i tuoi
amici sfigati non ci sono! Non rompere il cazzo!"
“Ma non rompere te! Gli strumenti te
li lascio di là! E se non ti va bene ti attacchi al cazzo o
li
sposti da solo! E vaffanculo!”
Bill e Tom, ridevano divertiti sotto i
baffi, mentre assistevano a quella scena.
Incavolata come poche volte la ragazza
si chiuse a chiave nella sua camera e accese di nuovo lo stereo a
tutto volume.
Era ufficiale: odiava suo fratello. Con
il suo atteggiamento da superiore, come se fosse chi sa chi. Ma chi
si credeva di essere? Per lei gli strumenti rimanevano dove erano.
Tanto se li spaccavano, ci pensava quel riccone di suo padre a
ricomprarli.
La batteria, non aveva molto valore:
avevano comprato quella che costava meno, facendo una colletta, lei e
tutti gli altri componenti del gruppo; perchè ci voleva
troppo
tempo a portarla da casa di Daniel a lì e a montarla tutte
le
volte. La chitarra, era la sua, ma non era quella che le piaceva di
più; quelle meglio le teneva in camera, al sicuro; disposte
in
fila, ognuna sul proprio cavalletto. Il basso, Jeremy lo portava ogni
volta a casa sua, e lo stesso faceva Alex con la sua chitarra.
Alessia prese al sua pallina da tennis
e cominciò a farla scontrare con contro il muro, per poi
farla
tornare nelle sue mani,proprio come faceva il dottor House nei suoi
momenti di crisi.
Dopo un po', smise di tirare la pallina
contro il muro, perché l'I-phone accanto al suo letto aveva
cominciato a suonare. Spense lo stereo, e svogliatamente rispose.
“Oh...”
“Hei Ale! Sono Joe!”
Joe, era un ventenne, proprietario di
un negozio di fumetti non lontano da casa d'Alessia. Ci andava spesso
con i suoi amici, e proprio li, aveva conosciuto altri ragazzi, con i
suoi stessi interessi.
“Bha,,ciao!Che si dice?”
“Stasera ci si ritrova un po' tutti
qua in fumetteria, ti va di venire?”
“Certo! Almeno mi levo dal truzzame
di casa mia! Stasera mio fratello da una delle sue solite
feste..”
“Ah,capito! Allora ti ho chiamato
proprio nel momento giusto!”
“Siii! Sei il mio salvatore!”
“Eeeh, modestamente! Oh, porta anche
la chitarra, così fai il sottofondo sonoro!”
“Vai, a che ora?”
“Passo da te alleee... sette e mezza
va bene?"
“Perfetto! Allora a dopo!”
“Ciao, peace and love!”
Menomale, che esisteva Joe. Alessia
tirò un sospiro di sollievo, e si buttò supina
sul
letto.
Dai, almeno sarebbe stata fuori di
casa, e non avrebbe dovuto sopportare tutto il baccano proveniente
dalle altre stanze della casa.
Josh bussò per la milionesima
volta alla porta.
“Che vuoi?”
“Abbiamo portato giù in
magazzino tutto...”
Alessia aprì la porta
indispettita. Ah, si, quando non c'era lei a sgobbare, faceva tutto
da solo?
“Vedi, che se le cose le vuoi fare le
fai, senza che tu debba rompere la minchia a me!”
“E ci credo, che l'ho levata al roba,
te ti comporti da super star!”
“Io eh?”
Il fratello sbuffò sonoramente,
si era già stufato di litigare con la sorella, era da quella
mattia, che non facevano altro che mandarsi accidenti e urlarsi
contro.
La ragazza, stava per chiudere di nuovo
la porta, quando si fermò, per avvertire il fratello, che
quella sera, non sarebbe rimasta a casa.
Brett, fece spallucce, in fondo non
gliene importava niente, se la sorella, quella sera, sarebbe
uscita.