Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: PaleMagnolia    31/10/2009    1 recensioni
Per chi si aspettava un sequel di Millenovecentocinquantatrè - fregati!, son riuscita a produrre soltanto un prequel, che ha come protagonista un personaggio che sicuramente riconoscerete subito... In ogni caso, la storia è quasi del tutto indipendente dalle vicende di Evelyn e compagnia (sporadici riferimenti a parte), quindi anche chi non ha letto "1953" non si perde nulla.
Oltre a gatti, mariti, cibo e aria di guerra imminente, una buona dose di moda anni '20 non mancherà.
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per prima cosa, due parole ai miei adorati commentatori:

 

 

Per prima cosa,  due parole ai miei adorati commentatori:

 

cassiana: hai assolut(issimam)amente ragione,

“Se c’è una cosa che non sopporto sono i criticoni. Createla voi una metafora calzante, se siete capaci!”

è una trasposizione diretta (leggi: plagio) di

“Se c’è una cosa e un’altra che non posso sopportare sono i criticoni: fattelo te l' Universo se sei capace!”, dalla mitica Genesi!

Per quanto riguarda il pandoro e, in generale, il binomio dolci/gatti, non mi esprimo.

Anzi, sì.

Un giorno stavo mangiucchiando una brioche al cioccolato (tipo Saccottino, però tarocca, sai quelle della Coop che scopiazzano il Mulino Bianco ma hanno il doppio della crema dentro?) e il più grasso dei miei gatti mi è saltato in braccio per annusarla. Avevo appena finito di dire “Micio, dai, piantala... è solo una brioche, è inutile che la annusi, tanto non ti piac...”, che quello ha aperto la bocca e ne ha staccato un morso poderoso, per poi ruminarlo felice facendo le fusa e sbavando a cascata sulla mia migliore gonna a ruota.

Sull’altro gatto maschio (le due femmine sono psicolabili, per loro si dovrebbe fare un discorso a parte), che ha un’insana quanto ardente passione per le castagne bollite e i piselli, non sto nemmeno a commentare! XD

 

Yuppu: Dalì è uno dei personaggi anacronistici, anzi, probabilmente fra quelli citati che sono realmente esistiti è quello più anacronistico (1904-1989), quindi ti spetta un premio!

Poi, ti spetta anche un risarcimento perchè ho usato la storia del tuo gatto mangia-fagiolini senza pagargli le dovute royalties! È che la storia del gatto-fagiolo (e dei suoi machiavellici trucchi per distrarre la nonna, tipo miagolare disperatamente in una stanza, per poi fiondarsi sui fagiolini non appena la povera donna esce dalla cucina per controllare cosa diavolo stia combinando) mi ha fatto ridere per un’intera serata (nonchè continuare a ripetermela e a ridacchiare silenziosamente sotto alle coperte, una volta a letto), non potevo non citarla!

 

Rika88: Yep! Esattissimamente, e tanto di cappello a te per la colta citazione! XD

Incredibile, ma ho scritto il capitolo proprio un paio di giorni prima che su Rete4 cominciassero a passare le repliche del (mitico) Don Camillo!

Rodolfo Valentino ( 1895-1926) è un altro dei vari personaggi anacronistici del capitolo: il suo primo film risale al 1914, quindi l’anno in cui è ambientato il racconto, ma, a meno che Libby non avesse un biglietto per la premiére o non avesse una vista particolarmente acuta (Rudy faceva la comparsa), dubito che potesse conoscerlo!

PS: ehi, un micio che mangia i ceci conditi con l’olio è già più dignitoso di un gatto che mangia i corn flakes glassati sbavando a tutto spiano! XD

E, sì, parlo per esperienza (è lo stesso gatto che mangia le castagne bollite di cui sopra)

 

kiara_chan: ebbene sì, il Jean-Claude del giornale è proprio “quel” bellissimo baronetto Jean-Claude, ed è anche, in assoluto, il personaggio più anacronistico del capitolo,

a-      perché è contemporaneo

b-     perché in effetti, non esiste ( e se anche esistesse, vivrebbe nel ‘700, quindi sarebbe anacronistico due volte, a-ha a-ha a-ha!)

c-      perché è ghei, (sì, lo so che è l’icona etero del secolo, però...) e io per questo racconto non ho messo l’avvertimento slash, quindi lui, qui, ‘un ci può stare!

Il primo premio è dunque tuo!


weird tales


E ora, la storia, che sarebbe poi il motivo per cui avete aperto questa pagina.

Credo.

 

 

Avvertenza.

Si consiglia una visione massiccia degli sketch di Giuseppe Giacobazzi su Youtube, l'ascolto reiterato di Guccini (l'accento è quello), o la lettura di questo dizionario per una migliore comprensione del capitolo qui sotto indicato.

Com’è giusto e doveroso, la scelta di consultare uno o tutti gli strumenti è, in ogni caso, lasciata alla discrezione dei Signori Lettori (sì, insomma, voi), e l’Autrice spera che lo scritto risulti sufficientemente chiaro anche a chi sceglierà di non utilizzare i supporti multimediali indicati.

E ora, cari Lettori, bando alle ciance, fuoco alle polveri, e chi più ne ha, più polizze faccia con la mia compagnia.

