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Autore: Ophelia    26/10/2009    1 recensioni
"Sai, le braccia abbandonate in grembo senza una posa specifica, si limitò a continuare ad osservare la scena dall’esterno con il suo solito sguardo imparziale mentre il professor Hatake si sforzava d’ignorare la decima obiezione di Naruto Uzumaki da quando aveva iniziato ad esporre la sua proposta per il Festival. Personalmente, il ragazzo non riusciva proprio a capire cosa avesse da ridire il biondo: quale orribile catastrofe sarebbe mai potuta venir fuori dall’interpretare Romeo e Giulietta?" AU scolastica, NaruHina, SasuSaku, KarinGetsu e coppie varie *APPENA AGGIUNTA SPIN-OFF NARUHINA (26-10-2009)*
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era nata per essere una One-shot, ma tanto è stato detto e tanto mi son montata la testa che ho deciso infine di fare una sorta di Spin-Off tutto NaruHinoso... dovete di nuovo ringraziare/incolpare Laly per questo, stavolta è SOLO responsabilità sua XD

Devo però dire che mi avete decisamente stupito con i vostri adorabili commenti <3 Non me li aspettavo XD Ergo colgo l'occasione per ringraziare dal più profondo del cuore chi ha commentato questa fanfiction E quella su Amleto (Ciel, Amour, Liberté..!) dato che non ne ho avuta occasione prima: Amaranth93 (non immagini nemmeno quanto mi abbia fatto piacere leggere il tuo commento... dovrei risolvermi a stamparlo ed incorniciarmelo prima o poi, seriamente! XD Sono immensamente felice che ti sia piaciuta e spero ti piacerà altrettanto anche questa ^^), Rinoagirl89 (Oh, mia Tsunade! XD Ovviamente avevo già risposto sul forum, ma mi sembra giusto ringraziarti vivamente anche qui <3... e spero tollererai le tonsille infiammate dalle urla della povera preside alla fine di questa XD), Hana Turner (Umilmente ti ringrazio ^^ Personalmente ho un debole per qualunque cosa mi faccia piangere, dunque sentir dare della "romantica" e "commovente" ad un qualcosa da me scritto è assolutamente fantastico), terrastoria (Ale, come al solito tu riesci a rendere anche una semplice recensione un capolavoro d'introspezione <3 Sono veramente contenta che tu abbia trovato il tempo di leggere e che ti sia piaciuta... e, come vedi, ho scritto ancora XD), Elison (Grazie! Sono contenta che non fatichi ad immaginarti Kakashi e Itachi a cena assieme. Sai, mi sarebbe piaciuto tantissimo vedere qualche flashback in cui Kakashi ed Itachi avessero qualche tipo di interazione... sarebbero stati una gran coppia di amici in altro contesto, secondo me XD), stellarium (ti ringrazio tantissimo, significa davvero molto per me sapere che qualcuno apprezza il mio stile... e sono felice che ti sia piaciuta anche quella su Amleto, ci tenevo veramente molto a quella ^^), celiane4ever (sei sempre troppo gentile, sul serio. <3 Son contenta che Suigetsu ti abbia così colpito, personalmente adoro quel ragazzo ma non sapevo come inserirlo nella storia, quindi quella è stata una decisione dell'ultimo secondo a dir poco XD) e ovviamente Laly, che dovrei ringraziare qualcosa come due volte al giorno come minimo per tutte le belle parole che ha sprecato sul forum per la mia fanfiction <3

Ed ora, tutta vostra ^^

Istituto Superiore Konoha Gakuen,

28 Novembre 2009, cinque giorni dopo il Festival della Cultura

 

Hinata emise un sospiro sconsolato, lasciando vagare lo sguardo rassegnato per l’aula deserta senza riuscire ancora a capacitarsi del fatto che stesse scontando la sua prima punizione. Non che fosse stata colpa sua, ovviamente, anche se sospettava che per l’irreprensibile Hiashi Hyuuga non avrebbe fatto la minima differenza: in senso lato era stata colpa di Sasuke.

In senso lato era sempre colpa di Sasuke.

Questa volta era accaduto tutto in biblioteca: da quando il ragazzo aveva baciato Sakura Haruno sul palco quei due avevano preso a mangiare, studiare ed uscire da scuola sempre insieme, nonostante ora che erano di nuovo “nella vita reale” il ragazzo si limitasse semplicemente a passarle un braccio possessivo intorno alla vita di quando in quando od a fulminare con lo sguardo Lee ed il povero Sai, che sospettava per qualche assurdo motivo essere innamorato di lei anch’egli; e la cosa non andava certo a genio ad Ino né a Karin, né per altro alle ragazze del terzo anno. Era scontato che quanto meno si sfiorasse la rissa ogni qual volta la coppia incrociasse una qualunque delle ragazze… ed era scontato che Sasuke facesse sempre in modo di passare con Sakura in posti dove avrebbe potuto incontrarle, possibilmente tutte e tre insieme. Doveva farlo apposta, non c’era altra spiegazione, commentò fra sé Hinata passando un fazzolettino umido sul labbro tumefatto di Naruto che davanti a lei continuava ad inveire contro il suo migliore amico senza accorgersi nemmeno del suo essere arrossita… il che la riportava al motivo per cui adesso era qui, con lui, da sola, con l’impossibile compito di prepararlo all’interrogazione del secolo in Giapponese Antico.

