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Autore: Cip93    21/10/2009    2 recensioni
"Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice." Questa frase ormai era diventata la mia filosofia di vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2nd chapter
Our swings.






Prima regola dello shopping: non uscire mai pensando che troverai già qualcosa di carino da comprare. Quando infatti si torna a casa con le buste in mano, ci si sente soddisfatti; ma quando non si trova nulla… si cade in una specie di pseudo - depressione.
Così quel pomeriggio entrai nell’ottica che stavo uscendo solo ed esclusivamente per fare compagnia a Nicole. Girammo un po’ per i negozi: c’erano delle cose carine ma nessuna mi aveva davvero colpito. Iniziai subito a spazientirmi, purtroppo ero fatta così: per queste genere di cose la mia pazienza raggiungeva livelli sotto lo zero.
“Ma vuoi stare calma?!”, mi rimproverò la mia amica.
“No, finché non troverò un vestito adatto alla festa di domani.”, sbuffai.
“Dobbiamo ancora vedere altri negozi… sii paziente”.
Mentre camminavamo, giravo la testa da una parte all’altra della strada.
“Nicole, tu non capisci. Io domani devo essere perf…”. E poi in quel momento lo vidi, esposto in vetrina. Un tubino color blu notte, con una fascia ocra sotto il seno, aderente fino alla vita e poi sempre più largo man mano che scivolava giù verso le gambe, fino ad arrivare a qualche centimetro sopra il ginocchio.
“Una sola parola: MIO”. Mi fiondai praticamente nel negozio e quando uscii mi sentivo davvero appagata. Tornammo a casa mia, poiché Nicole aveva ancora un po’ di tempo prima di tornare alla sua. Decidemmo di svagarci un po’ sopra le altalene, che si trovavano in una piazzetta piena di altri giochi per i bambini, davanti al mio palazzo.
Mi sedetti sopra la mia altalena, chiusi gli occhi, iniziai a dondolare e i flashback di quella sera riempirono prepotentemente la mia testa.

Gli mandai un messaggio. “Vieni, i miei sono usciti. Non torneranno prima delle 11”. Guardai l’orologio: le lancette segnavano le 8 e mezzo. Dopo pochissimo tempo ricevetti il suo messaggio di conferma dove mi diceva che sarebbe arrivato di lì a poco.
Mi truccai velocemente, indossai la maglietta dell’Hard Rock, un paio di pinocchietto in jeans e converse. Ero pronta. E mi sentivo pronta. Sapevo che quella sarebbe stata una serata speciale.
Il cellulare squillò ancora una volta.
“Scendi, sono giù”.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Appoggiai una mano su di esso. Da quando correva così velocemente?
Scesi le scale, uscii fuori al portone, e lo vidi. Stava seduto sullo scooter dall’altra parte della strada. Appena sentì il portone che si aprì, alzò la testa e puntò gli occhi dritti nei miei mentre mi incamminavo verso di lui. “Ciao”, dicemmo all’unisono e ci scambiammo due baci sulle guance, come era solito.
“Ehi, non credevo di vederti ancora viva dopo l’allenamento di oggi!”, rise.
“Infatti non lo sono!”, esclamai. “Sono a pezzi, ti dispiace se ci sediamo sulle altalene?”
“Certo”. Mentre camminavamo, l’uno affianco all’altro, appoggiò la mano sul mio fianco. Un fuoco dentro mi pervase quando le sue dita calde sfiorarono un lembo scoperto della mia pelle.
Chiacchierammo del più e del meno, con lui era così semplice e spontaneo parlare…
Iniziai a dondolarmi avanti e indietro sull’altalena. “Lo sai che ho imparato da poco ad andarci?”. Rise ancora una volta. Provavo una soddisfazione immensa quando ero io stessa, con le mie stupide frasi, a far sorridere le persone.
“Dico sul serio”, continuai. “Mia madre non mi ha mai insegnato, così un giorno ho provato a farlo da sola”. Si alzò dalla sua altalena e si mise di fronte a me.
“Sei assurda…”, bisbigliò sorridendo. Poi, appoggiò la fronte sulla mia e senza volerlo chiudemmo contemporaneamente gli occhi. Quando li riaprii, lui li aveva già puntati nei miei. E poi mi venne in mente quella frase…
“Sembrava esitare, ma non in maniera normale. Non come un uomo che sta per baciare una donna, incerto della reazione e della risposta di lei, che volesse prolungare quell'istante, il momento perfetto dell'attesa impaziente che spesso è meglio del bacio stesso”.*
Tutto quello che successo dopo, me lo ricordo come fosse ieri. Mi diede un lungo bacio sulla guancia, seguito da un altro posato tra questa e la bocca. Più si avvicinava alle mie labbra, più i miei battiti aumentavano. Infine, dopo un lungo istante che sembrava non finisse mai, poggiò le labbra sulle mie. Mi sembrava tutto così giusto, così perfetto. Non c’era fretta nei suoi gesti; anche lui voleva far durare quel momento il più a lungo possibile, per renderlo speciale e indimenticabile.
Si staccò per un istante, e a quel punto fui io, insaziabile, a cercare le sue labbra. Approfondì il bacio: le nostre lingue si incontravano, si staccavano, si cercavano… era tutto un gioco.
Quando i nostri respiri si trasformarono in affanni, ci staccammo.
“Grazie”, mi disse semplicemente. Sapevo a cosa si stava riferendo. Chissà da quanto tempo aveva aspettato quel momento.
Quando ci salutammo, salii a casa e mi guardai allo specchio. Vidi la ragazza di sempre, ma con qualche differenza: le guance e le labbra arrossate e gli occhi lucidi. Era tutto così strano. Non mi riconoscevo, ma mi sentivo bene.


“Terra chiama Cristina, ripeto, Terra chiama Cristina”.
“Mh?”. Mi girai verso la mia amica.
“Buongiorno! In quale pianeta vivi?”
“In quello dei ricordi…”, sospirai.
E’ vero, quando si ha nostalgia di qualcosa o di qualcuno, basta chiudere gli occhi, e tornare indietro nel tempo. Niente finisce, nessuno scompare, tutto continua a vivere nei nostri pensieri, dentro di noi.


* frase tratta da Twilight -Stephenie Meyer- Capitolo 13.





Ringraziamenti.
-- Beeble: Sì, hai detto bene. E' moooolto vera XD Grazie per aver commentato :]
-- innamorata___: Mi fa piacere che ti sei appassionata! Grazie anche a te per aver lasciato un commento. Un bacio ^^
  
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