Ecco il secondo capitolo di "Io, amo", spero vi piaccia e che commentiate per farmi sapere cose ne pensate. Ringrazio tantissimo lady_free!!! Adoro le tue recensioni, i tuoi complimenti mi fanno tanto piacere! :) Non manchi mai di commentare ogni mia storia e ti ringrazio tantissimo! Fammi sapere se questo nuovo capitolo ti piace. Tanti baci, Fede :)
2.
Sara, come quasi ogni pomeriggio,
invitò
a casa sua
Alessandro per fare i compiti insieme. In verità facevano
tutt’altro, il "fare i compiti" era solo una scusa infatti di
solito ascoltavano musica, si prendevano
in giro, si ingozzavano di schifezze.
Quel pomeriggio Sara
però aveva
voglia di fare un torta, non una torta normale, no, no, lei era solita
volersi
complicare la vita e combinare disastri, così decise che
quando sarebbe
arrivato Alessandro gli avrebbe proposto di fare una torta
“sette veli”, aveva già
comprato tutto l’occorrente dopo la scuola, prima di arrivare a casa. I
suoi genitori lavoravano, sarebbero tornati
solo per l’ora di cena, così aveva tutto il tempo
di distruggere la cucina,
sporcarsi e poi risistemare tutto prima che loro arrivassero.
Aveva chiamato Ale, sarebbe
venuto a casa sua per le 15:00, solo che già erano le 15:30
e di lui neanche
l’ombra. Sara si preoccupò, magari gli era
capitato qualcosa, qualche
imprevisto, un incidente, non ce la faceva più,
così decise di chiamarlo e
fregarsene se gli sarebbe sembrata troppo paranoica.
- Sara sto arrivando!- Sara si accorse che il tono con cui
gli aveva
risposto era infastidito, ma decise di non badarci più di
tanto, magari aveva
avuto qualche litigio con i suoi.
- Ok, sbrigati, ho già
tutto pronto –
- Va bene – e le chiuse
velocemente il telefono in faccia.
“Che rabbia!! Non solo mi
preoccupo per lui, ha anche il coraggio di chiudermi il telefono
infaccia così!” pensò in preda ad
una crisi nervosa.
Alessandro arrivò solo
dieci minuti dopo, era strano, distante, preso da chissà
quali pensieri, Sara
se ne accorse subito, le bastava guardarlo dritto negli occhi e
riusciva a capire qualsiasi suo stato d’animo,
sfortunatamente però, non
riusciva a leggere i suoi pensieri, sarebbe stato molto utile in quel
momento.
- Ale me che hai?- gli
chiese
- Niente, cosa dovrei
avere?- Glielo disse con una faccia poco convincente, si vedeva lontano
un miglio che le stava nascondendo qualcosa.
“Ma cosa poi?”
si chiedeva
continuamente Sara.
- Sara mi passi la
farina?-
- Si, subito!- Ma nel modo di
prenderla le cadde a terra è, come suo solito,
combinò un disastro.
- Ops! Ale?- Ale si
voltò
subito ed osservò il disastro che aveva combinato a terra,
la guardò e cominciò a ridere
come un forsennato.
- Sara sei sempre la
solita, non cambierai mai- e lei tutta offesa si mise su un broncio da
cucciolo che Ale vedendola, non poté fare a meno di
intenerirsi, così le
sorrise dolcemente e le prese il viso imbronciato, baciandole
delicatamente la
guancia. Era un gesto, questo, che si permetteva di fare raramente e
Sara infatti ne
fu molto
sorpresa, al tocco delle sue morbide labbra un brivido le
percorse la schiena e non riuscì ad evitare che i
suoi occhi si chiudessero per l'emozione e che
un sospiro attraversasse il viso di Alessandro. Fu come se il tempo si
fosse
fermato, entrambi sapevano che quella situazione era completamente
nuova, non
si erano mai permessi gesti del genere e il solo
sfiorarsi procurava
ad entrambi emozioni a cui non riuscivano a dare un nome.