Quella mattina, come al solito, la biblioteca si era riempita di studenti tutti presi dal ripasso disperato dell’ultimo secondo durante l’ora di pausa dalle lezioni dopo pranzo, fra cui figuravano tanto Naruto, Kiba ed Hinata (che aveva promesso di aiutarli a ripassare entrambi) quanto Ino, Karin ed un Suigetsu dal sorriso sornione. Già solo il fatto che le due ragazze si trovassero nella stessa stanza, per di più in compagnia di colui che sembrava essere venuto al mondo con il solo scopo di infastidire la rossa, portava di per sé alla potenziale esplosione di un disastro… ma ovviamente il destino beffardo di cui si lagnava sempre suo cugino Neji doveva aver deciso che non sarebbe stato abbastanza.

Quella mattina, come al solito, Sasuke aveva deciso di comparire nella loro stessa aula con accanto una Sakura tutta presa dal libro di biologia che aveva in mano (che non si dicesse che non era una ragazza che prendeva sul serio i suoi impegni!).

Diversamente dal solito, però, quella mattina Sasuke sembrava aver deciso di voler tirare la corda un po’ di più. Un po’ tanto. Un po’ troppo, forse.

Fu così che quando, nella biblioteca in cui Hinata cercava inutilmente di far capire a Naruto di che diavolo parlasse, in sostanza, il Genji Monogatari, Sasuke decise di sedersi spavaldamente sull’unica poltrona in pelle della sala, quella al centro della biblioteca che sarebbe stata teoricamente riservata al responsabile di turno, di attirarsi Sakura in grembo nonostante le sue deboli proteste e di prendere ad accarezzarle voluttuosamente il collo con le labbra mentre la ragazza cercava di studiare nonostante tutto, com’era scontato che sarebbe successo scoppiò il finimondo.

Hinata, che era stata tutta presa nel contemplare gli azzurrissimi occhi di Naruto accendersi brevemente di comprensione mentre sembrava finalmente aver capito almeno l’ambientazione dell’opera, non avrebbe saputo dire con esattezza nemmeno chi aveva iniziato a dire o a fare cosa: tutto ciò che sapeva era che nel giro di pochi minuti era passata dall’osservare compostamente seduta accanto a lui l’espressione soddisfatta dell’adorato biondo (che dalla sera della recita non sembrava aver cambiato minimamente atteggiamento nei suoi confronti né le aveva mai parlato di ciò che lei aveva detto sul palco… possibile che non avesse capito?!) al ritrovarsi schiacciata contro il banco dalla schiena muscolosa di Kiba, che Naruto aveva prontamente spinto da un lato correndo in suo aiuto.

A quanto pareva Karin doveva aver commentato l’esibizione di Sasuke (probabilmente diretta come avvertimento all’odiato Sai, a ben pensarci, dato che era lì anche lui e seduto proprio vicinissimo alla famosa poltrona) provocando l’ira della biondissima migliore amica di Sakura, che aveva a sua volta causato l’intervento (poco) cavalleresco di Suigetsu Hozuki rispondendo per le rime alla rossa… e da lì le cose non avevano potuto far altro che peggiorare. Da quella che si era velocemente trasformata in una delle solite beghe fra Suigetsu e Karin (che dopo essere stata baciata da quello che amava definire “merluzzo acefalo e senza spina dorsale” sulla scena sembrava essere diventata ancora più suscettibile) si era presto arrivati ad una rissa vera e propria che aveva coinvolto tutti gli occupanti della biblioteca (tranne i due principali responsabili, nelle vesti di Sasuke e Sakura, che sembravano essersela prontamente svignata ancora una volta su suggerimento del ragazzo). Tutti. Anche Hinata, Kiba e Naruto, che erano seduti all’estremità opposta della sala.

Era stato con un’espressione palesemente sconvolta che il professor Jiraya aveva ingiunto a tutti di precipitarsi all’ufficio della Preside Tsunade dopo aver faticosamente ristabilito un’ombra di pace nella sala, ed era stato con un’espressione parimenti sconvolta che Hinata aveva accolto l’ordine di restare a scuola dopo le lezioni per pulire l’intero edificio insieme a tutti coloro che erano stati trovati in biblioteca, ma ormai c’era poco da fare.

L’unica nota positiva della cosa, ripeté a se stessa la ragazza mentre passava adesso a medicare il naso sanguinante di un Naruto che continuava ad elencare le peggiori torture cui sottoporre il suo capricciosissimo amico, era il fatto che quando si erano divisi la scuola in diverse zone nella speranza di riuscire nell’ardua impresa Naruto avesse deciso di restare in coppia con lei (“Così appena finito mi finisci di spiegare quel coso!”, aveva prontamente motivato la sua scelta con un sorriso che lei aveva trovato a dir poco mozzafiato nonostante il labbro inferiore spaccato ed il sangue colatogli dal naso che gli arrossava inquietantemente i denti neanche fosse stato un vampiro), approntando così lo scenario corrente: loro due, da soli, nell’aula che avevano appena finito di sistemare, i libri di Giapponese Antico pronti davanti a loro mentre la ragazza gli medicava le ferite che si era procurato in un certo senso proteggendola. Lo scenario più romantico cui riuscisse a pensare in quel momento.

