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Autore: FeFeRoNzA    29/10/2009    1 recensioni
Due "amici", due occhi, una città troppo piccola per le emozioni di entrambi, una scuola e...l'amore. Un amore però, che non si riesce ad ammettere, che sta lì silenzioso e aspetta di essere scoperto e vissuto alla luce del sole. Sara ed Alessandro, due amici, un amore solo. Spero che questa storia vi piaccia, è la seconda che scrivo... :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco il secondo capitolo di "Io, amo", spero vi piaccia e che commentiate per farmi sapere cose ne pensate.  Ringrazio tantissimo lady_free!!! Adoro le tue recensioni, i tuoi complimenti mi fanno tanto piacere! :) Non manchi mai di commentare ogni mia storia e ti ringrazio tantissimo! Fammi sapere se questo nuovo capitolo ti piace. Tanti baci, Fede :)

2.

Sara, come quasi ogni pomeriggio, invitò a casa sua Alessandro  per fare i compiti insieme. In verità facevano tutt’altro, il "fare i compiti" era solo una scusa infatti di solito ascoltavano musica, si prendevano in giro, si ingozzavano di schifezze.

Quel pomeriggio Sara però aveva voglia di fare un torta, non una torta normale, no, no, lei era solita volersi complicare la vita e combinare disastri, così decise che quando sarebbe arrivato Alessandro gli avrebbe proposto di fare una torta “sette veli”, aveva già comprato tutto l’occorrente dopo la scuola, prima di arrivare  a casa. I suoi genitori lavoravano, sarebbero tornati solo per l’ora di cena, così aveva tutto il tempo di distruggere la cucina, sporcarsi e poi risistemare tutto prima che loro arrivassero.

Aveva chiamato Ale, sarebbe venuto a casa sua per le 15:00, solo che già erano le 15:30 e di lui neanche l’ombra. Sara si preoccupò, magari gli era capitato qualcosa, qualche imprevisto, un incidente, non ce la faceva più, così decise di chiamarlo e fregarsene se gli sarebbe sembrata troppo paranoica.

- Sara sto arrivando!- Sara si accorse che il tono con cui gli aveva risposto era infastidito, ma decise di non badarci più di tanto, magari aveva avuto qualche litigio con i suoi.

- Ok, sbrigati, ho già tutto pronto –

- Va bene – e le chiuse velocemente il telefono in faccia.

“Che rabbia!! Non solo mi preoccupo per lui, ha anche il coraggio di chiudermi il telefono infaccia così!” pensò in preda ad una crisi nervosa.

Alessandro arrivò solo dieci minuti dopo, era strano, distante, preso da chissà quali pensieri, Sara se ne accorse subito, le bastava guardarlo dritto negli occhi e riusciva a capire qualsiasi suo stato d’animo, sfortunatamente però, non riusciva a leggere i suoi pensieri, sarebbe stato molto utile in quel momento.

- Ale me che hai?- gli chiese

- Niente, cosa dovrei avere?- Glielo disse con una faccia poco convincente, si vedeva lontano un miglio che le stava nascondendo qualcosa.

“Ma cosa poi?” si chiedeva continuamente Sara.

- Sara mi passi la farina?-

- Si, subito!- Ma nel modo di prenderla le cadde a terra è, come suo solito, combinò un disastro.

- Ops! Ale?- Ale si voltò subito ed osservò il disastro che aveva combinato a terra, la guardò e cominciò a ridere come un forsennato.

- Sara sei sempre la solita, non cambierai mai- e lei tutta offesa si mise su un broncio da cucciolo che Ale vedendola, non poté fare a meno di intenerirsi, così le sorrise dolcemente e le prese il viso imbronciato, baciandole delicatamente la guancia. Era un gesto, questo, che si permetteva di fare raramente e Sara infatti ne fu molto sorpresa, al tocco delle sue morbide labbra un brivido le percorse la schiena e non riuscì ad evitare che i suoi occhi si chiudessero per l'emozione e che un sospiro attraversasse il viso di Alessandro. Fu come se il tempo si fosse fermato, entrambi sapevano che quella situazione era completamente nuova, non si erano mai permessi gesti del genere e il solo sfiorarsi procurava ad entrambi emozioni a cui non riuscivano a dare un nome.