 

 

 

“Ehi”, protestò con scarsa convinzione Libby, mentre la compagna la trascinava nel bagno delle ragazze.

Una volta che Jo ebbe opportunamente ispezionato il luogo e lo ebbe ritenuto sufficientemente riservato, le lasciò il polso e le sorrise con aria di scusa.

A Libby sembrò più esotica, delicata e affascinante del solito, con quel vestito di sangallo di cotone leggerissimo, e i capelli raccolti in una treccia morbida avvolta intorno alla testa come una corona.

“Mi spiace”, disse l’adorabile fanciulla. “Ma nel cortile c’era troppa balòtta per i miei gusti, sai”

Libby la guardò strabuzzando gli occhi.

“... Eh?”, disse debolmente.

La ragazza ricambiò il suo sguardo, perplessa. Questi inglesi, pensò. Non capivano mai, la prima volta che dicevi qualcosa.

 

“Sì, insomma, intendo che a me, dopo un po’, mi scende la catena, a parlare davanti a una sbadilata di cioccapiatti come quelli lì, ecco.”

“... Eh?”

“Cioè, voglio dire, quei gran fagiani che ci fissavano là fuori, ecco, ancora un po’ e ne prendevo un paio per il colletto e ci dicevo, ‘oh, cinni, se non la piantate subito vi caccio uno smataflone che vi attacco al muro!’, capito?”

“... No”, rispose Libby, sempre più avvilita.

“Oh”. Jo si morse il labbro, pensosa. “Insomma, quel che volevo dire è che fuori in cortile c’era troppa gente, capisci, e insomma, a me da fastidio chiacchierare con tutti quei personaggi che ci fissano, ecco. Ancora un po’ e appiccicavo al muro uno di loro con uno schiaffone da paura, sì, sì! Cioè, ecco, mi sa che non mi so spiegare, ecco.”

“No, no, adesso ho capito”, si affrettò a rassicurarla Libby. “Davvero”, aggiunse, quando vide l’espressione dell’altra ragazza.

Jo si rilassò. “No, è che, cioè, non sono mica abituata a parlare forbito, io, insomma, non son micca tanto buona di fare dei simitoni, se capisci cosa intendo...”

“... No.”

“... Sì, voglio dire, non è che io sia tanto brava con le parole, per farla breve.”

“... Ah.”

“Cioè, però, pensa una cosa: meno male che esiste il cinematografo, così ho una professione assicurata per il futuro, no?”

Libby la fissò, confusa.

“Per fare il cinema non devi micca fare tanti discorsi, per quello dico che è il mio lavoro ideale. Mia mamma dice sempre che ci ho una faccia da pellicola, finché sto zitta. Meno male che i film non ci hanno micca il sonoro!” diede una gomitata a Libby, ridacchiando. “Ci pensi se gli attori parlassero? Cioè, non ci andrebbe micca nessuno, a vederli al cinema, eh!”

Anche Libby ridacchiò, al pensiero. Attori che parlano!

Che fantasia, quella ragazza.

“... Per questo io voglio fare l’attrice: così posso fare un mucchio di cose senza avere bisogno di attaccare delle gran pezze a...”

Libby corrugò la fronte.

“... Voglio dire, senza dover discutere, ecco.”

“Ah!”, Libby sorrise.

Ci fu un momento di silenzio. In effetti, l’ultimo momento di silenzio che ci sarebbe stato fra le due per molto, molto tempo a venire – ma questo, Libby non poteva saperlo, e quindi si affrettò a interromperlo per non mettere a disagio la compagna.

“... C’era qualcosa che volevi dirmi, là in cortile? Cioè, a parte la teoria di tua mamma, gli schiaffoni che daresti a quei tizi del primo anno, e quella storia degli attori che parlano?”

Jo sembrò illuminarsi.

“Ah, sì, giusto”, disse, come se si fosse improvvisamente ricordata qualcosa di fondamentale.

 

Voi direte: come diavolo fa Jo a tradurre in inglese questi modi di dire? Non esiste mic(c)a una parola inglese per “cinno” o “cioccapiatto”!

Beh, io ci ho provato. Ecco il mio tentativo.

 

- troppa balòtta: such a ballot box [Il ballot box è l’urna elettorale, nella quale di solito c’è effettivamente un gran casino]

- una sbadilata di cioccapiatti: a heap o’ noisemakers

- mi scende la catena: my bike chain came of from th’ gear

- quei gran fagiani: that bunch o’ birdbrains [lett. “testa di gallina”]

- oh, cinni, se non la piantate subito vi caccio uno smataflone che vi attacco al muro: hey, you tot [fam. Per “bimbo, bambino”], if ya don’t stop just now, I’ll slap you with sucha swipe that’ll put you up the wall!

- simitoni: praishies [praise: complimenti. Praishies: storpiatura all’emiliana]

- micca: indeed-y [Indeed: mica. Indeedy: micca. Logico, no?]

- attaccare pezza: chat up a patch, buttonhole a patch [to chat up/buttonhole: attaccar bottone. To chat up/buttonhole a patch: la mia interpretazione di “attaccare una pezza... di conversazione” XD]

Sì, lo so che è stupido, ma fate finta di apprezzare lo sforzo!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: PaleMagnolia