 

*

 

“Hinata-chan—” la chiamò piano Naruto sollevando lo sguardo dal libro e obbligandola a sua volta a distogliere gli occhi dalla muta adorazione delle sue mani nervose e forti. Qualcosa a ben pensarci era cambiato dalla recita: si era guadagnata anche lei quell’agognatissimo “chan” fino ad allora riservato alla sola Sakura. Ed il privilegio della sua compagnia ogni qualvolta Sasuke trascinasse Sakura chissà dove lasciando Naruto totalmente solo.

Forse, in effetti, non avrebbe dovuto prendersela così tanto con l’Uchiha per le sue smanie di esibizionismo…

“Si, Naruto-kun?” gli rispose cercando di mantenere un tono relativamente neutro e di nascondere il più possibile il fatto che non avesse prestato la minima attenzione al libro che aveva davanti nell’ultimo quarto d’ora.

Non conoscevo la natura dello strano albero che si erge nella pianura di Sono e quando ho cercato il sollievo nella sua ombra, ho perduto la strada e nient’altro” lesse insicuro il ragazzo prima di tornare ad alzare gli occhi imploranti su di lei. “…ovvero?” chiese poi guardandola con la stessa espressione che avrebbe verosimilmente rivolto ad un oracolo.

Hinata si trovò costretta ad ammettere che, nonostante l’imbarazzo estremo del vedersi trattata con una reverenza simile, dargli ripetizioni iniziava a piacerle seriamente. “Ovvero Genji-sama sta consigliando di diffidare dallo sperimentare cose – o nel caso specifico, relazioni con determinate persone – mai sperimentate prima. Una sorta di ‘chi lascia la via vecchia per la nuova…’”, spiegò la ragazza lasciando scivolare la voce in un tono decisamente più malinconico mano a mano che proseguiva concludendo “E’ un discorso proprio da Neji.” in quello che era ormai diventato un soffio. Suo cugino Neji, che del Principe Splendente aveva la grazia innata, la bellezza eterea seppure non la propensione a giocare con i sentimenti delle donne che aveva intorno e, a quanto pareva, un fin troppo spiccato senso della tradizione e delle responsabilità, non aveva fatto altro che ripeterle frasi del genere fin da quando aveva intuito i suoi sentimenti per il decisamente poco tradizionalmente adatto Naruto Uzumaki e fino al giorno della recita. Fino al giorno della recita.

“Si, credo anch’io.” mormorò una voce seria alla sua destra, ed Hinata quasi sobbalzò nel rendersi conto che il biondo poteva assumere addirittura un tono così…maturo?

Quasi. In fin dei conti, lei era sempre stata colei che difendeva a spada tratta, pur se nel suo solito modo imbarazzato e cortese, la convinzione che in Naruto ci fosse molto più di quanto lasciasse trasparire il ragazzo. Molto, molto, molto di più. “Naruto-kun?”

“Si, insomma”, fece poi lui riprendendo il suo abituale tono scanzonato e grattandosi la nuca quasi non riuscisse a credere nemmeno lui di avere appena parlato in quel modo “da quando abbiamo combattuto… per finta? No, perché ho avuto l’impressione che non fosse proprio— Insomma, quando abbiamo recitato quella famosa scena insieme ho avuto l’impressione di capirlo un po’, tuo cugino, ecco.” concluse quindi, imbarazzato, guardandosi intorno in cerca del libro con la chiara intenzione di riprendere a leggere per cavarsi d’impaccio.

Peccato per lui che Hinata, adesso che il biondo era riuscito in qualche modo a dirottare la discussione proprio su quella benedetta recita, non avesse minimamente intenzione di mollare, seppur mettendoci tutta la delicatezza e sottigliezza di cui potesse essere capace: era un’occasione troppo perfetta per portarlo a rispondere in qualche modo alla sua dichiarazione per lasciarsela scappare, e malgrado le mani avessero già iniziato a sudarle freddo per l’ansia aveva promesso a se stessa che non avrebbe mai più cercato di scappare da nulla. “E cos’hai capito, Naruto-kun?” gli chiese infatti avvicinandosi un po’ di più a lui, che era tornato a posare il testo guardandola sorpreso dalla domanda per poi prendere a torturarsi il labbro da poco medicato ponderando fin troppo attentamente la risposta.