Ale si allontanò da lei come scottato da chissà quale fiamma improvvisa e Sara per evitare che i loro occhi si incrociassero finse di prendere velocemente qualcosa sul tavolo, qualcosa che le cadde come al solito a terra. Era un cucchiaio, fortunatamente pulito.

- Scusa- le chiese Alessandro senza neanche guardarla.

- E di che? Forza passami il burro e sbrighiamoci, se no non la finiremo mai questa benedetta torta!- gli disse Sara con un leggero sorriso sulle labbra per tranquillizzarlo, non voleva che si preoccupasse tanto, era stato solo un momento un po’ imbarazzante, niente di così irreparabile e strano.

- Ok, però ne potevi scegliere un’altra più complicata, una semplice crostata alla nutella no vero?- e rise.

- Lo sai che adoro complicarmi la vita!- e ricambiò quello splendido sorriso.

Fare una torta sette veli non fu facile, dovettero preparare prima il pandispagna al cioccolato, poi il pralinato al mais soffiato. La crema bavarese alla nocciola la preparò Alessandro, era bravissimo sia a cucinare che a fare dolci, non se lo sarebbe aspettato nessuno una cosa del genere, era tutto il contrario di Sara, che pretendeva di fare una torta sette veli senza neanche saper fare un uovo fritto in padella. Alessandro preparò inoltre la mousse al cioccolato che Sara non esitò ad assaggiare di nascosto. Lei invece fece solo la glassa che alla fine dovevano applicare sopra il dolce già cotto. Finirono la torta precisamente alle 19:30, la cucina sembrava un campo di battaglia e i soldati, sfiniti, pieni ovunque di farina e cioccolato, pulivano quel disastro e aspettavano impazienti che la torta fosse cotta.

- Ho paura che faccia schifo-

- Sara, non avere paura, sarà sicuramente una schifezza, fattene una ragione- Ale rideva sotto i baffi, dopo quello che aveva detto Sara era preoccupata, odiava sbagliare, odiava come certe volte non riuscisse a portare a termine niente, Alessandro la guardò e le sorrise.

- Vedi che scherzavo scema!- il viso di Sara si rilassò e lo guardò sorridente.

- E poi con un cuoco provetto come me, come vorresti che venisse?-

- La modestia non è mai stata il tuo forte!- e rise guardando il volto scherzosamente sconvolto di Alessandro che non riusciva a mascherare uno splendido sorriso.

Passarono un bel pomeriggio insieme, con Ale era sempre così, era impossibile non divertirsi in sua compagnia. Sara si chiedeva ogni volta come mai non avesse nessuna ragazza che gli andasse dietro, infondo era bello, aveva un carattere meraviglioso e soprattutto era un ragazzo serio e non libertino come tanti stupidi ragazzetti della sua età. Credeva nell’amore e rispettava le ragazze, forse poche se lo sarebbero meritato, Sara ne era pienamente convinta.

Così seduti, anzi stravaccati nel divano guardando la tv, Sara si girò e lo guardò in viso, sapeva che a volte Alessandro odiava il suo carattere troppo espansivo, ma lì, in quel momento se ne fregò e lo abbracciò forte.

- Ti voglio bene Ale!- Stranamente lui non si lamentò, e la strinse forte a sé. I due si abbracciarono  a lungo, fino a quando non si udì per la casa il suono acutissimo del timer che li avvertiva del termine della cottura. Corsero veloci verso la cucina, curiosi di sapere finalmente il risultato del loro lungo e duro lavoro pomeridiano.

La torta era meravigliosa, il solo guardarla provocava ad entrambi l’acquolina in bocca, mancava solo la glassa, che alla fine disposero a mo di casetta sopra la torta,  era divertente e tutti e due era strafelici del loro lavoro.

