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Autore: depy91    25/10/2009    1 recensioni
Le origini di KingI, le ragioni della rivalita con Armour King: il mistero che si cela dietro la maschera. "Un rivolo di sangue scorreva lungo il suo labbro inferiore, estese macchie ematiche gli incorniciavano l’occhio sinistro: gli ultimi segni dell’ennesimo colpo infertogli dalla sorte e da pugni ben assestati. Vivere nelle zone più malfamate dei bassifondi di Città del Messico, popolati da criminali e disadattati di ogni sorta, è dura per tutti, figuriamoci per un orfano, che ha perso i genitori in un triste giorno ben più lontano di quanto la sua memoria potesse conservare in ricordo."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: King
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
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Improvvisamente, infatti, una botta secca gli colpì la nuca facendolo stramazzare al suolo. Stupito di non aver nemmeno avuto il tempo di accorgersi della presenza dell’assalitore nonostante i suoi riflessi, Gory, prima di perdere i sensi, riuscì a distinguere i responsabili del violento gesto. Non aveva mai visto nulla di simile: tre muscolosi guerrieri dal volto coperto da splendide maschere di giaguaro lo stavano fissando con i penetranti occhi felini. Sulle spalle diffuse macchie scure imitavano il manto del nobile animale. Ciò che sconvolse maggiormente Gory fu il fatto che da quelle fauci dalla prominente dentatura non provenivano parole umane, ma veri ruggiti minacciosi. Le palpebre crollarono e tutto divenne buio. Durante tutto l’arco di tempo in cui rimase in stato di incoscienza, la sua mente fu popolata da quegli esseri semianimaleschi, finché non rinvenne di soprassalto. Non si trovava più sulla nuda terra, bensì su di un morbido materasso in paglia, all’interno di un’accogliente capanna lignea. Sulle pareti primitive scaffalature contenevano ampolle e recipienti ripieni delle sostanze più varie. Un piccolo focolare al centro della stanza, sormontato da un’apertura circolare sul soffitto, diffondeva nell’ambiente un gradevole tepore. Sospeso su un treppiedi in legno grezzo, una pentola metallica conteneva un liquido profumato, che ribolliva al di sopra delle fiamme. Gory diede un’occhiata in giro, ma il suo sesto senso in fatto di pericoli non accennava ad attivarsi. Ciò lo rincuorò e ne approfittò per distendersi nuovamente, ma alle sue spalle una voce affermò: “Ti sei svegliato finalmente, hai riposato per più di due ore”. Il convalescente si voltò: un uomo dalla foggia azteca indossava un copricapo in legno, raffigurante ancora una volta un giaguaro, dalla cui bocca spalancata era visibile il viso di colui che aveva pronunciato quella constatazione. Sbalordito dall’aver finalmente incontrato, in quel luogo sperduto, qualcuno in grado di parlare la sua lingua, Gory non poteva che esigere spiegazioni. Lo sconosciuto non rifiutò la richiesta e, dopo essersi presentato come Totec, informò l’ospite che si trovava nella sua dimora, dove egli svolgeva l’attività di medico del proprio villaggio. A tal proposito Gory domandò: “Villaggio? Dove ci troviamo? Come ci sono arivato? Io… ricordo solo di aver condotto al sicuro quella ragazza e un attimo dopo… eccomi qui”. Notando la sua aria turbata, Totec assicurò: “Tranquillo, Cocoa sta bene. I guerrieri che vi hanno trovato nella foresta hanno creduto che tu fossi il suo rapitore e ti hanno tramortito. Mi sei stato consegnato svenuto poco dopo ed io mi sono preso cura di te fino al tuo risveglio. Benvenuto ad Onca, il villaggio degli Yaguarhua”. Questo termine colpì molto l’attenzione di Gory, che incuriosito cercò di ottenere qualche altra informazione, ma Totec gli consigliò di riposare ancora un po’, avvisandolo che a breve sarebbe stato condotto al cospetto di Nagual, il capo villaggio, che in suo onore aveva indetto un banchetto di benvenuto, a cui tutto il popolo era invitato, con lo scopo di esprimere la sua gratitudine per aver riportato a casa sana e salva sua figlia Cocoa. Gory avrebbe preferito ascoltare altre notizie sulle ragioni che avevano spinto quegli strani individui incontrati nella foresta, a rapire la giovane donna, ma intuendo che non avrebbe ricevuto alcuna altra risposta per il momento, seguì il consiglio del medico e rimase diverso tempo a riscaldarsi davanti al fuoco, sorseggiando un boccale di quell’intruglio profumato, offertogli da Totec. Fuori calava la sera.