Ale si allontanò da lei
come scottato da chissà quale fiamma improvvisa e Sara per
evitare che i loro
occhi si incrociassero finse di prendere velocemente qualcosa sul
tavolo,
qualcosa che le cadde come al solito a terra. Era un cucchiaio,
fortunatamente
pulito.
- Scusa- le chiese
Alessandro senza neanche guardarla.
- E di che? Forza passami
il burro e sbrighiamoci, se no non la finiremo mai questa benedetta
torta!- gli
disse Sara con un leggero sorriso sulle labbra per tranquillizzarlo,
non voleva
che si preoccupasse tanto, era stato solo un momento un po’
imbarazzante,
niente di così irreparabile e strano.
- Ok, però ne potevi
scegliere
un’altra più complicata, una semplice crostata
alla nutella no vero?- e rise.
- Lo sai che adoro
complicarmi la vita!- e ricambiò quello splendido sorriso.
Fare una torta sette veli
non fu facile, dovettero preparare prima il pandispagna al cioccolato,
poi il
pralinato al mais soffiato. La crema bavarese alla nocciola la
preparò
Alessandro, era bravissimo sia a cucinare che a fare dolci, non se lo
sarebbe aspettato nessuno una cosa del genere, era
tutto il contrario di Sara, che pretendeva di fare una torta sette veli
senza
neanche saper fare un uovo fritto in padella. Alessandro
preparò inoltre la
mousse al cioccolato che Sara non esitò ad assaggiare di
nascosto. Lei invece fece
solo la glassa che alla fine dovevano applicare sopra il dolce
già cotto. Finirono
la torta precisamente alle 19:30, la cucina sembrava un campo di
battaglia e i
soldati, sfiniti, pieni ovunque di farina e cioccolato, pulivano quel
disastro
e aspettavano impazienti che la torta fosse cotta.
- Ho paura che faccia
schifo-
- Sara, non avere paura,
sarà sicuramente una schifezza, fattene una ragione- Ale
rideva sotto i baffi, dopo quello
che aveva detto Sara era preoccupata, odiava sbagliare, odiava come
certe volte
non riuscisse a portare a termine niente, Alessandro la
guardò e le sorrise.
- Vedi che scherzavo
scema!- il viso di Sara si rilassò e lo guardò
sorridente.
- E poi con un cuoco
provetto come me, come vorresti che venisse?-
- La modestia non è mai
stata il tuo forte!- e rise guardando il volto scherzosamente sconvolto
di Alessandro che non
riusciva a mascherare uno splendido sorriso.
Passarono un bel
pomeriggio insieme, con Ale era sempre così, era impossibile
non divertirsi
in sua compagnia. Sara si chiedeva ogni volta come mai non avesse
nessuna ragazza
che gli andasse dietro, infondo era bello, aveva un carattere
meraviglioso e
soprattutto era un ragazzo serio e non libertino come tanti stupidi
ragazzetti
della sua età. Credeva nell’amore e rispettava le
ragazze, forse poche se lo
sarebbero meritato, Sara ne era pienamente convinta.
Così seduti, anzi
stravaccati nel divano guardando la tv, Sara si girò e lo
guardò in viso,
sapeva che a volte Alessandro odiava il suo carattere troppo espansivo,
ma lì,
in quel momento se ne fregò e lo abbracciò forte.
- Ti voglio bene Ale!- Stranamente
lui non si lamentò, e la strinse
forte a sé. I due si abbracciarono
a
lungo, fino a quando non si udì per la casa il suono
acutissimo del timer che
li avvertiva del termine della cottura. Corsero veloci verso la cucina,
curiosi
di sapere finalmente il risultato del loro lungo e duro lavoro
pomeridiano.
La torta era meravigliosa,
il solo guardarla provocava ad entrambi l’acquolina in bocca,
mancava solo la
glassa, che alla fine disposero a mo di casetta sopra la torta, era divertente e tutti e
due era strafelici
del loro lavoro.
- Ale è stupenda!