“Che è solo.” Esclamò infine fissando su di lei due occhi di un azzurro addirittura più limpido del solito, talmente tanto da farle mancare il battito che era faticosamente riuscita a conservare fino a quel momento. “Che ti ritiene importante per lui, forse anche troppo,” aggiunse rabbuiandosi un poco, se per preoccupazione nei riguardi di Neji o per qualcos’altro non avrebbe saputo dirlo, “e che ha una dannata paura di scommettere nel cambiamento. …oppure che è un ottimo attore.” Concluse quindi socchiudendo gli occhi in un altro dei suoi famosi sorrisi, schernendosi portandosi la mano alla nuca come suo solito nel tentativo di cambiare ancora una volta argomento.

Che fosse dannata se glielo avesse lasciato fare.

“Hai ragione, Naruto-kun, anch’io credo che mio cugino viva nel terrore del cambiamento.” convenne lei senza dargli il tempo nemmeno di aprire quel dannato libro (si, l’indomani si sarebbe dedicata più che volentieri alla ricerca di un modo per non farlo interrogare da Jiraya, magari si sarebbe immolata personalmente come interrogata volontaria… ma che non si sottraesse a quella conversazione, per carità!) rivolgendogli un sorrisino intenerito che sembrava proclamare a chiare lettere ‘sono fiera di te’. E lo era davvero, ovviamente: Naruto sentiva le persone, era una delle cose che aveva sempre amato in lui… e lo aveva appena dimostrato per l’ennesima volta davanti a lei. Guardando lei, per una volta. “Eppure il cambiamento è—”

“—tutto ciò che ci tiene in vita.” la interruppe lui con un sussurro, dedicandole un sorriso decisamente diverso da quelli che gli aveva visto fare finora. Un sorriso che da solo bastò a farle provare la distinta sensazione di sciogliersi come cera e plasmarsi da capo in un modo totalmente nuovo anche se fondamentalmente uguale. Naruto non aveva mai guardato lei così. Non aveva mai guardato nessuno così, che lei sapesse. “In fondo, anche se non è la stessa cosa e stavi solo recitando, sei riuscita a salvarmi la vita cambiando il tuo copione, no?” commentò sorridendole di nuovo mentre Hinata si sentiva semplicemente andare in pezzi come una statua di vetro appena colpita nel punto che l’avrebbe fatta esplodere in mille frammenti microscopici.

Non aveva capito.

Non aveva davvero capito.

 

*

 

“…Hinata-chan?” chiamò incerto Naruto dopo qualche secondo di silenzio assoluto. Per un motivo a lui sconosciuto l’espressione felice della ragazza gli era sembrata letteralmente disintegrarsi, e la cosa non avrebbe potuto lasciarlo indifferente. Mai. “Va tutto bene?”

“…certo.” replicò lei abbassando il viso in modo da coprire gli occhi chiari con la lunga frangia nera, una voce così smorta che non avrebbe convinto nessuno di quanto stava dicendo. “Tutto benissimo.”

Non lo convinceva affatto, ma il biondo decise di assecondarla… magari così avrebbe capito.

“Sai, sei davvero un’ottima attrice.” Buttò lì in tono casuale dopo cinque minuti di silenzio opprimente in cui Hinata era tornata a chiudersi sul libro che lui avrebbe dovuto studiare anziché guardare lei, come stava invece facendo. “D’altra parte avrei dovuto aspettarmelo.” aggiunse quindi ostentatamente sovrappensiero dopo un’altra lunghissima parentesi silenziosa, riuscendo ad ottenere stavolta l’attenzione della mora che gli rivolse uno sguardo confuso senza però dire nulla.

“Si, voglio dire,” continuò poi con aria noncurante assicurandosi con la coda dell’occhio che lei stesse continuando a concentrarsi su di lui anziché sul libro di Letteratura. “dato che sei l’erede di una famiglia importante per riuscire a sopravviverci devi essere per forza molto diplomatica… o semplicemente brava a recitare.” concluse come se stesse ancora ragionando fra sé e sé, notando che Hinata aveva preso ad arrossire impercettibilmente, il labbro inferiore stretto fra i denti come volesse cercare di impedirsi di parlare. Mancava così poco..! “E poi ho sempre pensato che una ragazza non potesse essere davvero così timida ed insicura, per—”

Prima che Naruto riuscisse a concludere l’ultima frase, Hinata scattò: con la coda dell’occhio il biondo ebbe il supremo piacere di vederla alzarsi dalla sedia e piantare i pugni stretti sul banco, gli occhi serrati, mentre col viso in fiamme si apprestava finalmente ad urlargli contro.

Non che gli facesse particolarmente piacere ricevere urla e strilli… ma si era reso conto di averla ferita, anche se non avrebbe saputo dire in che modo neanche sotto tortura, e avrebbe dato qualunque cosa per avere un vero chiarimento una volta per tutte, senza imbarazzo o buone maniere a mettersi fra di loro.