Durante l’attesa Gory pregò il medico di raccontargli come facesse a conoscere lo spagnolo e Totec spiegò che ad Onca da sempre ci si affidava alle antiche arti magiche per combattere le epidemie che periodicamente infestavano il villaggio. Il morbo mieteva ad ogni sua venuta innumerevoli vittime, ma un giorno giunse presso Onca una coppia di esploratori provenienti dall’Argentina. Essi conoscevano i principi della medicina moderna e si impegnarono a concedere un futuro agli ammalati. Il piccolo Totec si appassionò alla causa dei due benefattori e comprese la necessità per il villaggio di un vero medico. Dunque accompagnò gli esploratori sino in Argentina, dove si applicò negli studi di medicina, per poi fare ritorno in patria, divenendone il responsabile sanitario. Gory ascoltava la rievocazione del passato di Totec con vivo interesse e in lui scorgeva lo stesso ardore che lo aveva avvicinato alla religione. Qualcuno bussò alla porta, era ora di andare. I due, scortati da un altro guerriero-giaguaro percorsero le vie di Onca per raggiungere il luogo destinato al convito. Gory non poté fare a meno di notare che tutti gli uomini del villaggio indossavano la maschera del maestoso felino .Ne chiese delle motivazioni e Totec non tardò a concederle: “Il popolo degli Yaguarhua crede nella sovranità della natura su ogni cosa esistente. La nostra divinità protettiva è Ocelotl, nume della forza e della saggezza. Egli presenta sembianze di giaguaro, animale a lui sacro, ed in suo onore ogni membro della tribù di sesso maschile indossa una maschera votiva, raffigurante la nobile fiera”. Gory restò incredibilmente affascinato da quella gente, così profondamente radicata alle proprie usanze e ai valori semplici della vita. Dei bambini giocavano spensierati sui polverosi sentieri di Onca, delle donne vestite di abiti dal sapore antichissimo si avviavano verso il banchetto, sostenendo sul capo ceste colme di frutta tropicale. Il tempo sembrava essersi fermato diversi secoli prima.

Arrivarono a destinazione, davanti a loro erano sistemate lunghe tavolate imbandite di pietanze di ogni sorta, seduti alle quali gli abitanti del villaggio si preparavano a consumare il lauto pasto. Riconoscere Nagual tra i presenti non fu per Gory affatto difficile, poiché egli sedeva su di un trono ligneo, inciso di suggestivi geroglifici aztechi, affiancato da Cocoa, ma ciò che maggiormente balzava alla vista era la sua splendida maschera votiva, unica nel suo genere, in quanto ricavata da un bellissimo esemplare albino dagli occhi d smeraldo. Un fisico prestante, ma ormai segnato dal passaggio del tempo, indicava un passato di intensa attività bellica, così come le numerose cicatrici diffuse su tutto il torace e le braccia. Nonostante l’età, da quell’uomo traspariva una fermezza interiore, maturata certamente nel corso degli anni al servizio degli Yaguarhua. Totec gliene aveva parlato come di capo giusto e saggio, gli aveva inoltre accennato qualcosa riguardo a delle antiche profezie che lo avrebbero additato come “il prescelto”, il solo per ogni generazione,  a cui spettava la guida del villaggio. Assicuratosi dell’arrivo del gradito ospite, Nagual si issò a fatica, reggendosi dai braccioli del trono, e pronunciò solenni parole nella sua lingua natia, prontamente tradotte da Totec, il quale informò Gory che l’anziano capo gli stava dando il suo benvenuto e porgendo i suoi più sinceri ringraziamenti a colui che aveva portato in salvo la sua amata figlia. Il Messicano ringraziò a sua volta per l’accoglienza e per avergli permesso di conoscere una così affascinante civiltà, quale quella degli Yaguarhua. Il banchetto procedette senza imprevisti sino a tarda notte. Il cielo dell’Amazzonia risplendeva di infinite stelle e Gory approfittò dell’atmosfera distesa per ottenere maggiori informazioni sull’identità dei rapitori di Cocoa e sulle ragioni di tale gesto. Dunque apprese che Gli Yagurhua non erano i soli ad abitare la sacra foresta, i loro acerrimi nemici, gli Enuctechi, adoratori del crudele dio della lotta e devoti al culto del serpente, da sempre tentavano di carpire i sacri segreti della “suprema arte degli Yaguarhua”, attraverso sanguinose battaglie, ma per fortuna senza ma riuscire nel loro proposito. Tuttavia stavolta gli Enuctechi avevano ordito di sequestrare la giovane Cocoa con l’obiettivo di estorcere i sacri misteri. I rapitori avevano inoltre minacciato di attaccare il villaggio avvalendosi del loro esercito di devoti alla sanguinaria divinità, giurando che non avrebbero avuto alcuna pietà, nemmeno di fronte a donne e bambini. Gory si infiammo di accesa indignazione e promise solennemente davanti a tutta Onca che avrebbe offerto il proprio contributo nella lotto agli invasori. Il popolo lo acclamò festoso e il nobile Nagual accettò la coraggiosa offerta. Qualcuno però stava assistendo alla grande cena in disparte, avvolto dall’oscurità della notte. Gory riuscì a scovarlo con la coda dell’occhio e Totec, accorgendosene, lo informò che quel solitario osservatore rappresentava il prescelto, indicato per questa generazione dagli antichi scritti degli antenati. Egli avrebbe un giorno preso il posto di Nagual e da lui avrebbe appreso i principi della segreta arte degli Yaguarhua, che lo avrebbe reso un guerriero invincibile come il suo predecessore. Gory avrebbe voluto conoscerlo di persona, ma non era quello il momento adatto e inoltre, un nuovo giorno stava sorgendo ad Onca.
  
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