Sarà
sicuramente buonissima!- esclamò Sara euforica
- Ho una voglia assurda di
mangiarne una fetta ma ho paura di rovinarla. È toppo bella
per essere vera e
soprattutto fatta da due impiastri come noi, anzi, come te- e si fece
una bella
risata guardando il viso di Sara nuovamente imbronciato, questa volta
però
quel viso nascondeva un sorriso.
Guardarono di nuovo il
loro capolavoro e decisero che l’avrebbero mangiata solo il
pomeriggio dopo,
magari per avere il tempo di godersela anche visivamente.
Così, dopo aver
risistemato la cucina, Alessandro si accorse dell’ora tarda e
di come ancora
non avevano toccato entrambi un libro per domani.
- Sara sei cosciente del
fatto che non abbiamo sfiorato minimamente un libro questo pomeriggio
vero?-
- Si, ma è solo un
piccolo
dettaglio, li faremo più tardi questi benedetti compiti!-
gli rispose stanca e
forse anche un po’ pentita di non averci veramente pensato.
Ecco, un altro
piccolo difetto di Sara è che rimandava continuamente le
cose e questo centrava
anche con la sua strana concezione del tempo, per lei i giorni
sarebbero dovuti
durare 84 ore e non 24. I compiti preferiva rimandarli alla sera,
così aveva
tutto il pomeriggio per leggere, scrivere o stare su internet senza
fare
realmente nulla di utile. Preferiva così, rimandare e non
pensare alle
conseguenze delle sue, a volte, stupide azioni. Forse lo faceva per
noia, il
che era molto probabile, forse lo faceva perché per lei,
frequentare un liceo
scientifico, era molto pesante e soprattutto stressante, non andava
molto bene
nelle materie scientifiche, zoppicava in quasi tutte, mentre al
contrario, in
quelle umanistiche, come la letteratura, la filosofia e la storia
andava
benissimo e studiarle le piaceva molto. Si pentiva molto spesso della
sua
scelta, se avesse frequentato il liceo classico forse la scuola non
sarebbe
stata solo un inferno per lei. A volte però pensava che se
non avesse fatto tutto
ciò forse non sarebbe stata
la Sara che
è ora, non avrebbe avuto degli amici stupendi e soprattutto
non avrebbe
incontrato il suo meraviglioso Alessandro. Ogni volta si ripeteva
“Mai piangere
sul latte versato” ma era inevitabile farlo anche se dopo
poi, se ne
pentiva pensando,
con un sorriso, alle
cose che le sue scelte le avevano donato
nel presente.
- Sara io vado si è
fatto
tardi-
- Ok, come vuoi- gli disse
lei un po’ rammaricata, Ale vedendola le sorrise e le diede
un leggero bacio
sulla guancia molto vicino però, alla bocca. Prese le sue
ultime cose e corse in
fretta fuori casa verso il suo scooter.
Ci volle un bel po’ di
tempo prima che Sara si riscuotesse dallo stato leggermente scioccato
in cui
era caduta dopo lo strano bacio di Alessandro. Le si muovevano dentro
emozioni strane, che
aveva tenuto nascoste forse per troppo tempo, aveva evitato di
guardarle
veramente e ora, l’essere consapevole della loro esistenza la
faceva
rabbrividire, ma i brividi che la smuovevano così tanto non
erano tremiti di freddo, ma bensì uno strano nervosismo, che
la agitava terribilmente. Lo sentiva perfettamente, partiva dal centro
del suo stomaco e piano piano raggiungeva tutte le sue terminazioni
nervose come scosse elettriche. Ma queste emozioni nuove, che le
facevano tremare anche l’anima, per
lei erano completamente sconosciute, nuove, strane, e non le voleva
conoscere,
aveva paura di farlo. Aveva paura di amare.
“Chi aveva mai provato
tutto questo? Io sicuramente no! Cosa è cambiato poi? Cosa
mi sta prendendo?”
pensò Sara dopo aver chiuso la porta ed essersi
distesa sul divano
pensierosa e piena di domande. Poi, pian piano, prendendo completamente
atto di tutto ciò, degli strani problemi che forse avrebbe
avuto si disse mesta “ sono fregata! Ecco che
cosa sono! Addio per sempre tranquillità”.