 

*

 

“Naruto-kun!” soffiò contrariata Hinata, le guance arrossate per l’irritazione ed un sottile velo di lacrime frustrate che minacciavano di ricoprirle gli occhi chiari. Ma che diavolo intendeva dire? Non solo non aveva capito ciò che lei gli aveva detto, ma adesso le diceva addirittura che la considerava falsa? Era questo che stava dicendo?! “Ti ringrazio per il tuo complimento, ma ti assicuro che sei in errore.” si limitò però a dirgli a voce bassa, sforzandosi di trattenere tanto le lacrime quanto le urla: Naruto non era così machiavellico, non avrebbe mai pensato una cosa del genere. Mai. Probabilmente non si sarebbe reso nemmeno conto di averle detto qualcosa che avrebbe potuto—

“Oh, credo proprio di si, invece.” La interruppe il ragazzo rivolgendole uno sguardo sornione, una luce divertita irritantemente brillante nei suoi splendidi occhi azzurri. “Sei molto diplomatica come al solito, mentre scommetto che in questo momento la cosa che vorresti di più al mondo è prendermi a schiaffi.” concluse quindi con aria canzonatoria, poggiando un gomito al banco ed il viso sul suo palmo aperto, quasi fosse in attesa di qualcosa.

Hinata si sentì le guancie avvampare ancora di più mentre prendeva ad urlare davvero senza nemmeno avere il tempo di riflettere un “NARUTO-KUN!” che riuscì a far alzare in volo addirittura i corvi che avevano passato l’ultimo quarto d’ora tranquillamente adagiati sul davanzale della biblioteca, ma non smosse di un millimetro il ragazzo davanti a lei, il cui sorriso si limitò semplicemente ad allargarsi. Rendendosi a malapena conto di stare praticamente urlando nella biblioteca scolastica (durante una punizione, per di più!), incurante del calore che le aveva invaso il viso e di quanto gli occhi avessero iniziato a bruciarle, la mora si trovò a continuare a sbraitare contro di lui come mai prima di allora avesse fatto, concentrata solo su quel suo sorriso falsamente onnisciente che avrebbe voluto cancellare in qualunque modo, a qualunque costo. “Io-io non capisco cosa pensi di dimostrare, ma non è assolutamente vero! Non è vero che sono un’attrice, non è vero che sono abituata a recitare e non è vero che voglio prenderti a schiaffi!” elencò abbastanza incoerentemente ottenendo come unica risposta un’alzata di sopracciglio del biondo che sembrava chiederle se ne fosse proprio sicura. E a quel punto non seppe proprio più trattenersi dal lasciare scivolare via ciò che aveva avuto sulla punta della lingua negli ultimi cinque giorni.

“Io… Io non… IO NON STAVO RECITANDO!” urlò con quanto fiato avesse in gola, e per la prima volta nel giro dell’ultima mezzora vide gli occhi di Naruto tornare a spalancarsi, increduli, mentre l’espressione divertita che aveva esibito fino a quel momento andava pian piano sgretolandosi del tutto. Fu allora, e soltanto allora, che la ragazza si rese conto di cosa diavolo avesse appena fatto, di quanto si fosse esposta e soprattutto come.

E adesso?

 

*

 

“Non… stavi recitando?” ripeté Naruto, incerto su cosa volesse dire di preciso lei con quelle parole, vedendo la mora sostenere il suo sguardo nonostante il viso paonazzo, per una volta, con gli occhi chiari spalancati e decisi totalmente concentrati nel tentativo di convincerlo di quanto stesse dicendo.

L’unica altra volta in cui le aveva visto fare un’espressione simile era stata durante la recita, nel terzo atto di Romeo e Giulietta, quando aveva—

Oh.

“Non stavo recitando.” Confermò Hinata senza vacillare minimamente davanti ai suoi occhi finalmente consapevoli ed alle sue gote arrossatesi di botto mentre il biondo sentiva la nuca iniziare a prudergli irritantemente dall’imbarazzo. “Volevo dire esattamente quello che ho detto.” Aggiunse quindi, lo sguardo sempre fisso sui suoi occhi azzurri quasi avesse avuto paura di spezzarsi se avesse guardato da un’altra parte, e Naruto si ritrovò a pensare senza nemmeno rendersene conto a quale immenso sforzo dovesse essere per una ragazza assurdamente timida come lei sostenere una conversazione simile con un simile cretino.

E dire che aveva sempre rimproverato Sasuke di non avere tatto, si ricordò malmenandosi mentalmente mentre portava la mano a scacciare quel fastidioso prurito alla base del collo e distoglieva lo sguardo imbarazzato. “Bhé, si… ho sempre saputo di essere un rubacuori, io… in fondo… eh eh…” ridacchiò poco convinto nel tentativo di sdrammatizzare la situazione, improvvisamente intimorito dalla piega che stava prendendo la conversazione.

Naruto era sempre stato solo, togliendo quel bastardo di Sasuke (il suo migliore amico), Sakura-chan (con cui aveva sempre fatto scherzosamente il cascamorto anche mentre cercava di spingere un falsamente riluttante Sasuke dritto fra le sue braccia) e i maestri Kakashi e Iruka… e ovviamente quel maniaco di Jiraya. Insomma, intorno a lui non c’era mai stata una ragazza, diamine! Non in quel senso. Non una ragazza come Hinata.