- Ale è stupenda! Sarà sicuramente buonissima!- esclamò Sara euforica

- Ho una voglia assurda di mangiarne una fetta ma ho paura di rovinarla. È toppo bella per essere vera e soprattutto fatta da due impiastri come noi, anzi, come te- e si fece una bella risata guardando il viso di Sara nuovamente imbronciato, questa volta però quel viso nascondeva un sorriso.

Guardarono di nuovo il loro capolavoro e decisero che l’avrebbero mangiata solo il pomeriggio dopo, magari per avere il tempo di godersela anche visivamente.

Così, dopo aver risistemato la cucina, Alessandro si accorse dell’ora tarda e di come ancora non avevano toccato entrambi un libro per domani.

- Sara sei cosciente del fatto che non abbiamo sfiorato minimamente un libro questo pomeriggio vero?-

- Si, ma è solo un piccolo dettaglio, li faremo più tardi questi benedetti compiti!- gli rispose stanca e forse anche un po’ pentita di non averci veramente pensato. Ecco, un altro piccolo difetto di Sara è che rimandava continuamente le cose e questo centrava anche con la sua strana concezione del tempo, per lei i giorni sarebbero dovuti durare 84 ore e non 24. I compiti preferiva rimandarli alla sera, così aveva tutto il pomeriggio per leggere, scrivere o stare su internet senza fare realmente nulla di utile. Preferiva così, rimandare e non pensare alle conseguenze delle sue, a volte, stupide azioni. Forse lo faceva per noia, il che era molto probabile, forse lo faceva perché per lei, frequentare un liceo scientifico, era molto pesante e soprattutto stressante, non andava molto bene nelle materie scientifiche, zoppicava in quasi tutte, mentre al contrario, in quelle umanistiche, come la letteratura, la filosofia e la storia andava benissimo e studiarle le piaceva molto. Si pentiva molto spesso della sua scelta, se avesse frequentato il liceo classico forse la scuola non sarebbe stata solo un inferno per lei. A volte però pensava che se non avesse fatto tutto ciò forse non sarebbe stata  la Sara che è ora, non avrebbe avuto degli amici stupendi e soprattutto non avrebbe incontrato il suo meraviglioso Alessandro. Ogni volta si ripeteva “Mai piangere sul latte versato” ma era inevitabile farlo anche se dopo poi, se ne pentiva  pensando, con un sorriso,  alle cose che le sue scelte le avevano donato nel presente.

- Sara io vado si è fatto tardi-

- Ok, come vuoi- gli disse lei un po’ rammaricata, Ale vedendola le sorrise e le diede un leggero bacio sulla guancia molto vicino però, alla bocca. Prese le sue ultime cose e corse in fretta fuori casa verso il suo scooter.

Ci volle un bel po’ di tempo prima che Sara si riscuotesse dallo stato leggermente scioccato in cui era caduta dopo lo strano bacio di Alessandro. Le si muovevano dentro emozioni strane, che aveva tenuto nascoste forse per troppo tempo, aveva evitato di guardarle veramente e ora, l’essere consapevole della loro esistenza la faceva rabbrividire, ma i brividi che la smuovevano così tanto non erano tremiti di freddo, ma bensì uno strano nervosismo, che la agitava terribilmente. Lo sentiva perfettamente, partiva dal centro del suo stomaco e piano piano raggiungeva tutte le sue terminazioni nervose come scosse elettriche. Ma queste emozioni nuove, che le facevano tremare anche l’anima, per lei erano completamente sconosciute, nuove, strane, e non le voleva conoscere, aveva paura di farlo. Aveva paura di amare.

“Chi aveva mai provato tutto questo? Io sicuramente no! Cosa è cambiato poi? Cosa mi sta prendendo?” pensò Sara  dopo aver chiuso la porta ed essersi distesa sul divano pensierosa e piena di domande. Poi, pian piano, prendendo completamente atto di tutto ciò, degli strani problemi che forse avrebbe avuto si disse mesta “ sono fregata! Ecco che cosa sono! Addio per sempre tranquillità”.

  
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