Non avrebbe saputo come comportarsi, non avrebbe saputo cosa dirle, avrebbe finito col perdere l’affetto della prima persona che sembrasse averlo davvero visto (visto lui e nient’altro!) in vita sua, e—

“Sul serio, Naruto.” ribadì Hinata interrompendo i suoi pensieri sconnessi con un tono di voce talmente serio (aveva addirittura lasciato cadere quel -kun che gli riservava dai tempi delle elementari!) da costringerlo a tornare in sé neanche gli avesse tirato una secchiata improvvisa d’acqua gelida con tanto di enormi e pesanti pezzi di ghiaccio galleggianti.

Quando alzò per l’ennesima volta gli occhi su di lei il suo primo istinto fu di scappare.

Dopo un paio di secondi quello stesso istinto infingardo, se assecondato, l’avrebbe portato ad inginocchiarsi ai suoi piedi per adorarla come una dea.

Hinata era ancora in piedi fra il banco e la sedia, i pugni serrati appoggiati alla superficie di legno tremanti e pallidi, le spalle che sembravano più strette e fragili che mai nel loro tremolio convulsivo, e il viso… il viso, pallido come non mai ma impassibilmente fermo, aveva incisa in ogni minima linea l’espressione più decisa e coraggiosa che lui avesse mai visto, su di lei o su chiunque altro. Era come se la ragazza stesse affrontando la prova del fuoco che avrebbe finalmente decretato il suo futuro, come se lui ne facesse parte. E quando i loro occhi si incontrarono per l’ennesima volta nella giornata, quando il suo sguardo insolitamente impaurito si specchiò in quello fermo di lei, Naruto parve dimenticare improvvisamente i problemi insulsi che avevano affollato la sua mente negli ultimi minuti, trovandosi nuovamente del tutto padrone di se stesso.

Lui non aveva paura di niente, figurarsi di una ragazza. Figurarsi di Hinata.

Lui aveva giurato tantissimo tempo prima che non sarebbe mai scappato da nulla, aveva giurato a se stesso che non sarebbe stato più solo. Aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa perché nessun altro lo fosse.

Lui manteneva sempre la parola, era quello il suo unico e vero credo.

 

*

 

Al colmo della tensione, provando la disgustosa sensazione di riuscire a distinguere ogni singolo nervo del suo corpo, Hinata credette quasi di poter sentire il rumore della scarica elettrica che l’attraversò quando il viso di Naruto parve dapprima farsi di nuovo serio per poi assumere l’espressione più dolce che gli avesse mai visto fare. E poi, quando lo vide aprire bocca per parlare, sentì improvvisamente tutta l’adrenalina che l’aveva sostenuta negli ultimi minuti scomparire vertiginosamente lasciandola sola ed indifesa a sentire la terra tremarle sotto i piedi mentre si lasciava cadere sulla sedia da cui si era alzata di scatto qualche secondo prima velocemente, molto velocemente, forse troppo velocemente dato che nel giro di qualche respiro si trovò schiacciata fra il pavimento e Naruto, che sembrava essersi lanciato a prenderla prima che potesse atterrare bruscamente dimenticandosi del banco che li divideva e ottenendo soltanto di accelerare la sua caduta, caderle addosso e tirarsi dietro banco e relative sedie.

E nonostante questo a lei non parve di sentire il minimo dolore: era troppo concentrata sul suo calore, sui suoi occhi che le erano arrivati così tanto vicini in così poco tempo, sulla dannatamente terrorizzante consapevolezza che qualcosa avrebbe potuto andare terribilmente storto ora che aveva sfoderato quella sua espressione dolce che pareva dipinta direttamente da un angelo proprio per permettere a chiunque di rifiutare qualcuno senza far troppo male. Un miscuglio di sensazioni che minacciava di farla letteralmente esplodere se non fosse successo qualcosa entro i successivi trenta secondi.

“Hinata…io…” aveva cominciato a dire lui, l’espressione talmente dolce da farla star male, le gote rosse ed il respiro affannato mentre cercava di tenere le mani con cui stava reggendosi per non rovinarle totalmente addosso ben lontane dal corpo tremante della ragazza, e…

E poi, il destino parve decidere di mettercisi di mezzo per l’ennesima volta.

“Ragazzi, potete—” esordì la voce melodiosa del professor Orochimaru, salvo poi interrompere la frase con un “—ah.” nient’affatto sorpreso subito seguito da un “Cosa..? …NARUTO!” urlato a tutto volume da uno sconvolto professor Jiraya, sopraggiunto in quel momento.

Se Hiashi Hyuga difficilmente si sarebbe dimostrato comprensivo davanti ad una punizione, Hinata non osava immaginare cosa le sarebbe successo dopo la seconda nel giro di poche ore.

 

*

 

Tsunade era furiosa, questo chiunque avrebbe potuto capirlo anche senza conoscerla bene quanto la conosceva Naruto. D’altronde, concesse stringendo ancor più forte la mano di Hinata (l’aveva inconsciamente afferrata quand’erano stati fatti entrare nell’ufficio della preside, e dato che la ragazza, palesemente sotto shock, non aveva fatto il minimo cenno di liberarsi lui non aveva la minima intenzione di lasciarla andare tanto presto) per farle coraggio: in fondo era la seconda volta che le venissero portati all’attenzione della preside due precisi studenti, sempre per aver creato scompiglio in una biblioteca, nell’arco della stessa giornata… per la precisione, proprio mentre stava per tornarsene finalmente a casa.

Era il minimo che fosse infuriata.

“Naruto… Hinata..!” sibilò Tsunade, una vena che pulsava apertamente sulla tempia, indugiando sul nome di Hinata su cui la sua voce aveva assunto una nota d’incredulità estrema, “Ma che diavolo devo fare con voi!?” concluse alzando la voce tutt’insieme mentre sbatteva le mani aperte sulla sua scrivania, facendo saltare impercettibilmente Hinata (che a quel punto parve tornare in sé, ricordandosi addirittura di arrossire per la mano che Naruto le stringeva, ma non fece comunque il minimo tentativo di liberarsi) sotto il sogghigno divertito di Orochimaru e le occhiate curiose e incredule di Jiraya, ai lati della preside come due scomodi angeli custodi. “Vi renderete conto, spero, che la biblioteca della scuola non è il luogo migliore per indugiare in certe… attività.”

Naruto dovette lottare con tutto se stesso contro l’impulso di mandare la maledettissima mano che non aveva impegnata con quella della mora a grattarsi dietro la nuca imbarazzato mentre iniziava a farfugliare un “Gua-guarda che noi veramente—” che venne prontamente interrotto dall’ultima frase che si sarebbe aspettato di sentire a quel punto.

“Chiedo scusa, Tsunade-sama!” aveva esordito Hinata lasciando di botto la mano del ragazzo, che aveva sentito all’improvviso tutto l’impatto dell’aria gelida su quella porzione di pelle che era stata protetta e tenuta al caldo dalla sua, e chinando la testa lasciando così la lunga frangia scura a coprirle totalmente il viso. “E’ stata tutta colpa mia, non accadrà mai più.”

Al biondo parve gelarsi il sangue mentre quell’ultima frase risuonava inspiegabilmente come i rintocchi d’una campana suonata a martello dentro di lui. ‘Non accadrà mai più’..?

“Assolutamente no!” tuonò senza quasi rendersi conto del volume spropositato della sua voce prima ancora che Tsunade stessa potesse rispondere, attraversando velocemente i pochi passi che lo separavano dal piano della scrivania finendo con l’appoggiarci anche lui le mani aperte. “Nonna, Hinata non c’entra nulla, sono io che—!”

“Vi prego di credermi, madamigella, la colpa è—”

“—sono scivolato e lei—”

“—soltanto mia, Naruto-kun non—”

“BASTA!” tuonò la donna una volta passato il limite della sua sopportazione, sbattendo di nuovo i palmi aperti sul piano di legno, che non sembrava essere in grado di sopportare ancora a lungo le sue angherie. “Sapete che vi dico? Andatevene! Forza, fuori di qui, filate!” ordinò quindi a brutto muso, e Naruto colse al volo l’occasione di obbedirle trascinando fuori anche una riluttante Hinata che non poteva evidentemente concepire l’idea di lasciare la preside così arrabbiata.

“Dio, la mia povera testa…” Naruto sentì borbottare la preside mentre si allontanavano in tutta fretta, subito rimbeccata da un “Se ti facessi meno bicchierini…” insinuante da parte del vecchio Jiraya e da uno sbuffo divertito di Orochimaru.

 

*

 

Erano quasi arrivati a casa sua, e non si erano ancora detti una sola parola. Naruto aveva insistito per accompagnarla a casa, nonostante Hinata non ne capisse il motivo (voleva rifiutarla, no? Gli aveva risparmiato lei quell’incombenza dicendo che non sarebbe accaduto mai più nulla fra loro, no?), ma non aveva spiccicato una sola parola per tutto il tragitto. Per quanto riguardava lei, era troppo presa dallo sforzo di non mettersi a piangere lì davanti a lui per dire qualunque cosa… che pessima giornata aveva avuto..! Orribile, assolutamente da dimenticare.

“Io sono arrivata,” si ritrovò a sussurrare con un a malapena trattenuto sospiro di sollievo nel vedere la sagoma severa di Villa Hyuga stagliarsi prepotentemente sulla loro strada. Mai avrebbe immaginato di potersi sentire sollevata nel vedere casa sua, specialmente con Naruto al suo fianco… eppure, mormorò a se stessa mordendosi il labbro pur di non urlare, eppure era esattamente quello che—

“Dicevi sul serio anche adesso?” chiese sottovoce ed in un tono oltremodo serio che non gli si addiceva affatto Naruto, le mani sprofondate nelle tasche come in cerca di un calore che non avrebbe comunque trovato, fermandosi (e portando involontariamente a fermarsi anche lei) a pochi passi dalla Villa.

“…Eh?”

“Non accadrà mai più?” specificò poi in risposta al suo sguardo disorientato, socchiudendo gli occhi in un modo che avrebbe potuto passare per doloroso, se Hinata non fosse stata più che convinta del contrario. Ma che..?

“Non accadrà mai più.” ripeté lei a bassa voce, sempre con il viso basso ed i capelli che le coprivano gli occhi, e come se l’aver detto quella frase di nuovo fosse stato l’ultimo colpo inferto al suo già provato autocontrollo sentì i più piccoli frammenti della sua serenità infranta scivolarle via dagli occhi nonostante stesse mordendosi le labbra quasi a sangue per impedirsi di urlare.

Evidentemente però nemmeno la sua pesante frangia scura stava facendo un buon lavoro nel nasconderla, perché Naruto le portò inaspettatamente un dito sotto il mento per alzarle il viso verso di lui, e quando nonostante la sua resistenza (non poteva farsi vedere piangere, maledizione! Non da lui, mai da lui!) lei si trovò di nuovo a guardarlo negli occhi ci trovò la stessa scintilla di tenerezza che l’aveva a dir poco terrorizzata nemmeno un’ora prima.

ÈlafineÈlafineÈlafineÈlafineÈlafin—

“Io invece spero che accada ancora.”  sussurrò una voce che a stento riconobbe come quella di Naruto, tanto era abituata a sentirlo urlare e strepitare con la sua caratteristica vitalità, prima che questi si chinasse a sfiorarle la fronte con le labbra, lasciandola totalmente di sasso.

“Na-Naruto-kun..?” trovò a malapena la forza di balbettare, incredula, il cuore che riprendeva a batterle a velocità a dir poco folle mentre i suoi pensieri si rincorrevano se possibile ancor più velocemente. Naruto aveva—? Possibile che volesse dire—? Davvero non—?

“E ancora,” si limitò a replicare quello come se non fosse mai stato interrotto, portandosi davanti alle labbra il palmo della mano di Hinata che nel frattempo aveva afferrato di nuovo per un polso avvicinandola di più a sé, per poi concludere “e ancora.” subito prima di chinarsi a baciarle finalmente le labbra. Lì, in mezzo alla strada con il rischio di finire entrambi sotto la prima macchina di passaggio, davanti casa sua da cui avrebbe potuto uscire in qualsiasi momento un più che furente Hiashi Hyuga, con il suo viso ancora umido di lacrime inutilmente versate e la schiena che le doleva per la caduta in biblioteca, e—

Che magnifica giornata, oggi!

 

*

 

Istituto Superiore Konoha Gakuen,

30 Novembre 2009, sette giorni dopo il Festival della Cultura

 

Per quanto fosse sempre stata lei la riconosciuta prima della classe, Sakura non rimase affatto stupita dal vedere Hinata ritirare dalla cattedra del professor Jiraya un compito di Letteratura Antica valutato 98/100: la mora faceva parte di una famiglia antica e nobile, aveva frequentato le migliori scuole ed avuto i migliori precettori, era strano tutt’al più che non avesse preso un 100 pieno.

Ad onor del vero, non rimase eccessivamente sconvolta nemmeno nel leggere sul compito di Naruto un più che inusuale 79/100, sapendo che aveva studiato con Hinata negli ultimi giorni.

Oh, no. Ciò che l’aveva fatta restare di stucco era stata l’occhiata maliziosa che il professore aveva lanciato alla mora passando accanto al suo posto, come se sapesse qualcosa che non avrebbe dovuto. Ed ancora più shockante era stato il fatto che la timida, impacciata, goffa e vergognosamente facile al rossore Hinata non avesse fatto la minima piega. Sakura non era mai stata troppo incline a ficcanasare, ed era orgogliosa di poter dire di aver resistito strenuamente a lunghe sedute di pettegolezzi con Ino senza mai aver avuto nulla da dire su nessuno, ma se mai c’era stata una cosa che potesse incuriosirla era questa. Andiamo, era troppo assurdo!

Stava proprio per voltarsi verso il suo Sasuke (il suo Sasuke… mai musica era suonata più celestiale alle sue orecchie!, anche se non avrebbe mai osato riferirsi a lui in quel modo ad alta voce) per chiedere il suo parere, a metà della pausa pranzo (aveva passato già più di venti minuti ad arrovellarsi su quel suo dilemma, e nel frattempo aveva perso di vista sia Hinata che Naruto), quando il ragazzo stesso le sfiorò una spalla in una muta richiesta d’attenzione per poi chiederle in modo alquanto sibillino come suo solito “Quante punizioni credi che reggerebbe la tua media ossessivamente perfetta?”.

Sakura non riuscì a trovare nemmeno il tempo di rispondere perché venne stretta con tutte le sue forze da Sasuke, mentre da qualche parte udiva riecheggiare la voce furibonda della sua adorata preside gridare qualcosa che suonava vagamente (ma non avrebbe potuto esserne sicura, ovviamente… Sasuke la stava abbracciando, per dio!) come “Uzumaki, Hyuga, di nuovo?! IN PUNIZIONE!” per poi sentire le divine labbra del suo amato Sasuke posarsi sulle sue in un modo che avrebbe potuto farle dimenticare qualunque cosa avesse avuto intorno in quel momento.

 

“E che—pure voi?! MA IO VI SOSPENDO TUTTI!”

 

  
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